23 febbraio 2017

Suor Maria BRANDOLINI

Carissime sorelle, sabato 18 febbraio 2017, dalla Casa di Rosà (Vicenza), Maria Ausiliatrice ha ac-compagnato all’incontro con Cristo per essere da Lui trasfigurata, la nostra carissima Suor Maria BRANDOLINI. Nata a Ragogna (Udine) il 31 agosto 1923. Professa a Battaglia Terme (Padova) il 6 agosto 1953. Appartenente all’Ispettoria Triveneta “S. Maria Domenica Mazzarello” – Italia.
Prima di quattro figli, suor Maria è nata in una famiglia “di ottima condotta morale e religiosa”. Il papà, abile muratore, era impegnato a costruire, insieme alla mamma interamente dedita alla casa, un ambiente ricco di fede e di amore. Quando, a 27 anni, Maria lasciò i genitori e i fratelli per seguire Gesù nell’Istituto, il Parroco scrisse di lei: “È giovane seria, devota, di ottima moralità, rotta alla fatica, sottomessa. Dà, perciò, buona speranza di riuscita nella vita di sacrificio e di pietà richiesta dalla voca-zione religiosa”.
Accolta a Conegliano “Collegio Immacolata” il 1° novembre 1950, visse con impegno gli anni della prima formazione, frequentando anche la Scuola per Infermiere Volontarie a Conegliano e la Scuola di Medicina e Chirurgia Missionaria a Padova. Emessi i Voti, si rese subito disponibile a rag¬giungere To-rino per prepararsi a solcare l’oceano.
Così nel 1954 approdò a S. José di Costarica dove, con la tenacia propria dei friulani, si applicò nello studio per conseguire i titoli necessari all’insegnamento. Riandando a quegli anni, raccontava con commozione e un po’ di orgoglio di aver conosciuto la Beata Maria Romero, di aver ammirato la sua santità di vita e collaborato con lei nell’attività educativa. Trasferita in Guatemala, fu maestra nella scuola elementare a Quezaltenango e a S. Pedro. A Guatemala City lavorò come economa e guardaro-biera. Nel 1966 raggiunse El Salvador per continuare gli studi e offrire il servizio di infermiera nella casa di S. Tecla.
Anche se lontana fisicamente, seguiva con attenzione e affetto le vicende familiari: due dei suoi fratelli erano emigrati in Canada dove avevano formato una famiglia. I genitori, con l’unico figlio rimasto in casa, sentivano sempre più il peso degli acciacchi e dell’età. Di fronte a questa realtà, pur con grande sofferenza, giunse alla decisione di chiedere alle Superiore di tornare in Italia. Dopo tanto im¬pegno di inculturazione e di condivisione di vita nelle nazioni del Centro America in cui l’obbedienza l’aveva portata, possiamo intuire la fatica di lasciare il promettente campo di apostolato.
Rientrata nel Triveneto il 9 aprile 1969, rimase per un anno in famiglia ad assistere il papà. Alla sua morte, fu economa nella Comunità di S. Vito al Tagliamento, da dove poteva andare periodica¬mente ad aiutare la mamma. Di fronte all’evidente peggioramento della salute, la situazione le impose di re-starle accanto fino al 1978, quando la mamma raggiunse il caro papà in Cielo.
Pur mantenendo viva l’attenzione al fratello rimasto solo in casa e ai familiari in Canada, suor Maria si prestò come economa, infermiera, aiuto nel doposcuola e portinaia nelle Comunità di Conegliano “Madre Clelia”, Venezia “Maria Ausiliatrice”, Alberoni e Trieste. Anziana e malata, il 9 gennaio 2011 venne accompagnata a Rosà dove trascorse con fiducioso abbandono il suo ultimo tratto di cammino.
Semplice, intelligente, buona, faceta, animata da spirito di sacrificio e slancio apostolico, ha conti¬nuato a raggiungere tutti e tutto con la preghiera. Il Rosario che sgranava continuamente, era l’espressione di questo legame che niente poteva rompere. Affidava a Maria i suoi cari vicini e lontani, quanti aveva conosciuto e servito, in America e in Italia, unendo l’offerta dell’infermità.
In questo 140° anniversario della prima spedizione missionaria, ottenga all’Istituto sante voca¬zioni.

