ARGENTINA
La notizia “rimasta in sospeso” nella lettera di aprile
era quella dell’incontro sportivo delle scuole salesiane della Patagonia in
onore al nostro grande SAN GIOVANNI BOSCO. In poche parole, le dodici
Scuole Salesiane della Patagonia si sono ritrovate con un totale di 240 atleti
divisi in tre categorie di sport e con i rispettivi professori-allenatori.Tutti furono accolti nelle
famiglie, con una selezione capillare: le nostre allieve accolsero le
femminucce e gli allievi i maschietti! Si fa per dire perché i partecipanti
erano dalla terza media alla quinta superiore!!!
I tre giorni si giocarono circa 120 partite; le prime
partite nella nostra grande palestra e nella palestra più piccola, ma
regolamentare. Le altre partite si giocarono nel Palazzetto dello sport di Río
Gallegos, che, data la sua grande capacità, si può dividere in tre campi da
gioco!!! (Tutto qui in Patagonia è “pensato per l’utilità comune” perché non si
può giocare per tanto tempo nei cortili... il freddo e il vento sono sempre i
protagonisti principali!)
Tutto si svolse come ai tempi di Valdocco: molto spirito
di aggregazione e di competizione, tantissima allegria da parte di tutti/e;
e ... niente coppe, ma solo simpatia e scambio di amicizia tra scuola e
scuola. FANTASTICO!
E la cosa più simpatica da rilevare che anche i più
piccoli della nostra scuola sono stati invitati; proprio al momento
dell’apertura ufficiale avvenuta il venerdì alle 21.00. E qui la graditissima
comparsa di un DON BOSCO, eccezionalmente vivace, che ha invitato i giovani e
non, a vivere nell'allegria, per piacere al SIGNORE IN OGNI MOMENTO DELLA
PROPRIA VITA.
Parlando del Barrio debbo scrivervi con stupore quello
che stiamo vivendo per la catechesi: le catechiste hanno avuto una “rotazione”
nei vari ruoli: mancava la catechista del primo anno di Comunione e offerse la
sua disponibilità una giovane mamma del Barrio “LOLO” per accompagnare il nuovo
gruppo: Miriam è il suo nome e con vero piacere si è messa subito all’opera:
fantastica la cosa, perché Miriam, nel mese di dicembre u.s. ricevette la
Confermazione proprio nel nostro container-cappella, con il gruppetto degli
adulti! Però Miriam abita al Barrio “LOLO” e questo comporta che per venire a
tempo deve camminare quattro Km. non avendo molte comodità di collegamenti con
i mezzi di trasporto e poi altrettanti Km. per tornare a casa! Naturalmente
quando ci siamo rese conto dell’impegno e della distanza (con le strade non
asfaltate di San Benito, con il vento che veramente non ti lascia camminare e
con il freddo che comincia a far sentire il suo rigore) le abbiamo offerto un
passaggio con la nostra macchina e non vi dico con quanto sollievo ha accettato
la proposta! Così abbiamo potuto incominciare molto bene e con numeri che,
per il nostro attuale spazio, sono proibitivi: 20 ragazzini/e del primo anno di
Comunione, 26 per il secondo anno; 11 per il primo anno di Cresima e 7 per il
secondo anno di Cresima. Che Dio ce la mandi buona perchè le strade di terra
battuta cominciano a gelare e i lavori della Cappella proseguono nei laboratori
per quanto riguarda il rivestimento interno del tetto e la costruzione delle
finestre con i rispettivi mosaici. Con i vari aiuti provvidenziali arrivati anche
dall’Italia, siamo in grado di incominciare passo-passo con l’acquisto dei
vetri e dello smalto per la vetrofusione! Grazie anche a voi che mi seguite con
generosità. È sicuro la Madonna vi ricompenserà.
Termino con una nota personale: oggi è il 24 maggio e
insieme la solennità di Pentecoste! per me è e sarà una “MEMORIA STORICA” perché,
come sapete, mi sto preparando al grande traguardo delle nozze d’oro che
celebrerò nel 2016 a Dio piacendo. Lo scorso anno l’ho dedicato come anno di
riconoscenza e di fedeltà al PADRE; l’anno prossimo lo dedicherò in modo
specialissimo a Gesù-Sposo che mi ha scelto per sé e per sempre; e quest’anno
l’ho dedicato allo SPIRITO SANTO e così l’AUSILIATRICE si è fatta presente
nella mia vita in questa data speciale con lo SPIRITO SANTO! e vi pare poco????
Aiutatemi a ringraziare QUELLI che dal cielo guidano e sostengono coloro che
camminano per le vie del mondo e della Patagonia, un po’ come insegna il nostro
carissimo Papa Francesco.
Grazie per aver condiviso anche questo meraviglioso mese
mariano, con me e con la gente che il Signore mi ha affidato.
Auguro a tutti un felice mese
di giugno, sempre più vicini al 200° compleanno di DON BOSCO!
Con cariño Sr. Paola feliz FMA
Sapete, anche nel Pacifico
abbiamo le invasioni … no, non sto parlando dell’invasione dei Giapponesi
durante la seconda Guerra Mondiale, questa invasione è più “pacifica”, anche se
decisamente distruttiva: lumache!
Era da circa tre anni che
sentivamo alla radio e leggevamo sul giornale a proposito di queste “lumache
giganti africane”, arrivate sulle isole probabilmente con una nave cargo e
diffusesi in un batter d’occhio fino a diventare un danno per l’agricoltura
locale (ho letto su internet che è tra le cento specie animali considerate più
dannose al mondo!). Noi non le avevamo ancora viste e ci chiedevamo a cosa
assomigliassero.... ebbene, ad ottobre due o tre di questi elementi sono
apparsi sul muretto della nostra recinzione.... ora sono migliaia!!!
Si moltiplicano in modo
esponenziale, considerando che tutte le lumache sono ermafrodite e quindi tutte
produttive. Gli adulti sono grossi come il pugno di una mano, tanto che quando
le raccolgo ho paura che mi possano mordere! Sono dappertutto: sulle orchidee,
sugli alberi da cocco, sui muri delle case, tra l’erba alta, si rifugiano nella
grotta di Lourdes e fanno compagnia alla Madonnina, ma quando sono troppe le
sloggio tutte! Quando passeggiamo nel giardino, sentiamo “cric-crac” perché le
calpestiamo.
Il danno maggiore che ci
arrecano, non avendo un orto vero e proprio, è alle piante di banane: mangiano
le foglie delle piantine giovani, così muoiono e non abbiamo il ricambio (il
banano infatti produce un solo casco di banane e poi muore, ma alle sue radici
ci sono le nuove piantine che crescono e provvedono alla produzione
successiva).
Il Governo ha chiesto alla
cittadinanza di segnalare la presenza di questo vorace animaletto e credo che
mandi degli addetti a disinfestare con degli agenti chimici, ma noi non
vogliamo inquinare il nostro terreno e allora ci limitiamo a tenere il numero
sotto controllo con l’eliminazione “manuale”. Al mattino, per esempio, abbiamo
inventato un nuovo sport: il lancio della lumaca. Quando andiamo a Messa con le
ragazze, raccogliamo le lumache che ci capitano tra i piedi e le lanciamo sulla
strada, così le macchine le schiacciano (!!!). A dire la verità questo sport è
praticato un po’ dappertutto, perché quando vado a fare la spesa o alla scuola
agricola di Don Bosco per insegnare, trovo gruppi di lumache lanciate sulla
strada!
Ogni tanto poi abbiamo la “gara
delle lumache”. No, non è la corsa fatta dalle lumache come si vede nei cartoni
animati; semplicemente diamo un secchio a ciascuna delle ragazze e le
“sguinzagliamo” per il compound: chi ne raccoglie il maggior numero, vince un
peluche (è un articolo estremamente desiderato tra le ragazze!). Poi mettiamo
le lumache raccolte sotto sale o sotto limone e si sciolgono in un batter
d’occhio.
Se solo non facessero così schifo
alla vista, si potrebbero mangiare ed allora l’eliminazione diventerebbe più
efficace, ma la gente qui non conosce l’animale e quando dico che in Europa le
mangiamo restano inorriditi.
Ora che siamo nella stagione
delle piogge, le lumache pullulano allegramente, ma in effetti a gennaio, la
nostra estate, il numero era decisamente contenuto perché il sole le bruciava
in fretta, al mattino, quando non facevano in tempo a rifugiarsi all’ombra.
Speriamo di non ritrovarcele nel letto!!!
Anche quest’anno l’ostello è al
completo e tante famiglie ancora vengono a chiedere se c’è posto. Qualcuno ci
ha detto che dovremmo costruirne un altro così ci stanno tutte ed io ho
risposto: “Se ci date i soldi ne costruiamo anche tre!”.
Quello che invece dovremo
costruire al più presto è un gruppo-doccie, perché sette doccie per 36 ragazze
è un po’ poco: al mattino e alla sera c’è la gara a chi arriva prima a fare la
doccia.
Tra l’altro l’impianto idrico è
stato fatto in modo sbagliato: hanno collegato i rubinetti dei lavandini dei
bagni, della cucina, della lavanderia e delle doccie tutti insieme e ad una
sola linea, così quando le ragazze fanno la doccia non c’è acqua nei rubinetti
e viceversa. E poi ci mancava anche che una tanica dell’acqua che alimenta le
due case è scoppiata, lasciandoci all’asciutto per una settimana (tanto ci è
voluto per gli idraulici venire e sostituirla!).
Le ragazze non si lamentano, sono
abituate a non avere acqua nelle loro case, ad andare al fiume o ai pozzi a
prenderla tutti i giorni, a lavarsi coi secchi e qui abbiamo le taniche
dell’acqua piovana a portata di mano quindi è per loro comunque vantaggioso.
Anche il corso di Economia
Domestica è al completo: metà sono signore sposate e metà ragazze analfabete,
tutte con il desiderio di imparare qualsiasi cosa si proponga loro. Pensate che
il corso inizia alle nove di mattina, ma alle sette e mezza sono già qui;
qualcuna fa colazione, poi prendono il lavoro a ricamo o a uncinetto che
stanno imparando e in silenzio si mettono all’opera. È quello che manca nelle
loro case superaffollate: il silenzio e la tranquillità.
Ora che il corso è conosciuto in
città, vengono continuamente e chiedere di iscriversi, ma anche per questa
nostra attività il numero è limitato, non avendo una scuola vera e propria.
