DENTRO IL MONASTERO
Il gesuita Paolo Dall’Oglio
chiede aiuti concreti a tutto il mondo. Il suo racconto rilanciato dall’agenzia
Misna e dalla rivista “Popoli”
Redazione
ROMA - “La situazione politica resta impantanata. Una parte della popolazione si è radicalmente sbilanciata verso il cambiamento, soffrendo perdite umane e venendo costretta a volte a rifugiarsi altrove. Un’altra parte è stata coinvolta, anzitutto moralmente, nella deriva della repressione, piange anch’essa i suoi morti, s’affligge per i feriti e in generale per una situazione che sempre più appare compromessa”: è uno dei passaggi più significativi di un appello diffuso dalla comunità religiosa del Khalil che conduce diverse attività nei monasteri di Mar Eliyan e di Deir Mar Musa.
ROMA - “La situazione politica resta impantanata. Una parte della popolazione si è radicalmente sbilanciata verso il cambiamento, soffrendo perdite umane e venendo costretta a volte a rifugiarsi altrove. Un’altra parte è stata coinvolta, anzitutto moralmente, nella deriva della repressione, piange anch’essa i suoi morti, s’affligge per i feriti e in generale per una situazione che sempre più appare compromessa”: è uno dei passaggi più significativi di un appello diffuso dalla comunità religiosa del Khalil che conduce diverse attività nei monasteri di Mar Eliyan e di Deir Mar Musa.
Nel suo documento, la comunità
del Khalil si auspica una “solidarietà mediterranea” e un impegno generale per
evitare posizioni estreme: “Quello di un massimalismo democratico che non si fa
carico delle lentezze concrete delle evoluzioni locali e quindi rischia di
favorire la violenza… l’altro, speculare al primo, nella pratica di una specie
di relativismo folklorico per giustificare le arretratezze più scandalose e i
connessi profitti commerciali”.
L’appello è rivolto a chiunque
possa aiutare soprattutto economicamente le attività dei monasteri che stanno
risentendo della crisi siriana in corso da marzo e che dallo scorso aprile non
ricevono più turisti. “Fino a Pasqua siamo stati assediati da centinaia di
visitatori” scrivono nell’appello pubblicato dalla rivista dei gesuiti
‘Popoli’, sottolineando come adesso turisti e visitatori siano stati sostituiti
da numerosi giovani bisognosi di tutto che “cercano di reagire con lavoro e
impegno” alla complessa situazione interna della Siria.
“Ci vuole un miracolo perché il
cambiamento si faccia pacificamente – continua l’appello – siamo in tanti qui
in Siria a invocarlo sui due fronti, quello dell’innovazione e quello della
conservazione… Lo spazio della mediazione sta crescendo. Riunioni
importanti di una parte dell’opposizione sono state autorizzate e un dibattito
comincia a prendere forma. A questo si attacca la volontà popolare di non
sprofondare nella guerra civile e nella frantumazione dell’unità nazionale”.
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