L’Ispettrice
Suor Palmira De Fortunati

Suor Pierina CHINELLATO

Carissime sorelle, il 16 febbraio 2017, nella casa di riposo “S. Maria D. Mazzarello” di Santiago El Bosque (Cile), il Signore è venuto a prendere la nostra cara sorella Suor Pierina CHINELLATO. Nata a Marcon (Venezia) l’11 febbraio 1923. Professa a Casanova di Carmagnola (Torino) il 5 agosto 1943. Appartenente all’Ispettoria Cilena “San Gabriele Arcangelo”.
Pierina apparteneva ad una famiglia numerosa composta da quindici figli. I genitori li educarono alla fede e alla coerenza agli impegni cristiani.
Quando Pierina conobbe le FMA e sentì la chiamata del Signore a donare tutta se stessa per l’estensione del Suo Regno, chiese di essere ammessa nell’Istituto. Il 30 gennaio 1941 ad Arignano (Torino) iniziò il Postulato e, avendo espresso il desiderio di essere missionaria, passò al noviziato di Casanova per continuare la formazione religiosa e salesiana. Il 5 agosto 1943 ebbe la gioia di emettere i primi voti. Dopo la professione, completò gli studi ed ottenne il diploma di Abilitazione all’insegna-mento del Grado Prepatorio nella casa “Madre Mazzarello” di Torino. Fu anche aiutante dell’economa e così si preparò alla missione. Venne destinata al Cile e giunse a Punta Arenas il 23 gennaio 1947. Suor Pierina svolse la missione educativa come insegnante per parecchi anni nelle terre Magellaniche: Punta Arenas “Instituto Sagrada Familia” e “Liceo María Auxiliadora”, Puerto Natales “Colegio María Mazzarello” e Porvenir “Escuela María Auxiliadora”.
Nel 1978 venne trasferita a Santiago al Noviziato “Sacro Cuore” dove fu incaricata della Scuola materna. L’anno seguente prestò il suo servizio come economa nel “Liceo José Miguel Infante” di Santiago e poi tornò al Noviziato con lo stesso incarico. Nel 1982 la troviamo di nuovo a Punta Arenas dove collaborò negli uffici della Diocesi. Nel 1985, dopo un anno a Porvenir come maestra nella Scuola primaria, tornò al “Liceo María Auxiliadora” di Punta Arenas sempre dedita all’insegnamento e alla catechesi. Collaborava anche nell’“Hogar Madre Vallese” per l’educazione delle bambine più bisognose e si dedicava alla loro formazione con grande pazienza e affetto.
Nel 2014, a motivo dell’età avanzata e dell’indebolimento della salute, venne accolta nella casa di riposo “S. Maria D. Mazzarello” di Santiago El Bosque. Il distacco da Punta Arenas fu molto sofferto da parte di tutti, soprattutto dalle alunne del Liceo che le si erano molto affezionate e non volevano lasciarla partire.
Suor Pierina fu una lavoratrice instancabile che visse silenziosamente il sacrificio. Amava la preghiera e insegnava a pregare anche alle alunne. Faceva sentire loro l’importanza di amare Gesù e la Madonna e le accompagnava lei stessa in cappella per brevi visite. Sapeva adattarsi in modo ammirevole alle bambine, spiegava con semplicità la Parola di Dio, faceva loro gustare il bene perché diventassero sempre più buone. Le bambine la cercavano durante le ricreazioni perché volevano ascoltare la sua parola e lei le accompagnava a Gesù in cappella.
Nel suo servizio come sacrestana, tanto in comunità come nel collegio, curava molto l’ordine e faceva tutto con precisione e finezza. Diceva che le cose migliori erano per il Signore e che le consorelle e le alunne dovevano trovare un ambiente tale da favorire l’incontro con il Signore. Dal suo atteggiamento traspariva il fervore con il quale compiva questa missione.
Nei suoi ultimi anni trascorsi da ammalata nella casa di riposo diffondeva dolcezza e tenerezza ed era benvoluta da tutti. Era attenta alle persone, si interessava di loro, aveva sempre il sorriso sulle labbra ed era molto fraterna. Grazie, Signore, per la fedeltà e la vita tutta donata a Te di suor Pierina. Aprile le porte dell’eternità e ricompensala per tutto il bene che ha seminato in questa terra cilena.
Cara suor Pierina, riposa nella pace! Ora intercedi per l’aumento delle vocazioni nella Chiesa e nell’Istituto.