Come vedete ce n’è per tutti qui
alle Isole Salomone. Più procediamo nella missione, più ci rendiamo conto di
quanto sia importante lavorare per le donne, aiutandole nel loro cammino di
consapevolezza ed acquisizione di un posto nella società. Quello che facciamo è
poco, ma quando vediamo la serenità sui loro volti, il sorriso e la gratitudine
per aver dato loro attenzione ed amore, capiamo che siamo nella direzione
giusta e procediamo con coraggio e speranza, nonostante le taniche che
esplodono!
Arrivederci alla prossima.
Sr Anna Maria Gervasoni
Angola
Com a festa da Imaculada começa novo projecto
O que fazer com as crianças e adolescentes durante dois meses de férias? Acompanhar, propondo alguma actividade ou deixar que fiquem a mercê do que vier? O coração do pastor fica tranquilo quando as ovelhas estão a correr risco de ser atacadas pelos lobos? Estas entre outras foram as reflexões que deixaram inquieto o coração dos coordenadores dos diversos grupos juvenis, os catequistas e animadores do CPA- Centro de Pastoral Auxiliadora – Zango/ Luanda, a mais nova presença das FMA em Angola. Sendo uma presença que tem como primeiro objectivo ser casa que acolhe as famílias que chegam de diferentes lugares, onde tudo perderam devido a nova reestruturação da cidade capital, chegam ao CPA onde sentem-se acolhidos em uma grande família. Sendo assim, com o desafio de muitas seitas que fervilham ao nosso redor, depois de alguns encontros nasceu o «Projecto Vinde a Mim». Com a mesma dinâmica do oratório e que teve início justamente no dia da festa da Imaculada, com as bênçãos de Dom Bosco. Devido ao número reduzido de FMA na comunidade (somente duas), toda a realização do Projecto que tem a duração de dois meses foi confiado aos jovens, que assumiram com alegria e responsabilidade, dando o melhor de si, revelando do que são capazes quando são desafiados a assumirem uma missão. Confiamos a Dom Bosco e a Mãe Auxiliadora este primeiro Projecto Vinde a Mim. Que as bênçãos sejam extensivas a todos os que assumem este trabalho de formação – evangelização.
Mongolia
Il Cristianesimo scaccia le paure
Novembre! È il mese dedicato al ricordo e alla preghiera per le anime dei defunti. Grazie all’insegnamento della Chiesa sentiamo la necessità di pregare per coloro che sono morti e ci hanno preceduto nel regno della Vita, di ricordarli con amore e con gioia, e non con paura.
La morte è qualcosa che tutti temono. La paura distoglie dal visitare il cimitero, addirittura dal passargli accanto. Per alcuni si tratta davvero di un forte senso di paura, ma in altri che hanno una certa credenza culturale e religiosa questa paura può sembrare eccessiva. Ma la fede in Cristo e nella Sua risurrezione ci aiuta ad allontanare le nostre paure. Questo si constata molto chiaramente nei nostri fedeli cattolici mongoli.
I Mongoli di solito non visitano le tombe o il cimitero. Hanno un grande senso di paura a visitare la tomba anche dei loro cari. Tuttavia, alcuni di loro, dopo 3, 5 anni, vanno almeno a pregare, ma per altri devono trascorrere molti anni. Con l’arrivo del Cristianesimo, poco a poco le loro paure scompaiono. I missionari li aiutano a considerare la morte in un’altra luce. Fanno capire ai fedeli l'importanza di pregare per le anime dei defunti e a non aver paura a visitare la loro tomba.
Così, il 2 novembre, il giorno dei Defunti, molti dei nostri parrocchiani hanno partecipato alla Santa Messa e poi sono andati al Cimitero comune della piccola città di Darkhan. Non ci sono cimiteri distinti per i cristiani, buddisti o altri, ma un unico cimitero per tutti i morti. È stata una pena vedere i pochi nostri cattolici cercare di identificare la tomba dei loro cari. Non essendo più tornati da anni hanno dimenticato dove sono le loro tombe. Una volta si è visto che vicino a una tomba era stato bruciato dell’incenso e avevano deposto del latte per cospargerlo intorno ad essa. Il latte per loro ha un significato particolare, importante. Il latte è puro, pulito e persino casto, senza male. Per loro è come l'acqua santa. Così, è possibile vedere il cambiamento dei loro atteggiamenti riguardo alla morte. Per noi cristiani che crediamo nella risurrezione non c'è paura, dolore, ma speranza e gioia.
Sr. Agnes Gangmei, missionaria in Mongolia
Argentina
Qui in Río Gallegos, stiamo “volando” verso la fine dell’anno scolastico! Dios mio, come passa il tempo, anche se faccio fatica a ristrutturare il mio passato pensando che preparerò il Natale con il sole dell'estate. Ma così capita abitando quasi alla fine del mondo.
Vedo però che con la stessa rapidità, si sta costruendo la chiesa in SAN BENITO e questa comincia ad essere una vera Provvidenza per la Gente che guarda col naso all’insù e si chiede “potranno ricevere la prima Comunione il prossimo anno i nostri figli, nella chiesa San Benito?” Non mettiamo ostacoli alla Provvidenza e nemmeno ai sogni della gente.
Le fotografie che vi accludo parlano da sole: i sostegni del tetto; le travi per sostenerlo; i canali pluviali ... per quando piove; e il sottotetto con le piccole finestre in quella che sarà la chiesa al primo piano... Gracias a Dios!
E mentre si costruisce la Chiesa tutt’intorno é un laboratorio vivo per costruire le pietre vive di questa chiesa.
Sabato riceveranno la cresima due Ragazzine che già sono pronte per questo Sacramento. E si stanno preparando anche quattro mamme che ancora non hanno ricevuto questo Sigillo dello Spirito Santo. Loro la riceveranno prima di Natale. Ma nel gruppo dei ragazzi e ragazze che si preparano alla Prima Comunione c’é Emiliano che noi chiamiamo “Il ragazzo del miracolo,” perché in febbraio rischiò la vita per una terribile complicazione post-operatoria di una semplice appendicectomia. Tutta la comunità lo accompagnò con preghiere e suppliche: dal suo trasporto aereo, in stato di coma, all’ospedale di Comodo - Rivadavia, al suo felice ritorno dopo quasi un mese, ricuperando quindi la salute e le attività scolastiche e catechistiche. Ma... per ricevere la Prima Comunione gli mancava il Battesimo! E sabato 11, con i suoi compagni di catechesi, Emiliano divenne Figlio di Dio e Pietra viva di questa comunità. Una cerimonia bellissima e tranquilla, in un pomeriggio pieno di sole, con le piante e i fiori che appena sbocciavano cullati da una primavera veramente polare! Ma nella notte della domenica, un chiarore quasi impossibile avvolgeva tutto Río Gallegos: era una nevicata formidabile di tre cm. che avvolgeva tutto, proprio tutto col suo biancore. Forse come segno concreto di un Battesimo ricco di candore per il giovanissimo Emiliano... Penso proprio di sì.
Ma poi che dirvi se in questo mese, in diretta ho potuto assistere alla beatificazione di Paolo VI, il Papa della nostra fanciullezza! E la celebrazione, per la prima volta, dei Santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II? Di quest’ultimo conservo gelosamente il Rosario che mi regalò personalmente il 3 dicembre 1987. Tutti i giorni lo prendo in mano e recito il Rosario anche per quelli che sono in Italia. Proprio così per non dimenticare nessuno... E oggi la rielezione della nostra amatissima Madre Generale Madre Yvonne.
Chiudo questa mia lettera nel tardo pomeriggio di questo 24 che doveva iniziare “alla RÍA” con la Santa Messa e una imponente biciclettata dei 580 alunni. Vento a 140km. orari e freddo non molto forte... Quindi la Messa si celebrò all’interno del Collegio, ma la biciclettata, no, via tutti alla Ría, alla grande statua di Don Bosco per iniziare solennemente le celebrazioni del Bicentenario della Sua nascita. Le alunne più grandi avevano un bel daffare con i più piccoli e con la loro innata esuberanza. E nel momento più atteso attorno a Don Bosco.
Sr. Paola Oldani
Missionaria ad gentes in Argentina
Cambodia
Yesterday we had commitment for the Sunday oratory volunteers in Cambodia. They are altogether 68 of them who have made promisses and will go for Sunday oratory. Today (19 October 2014) being a mission Sunday we started our oratory in 7 Places ( 2 parishes and 5 villages) and it was nice day. Pray for them that they may remember that there is much joy of giving than receiving.
Sr. Blanchi (Cambodia)
Belgio Nord
Amicizia con i poveri: esperienza missionaria con i migranti
Testimonianza di Sr. Hilde Huysentruyt, Ispettoria Sacro Cuore
Un appello ad ogni cristiano, ad ognuno.
Cerca di vivere almeno con una persona in situazione di povertà che è vicina a te.
«Quello che hai fatto ai più piccoli, l’hai fatto a me».
Le istituzioni e le strutture della chiesa della mia città ricevono tante richieste di aiuto da persone singole (del Belgio, o immigrati - sia già inseriti in un programma di aiuto e/o clandestini). Poiché non si ha modo di sapere se queste persone hanno già avuto un aiuto altrove, si è cercato di creare un fondo dove chi vuole dà il suo contributo; in seguito, poco a poco, si sono creati due gruppi di volontari. Uno che segue soprattutto i Belgi, l’altro gli immigrati.
Come FMA faccio parte del secondo gruppo. Sei laici ed io accogliamo le persone: siamo suddivisi in 3 turni e siamo sempre in due. Tutti facciamo anche parte del movimento San Michele che aggrega persone che vogliono impegnarsi per la chiesa al di fuori o nella propria parrocchia, nella comunità. Il primo passo è l’ascolto, poi diamo anche aiuti, sia materiali, sia mettendoli in dialogo con gli organismi e le strutture sociali del territorio perché possano trovare una casa dove vivere, avere la corrente elettrica, un posto a scuola per i bambini, e gli aiuti necessari.
Siccome queste persone sono sradicate dalle loro famiglie cerchiamo anche di avere e favorire tra le persone legami di amicizia.
Alcuni momenti favoriscono questo cammino:
Durante le vacanze di natale: i chierichetti della parrocchia e i bambini di queste famiglie immigrate sono invitati a venire a giocare, pregare, mangiare insieme in casa nostra. Coinvolgiamo i genitori dei chierichetti, i giovani dell’oratorio estivo, gli educatori dell’internato.
Durante l’anno si organizzano più volte pomeriggi di gioco e serate dove loro possono presentare qualcosa alla comunità San Michele.