L’Ispettrice
Suor Ximena Oyarzo Mansilla

Suor Luigia SANGALLI

Carissime sorelle, il 12 febbraio 2017, dalla casa “S. Giuseppe” di Torino, il Signore ha chiamato alla festa del Cielo la nostra carissima Suor Luigia SANGALLI. Nata a Carugate (Milano) il 6 febbraio 1927. Professa a Casanova di Carmagnola (Torino) il 5 agosto 1951. Appartenente all’Ispettoria Piemontese “Maria Ausiliatrice” – Italia.
Luigina, così è chiamata nell’Istituto, apparteneva alla comunità di Torino “Madre Mazzarello” e si trovava da pochissimi giorni nella Casa “S. Giuseppe” dopo l’intervento chirurgico per la frattura del femore. Là il Signore è venuto a prenderla.
In famiglia è la prima di cinque sorelle e due fratelli. Mamma e papà sono agricoltori; il papà muore quando suor Luigina è in noviziato e la sorellina più piccola non ha che tre anni. Con i suoi familiari manterrà sempre un legame libero e affettuoso, solidale in tutte le vicende liete e tristi di una famiglia grande e unita. Scrive una nipote: “Abbiamo sempre sentito e continueremo a sentire il calore dei suoi ‘rimproveri’ e l’amore immenso delle sue preghiere”.
A Carugate, dove vive con la famiglia, l’arciprete ha fondato un oratorio salesiano e invia i ragazzi più volenterosi e studiosi al Colle don Bosco. Ci va anche un fratello di suor Luigina. Al Colle ci sono le FMA che si prendono cura del guardaroba e della cucina dei Salesiani: la giovane Luigia andrà anche lei a lavorare con le suore, che l’aiuteranno a scoprire la sua vocazione: essere tutta del Signore. Dal Colle passerà ad Arignano per l’aspirantato e il postulato e quindi a Casanova per il Noviziato.
Dopo la professione lavora come portinaia nella casa “Madre Mazzarello” di Torino e nel settembre 1953 parte per Cuba, come missionaria. È maestra nelle scuole elementari di Guaimaro e La Vigia fino al 1961. Poi deve lasciare Cuba a causa della rivoluzione di Castro, ma il ricordo di quegli anni rimane vivo in lei. Circa un mese fa, alla “buona notte”, ha raccontato la sua esperienza missionaria, soprattutto quella degli ultimi giorni, con i rivoluzionari che avevano occupato il loro collegio e l’impossibilità per le alunne di frequentare la scuola.
Tornata in Italia dopo l’espulsione da Cuba, per motivi di salute non ha più potuto riprendere la via della missione ad gentes. Rimasta a Torino, ha vissuto quasi tutta la sua vita come educatrice dei bambini della scuola dell’Infanzia, nella Casa “S. Cuore” (1961-1977) e quindi per tanti anni consecutivi (1977-2003) nella Casa “Madre Mazzarello”.
Maestra precisa, forte e insieme dolce e tenera, ha saputo formare generazioni di bambini, attenta alla dimensione evangelizzatrice dell’educazione per far crescere personalità solide. Il segreto della sua esistenza è stato l’incontro quotidiano con il Signore. Per anni, tutte le mattine, è stata la prima a scendere in chiesa per una prolungata preghiera personale prima della preghiera comunitaria. In questi ultimi anni, limitata nella vista e nell’udito, la si trovava sovente in cappella in preghiera silenziosa.
La vita comunitaria è stata per lei un punto di riferimento costante. Attenta alle sorelle più fragili, sapeva ancora occuparsi degli altri in piccoli servizi o semplicemente per stare in compagnia e dire una parola fraterna. Anche nell’ultima breve malattia, ha sempre espresso gratitudine per le attenzioni e le cure, senza lamentarsi e senza pretendere.
Poiché è stata chiamata alla festa eterna nell’anno 140° della prima partenza delle nostre sorelle missionarie, le chiediamo di intercedere perché si conservi e cresca nell’Istituto l’ardore missionario di ogni FMA, sia in patria sia ad gentes.
Con gratitudine conserviamo in cuore il ricordo di questa sorella generosa, semplice e serena, come Madre Mazzarello voleva le suore, perché fossero efficacemente missionarie.

L’Ispettrice
Suor Elide Degiovanni

Suor Angela Vallese - Suor Bernardina Bertarelli


Siamo nel 14O° della prima spedizione missionaria. 
Un omaggio a Sr. Angela Vallese; una sintesi troppo scarna per l'intensità del suo slancio missionario, 
tutto da scoprire.

18 febbraio 2017

XVII CONIAM

Mi breve biografía y experiencias de vida religiosa como misionera

Yo, Sor Rita Zar Chi Lwin, nací el 24 de abril de 1984 en Myanmar. Fui bautizada el 27 de abril de ese mismo año. Soy la sexta de 7 hermanos, hijos de padres piadosos. Especialmente mi papá se ocupó siempre de nuestra educación, tanto del alma como de la mente.
Mi vocación comenzó cuando tenía 6 años e iba al Jardín de Infantes del Convento de las Hermanas Franciscanas de mi aldea (Chantha Ywa). Yo tenía muchas llagas pequeñas en las piernas y, cada tarde, cuando terminábamos las clases, Sor Mary Mang - una Hermana Franciscana -, me llevaba a la Enfermería, me las lavaba, me ponía un polvo blanco y me llevaba a casa. Empecé a tener un gran deseo de hacerme Hermana para hacer actos de caridad a otros como esa Hermana.
A los 13 años, mi prima Sor María Goretti Thu Zar Aung - que era Salesiana -, vino a visitar a mi familia y me invitó a unirme a la Congregación. Fue a los 17 años, cuando terminé la Escuela Secundaria, que pedí permiso a mis padres para entrar en la Congregación. Mi padre estaba feliz y me lo permitió con mucha alegría, pero mi madre quería que primero estudiara en la Universidad porque, según su parecer, yo todavía era joven. Yo estaba tan ansiosa por entrar, que encontré un motivo para ir a lo de las Hermanas Salesianas: había un Campamento Vocacional de 3 días. Mi madre me permitió ir y mi padre y mi Hermana me acompañaron a Anisakan, que distaba 9 horas de bus. El tercer día, le dije a mi padre: “Papá, yo quiero entrar en la Congregación ahora, no puedo esperar a que termine la Universidad y no regresaré a casa. Si yo vuelvo, mamá no me permitirá venir aquí. Por favor, mandáme mi ropa por medio de mi hermana”. Mi papá estaba feliz por esta decisión.
Durante el Segundo año del Noviciado, me surgió el deseo de ser misionera porque me atraía la vida y la misión de la Beata María Romero pero no se lo dije a nadie. Después de 4 años de Formación Inicial, hice mi primera Profesión Religiosa el 13 de mayo del 2006 junto a tres compañeras y, mis Votos Perpetuos, el 13 de mayo del 2012. Antes de hacerlos experimenté nuevamente la atracción por la vida y la misión de la Beata María Troncatti (una gran misionera en Ecuador). Entonces, expresé mi deseo a mi Superiora, a mi Provincial y, escribí una petición a la Madre General Yvonne Reungout. Estuve un año en Camboya para hacer una experiencia de misión con Hermanas misioneras provenientes de diferentes países. Durante estos 9 años de vida religiosa, trabajé como asistente de pupilas y en un Centro Profesional para chicas, como Catequista y Profesora de Formación Humana y de Economía Doméstica.
Después de un año de estar en Camboya, hice un curso anual de formación para ser misionera. Casi al fin de ese año, hice el discernimiento para el destino de mi misión ad gentes junto con la Madre Yvonne. Éramos 6 Hermanas las que nos postulábamos y había 9 lugares que tenían necesidad de misioneras. Antes, yo siempre había soñado con África pero, África no estaba en la lista. Tierra del Fuego estaba en la lista pero todas preferían ir a países con un clima normal.
En el caso de Tierra del Fuego, todas tenían miedo del frío excesivo. Yo también tenía miedo. Pero sentí que, a pesar de que el clima fuera fuerte, la misión y la necesidad estaban allí. Entonces, empecé a buscar en internet información sobre el clima, la cultura y la gente de Tierra del Fuego. Era cierto que el clima era fuerte. Pero al día siguiente, durante la Meditación, recibí una luz a través del mensaje del Evangelio que me decía que no me preocupara, que la gracia de Dios estaría conmigo y en la misión donde fuera. Bajo esta luz del Espíritu Santo y por la gracia y fuerza de Dios, dije “SÍ” y abracé la misión en Tierra del Fuego.
El 4 de Julio del 2016 llegué a Buenos Aires, Argentina. Estudié intensamente la lengua “Castellana” durante 6 meses. No fue fácil estudiar una lengua que es totalmente diferente de la mía. Pero estudié bien y con entusiasmo y convicción. Finalmente, el 14 de enero del 2017 llegué a mi tierra de misión: Río Grande, Tierra del Fuego, con un grupo misionero de Hermanas. Durante una semana misionamos en la zona de la Capilla de Guadalupe en la Margen Sur de Río Grande. Algunas Hermanas, jóvenes y mamás, visitaron las casas de alrededor de la Capilla, bendiciendo y dando palabras de aliento. A través de estos pequeños gestos ellas mostraban interés, cercanía, amor y cuidados por la gente. Yo estaba en el Oratorio con Sor Jenny y algunos jóvenes. Cada día, venían al Oratorio alrededor de 20 chicos. Jugábamos con ellos al fútbol y a muchas otros juegos aunque hubiera viento fuerte y lluvia. Sor Jenny les daba una breve Catequesis y yo les enseñaba algunas manualidades. Los niños son de familias pobres pero ricos en interés para conocer y aprender sobre Dios, las virtudes y las artes manuales.
Estoy muy feliz de tener el gusto por esta clase de misión entre los pobres y la gente necesitada. Me di cuenta de que esta gente necesita amor, cuidados y guía. Creo que el plan que Dios tiene para mí y para todos nosotros es más bello que nuestro propio plan o deseo. Estoy dispuesta a sumergirme en su plan con la certeza de su gracia y guía.










XV Encuentro de Catequesis Indígena y Campesina

Nuestro objetivo fue hacer una relectura de la Exhortación 'Amoris Laetitia' y desde el capítulo II, III, IV, V y VI proponer un trabajo de mayor calidad pastoral entre las Familias de nuestras comunidades. Nos recibió la Diócesis de Puerto Escondido, que tiene pueblos amuzgos, chatinos, zapotecos y mixtecos. Asistieron 285 personas, el obispo del lugar, Don Pedro Vázquez Villalobos, 2 diáconos, 13 sacerdotes, 9 religiosas, 260 laicos de 23 diócesis; aquellas en las que hay mayor grupo de hermanos indígenas, y comunidades de campesinos.
La experiencia fue muy feliz. Tuvimos momentos muy serios de reflexión, de encuentro con la Palabra y de fraterno y cálido encuentro entre nosotros. Al venir de diferentes culturas nos enriquecimos mucho. Llevamos buenas herramientas para responder a los muchos retos que vivimos. La Sma. Virgen de Guadalupe, la Madre y Maestra de la Inculturación nos acompañe a lo largo de este año. Esperamos vernos nuevamente en el XVI Encuentro, con el favor de Dios. Agradecida por el apoyo de su oración: Sor Amalia Orozco, fma
Inspectoría N. S. di Guadalupe - MME (Messico)













Cabinda (Angola) _ Cronica foto 9


Dall'Ispettoria S. Raffaele Arcangelo (Paraguay)

Così le sorelle della casa ispettoriale hanno vissuto la giornata del 14 febbraio: 
in preparazione alla GRANDE SPEDIZIONE MISSIONARIA.