Durante l’estate i giovani hanno la possibilità di fare esperienze di oratorio estivo e i bambini possono venire per giocare. Anche per questo cerchiamo di coinvolgere tante persone invitandole a portare il pranzo al sacco…
Classe di pace: il mercoledì pomeriggio i bambini sono benvenuti nella casa di San Michele dove sono seguiti da un gruppo di giovani e adulti. I bambini vengono aiutati a fare i loro compiti, mangiamo insieme la merenda, c'è tempo per lo sport, giochi e amicizia.
Isole Salomone
Mentre voi vi avviate verso la fine delle vacanze estive, pronti a ricominciare il nuovo anno sociale, noi siamo in pieno anno scolastico ed iniziamo l’ultimo trimestre prima delle nostre vacanze estive di Natale! Giusto alcune righe per raccontarvi come va la nostra nuova avventura del Centro di Economia Domestica.
A giugno abbiamo concluso col primo gruppo: erano partite in ventidue e si sono “diplomate” in diciassette. È normale che qualcuna si perda per strada qui alle Salomone. Anche nella scuola, elementare o superiore, ogni anno almeno il dieci per cento della popolazione scolastica abbandona, per varie ragioni. Ora abbiamo il secondo gruppo, sono diciotto e fin’ora resistono tutte!!!
Il problema maggiore delle nostre scolare è che essendo per la maggior parte madri di famiglia, hanno tutto sulle loro spalle... mariti compresi, e quando i bambini si ammalano o i mariti cambiano idea sul lasciarle frequentare il corso, devono abbandonare, pur se a malincuore.
Comunque i risultati ottenuti col primo gruppo sono incoraggianti. Le signore hanno partecipato al corso con entusiasmo e grande interesse. Tra di loro si era formata una bella amicizia ed era facile decidere le cose insieme. Alla cerimonia dei diplomi hanno versato tante lacrime di ringraziamento e per la conclusione della bella esperienza, ed ora sono tutte già in azione.
Una di loro ha la responsabilità della mensa degli operai di una piccola fabbrica. Un’altra si è concentrata nella stampa delle stoffe e dice che le richieste sono così tante che a volte deve lavorare anche di notte. Un’altra ancora ha organizzato nel suo villaggio un piccolo gruppo di donne ed insegna loro il cucito e tutte le attività imparate nel nostro Centro. La maggior parte si dedica alla fabbricazione di una sorta di patch-work tradizionale delle nostre Isole, che viene usato per coprire i cibi sulle tavolate nelle feste (qui insetti e mosche non mancano, ed apprezzano molto la cucina locale).
Ogni tanto qualcuna viene a trovarci per raccontare i loro progressi e ringraziarci ancora una volta dell’iniziativa che stiamo portando avanti.
Le donne di questo nuovo gruppo sono ancora più organizzate: hanno già quasi tutte in mente cosa fare dopo il corso ed alcune hanno già comprato una macchina da cucire di seconda mano (quelle nuove sono troppo care) o stanno risparmiando per acquistarla in futuro. Tutte mirano alla sartoria, soprattutto alla produzione di uniformi scolastiche. Qui alle Salomone, essendo una ex colonia inglese, usiamo l’uniforme scolastica dalla scuola materna alle superiori e ai corsi tecnici. Solo l’università è “libera”. Non ci sono industrie che producono le uniformi, ma le piccole sartorie e le signore che sanno cucire o che hanno una macchina da cucire hanno il monopolio di questo business. Questo gruppo finirà gli studi proprio quando le famiglie si prepareranno al nuovo anno scolastico... decisamente le nostre allieve hanno il pallino per gli affari, non credete?
Le ragazze dell’ostello guardano felici alle signore del Centro perché vedono in loro le madri e le sorelle maggiori che non hanno potuto avere la possibilità di sviluppare le loro doti e i loro sogni.
Se ricordate bene, usiamo lo stesso edificio sia per l’ostello che per il Centro. Dal mattino fino al primo pomeriggio le ragazze sono a scuola, così possiamo usare il salone come aula scolastica e laboratorio di sartoria e la cucina per le lezioni di cucina, i cui manicaretti vengono felicemente assaggiati dalle ragazze quando tornano a casa!
Ringrazio ancora una volta tutti gli amici che non ci fanno mancare l’aiuto ed il sostegno, sia materiale che con la preghiera, attraverso le quali si possono fare davvero grandi cose.
Ed una bella cosa ci è proprio capitata il mese scorso, durante la seconda spedizione di aiuti alle famiglie degli alluvionati.
Grazie ad una raccolta di fondi di amici all’estero, abbiamo potuto raggiungere le ultime 34 famiglie di uno dei villaggi più colpiti della nostra parrocchia. Il catechista aveva stilato la lista coi nomi dei capofamiglia e ci aveva fatto sapere che chiedevano principalmente cibo. Col parroco avevamo stabilito di donare per ogni famiglia un grosso sacco di riso, un cartone di tonno in scatola (qui ne vanno matti!) e un cartone di noodles (gli spaghetti cinesi di cui vanno altrettanto matti).
Anche questa volta il camion ha dovuto fermarsi piuttosto lontano dalla chiesetta che avevamo stabilito come centro di raccolta per le famiglie ed a spalla abbiamo portato 34 pezzi per ogni tipo di cibo. Avevamo però comprato due sacchi di riso, tonno e noodles in più per regalarli sia al parroco ed i ragazzi studenti che ha nella sua casa che all’autista del camion per la sua famiglia. Li avevamo nel bagagliaio della macchina, rimasta vicino al camion, per darli alla fine del lavoro.
Prima di cominciare la distribuzione, il catechista mi avvicina scusandosi perché nello stilare la lista aveva lasciato fuori in anziano signore che abita in una zona un po’ sperduta e chiedeva se poteva esserci qualcosa per lui e la sua famiglia, in caso fosse avanzato dopo la distribuzione. Io ho pensato: “Beh, il parroco e i suoi ragazzi sopravvivranno lo stesso, la loro parte farà felice il povero Paskal (questo è il nome dell’anziano)” ed ho tranquillizzato il catechista. Eravamo in due ad avere la lista delle famiglie per essere sicuri di non sbagliare e quando nominavo il capofamiglia, venivano a prendere la loro parte e la portavano via. Quando mancavano le ultime cinque famiglie ho dato uno sguardo rapido ai pezzi rimasti ed erano cinque per ogni tipo di cibo per cui tutto stava filando liscio. Ebbene, dopo che la trentaquattresima famiglia ha portato via la sua parte, sul pavimento della chiesa c’era ancora un sacco di riso, un cartone di tonno ed uno di noodles... per la famiglia dell’anziano signore, la trentacinquesima, che non avevamo contato e che nessuno aveva portato, di cui nessuno sapeva niente, ma che era nel cuore di Dio e nella Sua Provvidenza. Il Signore davvero si prende cura di tutti i suoi figli, Lui non lascia indietro nessuno ed è capace di sorprenderci con le meraviglie del Suo amore.
Lasciamoci allora sorprendere facendo attenzione ai piccoli e grandi “miracoli” che lastricano la nostra strada. Se stiamo attenti, troviamo tanti frammenti di luce che guidano i nostri passi e noi stessi siamo frammenti di luce per quelli che ci sono accanto e forse hanno il cuore pesante per la fatica del cammino.
Il vostro frammento di generosità nelle mani di Dio è diventato un evento straordinario ed ha potuto far gioire anche Paskal e la sua famiglia. Si può davvero fare tanto, insieme, ponendo la nostra fiducia il Lui.
Buona ripresa delle vostre meravigliose e straordinarie attività!
Sr Anna Maria Gervasoni
Dear Sisters
Here I am sending 2nd year students who finished their graduation o 19th July. There were 105 who received their certificates. Sewing girls 23, Food management 34 girls and secretarial girls 48. The graduation ceremony was very nice. Many parents of the girls were presence. It was memorable day for the 2nd year students. Please pray that they may get some suitable jobs to support their families.
Pray for me and our mission in Cambodia.
Wishes from all the sisters and staff and studentsWith much love
Sr. Blanchi Sambrea
Manaus - Brasile
«Eu estou... bem! Me adaptando... conhecendo, tratando de compreender muitas coisas! Estou caminhando!
Sabe? aproveitando as férias da Escola, a minha Inspetora me fez a proposta de ir, junto com a Ir. Carmelita, para a aldeia do Maiá (dos indígenas Yanomami)... Foram as melhores férias que eu já passei na minha vida! Foi uma experiência muito linda, começando pela viagem de "voadeira" quase dois dias, tivemos que dormir no meio da belíssima floresta amazônica e caminhar muito, dentro da serra, até chegar naquele "pedacinho de chão" onde eles moram.
O objetivo daquela missão era começar a catequese para o Batismo. O mais interessante de tudo é que foram eles mesmos que pediram a catequese! Você não imagina... se reuniram mais o menos umas 100 pessoas (jovens e adultos) com muita vontade de "ouvir sobre Deus", como eles mesmos expressavam... No começo foi um pouco difícil por causa da língua, mas Deus deu o seu "jeitinho" e eles ficaram muito contentes.
Eu estava precisando de uma experiência assim... com o povo simples, pobre, longe de tudo, mas perto, bem pertinho de Deus! Também aprendi muito do testemunho missionário da Ir. Carmelita!
Envio algumas fotos para que continue rezando por aquela missão-itinerante.»
Ir. Luz Inés Valdés
FMA Colombiana, missionária na Inspetoria Santa Teresinha – Manaus – Brasil
Argentina
Qui in Río Gallegos ci avviciniamo alla chiusura del primo quadrimestre della scuola e in Italia i vari Oratori estivi sono nel pieno ritmo.
Inverno - estate! Estate - inverno! Una meraviglia!
Finalmente abbiamo visto un po’ di neve che però, quando viene, mette in serio pericolo le strade e i marciapiedi per il freddo intenso, che quest’anno pare più irruente. Se lo scorso anno vi scrivevo che l’acqua delle ampolline della Messa, che celebriamo ogni sabato nel Barrio San Benito, conteneva acqua congelata, ora vi dico che il bidone di 5 litri di acqua è letteralmente congelato e bisogna che provveda con una bottiglietta di acqua per poter avere quanto occorre per la Celebrazione della Eucaristia! Fortunatamente le stufette elettriche sono una vera “PROVVIDENZA” soprattutto nel Trailer San Benito, dove il numero dei ragazzi che frequentano il primo anno di catechesi di prima Comunione, sono 24! Un numero mai raggiunto e ringraziamo Dio per la loro vivacità e quella delle due catechiste Laura e Guadalupe.
Questo ultimo mese è stato particolarmente intenso per le “opere murarie” nel Collegio (così è denominata la SCUOLA con i suoi 580 alunni e alunne!). Fuori della Palestra è caduto il cartello murale che indicava “PALESTRA MARIA AUSILIATRICE”. Provvidenzialmente il forte vento l’ha portato con sé quando non c’era nessuno e quindi non ci sono stati danni fisici! Ora abbiamo potuto ricostruire tutto in muratura e ve lo mostro con la foto!
Così anche nel nuovo ruolo che mi è stato affidato, ho potuto seguire i lavori di ampliamento del buffet della Scuola, abbattendo il muro che divideva il vecchio refettorio e ricuperando lo spazio del Giardino Mamma Margherita (ricordate dove raccoglievo le ortiche!). Ora appare nella sua totalità, grazie anche all’abbattimento di un grosso blocco di muro che, come dicono “i vecchi della casa” era il recinto che divideva la proprietà nostra da quella della Polizia (nostri vicini di casa) e che ora è sede dell’attuale palestra. Incredibile, ma pensando che il grosso muro di 1,50 x 10,00 x 1,20 fosse pieno, ci volle tutta la supplica per “PROVARE ad abbatterne un mezzo metro e così realizzare un poco di spazio per l’armadio già in progetto!”. In realtà era grosso, ma vuoto e così, con il suo abbattimento abbiamo potuto ricavare largo spazio per l’armadio, uno spazio per l’attaccapanni e un tunnel per il materiale di pulizia! Gracias a Dios la lingua castillana comincia a dare frutti!
In questo mese, in data 6 giugno è partito per la casa del Padre il terzo Vescovo di Río Gallegos, Monsignor Alejandro Antonio Buccolini, salesiano, morto in Buenos Aires. Tutta la cittadinanza accolse la notizia con venerazione avendolo avuto come Pastore Buono dal 1992 al 2006. Ed è per questo che l’hanno voluto qui, in Río Gallegos, per essere ancora una presenza PASTORALE in mezzo al SUO GREGGE.
Questa mia si conclude qui… fin d’ora vi ricordo nelle preghiere, preghiere riconoscenti per quanto andate facendo anche per questa missione del Barrio San Benito Grazie e alla prossima. Con affetto missionario,
Sr. Paola Feliz FMA (Paola Oldani)
Giusto due righe per farvi partecipi della bella esperienza che abbiamo avuto il mese scorso con la distribuzione di alcuni aiuti a due dei villaggi appartenenti alla nostra parrocchia che hanno subito gravi danni a causa dell’innondazionedello scorso Aprile.
Grazie alla generosità di molti amici in Australia abbiamo ricevuto delle offerte che abbiamo subito convertito in vestiti, pentole, piatti, materassi e cuscini, lanterne a cherosene, lenziola nonchè badili, picche, asce e macheti (i lunghi coltelli da fortesta) e sacchi di riso da venti chili ciascuno per soccorrere due dei villaggi più danneggiati. Il nostro parroco ce li aveva già’ affidati perché sapeva che saremmo state più veloci della Croce Rossa o delle altre organizzazioni preposte al soccorso post-alluvione! Avevamo la lista delle famiglie e delle loro attuali situaizioni così abbiamo potuto dare un aiuto mirato a tutti, secondo il numero dei membri e le perdite materiali subite.
In uno dei villaggi abbiamo molti exallievi della scuola Don Bosco ed anche alcune ragazze del nostro dormitorio nonchè due studenti del nostro Centro, madre e figlia, per cui eravamo ben contente di poterci occupare di loro!
Il primo sopralluogo fatto aveva rivelato una situazione piuttosto disastrosa: il fiume era straripato in diversi punti e molte case erano andate perdute. Tutti gli orti completamente distrutti ma nessuna perdita umana poichè le colline sono vicine e la gente ha potuto mettersi in salvo in fretta.
Nessuno era scoraggiato ed avevano già cominciato a raccogliere i tronchi ed i grossi rami portati dalla piena ed accatastati come muri sulle rive del fiume, per ricostruire le case ed i recinti.
Il problema più grosso era la mancanza di acqua potabile (tutti i pozzi infatti si erano riempiti di fango. L’acqua viene raccolta facendola filtrare in buche scavate vicino al fiume, ulteriormente filtrata in canovacci e bollita prima di berla) e di cibo (non solo gli orti erano perduti ma anche gli animali da cortile).
Una volta comprata tutta la merce (non senza difficoltà: in città infatti tutti avevano bisogno degli stessi utensili poichè molte case e famiglie della capitale avevano subito la stessa sorte a causa della piena del grosso fiume che la attraversa), con le ragazze del dormitorio abbiamo preparato i pacchi coi nomi delle famiglie dei due villaggi.
Abbiamo poi noleggiato un camion per poter trasportare gli ottanta sacchi di riso, i pacchi per le famiglie e il gruppo degli aiutanti (alcune delle nostre ragazze e i seminaristi che hanno l’anno di pastorale in parrocchia).
La strada per raggiungere i villaggi è in buone condizioni e non è stato difficile viaggiare, soprattutto col camion pieno. Ad un certo punto del tragitto però abbiamo dovuto lasciare i veicoli e procedere a piedi. La gente era stata avvisata del nostro arrivo e ci era venuta incontro per aiutarci a trasportare la merce fino alla loro chiesetta locale, dove era stato fissato l’incontro.
Dopo alcune parole di incoraggiamento del parroco e la spiegazione della nostra superiora a proposito delle offerte che hanno potuto rendere possibile venire in loro soccorso, abbiamo tutti ringraziato il Signore perché non abbandona mai i suoi figli e suscita sempre atti di generosità nei cuori.
Tutti erano sbalorditi soprattutto nel ricevere ben due sacchi di riso da 20 chili per famiglia, quando un’altra associazione aveva lasciato un sacco da dieci ogni tre famiglie! Abbiamo cantato, abbiamo scherzato e riso coi bambini, abbiamo pianto ascoltando le loro storie e ci siamo lasciati ancora più uniti e colmi di speranza.
Gli orti cominceranno a dare frutti tra tre mesi circa e fino allora le famiglie vivranno di stenti e degli aiuti che riusciremo a raccogliere ancora. Stiamo già organizzando una seconda spedizione, questa volta solo di viveri, meno imponente perché i fondi comunciano a scarseggiare, ma siamo certe che il Signore provvederà per i suoi figli, come ha fatto fin’ora, soprattutto mettendo tanto coraggio e speranza nei cuori, dando la forza di ricominciare, approfittando delle risorse messe a disposizione dall’innondazione stessa!
Vivere in situazioni estreme insegna molto, soprattutto sulla capcità di resilienza dell’Uomo, è una scuola di vita che illumina e dà grandi speranze nel progresso dell’umanità.
Grazie a tutti e buone vacanze.........FORZA AZZURRI!!!!!
Sr. Anna Gervasoni
Ci mancava l’alluvione… non so cos’altro ci dobbiamo aspettare in questa missione così “variabile”!!!
La settimana scorsa abbiamo avuto quattro giorni di pioggia ininterrotta e fortissima, che ha ingrossato paurosamente tutti i fiumi che dalle montagne scendono verso la pianura a nord di Guadalcanal. A causa del deforestamento incontrollato, con l’acqua sono scese tonnellate di fango e tronchi che hanno devastato in modo particolare la zona centrale dell’isola, dove è situata la capitale.... e noi!!!
Honiara è attraversata da un fiume che passa attraverso una valle stretta e profonda. Quando ha raggiunto il fondovalle, cioè la città, era ormai uno tsunami che ha spazzato via case, persone, animali e uno dei due ponti che permettono l’accesso in centro. L’altro ponte è rimasto seriamente danneggiato perchè tutti i relitti, e la piena, lo hanno investito.
Noi siamo in mezzo a due fiumi: uno tranquillo.... l’altro no! Infatti l’“altro” è esondato ed ha investito l’aeroporto raggiungendoci.
La piena ci ha toccati la sera di giovedì scorso. Era ormai buio e guardando distrattamente fuori dalla finestre ho notato che la strada assomigliava ad un torrente! Stava piovendo forte, ma non era mai capitato niente del genere. C’erano tante persone che si dirigevano a piedi verso la strada principale ed abbiamo chiesto loro cosa stesse succedendo. Stavano scappando dalla riva del mare perchè l’acqua vi si riversava paurosamente forte e temevano che trascinasse in mare le loro case. Stavano andando a rifugiarsi da qualche parte. Il gruppo era composto da donne con un numero indefinito di bambini tra l’uno e i dieci anni, tutti inzuppati fradici, con gli occhi così grandi che quasi uscivano dalle orbite!
Non abbiamo esitato a farli entrare ed ospitarli nel nostro ostello. Nel dormitorio c’erano solo sette ragazze, perché per la maggioranza quella era la settimana di vacanza di metà semestre.
Ne’ la pioggia ne’ la piena accennavano a diminuire.
Andando a controllare il recinto del compound con la torcia, potevo vedere che fuori l’acqua aveva raggiunto il bordo del muretto della cancellata che abbiamo attorno al terreno ed era estremamente minacciosa. Passando dalla piccola grotta di Lourdes che abbiamo giusto vicino al recinto ho detto alla Madonnina: “Se non vuoi bagnarti i piedi, tieni l’acqua fuori dal compound!”. E così e’ stato. Per due ore circa il fiume ha corso sulla nostra strada e poi è rientrato. In un batter d’occhio l’acqua si è abbassata…. ma la pioggia non si è fermata per niente!
I nostri ospiti si erano ormai calmati, asciugati e rasserenati: le nostre due case sono alte rispetto il livello della strada e sono di cemento armato…. ispirano sicurezza!
Dagli scatoloni abbiamo tirato fuori tutti i vestiti che avevamo a disposizione; dal ripostiglio tutte le stuoie (qui la gente è più comoda sulle stuoie che sui materassi) e i cuscini. Una buona tazza di tè caldo e un pacchetto di biscotti ciascuno ha poi rinfrancato gli animi e una bella partita a calcetto ha rianimato gli spiriti.
Per fortuna la corrente elettrica ha retto tutta notte; fa meno paura la notte con le luci di sicurezza accese.... specialmente in queste situazioni.
Le nostre ragazze sono state eccezionali nell’intrattenere i bambini e servire le mamme nelle loro necessità. Le loro famiglie erano al sicuro, rifugiare in punti alti della città ed avevano consigliato loro di restare con noi.
In tutto avevamo una cinquantina di ospiti ed io avevo paura di non riuscire a sfamare tutta quella moltitudine.... ma i negozietti vicino a noi non erano a corto di viveri e loro stessi si erano portati qualcosa da mangiare.
La sera seguente la corrente elettrica ci ha abbandonato ed abbiamo tirato fuori dalla nostra piccola cappella tutte le candele a disposizione. Qui la gente è abituata al lume di candela e i bambini si divertivano con le piccole fiammelle.