Ci basta un forte impulso missionario_Suor Bernardina Bertarelli

"El clamor de Cristo en el migrante nos urge"

Good Night for 24th January 2017_Theme: Role of a Touring Sister in the mission

Dal Paraguay all'Argentina

Arrivo della missionaria sr. Feliciana Martínez (Ispettoria San Raffaele Arcangelo - PAR) all'Ispettoria San Francesco di Sales - ABA (Argentina Buenos Aires)

Nuestra Provincial Hna Maria Elena dando la bienvenida a la Hermana Feliciana (Misionera)

Bienvenida a la Hna Feliciana por parte de la Casita Laura Vicuña (Ensenada)

La Comunidad de Ensenada (Hnas  Marisa y Susana) dan la bienvenida a la Hermana Feliciana

¡A ti te las confío!

¡Felices los que tienen alma de niños!


140° Spedizione Missionaria fma_Suor Bernardina Bertarelli

Suor Emilia Filomena RACHELA



Carissime sorelle, la mattina del 10 febbraio 2017, nella Casa “S. Maria D. Mazzarello” di Managua (Nicaragua), il Signore ha chiamato alla Pace eterna la nostra cara sorella Suor Emilia Filomena RACHELA. Nata a Carmignano di Brenta (Padova) il 2 dicembre 1926. Professa a Casanova di Carmagnola (Torino) il 5 agosto 1945. Appartenente all’Ispettoria Centroamericana “N. Señora degli Angeli” – San José.
Emilia era la quinta di dieci fratelli e sorelle di una famiglia cristiana. Era una bambina buona, anche se un po’ biricchina e, fin da piccola, diceva a tutti che voleva diventare religiosa, per questo partecipava tutti i giorni alla Messa. La mamma, conoscendo il suo desiderio, le insegnò ad essere mortificata, a rinunciare a qualche piacere. Costando la sua buona volontà, la mamma la tranquillizzò e le disse che, arrivato il momento, l’avrebbe accompagnata lei dalle FMA. Infatti l’accompagnò a Torino e, quando ebbe 17 anni, il 31 gennaio 1943 iniziò il Postulato ad Arignano e a Casanova visse il Noviziato. Ricordava con riconoscenza la saggia maestra, suor Giulia Mia, per cui questo periodo di formazione fu per lei: «il tempo più bello, per l’impegno di riempirsi di Dio, studiare le Costituzioni e diventare un’autentica FMA. Il giorno della professione dissi a Gesù con forza e decisione: “Gesù, sono tutta tua, in eterno tua, per sempre tua”». Emise i primi voti il 5 agosto 1945. Anche la sorella Rita divenne FMA e si trova nella casa “Maria Ausiliatrice” di Montebelluna.
Dopo la professione nella casa “Madre Mazzarello” di Torino completò gli studi. Compiuti i 21 anni, presentò la domanda missionaria. Aveva bisogno del permesso dei genitori e non sapeva come fare. Presentò alla mamma il foglio e le chiese di firmarlo, ma senza dire di che si trattava. La mamma, senza fare domande, firmò.
Il 4 ottobre 1948 suor Emilia partì dal porto di Genova per il Centroamerica con altre due consorelle: suor Franca Mengoli e suor Angiolina Rizzato. Dopo 19 giorni di viaggio giunsero al porto di Panamá. In seguito furono a Costa Rica alla Casa ispettoriale per prepare i documenti per entrare in Honduras. In quel periodo approfittò per perfezionarsi nella musica. Conobbe la Beata María Romero e l’opera che svolgeva, ammirò la sua dedizione e i sacrifici nell’aiutare i più bisognosi.
In Honduras venne destinata al Collegio “María Auxiliadora” di Tegucigalpa come educatrice dei piccoli. Tutti si meravigliavano che, pur senza conoscere ancora bene lo spagnolo, i bambini la capivano e la seguivano. Suor Emilia era convinta che: “i bambini sentono il cuore che li ama, gli occhi che li guardano e la testa che li capisce”. Nel 1951, emessi i voti perpetui, fu trasferita a Managua (Nicaragua). La gente diceva: “Poverina, morirà di caldo”. Ma lei rispondeva: “Se non muoiono i nicaraguesi, non morirò nemmeno io”. Appena giunse in Nicaragua, capì che quella gente le avrebbe rubato il cuore. Nel collegio “María Auxiliadora” di Managua fu educatrice dei piccoli e catechista. Tutti i sabati andava a Tipitapa per la catechesi. Era solita dire: “Preparare i bambini alla prima Comunione, è per me la cosa più grande, la missione più sacra”.
Nel 1957, con l’intervento diretto della Divina Provvidenza, diede inizio alla costruzione dell’attuale Casa “S. María D. Mazzarello” a Managua per provvedere alla formazione integrale dei bambini e dei giovani dalla scuola dell’infanzia fino al Magistero. Nel 1995 con l’autorizzazione del Ministero dell’Educazione si iniziarono i Corsi di Magistero per i maestri bisognosi di una preparazione come docenti e per conseguire il relativo diploma.
Suor Emilia, amante della musica, organizzò la estudiantina, un gruppo musicale con vari strumenti. Erano più di 100 bambini dagli otto anni in su, che avevano come motto: “Dare gloria a Dio e rallegrare i cuori”. Partecipò a varie rappresentazioni a livello nazionale e internazionale.
Le venne poi affidato nel 1965 un nuovo progetto: la scuola “Gesù Bambino”, situata nel rione detto di San Judas di Managua, un rione molto povero. Con molti sacrifici e bussando alle porte e ai cuori, in quella nazione e all’estero, riuscì a far costruire le aule per la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e secondaria. Terminata la costruzione delle aule, iniziò l’edificio del ginnasio che porta il suo nome.
Come riconoscimento del suo lavoro educativo, suor Emilia ricevette numerose onorificenze dal Governo, dalle Università cattoliche e statali, dalle varie organizzazioni per la cultura e per la difesa dei diritti umani.
Suor Emilia amò molto il Nicaragua, i bambini, le ragazze e i giovani. Era solita dire: “Se i cittadini amassero il Nicaragua come l’amo io, Nicaragua sarebbe un altro”. Era una sorella buona, paziente, ottimista, allegra, coraggiosa, sincera, sacrificata. Donna di fede, amava profondamente Gesù Eucaristia e Maria Ausiliatrice e si dedicava con cuore generoso all’educazione dei bambini e dei giovani. Come don Bosco e madre Mazzarello donò tutta se stessa per loro fino all’ultimo respiro.
Dal 2010, a motivo della malattia del diabete, non poté più occuparsi delle varie attività, ma dalla camera continuò a fare catechesi per i bambini della prima Comunione, a preparare i gruppi musicali, a offrire tutta se stessa per i piccoli e i grandi. Era piena di carità verso i poveri e viveva le opere di misericordia perché nei poveri vedeva Gesù.
Nel mese di gennaio la sua salute declinò fortemente e venerdì 10 febbraio, giorno dedicato al Sacro Cuore di Gesù, il Padre la chiamò a sé a contemplare il suo volto e quello di Maria Ausiliatrice che tanto aveva amato sulla terra.
Grazie, suor Emilia, per la tua luminosa testimonianza di vita missionaria. Dio Padre e la nostra Madre Santissima ti ricompensino per la tua dedizione incondizionata al servizio del Regno. Intercedi affinché il Signore mandi all’Istituto e all’Ispettoria vocazioni missionarie audaci e profetiche come sei stata tu.