Ad un certo punto c’è stata una lunga scossa di terremoto! “NOOO. CI MANCA SOLO LO TSUNAMI!!!!!!!”, ci siamo dette sconsolate. Ma probabilmente era l’isola che cercava di scrollarsi di dosso tutta quell’acqua ed anche la corrente è ritornata prima che andassimo a dormire.
Dopo altri due giorni di pioggia il ritorno del sole è stato meraviglioso, come se non l’avessimo mai visto in vita nostra, ci sembrava di uscire dall’arca di Noè!
I nostri ospiti fremevano per tornare a casa per e controllare la situazione delle loro case e, dopo una bella colazione, una caramella ciascuno e interminabili ringraziamenti, sono tutti partiti.
Con le ragazze ci siamo rimboccate le maniche e.... chi a riassettare il dormitorio, chi a raccogliere la frutta sopravvissuta, chi a liberare il compound dai vari detriti, siamo arrivate a sera e concluso la giornata con una bella cena insieme, tra battute e risate, ringraziandoci a vicenda per il bel lavoro di squadra nel portare sollievo a questi nuovi amici.
In città ancora oggi si piange: 21 le vittime accertate di cui undici bambini; incerto il numero delle persone disperse; numerose case distrutte e ancor più quelle danneggiate. Un solo ponte d’entrata, pericolante, per cui il traffico è rigorosamente regolato dalla polizia. La maggior parte delle scuole ospita i senza tetto. L’acqua potabile è portata dai camion e presto la malaria la farà da padrone.
La parte est di Honiara, a circa 20 chilometri da noi, è stata investita da una piena di fango. Case e piantagioni sono immerse e seriamente danneggiate. Ci sono voragini un po’ dappertutto.
In una piantagione di palme da olio la corrente ha trascinato i tronchi delle palme recentemente tagliate, accatastandole contro la foresta ai lati della strada.
I ponti hanno retto, ma ci sono mucchi di detriti contro i pilastri, che ne mettono in pericolo la stabilità.
Anche la nostra chiesa parrocchiale ha subito danni: una voragine ne ha scoperto le fondamenta lungo un lato ed il campetto da pallavolo dell’oratorio è affondato nella stessa voragine. Anche le toilettes dono sospese sull’orlo. La spiaggia dove giochiamo a calcio è cosparsa di detriti.
Quando le nostre ragazze e le signore della scuola sono ritornate, non smettevano di raccontare quello che avevano visto e vissuto. Una ragazza ha perso la casa, ma sono tutti salvi. Un’altra ha visto la zia trascinata via dalla corrente. Due delle nostre studenti del centro, madre e figlia, hanno camminato per circa 20 chilometri sotto la pioggia battente per raggiungere il resto della famiglia che si era rifugiata sulla collina. La nostra professoressa ci raccontava che aveva visto decine di maiali trascinati dal fiume.... e questo ci porta ad un altro pericolo imminente: i coccodrilli. Presto si faranno vivi, attirati dagli animali domestici morti nei fiumi e negli acquitrini. La fanghiglia e gli argini “lisciati” dalla piena faciliterà i loro movimenti. Anche gli squali arriveranno vicini alle coste, mettendo in pericolo i pescatori sulle canoe.
Nonostante tutto, i grandi segni di solidarietà tra la gente danno coraggio e speranza a tutti. Chi ha, condivide con chi ha perso tutto. Ci si ospita a vicenda e ci si ascolta, si ascoltano le storie per dare sollievo, consolazione.
Nel buio c’è sempre una luce che rincuora, che riscalda, che rasserena.
Questo è il mio augurio per questa imminente Pasqua: siate quelle piccole luci che portano consolazione nella notte. È sufficiente stare vicini, ascoltare, un sorriso, niente di più. Fa meno paura la notte con le luci di sicurezza accese!
Buona Pasqua a tutti.
Sr Anna Maria Gervasoni
Centro M. Mazzarello |
Se vi ricordate, l’ultima volta vi ho detto del furto nel nostro capanno degli attrezzi. Così, per la nostra sicurezza, abbiamo chiesto ad una ditta di mettere in opera il filo spinato sulla cancellata che circonda il compound. Ci sono voluti quattro mesi prima che la ditta ricevesse il filo spinato dall’estero, così per quattro mesi abbiamo fatto le guardie notturne a turno, noi suore con i nostri ragazzi. C’è poi voluto un mese per mettere in opera il filo.... qui le cose vanno a rilento, insomma che solo alla fine dell’anno scorso abbiamo potuto riprendere a dormire di notte tutti quanti!!! Solo i cani stanno continuando il lavoro notturno!
L’unica veglia notturna che abbiamo fatto ultimamente è stata quella di Capodanno.
A proposito di Capodanno. Sapete che anche qui alle Isole Salomone abbiamo i fuochi d’artificio? Non come quelli che avete anche voi, noi abbiamo quelli “locali”.
Il trentun dicembre, le famiglie dei villaggi fanno a gara per chi fa il fuoco d’artificio più alto. Legano foglie di palma da cocco secche (estremamente infiammabili) formando una colonna il più alta possibile e la piantano nel terreno. La notte poi c’è la gara. Danno fuoco alla base della colonna e, come dicevo, le foglie di cocco prendono fuoco immediatamente ed il fuoco corre velocissimo fino in alto, come se venisse lanciato un petardo in cielo. In cima poi il fuoco fa come un salto (forse perchè crede che la colonna non è finita e vuole bruciare il resto!!!). Potete immaginare le grida della gente e dei bambini, e la notte viene illuminata a giorno da queste colonne, che tra l’altro si consumano piuttosto velocemente.
Ci sono persino i “botti”.... sempre “locali”. Per questo effetto vengono impiegate le canne di bambù. Il bambù viene tagliato in pezzi mantenendo i settori chiusi dai nodi. Questi pezzi vengono poi gettati su fuochi accesi all’aperto. L’aria che è racchiusa nel settore tagliato si surriscalda, espande ed esplode, dando un botto di potenza diversa a seconda del diametro del bambù.
Come vedete l’ingegno dell’Uomo non ha limiti di luoghi e mezzi!
In febbraio abbiamo poi cominciato la nostra scuola. Quando abbiamo aperto le iscrizioni, le abbiamo chiuse il pomeriggio del giorno stesso! E’ vero che abbiamo solo 20 posti per ora, ma i moduli di iscrizione sono andati a ruba ed abbiamo dovuto aggiungere altri cinque posti perchè le signore piangevano per essere arrivate in ritardo! Quando abbiamo cominciato le lezioni, le nostre allieve hanno chiesto di avere altri moduli per iscrivere le loro sorelle o amiche per il secondo semestre....e così abbiamo già terminato le iscrizioni anche per il secondo semestre in un attimo.
Il gruppo è molto vario: ci sono ragazze giovani e signore sposate di varie età. La cosa che più ci sorprende è che le ragazze giovani sono meno vivaci delle signore, le quali si sono subito sentite a loro agio con noi e con le insegnanti, partecipando a tutte le attività con entusiasmo.
Durante l’intervallo mettiamo l’acqua calda a bollire e le “allieve” si preparano qualcosina da mangiare che si portano da casa o che noi provvediamo. Molte di loro infatti spediscono in fretta i bambini a scuola e vengono da noi senza aver fatto colazione, così nella pausa sembra di essere al ristorante, coi tavolini apparecchiati e le signore che chiacchierano e mangiano felici.
La lezione più attesa è quella della nostra direttrice. Suor Sialei accompagna le nostre “studentesse” alla scoperta di se stesse e della loro dignità come donne, nel loro quotidiano confronto in famiglia e nella società.
“Nessuno ha mai parlato di queste cose con noi” ci diceva una signora, “e nessuno mi ha mai aiutata a riflettere su queste cose”. Anche in queste lezioni le ragazze giovani sono le meno attive e questo ci dice molto. Stiamo infatti toccando con mano la scarsa considerazione che le ragazze hanno nella società e che le chiude in se stesse, senza nessuna voglia di partecipazione. Questa passività, poi, diventa luogo di abusi.
Ancora una volta ci rendiamo conto di quanto è importante quello che stiamo facendo, anche se poco, con l’ostello e la scuola, per le ragazze che sono il futuro centro delle loro famiglie e le costruttrici del futuro della società.
In queste poche settimane di scuola abbiamo già avuto occasione di farci delle belle risate!
Una delle signore ci diceva che si sentiva giovane perchè era diventata ancora una studentessa. Un’altra diceva che suo figlio le aveva chiesto se c’erano anche dei bambini nella sua classe, così sarebbe venuto anche lui! Una mattina, mentre una delle professoresse apriva l’armadietto di una macchina da cucire, è saltato fuori un serpentello! Dovevate vedere le signore che saltavano sui tavoli strillando. La prof, tranquillamente, ha preso il serpente per il collo e lo ha buttato fuori! Qui da noi i serpenti non sono velenosi, anche quelli di grosso calibro. Questo era giusto una biscetta.
Quando ho iniziato le mie lezioni di computer una delle signore era così emozionata nel vedersi seduta davanti al computer che ha cominciato a ridere e non riusciva a smettere!
Ogni tanto poi cadono le pere.... succede che alcune signore, di taglia forte, rompono le sedie di plastica che abbiamo nel nostro salone e cadono per terra tra le risate della classe…. ho dovuto già comprare ben altre dieci sedie! Il problema è che con il caldo che abbiamo qui, le sedie di plastica si “ammorbidiscono” e quando sono sotto sforzo, sul pavimento di piastrelle che è liscio, le gambe si piegano e si rompono. Le nuove sedie che ho comprato sembrano più forti, vediamo fino a quando resistono.
Tra le materie che offriamo nella scuola c’è anche inglese (che è la lingua ufficiale, ma non parlata dalla popolazione) e matematica. Il livello delle nostre allieve è basso, non hanno neppure finito le elementari. Una signora poi ci ha confidato che non è mai andata a scuola, sa giusto riconoscere le lettere dell’alfabeto e, vergognandosi del fatto che le altre lo venissero a sapere, aveva pensato di ritirarsi dalla nostra scuola. Noi l’abbiamo incoraggiata a non farlo, anche perchè la prima alfabetizzazione è proprio uno degli scopi del nostro Centro e così la nostra direttrice le sta dando delle ripetizioni in privato (e in segreto, per non farlo sapere alle sue compagne). Per fortuna che il computer si presta a ogni livello scolastico, ed avendo solo quattro allieve alla volta (sono solo quattro i computer che abbiamo a disposizione), posso personalizzare e graduare le lezioni a seconda di chi mi trovo davanti.
A dire la verità mi era venuto il dubbio che queste studentesse speciali, magari, non fossero interessate al computer, ma più al taglio e cucito e cucina. Ma quando durante la presentazione del corso ho fatto la domanda: “Siete interessate ad imparare qualcosa anche di computer?”, il SI’ che unanimamente ed entusiasticamente ho ricevuto come risposta ha sciolto tutti i miei dubbi: “Così quando mio figlio mi parla di mouse e di monitor, so a cosa si riferisce!” mi è stato detto!
Ovviamente tutte aspettavano il momento di usare le macchine da cucire. Abbiamo dieci macchine elettriche, quelle con anche i punti per il ricamo e subito le nostre allieve hanno familiarizzato con tutti i sistemi e cominciato a cucire diritte e sicure. Ogni tanto chiamano le prof perchè c’è qualcosa che non va, ma sono cose piccole e piano piano impareranno anche ad aggiustare i piccoli problemi.
Quando le signore finiscono le lezioni e vanno a casa, arrivano le nostre ragazze dell’ostello, stanche della giornata di scuola, ma contente di stare con noi, di avere un posto sicuro e tranquillo per studiare e crescere insieme, dove condividere serenamente le gioie e i dolori della vita quotidiana. Quest’anno sono 27, ma c’è ancora posto!
Come vedete le nostre giornate sono piene, soprattutto d’amore: tanto amore da dare, chiesto con speranza da chi fatica ad averlo, da chi sperimenta solo aridità e abuso. Tanto amore da ricevere, riconoscente per le attenzioni e per l’incoraggiamento che da’ ali ai cuori e allo spirito.
Il mio augurio per questo tratto di cammino è che l’amore che portate nel cuore possa esondare e travolgere i tanti cuori assetati che incontrate sulla vostra strada…. e che la gioia che riceverete di ritorno illumini le giornate e colori i vostri volti. Il mondo ha bisogno di questi “allagamenti”!
Arrivederci alla prossima.
Sr Anna Maria Gervasoni
TORINO
Vides Main: un Natale di speranza
“Caro Babbo Natale, anche se c’è la crisi spero che mi porti lo stesso un regalo…”, “Caro Gesù Bambino, fai tornare a casa il mio papà dal carcere…”, “Caro Babbo Natale, lo sai che dobbiamo andare via da casa perché la mamma non ha pagato l’affitto da tanto tempo… “, “Care Suore, avete due giochi da mettere sotto l’albero per le mie due bambine più piccole? Le altre tre sono grandine e pazienza…”
Quest’anno l’abete del Vides Main, posto accanto al Presepe nel nostro Centro “La Finestrella”, ha un aspetto particolare. Invece di decorarlo con le solite palline e con i fili d’argento, abbiamo appeso ai suoi rami tanti dischetti colorati sui quali bambini, ragazzi, giovani, educatori, mamme e papà potevano scrivere una richiesta, un desiderio, un sogno, una preoccupazione…I messaggi non si sono fatti attendere, piccoli e grandi hanno colto al volo l’occasione per aprirsi, per parlare…, è emerso di tutto, la crisi, il carcere, gli sfratti, la voglia di un regalo per i figli, in un momento in cui le luci della città, fatte di stelle artificiali e di decorazioni di latta, si sforzavano di comunicare che tutto andava bene e non c’era motivo di preoccuparsi per il futuro. Di fronte a queste e a tante altre “letterine”, sintesi di una realtà che condividiamo ogni giorno con la nostra gente, ci siamo detti che per far sperimentare a tutti qualche attimo di gioia, il nostro avrebbe dovuto essere un Natale a più dimensioni. Allora abbiamo mandato qualche messaggio alla “Provvidenza”, abbiamo chiacchierato un po’ con i nostri Santi, abbiamo lavorato di fantasia e “di gomito”, il tutto condito con la certezza che quel Dio che guarda ai piccoli e ai poveri con un amore privilegiato, avrebbe fatto il resto. E, l’ha fatto davvero! Chi l’avrebbe detto, infatti, che una multinazionale come la Eaton, leader mondiale nel settore Automotive e il Vides Main, apparentemente non accomunati da nulla, potessero unire le loro forze per regalare qualche attimo di spensieratezza ad un territorio in cui la componente della speranza è sempre più a rischio? E’ accaduto…Domenica 15 dicembre, con il supporto economico della Eaton, ha preso vita nella strada - chiusa al traffico per l’occasione - antistante l’edificio di Via Luini, al cui terzo piano il Vides Main svolge i suoi laboratori espressivi, il Luna Park di Natale. I “giostrai”, con tanto di berretto da Babbo Natale, erano gli alti dirigenti della Eaton, mescolati con i nostri educatori, animatori, volontari…che hanno fatto gustare la gioia di essere accolta alla gente del territorio, alla quale si sono uniti con grande semplicità, i dipendenti della Eaton con le loro famiglie. Tra giochi di società a grandi dimensioni, zucchero filato, maghi, bolle di sapone giganti, spettacoli, laboratori di trucco, cioccolata calda, doni per tutti e un buffet costruito ad arte, i piccoli sono passati di meraviglia in meraviglia e i grandi sono tornati bambini, hanno ritrovato il sorriso, la voglia di giocare, di credere che lo stare insieme e il tenersi per mano, possono rendere la vita meno dura. E’ stato un forte momento di comunità, in cui le culture e i ceti sociali non hanno costituito nessuna barriera, anzi hanno innescato la voglia di rivedersi, magari con un altro incontro in Primavera.
Sabato sera, 21 Dicembre, abbiamo replicato la festa, quella usuale in cui la grande famiglia del Vides Main, in occasione del Natale Cristiano rivive l’incanto della nascita del Piccolo Re e scambia auguri di pace con i fratelli e le sorelle delle altre religioni. Questa volta i protagonisti sono stati i bambini, i ragazzi, i giovani che, utilizzando i linguaggi della danza, del canto, del mimo, dell’acrobatica, ci hanno presi per mano e ci hanno accompagnati in un fantastico viaggio verso il Paese del Natale. Il palco dell’Istituto Sacro Cuore, si è trasformato nella terra degli agrifogli e dei pettirossi dove, grazie al coraggio e alla tenacia di Ester che non si è fermata davanti a nessuna difficoltà e a nessuna fatica, il miracolo del Dio Bambino che abbraccia tutti i popoli e tutte le nazioni della terra – e sul palco e in salone ce n’erano molti rappresentati - si è rinnovato ancora una volta.
Intanto, mentre si snodavano questi avvenimenti, le nostre sedi incominciavano ad essere sommerse dai “manifesti pubblicitari” elaborati dalle 90 classi delle Scuole pubbliche del territorio e da quelle di via Cumiana e del 27 per rispondere alla “consegna” del Concorso natalizio che, come consuetudine, il Vides Main ha voluto proporre con lo slogan “Natale: pennellate di speranza”. I bambini ed i ragazzi sono davvero fantastici, paiono tutti iscritti alla scuola dell’ottimismo salesiano. Ora le loro pennellate di speranza colorano le pareti del Centro “La Finestrella” ma meriterebbero di decorare le strade e le piazze di questa nostra città che, soffocata dalle preoccupazioni, a volte non sembra più in grado di guardare il cielo.
E, proprio tra queste pareti così calde e colorate, il nostro Natale 2013 ha vissuto un’altra tappa intensa e particolare. Nei giorni precedenti, tra i messaggi appesi all’abete abbiamo trovato quello di una mamma sola con i suoi due bambini che diceva “che bello avere una famiglia per festeggiare il Natale. Io non ce l’ho”. Di fronte a questo, la comunità religiosa ha subito pensato che poteva fare da famiglia per lei e per le altre che, pur non avendolo scritto, avevano lo stesso desiderio. Così il 25 Dicembre ha visto riunita intorno ad una tavola allegra e variopinta una bella famiglia composta da un po’ di Tunisia, un po’ di Serbia, un po’ di Romania e, naturalmente, da un po’ di Italia. Mentre guardavamo i bimbi ridere felici, abbiamo pensato ad alcune parole di Nelson Mandela, sentite da poco, che sicuramente sarebbero piaciute anche a Don Bosco e a Madre Mazzarello “Non c’è nulla in grado di dimostrare quale sia la vera anima di una società se non il modo in cui i bambini vengono trattati” e ci siamo detti che l’annunciare la Buona Notizia per noi parte di qui.
Inizio a scrivere questa lettera con due giorni di anticipo e capirete perché: oggi abbiamo celebrato la memoria di Maria Regina e veramente Regina è stata per me e per il nostro Barrio San Benito in questo mese.
Vi accennavo, in altra mia lettera, che i ragazzi/e della catechesi sono in aumento e che i due container diventavano piccoli per accogliere i 30 catechizzanti divisi in 4 gruppi. Chiedendo al PetroBras un aiuto “concreto” e con la promessa positiva della richiesta, i tempi sono andati un po’ alla lunga … ma ormai ci siamo. Il Sabato 3 agosto la ditta PetroBras ci inviò, anche se in forma provvisoria (ma fino al termine della costruzione della Chiesa), un container con ruote! Mi chiedo e ne ho la conferma: è un sabato TUTTO di Maria, e siamo a due giorni dalla bellissima festa mariana del 5 Agosto!!! data, commemorativa della mia professione: un vero regalo di nozze.
Il giorno era decisamente inclemente: pioveva a dirotto come non accade ordinariamente in Patagonia. Il rimorchio che doveva posizionare il container non riusciva a muoversi e le ruote si infossavano nel fango con insistenza. Sr. Teresita ed io pregavamo nell’auto perché si potesse risolvere questo inconveniente, e per di più il container perdeva terreno perché il luogo è un poco in pendenza. Ma prega e spera e il container dopo un’ora e mezza si posiziona nel luogo determinato per offrirsi allegramente come un’abitazione “aggiunta”. Sr. Teresita ed io lo osserviamo come un dono “piovuto” dal cielo e a colpo d’occhio vediamo sotto il medesimo l’attacco per la luce elettrica!!! Hermosisimo!!! e sul lato destro l’attacco per il gas!!! Eccellente!!! Con le chiavi in mano entriamo e ammiriamo tre piccole stufe e le varie luci in posizione sicura per un futuro degno della catechesi, non solo; ma si deve ritagliare un piccolo “appartamento!” per il Sacerdote che, quando viene, può mettersi a disposizione di un colloquio con la gente che desidera confessarsi. La settimana successiva, con il nostro uomo di lavoro Daniel, arredammo il container con sedie nuove fiammanti, con tavole e con tende appropriate per il posto riservato per il Padre e con il cavo per attivare tutte le luci.