L’Ispettrice
Suor Elia María Flores Sandino

Iraq. Islamici ripuliscono la chiesa a Mosul

7 febbraio 2017

Memoria del Beato Pio IX - il Papa che ha dato la sua benedizione alla nostra prima Spedizione Missionaria




 
Ecco il racconto della Cronistoria (volume II)
 
Gara di umiltà per il viaggio a Roma
Essendo già fissato il giorno 9 per l’udienza pontificia, i partenti dovranno trovarsi a Roma fin dalla vigilia; le missionarie lasceranno perciò Mornese la sera del 6. É tempo dunque di decidere anche chi le accompagnerà.
Non potendo la madre, presa com’é dal suo acuto reumatismo al capo con forti dolori di orecchi, toccherebbe a madre Petronilla; ma questa, che non ha viaggiato mai, cede il posto a madre Emilia Mosca, più atta all’uopo; però a madre Emilia - che andrebbe a Roma volando - fanno pena le missionarie, che verrebbero ad essere affidate solamente a lei.
In questa bella gara di umiltà, madre Mazzarello dice risoluta: «Vado io: tocca a me e il Signore ci penserà». E senza ascoltare i consigli dell’umana prudenza si prepara a partire.

Funzione di addio
Delle sei missionarie partenti solo due si recheranno come rappresentanti a Roma per ricevere la benedizione del Santo Padre: così impongono le condizioni economiche.
Siccome suor Angela Vallese e suor Giovanna Borgna non faranno ritorno a Mornese, fermandosi a Genova per l’imbarco, don Lemoyne dispone per una funzione di addio, come
si fa a Torino per i salesiani. Perciò al pomeriggio del martedì 6 la chiesina é stipata di parenti e di amici. Si cantano i vespri, come nelle grandi solennità; seguono ispirate parole di saluto e d’incoraggiamento che il buon direttore rivolge a quelle che vanno e a quelle che restano, a tutte raccomandando di pregare a vicenda, per conservare lo spirito di unione e di carità.
Dopo la benedizione col SS. Sacramento il canto, in coro, delle preghiere per i viaggiatori.
Al termine la madre si alza e va verso l’uscita: le suore la seguono, mentre lasciano libero sfogo alle lacrime finora represse.
Tutti piangono e fanno ressa, per dire una parola ancora alle figlie, alle sorelle, alle maestre, alle amiche. Le missionarie sono tanto serene nel sacrificio dei più cari affetti che i genitori, pur piangendo, le benedicono e ringraziano Dio di aver concesso loro un tanto dono.

La madre e le due missionarie da Mornese a Roma
Verso sera la madre e le due missionarie lasciano Mornese per recarsi a Sampierdarena ed unirsi ai salesiani diretti a Roma.
Passano la notte presso le buone donne che hanno la cura della guardaroba e cucina di quell’ospizio, dove sono ricevute a festa e servite di tutto punto. Che gioia per suor Vallese trovarvi anche don Cagliero, che non aveva ancora visto, dopo il ritorno dall’America!
A cena, mentre si prendono gli ultimi accordi per il viaggio, madre Mazzarello dice a don Cagliero: «Signor direttore, non le pare che andando io a Roma, farò perdere di stima all’Istituto? Il Santo Padre crederà di vedere, nella superiora generale, una suora istruita, educata, e invece non avrà innanzi che una povera ignorante».
Don Cagliero fa un sorriso dei suoi e anima la madre ad andarvi ugualmente. Poi rivolto alle due suore e agli altri presenti, compresi don Costamagna e don Paolo Albera direttore della casa, dice sottovoce: «Impariamo la lezione».
L’indomani si parte per Roma, in compagnia di don Giovanni Cagliero.

A Roma
Giunti a Roma, si trova buona ospitalità presso l’ospizio dei pellegrini, in appartamenti separati per i salesiani e per le suore; non trovano però nulla da mangiare perché l’ospizio offre una sola refezione alle due del pomeriggio.
Come fare? I salesiani hanno più fame che appetito; le suore non dicono nulla, ma... Madre Mazzarello allora, non timorosa del buio, né delle novità di Roma, prende con sé suor Borgna e, come se fosse a Mornese, va nei negozi più vicini a provvedersi di frutta, di pane e formaggio per tutti.
Il mattino seguente - venerdì 9 - levatesi presto, ben riposate, le suore ascoltano più Messe nella cappella dell’ospizio, quindi un po’ di colazione, e via per visitare la Basilica di san Pietro, prima di salire le scale del Vaticano per l’udienza pontificia.
Verso le ore dodici sono tutti in attesa del Santo Padre. Preceduto da un movimento di gendarmi, guardie pontificie e prelati, ecco il Papa, recato in sedia gestatoria. Il suo volto reca le tracce della sofferenza, per la salute notevolmente scossa.
Prendendo lo spunto dalla dedicazione dell’Arcibasilica lateranense, ricorrenza del giorno, il Santo Padre dice della bontà della Chiesa verso i suoi figli obbedienti, e della divina severità verso i figli ribelli che non vogliono riconoscerla per madre.
Parla a lungo di don Bosco e della grazia grande di essere figli e figlie di tanto padre. Mostra la sua compiacenza e anche la sua meraviglia nel sentire che tutto lo stuolo prostrato al suo piede chiede la benedizione papale per avviarsi poi alle missioni di America, e domanda a don Cagliero: «Dove prende don Bosco tutta questa gente?».
- Santità, glie la manda la divina Provvidenza.
Il Papa giunge le mani, guarda al cielo ed esclama: «Oh, divina Provvidenza!».
A questo punto madre Mazzarello, commossa ed umile, dice pianissimo, senza togliere lo sguardo dalla venerata figura di Pio IX: «O Signore, benedite il vostro Vicario!».
Don Cagliero presenta quindi la superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice; il Santo Padre si congratula con lei e con le suore; aggiunge con tenerezza che esse son fortunate e benedette dal Signore, perché figlie di don Bosco; che anch’esse avranno un vasto campo di lavoro evangelico e che, da vere madri sollecite e amorose, faranno del gran bene, preservando dal male tante fanciulle trascurate dai genitori; e nelle missioni salveranno tante povere selvagge insegnando loro a conoscere Dio, ad amarlo e servirlo in terra, per raggiungerlo in cielo.
Termina benedicendo: «La nostra Apostolica Benedizione, o miei buoni figliuoli e mie buone figlie, scenda sopra di voi, sui vostri genitori e parenti, sui vostri confratelli e consorelle, perché si estenda la gloria di Dio, il bene della Chiesa e la salvezza delle anime. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!».
Il Papa ammette quindi i presenti al bacio del sacro anello.
Alle due missionarie lascia come ricordo di essere come le grandi conche delle fontane, che ricevono l’acqua e la riversano a pro di tutti: conche cioé di virtù e di sapere, a vantaggio dei loro simili. E poste le due mani sul capo di ognuna, aggiunge paternamente: «Che Dio vi benedica, affinché possiate fare tanto e tanto bene!».
Le missionarie sono commosse e meravigliate. La madre non parla: tutta la sua anima é raccolta negli occhi; e anche nell’uscire, interrogata insistentemente dalle suore sull’impressione ricevuta, dice soltanto la sua ammirazione per la grande bontà del Papa.
Poi, in fretta, ci si avvia all’ospizio per il pranzo. Le attende la vettura messa a loro disposizione da un cooperatore per le visite a Roma, accompagnate dal confratello Musso, maestro calzolaio e neo-missionario.
Nel pomeriggio vanno tutti insieme alle catacombe di san Callisto. Benché a Roma il clima sia ordinariamente piuttosto temperato, il fresco si fa sentire anche troppo; e la povera madre, che i reumatismi non lasciano in pace un momento, si é ravvolta la testa con lo scialle.
Nel visitare le catacombe, però, si accorge che il chierico salesiano Carlo Pane trema di freddo per un attacco della febbre malarica che lo affligge da mesi; si leva allora lo scialle e senz’altro lo porge al chierico pregandolo di volersene servire, per evitare un malanno maggiore.
Il povero febbricitante si schermisce un po’; ma poi é costretto ad accettare per le insistenze della madre e per il bisogno di caldo.
Lo scialle cambia, dunque, padrone: e le suore guardano con pena la madre sofferente. Questa sorride alle figlie, leva dalla tasca un fazzolettone di seta nero a righe viola e si copre il povero capo malato, né se lo toglie quando escono per Roma.
Tornate all’ospizio sull’imbrunire; la madre pensa che salesiani e suore prenderebbero volentieri uno spuntino. Nuovamente va con suor Borgna a far compere, provvedendo anche per la colazione. Così le belle strade prossime all’ospizio vedono una superiora generale col capo coperto dal fazzoletto nero e viola, carica di pane e di frutta. A sé non bada; tutte le premure ed attenzioni sono per gli altri. Meno male che all’ospizio non mancano guanciali a dare un certo benessere al suo povero capo malato: a Mornese non dispone di tanto! Quando l’assale il reumatismo e le orecchie la fanno tanto soffrire, si accontenta di uno sgabellino di legno per tenere sollevata la testa dolorante. Se poi qualcuna le va a cercare qualcosa di meno duro, é subito pronta a dire; «No, questo é sufficiente per me; noi siamo poverette!».
I giorni che rimangono sono spesi nelle visite alle Basiliche e ai monumenti di Roma cristiana.
Hanno perfino la fortuna di assistere, a san Giovanni in Laterano, alla consacrazione di alcuni vescovi e di ascoltare una Messa in canto gregoriano. La madre da tutto sa trarre motivi di filiale devozione per il Papa, di venerazione profonda per i santi apostoli e martiri, che proprio a Roma confessarono Gesù Cristo, versando il proprio sangue per la fede; e di fronte a tanti tesori di arte e di religione esclama spesso: «Come sarà bello il Paradiso!».