Il sabato 10 Padre Sergio procedette solennemente alla benedizione e alla collocazione del medaglione di san Benito alla parete principale del container. Alla fine, applausi e merenda compartita di quelle che la Provvidenza sa preparare: Yogurt con biscotti per tutti.
E come sempre, ad ogni progetto nuovo, bisogna far fronte anche a nuovi bisogni. Gladis, responsabile della catechesi ci disse subito che era opportuno “assicurare le finestre” dagli eventuali “rischi di rottura”. Ci siamo date da fare per cercare la ditta che poteva preparare queste “protezioni” e così oggi, festa di Maria Regina il Signor José Ursino con il Signor Mamonde e Daniel, l’opera si è conclusa. E non è poco. Quasi al termine dei lavori di protezione alle finestre, arrivano due agenti della Polizia… per verificare!
Non so che pensare, ma da buona Italiana, mi scuso per il dialogo che voglio intraprendere per “parare” la situazione. Li saluto e li accompagno nei due container di Padre Juan e parlo loro del bene che stiamo facendo nel Barrio con la carità ai poveri e con la catechesi e Messa settimanali, della difficoltà dello spazio e della donazione provvisoria del container, accompagnandoli a visitare poi il terzo: quello di San Benito. Mi chiesero il perché della posa in opera dei ripari alle finestre, e ho dovuto spiegare che era una necessità per difenderci dai vandalismi… amicizia fatta! Rivolto al Signor José Mamonde che è l’unico facilmente ricuperabile, si scambiarono i riferimenti telefonici perché in caso di necessità anche la polizia possa arrivare tempestivamente a dare il suo aiuto.
[…]
Ma lasciate che vi lasci con una battuta comica.
Nel Barrio San Benito, che si sta popolando di gente, si sta anche arricchendo di cani! Un vero disagio soprattutto nelle celebrazioni liturgiche perché a volte le accompagnano con i loro “cantici”.
Ebbene, tra questi che ne sono due di grandezza modesta che sempre arrivano per primi a salutare le Suore, le catechiste e i fedeli. Alla fine bisogna dare un nome anche a questi animali e mi viene la brillante idea: Devoto il cane nero e Devotina la cagnolina bianca e nera!!! I nomi passano alla storia e che cosa capita? La scorsa settimana era in programma la cioccolata calda con biscotti per i Bambini del Barrio essendo la “fiesta del niño”. Tutto pronto e in parte donato dalla provvidenza. Tutto sulla camionetta di José Mamonde: latte, zucchero, cioccolata in polvere Nisquì con rispettive taniche e pentole da consegnare alla Signora che avrebbe provveduto a preparare la cioccolata calda. Il lunedì mentre Gladis e Mamonde consegnano le provviste ad una famiglia povera e si attardano un poco per dialogare con la medesima, i cani si precipitarono sulla camionetta e mangiarono tutta la cioccolata in polvere. Al compiersi della bravata, mi telefonò Gladis e mi disse perentoriamente: “Hemana Paola vedessi. Altro che Devoto e Devotina … hanno compiuto un’azione “FEA”, si divorarono tutta la cioccolata dei nostri bambini e appariva uno spettacolo comico, specie nei cani dal pelo chiaro con il muso tutto incioccolatato !!!”
Così ci capita vivere e tra il serio e il faceto. Vi saluto e vi abbraccio: preghiamo a vicenda e che Maria ci accompagni.
Sr. Paola feliz FMA
E così abbiamo avuto anche l’esperienza dei ladri!
Non era mai capitato, in sette anni. Neppure quando avevamo preziosi materiali da costruzione sparsi nel compound durante l’edificazione del dormitorio e della nostra casa. Anche perché la notte abbiamo ben quattro cani da guardia liberi, ed hanno sempre fatto un ottimo lavoro nello scoraggiare i malintenzionati.
Ma si sa che l’Uomo è la più astuta delle creature e non c’è cane da guardia che regga!
Così è accaduto il mese scorso. Una notte ho sentito i cani abbaiare furiosamente e sono uscita con la torcia elettrica per vedere cosa stesse succedendo. Troppo tardi. Un gruppo di cinque o sei uomini era già al di là della cancellata e stava saltando sul retro di un pick-up che è fuggito a fari spenti. La porta del capanno degli attrezzi era scassinata ed erano riusciti a rubare tutti i nostri attrezzi elettrici, non molti: una sega circolare, un tagliaferro, due trapani, la pialla elettrica e il tagliaerba. Avevano lasciato indietro il saldatore perché molto vecchio e pesante, tenuto insieme con lo spago per cui difficile da piazzare sul mercato! Non siamo riuscite a capire cosa abbiano fatto ai cani per farli ritardare nel raggiungere il luogo del “delitto”, perché lungo il perimetro del compound non abbiamo trovato tracce di cibo o altro.
Il mattino seguente sono andata alla polizia a denunciare l’accaduto. Il poliziotto incaricato mi ha chiesto se ero venuta in Questura con la mia macchina. Alla mia risposta positiva mi ha detto: “Bene, se non le dispiace mi può accompagnare alla sua casa per fare il sopralluogo, visto che al momento non abbiamo veicoli di servizio disponibili?” (!!!). Fatto il sopralluogo, lo riporto in Questura e lungo la strada mi dice: “Preghi”. Io resto un attimo interdetta a quest’affermazione e il poliziotto aggiunge:
“Lei preghi che riusciamo a trovare i ladri, anche noi lo facciamo e la maggior parte delle volte li becchiamo!”.
Forse non abbiamo pregato abbastanza; sta di fatto che dopo due giorni gli stessi ladri sono venuti a visitarci ancora ed hanno preso il famoso saldatore! Erano gli stessi perché ancora, quando i cani hanno abbaiato furiosamente, sono corsa fuori ed erano già al di là della cancellata, questa volta che correvano a piedi, non più in macchina. Quando li ho illuminati con la torcia, li ho riconosciuti... non cambiano spesso il vestiario qui alle Solomons!!! Credo che questa seconda volta sia stato più per “gioco” che per interesse, perché appunto quel saldatore non lo possono piazzare da nessuna parte... manca persino del morsetto-massa: noi infatti avvolgevamo il filo scoperto direttamente al ferro prima di saldare ed avevo sempre paura che prima o poi esplodesse!
Questa seconda volta è venuta tutta la squadra degli investigatori a fare il sopralluogo, con il loro veicolo. Hanno cercato le impronte digitali ed hanno chiamato la Centrale per mandare l’esperto che le rileva... a tuttora stiamo aspettando che l’esperto arrivi e le magnifiche impronte che abbiamo trovato sulla cancellata sono ormai svanite al sole e alla pioggia!!! Hanno intervistato tutti nel compound e nei compounds adiacenti e poi se ne sono andati, scusandosi per quello che ci è capitato, che se avevamo altri indirizzi potevamo telefonare e che se loro avevano qualche rivelazione ce lo avrebbero fatto sapere. A tuttora, niente.
Da quella seconda volta, però, abbiamo cominciato a fare i turni di sorveglianza notturna. Noi quattro suore con i quattro ragazzi studenti che abitano nel capanno costruito per gli operai durante l’edificazione del dormitorio e le nostre due collaboratrici dell’ostello…
nonché i cani.
Il tutto mentre aspettiamo che la Compagnia che abbiamo interpellato venga a mettere lungo la cancellata il filo spinato.
Quando sono andata all’ufficio per chiedere del filo spinato mi è stato risposto che, poiché ultimamente i furti si sono moltiplicati, molti privati stanno richiedendo questo articolo e lo avevano finito... prossimo carico tra due mesi!
È interessante la vita notturna dalle nostre parti. Incredibilmente c’è sempre gente che va e che viene... e non solo i ladri.
Per esempio è capitato che un amico di uno dei nostri ragazzi è arrivato all’una di notte con dei pezzi di ricambio per la sua macchina e si sono messi ad aggiustarla a quell’ora! Il nostro vicino rientra sempre attorno alle due, dopo di ché spegne tutte le luci esterne della casa e da quella parte è buio pesto... proprio la parte dove i criminali erano scappati! Il primo autobus passa sempre alle quattro del mattino e i primi due operai che si avviano al lavoro con la loro tuta fluorescente passano alle quattro e un quarto.
Di notte sono molte le creature che si risvegliano. Per esempio i serpenti! Una notte il cucciolo abbaiava impazzito. Quando sono corsa c’era un serpente gigantesco (beh, grosso sì, ma non proprio gigantesco, ma concedetemi la licenza poetica). La consorella che faceva il turno con me era fuggita terrorizzata, così ho dovuto lottare da sola. Ci sono voluti diversi colpi di machete prima di tramortirlo ed un’altra serie per ucciderlo del tutto. A causa del baccano le ragazze del dormitorio si erano tutte alzate e quando ho mostrato il serpente hanno applaudito ed hanno voluto fare la foto col trofeo.
Altro esemplare notturno... sempre a parte i ladri, e gli ubriachi che ogni week-end ci cantano la serenata, è il pipistrello gigante. È grandissimo e siccome le nostre due case hanno le luci notturne esterne, abbiamo diversi di questi elementi che svolazzano a bassa quota, sfrecciando sopra le nostre teste. Quando si appendono agli alberi circostanti mi piace illuminarli, così mi sembra di vedere un documentario sulla natura. A volte li vedo arrampicarsi sul tronco degli alberi di cocco, in cerca degli uccelli che fanno i nidi tra le noci.
E infine i cani. Sono sempre sorpresa dello straordinario udito ed olfatto di questi animali. Anche quando sembrano profondamente addormentati, basta che passi una formica e subito sono in allerta. Per questo ci chiediamo cosa abbiano fatto i ladri per colpire prima che i cani arrivassero. Tutte le case del vicinato hanno i cani e a volte ci sono dei concerti straordinari. Quando un gruppo comincia ad ululare, tutti gli altri seguono a ruota come la ola degli stadi, per finire improvvisamente tutti insieme, come se ci fosse un direttore d’orchestra che ferma la sinfonia!
Ma la cosa più straordinaria nelle veglie notturne sono i cieli stellati. Non essendoci molte luci artificiali, le stelle sono visibili al massimo del loro splendore. Non conosco ancora tutte le costellazioni dell’emisfero australe, ma credo che prima che il filo spinato arrivi, le avrò imparate tutte! E poi le stelle cadenti sono così numerose! A volte facciamo a gara, con chi è di turno con me, per chi ne vede di più... speriamo che stando a naso all’insù non ci scappino i ladri sotto il naso!