6 febbraio 2017

A scuola per imparare ad annunciare la Buona Notizia

Da venerdì 17 febbraio mons. Fisichella guiderà il secondo e il terzo anno della Scuola di Nuova Evangelizzazione.
 
Dal 17 al 21 febbraio prossimi avrà seguito, nel secondo e terzo anno di frequenza, la formazione di coloro che anelano a portare l’Evangelo a quanti non lo conoscono.
Terminato il Giubileo della Misericordia che ha visto molto impegnato mons. Rino Fisichella e tutti i suoi collaboratori del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, nuove e interessanti iniziative di Annuncio si presentano ai nostri orizzonti.
Mons. Fisichella e il Pontificio Consiglio per la PNE si sono resi disponibili a guidare il 2° e il 3° anno della Scuola di Nuova Evangelizzazione, che avrà inizio venerdì 17 febbraio prossimo e che si concluderà martedì 21.
Il corso da quest’anno si svolgerà a Milano, presso la Parrocchia di St. Eustorgio e presso il Museo Diocesano. Istituita nel 2014, la scuola è iniziata a Subiaco nel monastero dei Cistercensi, ha continuato il suo cammino a Roma, per poi approdare nel luogo da cui le cellule si sono diffuse nel mondo, cioè Milano.
In collaborazione con l’Organismo Internazionale di Servizio per le Cellule Parrocchiali di Evangelizzazione, la Scuola si rivolge soprattutto a coloro che vivono l’esperienza delle cellule, all’interno delle quali ricoprono una precisa responsabilità.
Si tratta di una metodologia pastorale che, introdotta e diffusa dal 1987 da don PiGi Perini, ha permesso a molti di conoscere l’amore di Dio e di farne esperienza nell’incontro di cellula.
Le cellule parrocchiali stesse possono essere considerate una vera e propria Scuola di evangelizzazione per alcune caratteristiche: la regolarità dell’incontro, che ha una cadenza settimanale, l’ascolto dell’insegnamento del pastore, che configura un vero e proprio momento formativo per tutti i membri della cellula, i momenti di preghiera di lode, di ringraziamento e di intercessione che si vivono in ogni incontro di cellula. Frequentando la cellula ogni fedele laico cresce nella conoscenza di Gesù e nell’intimità con i fratelli, divenendo da evangelizzato un evangelizzatore
Anche quest’anno don Paolo Fenech, vicepresidente dell’Organismo, guiderà i diversi momenti di preghiera, che i partecipanti vivranno insieme, perché a una formazione teorica si affianchi sempre una crescita spirituale.

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Per qualunque informazione è possibile contattare l’indirizzo celluleitalia@tiscali.it

https://it.zenit.org/…/a-scuola-per-imparare-ad-annunciare…/