A dire la verità non abbiamo più cose di valore che possano attirarli: le attrezzature elettriche sono gli articoli che più fanno loro gola, più ancora di computer o televisori. Quegli strumenti erano proprio un grande aiuto per noi, nei piccoli lavori di manutenzione delle due case e per i piccoli progetti nel compound. Abbiamo comunque gli attrezzi a mano e credo che piano piano mi verranno i muscoli da falegname, gratis, senza andare in palestra!
Quello che più ci preme però è la sicurezza, per noi e per le ragazze. In questi ultimi anni la criminalità è aumentata e, considerando il comportamento della polizia, non abbiamo molta protezione. Il corpo di polizia è relativamente recente ed ancora in allestimento. Hanno tanti problemi interni quali: mancanza di mezzi ed attrezzature, mancanza di personale specializzato, corruzione e favoritismi, poco senso civico. Uno degli investigatori del gruppo che è venuto a fare il sopralluogo mi diceva che non era contento perché la paga era troppo bassa, non aveva abbastanza ferie ed il lavoro era massacrante e pericoloso. La parola che è sulla bocca di tutti è: police useless (la polizia non aiuta). Ultimamente ci sono stati molti bandi di concorso per entrare nella polizia per cui speriamo che la nuova generazione porti un nuovo modo di vivere questo servizio.
Per il momento procediamo con la sicurezza notturna in proprio, che dopotutto unisce ancora di più la nostra famiglia, prendendoci cura gli uni gli altri nell’assicurare un buon riposo, sicuro e sereno. È un’esperienza certo faticosa, ma ha il suo lato positivo.
Auguro anche a tutti voi la capacità di cogliere il lato positivo che c’è in ogni esperienza, anche la più incredibilmente difficile e dolorosa. Nulla va mai perduto e nulla è mai inutile nella vita, se impariamo a leggere gli avvenimenti in profondità e a viverli insieme, uniti, aiutandoci ad affrontarli.
Buona ripresa delle attività meravigliosamente quotidiane, dopo la pausa estiva.
Alla prossima.
Sr Anna Maria.
Luanda (Angola)
Gesto Missionário Solidário
Sabendo que os nossos irmãos que moram em Cunene, uma das províncias do Sul de Angola, que quase a cada ano é afetada pelas inundações ou pela seca, este ano estão morrendo de fome e sede por falta de chuva e de alimentos; que as famílias estão abandonando suas moradias e migrando para quaisquer lugares; a Igreja Católica lançou um forte apelo a toda a população de Angola para ir ao encontro destes nossos irmãos. A Associação das Escolas Católicas se mobilizou e a nossa ESCOLA “MARIA MAZZARELLO” de Luanda, não ficou indiferente. Um gesto missionário foi pedido e toda comunidade educativa foi tocada pela graça de Deus. Houve uma grande coleta de alimentos, água mineral, roupas, dinheiro e outros donativos. Todos ficaram muito sensibilizados e a partilha aconteceu. Aproveitamos para falar sobre a intenção missionária de julho para o Continente Asiático; todos os dias fazemos uma oração pedindo a Deus Pai que mande anunciadores àquele continente.
Comunidade Educativa da Vila Mornese. Luanda - Angola
Comunidade Educativa da Vila Mornese. Luanda - Angola
Río Gallegos – Argentina
Sono molto commossa per quanto mi capita in questa terra benedetta dal sogno di Don Bosco, perché sento sempre più presente il Signore anche se sono “quasi alla fine del mondo!”
Ecco cosa è successo in questo bel mese:
Dal 22 al 29 aprile, hanno vissuto con noi 22 Suore dell’America del sud per un Progetto di Spiritualità Missionaria ed hanno arricchito la loro vita, pregando, studiando e confrontandosi con il percorso delle prime missionarie proprio nella terra patagonica. La nostra casa è costruita accanto alla Casa Historica: la prima casa della Patagonia, ricca di storia nel campo della cultura e dell’educazione, che vide la presenza delle FMA dal 1901. Ora è dichiarata Patrimonio culturale sia a livello nazionale che provinciale.
Come comunità Salesiana, ma soprattutto come comunità cristiana argentina-patagonica il primo maggio abbiamo vissuto una giornata di intensissima gioia per la celebrazione solenne dell’inizio del Ministero episcopale del nostro Vescovo Mons. Miguel Angel D’Annibale che era solo amministratore Apostolico della sede lasciata vacante dal precedente Vescovo, per salute precaria. La sua nomina a Vescovo, l’ultima della serie per mandato del Papa Benedetto XVI prima di lasciare il pontificato, si estende nel territori delle province: Patagonia - Santa Cruz - Terra del Fuoco - Antartida e isole dell'Antartico. La sede della diocesi è in Rìo Gallegos e fu creata con la bolla del Papa Beato Giovanni XXXIII il 10 aprile 1961. È la più estesa del paese con una superficie di 264.855 Km². È il primo Vescovo diocesano e succede agli altri quattro tutti salesiani! Quindi il primo regalo della terra Argentina alla Chiesa, figlio di italiani ed ex allievo salesiano! Alla celebrazione erano presenti tutti i vescovi della regione Patagonia - Comahue, presieduta dal Nunzio Apostolico di Buenos Aires. Cerimonia svoltasi nel palazzetto sportivo Club Atletico Boxing. Alla presenza di 5000 fedeli provenienti da tutta l’Argentina e con la presenza del Papà e della Mamma del medesimo Vescovo.
Altro bel regalo “piovuto dal cielo” è stata l’inaugurazione della nuova scuola Materna al barrio San Benito (la prima tappa di una scuola che prevede le classi elementari e le superiori. Praticamente già tutto ben avviato, soprattutto grazie alla tenacia di Padre Juan che ci ha recentemente lasciati). Sr. Maria Teresa, con l’equipe del servizio liturgico catechistico, eravamo tra gli invitati speciali! Il giorno fissato era il 13 Solennità di Santa Maria Domenica Mazzarello!!! Anche la nostra Santa, ha voluto mettere il suo sigillo dal cielo! Meravigliosa coincidenza. Meravigliosa soprattutto la presenza di tanti bambini con i propri Genitori in un barrio che lentamente sta prendendo consistenza e fisionomia autonoma. Molte famiglie affrontano disagi e privazioni serenamente, caratteristiche proprie di questo popolo povero e dignitoso.
E così, passo passo ci stiamo preparando alla festa di Maria Ausiliatrice. Vi dico che la vita al Barrio San Benito, comincia a prendere una caratteristica sempre più consistente: è inspiegabile descriverlo. Già nei primi sabati della catechesi sacramentale, i due container soffrivano problema di spazio: ora sono presenti 4 gruppi e, anche se piccoli (da 5 a 12 ragazzi/e) e con la presenza di alcuni genitori e figli più piccoli, la cosa diventa problematica.... Dopo la catechesi c’è la celebrazione della Santa Messa …. e il disagio comincia a farsi sentire! Parlandone anche con il Vescovo, e fin che la Chiesa rimane da ultimare e le opere parrocchiali con la palestra avranno da aspettare per molto tempo … l’accordo è stato di aggiungere altri due container! E non è poca cosa vedendo anche la voglia che ha la gente di accostarsi al Sacramento della Confessione!
Padre Sergio, che provvidenzialmente sostituisce l’indimenticabile Padre Juan, offre la disponibilità per il ministero Sacerdotale (fin ora Confessava all’aperto, ma ora che l’inverno australe comincia a farsi sentire … non ha un posto dove … ascoltare questa povera gente. E così, unendo le forze della preghiera, con la richiesta di altri due container, la Madonna, come sempre ci ha pensato! Il primo giorno della SUA novena abbiamo avuto la risposta affermativa di chi ci offre in dono l’occorrente di legno per la costruzione delle due ali di prefabbricato e … nella gloria di Maria, il Signore sia lodato. Avremo bisogno di forze lavorative, ma sicuro che qualche santo provvederà. E padre Juan dal cielo, inoperoso non starà. Per questo vi mando l’ultima foto con Sr. Alaide e con la realtà della cappella San Benito, allo stato attuale del 24 aprile 2013. Poi vi racconterò come la Madonna ci viene in AIUTO! Forse anche grazie alle vostre preghiere perché in terra di missione sono la moneta sonante della cassaforte del cielo.
Vi auguro una santa festa di Maria Ausiliatrice e ve la auguro con il medesimo stile di Giovanni, un bimbo della prima elementare, che in questa novena, con due suoi amici, ancora con lo zaino sulle spalle, all’inizio di una giornata scolastica (alle 7,20) entrò nella nostra Cappella, si fermò davanti alla statua della Madonna e ponendole un disegno ai suoi piedi le ha detto con semplicità: É per Te Maria, Buon giorno!
Sr. Paola Oldani
Sr. Paola Oldani
Centrate o delimitate?
Sabato 16 marzo u.s. c’eravamo anche noi alla 2^ Giornata della Mondialità: momento di confronto fra Religiose straniere e non, presenti sul territorio, organizzato dall’Usmi regionale, presso l’Istituto Faà di Bruno di Torino! Abbiamo scelto di rivivere l’esperienza dell’anno scorso, convinte del valore dell’incontro e dello scambio… e non ci siamo pentite!
Anzi, per convalidare ulteriormente la scelta, abbiamo coinvolto anche sr Ronjila, una nostra Sorella indiana, da poco approdata in Piemonte per regalare la sua giovane presenza nella Comunità dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Torino.
Anche quest’anno si è rinnovato in noi l’entusiasmo di “essere parte viva” di un corpo in trasformazione: la nostra Chiesa locale che, nonostante le realistiche difficoltà e i ritmi non sempre adeguati al cambiamento, cammina il suo tempo, con il suo fagotto di sogni e paure…
Noi, Sorelle di Porta Palazzo, quotidianamente affacciate sulla strada del quartiere più colorato della città, abbiamo bisogno di tempi e luoghi capaci di riflessione sul vissuto: per elaborare pensiero dentro le intuizioni, le emozioni, l’impatto quotidiano con le storie che ci appartengono e a cui, ormai, apparteniamo… un tempo per leggere e rileggere il cuore e la mente, abitati da tanta strada, da volti e vicende che ci interpellano e ci provocano, ci chiamano ad essere una chiesa diversa, per la diversità… una terra per tutti, dove l’accoglienza, lo scambio, il pensare e il lavorare insieme, come comunità interculturale e, spesso intercongregazionale, diventa dono quotidiano e ricchezza reciproca.
L’opportunità di incontrare e ascoltare, in una densissima mattinata di intervento, la voce e la vita di Cristina Simonelli, teologa amica dei Rom, veramente ci ha aperto orizzonti importanti, offrendoci conferme di pensiero, di direzione e di speranza. Ci sembra importante offrire una sintesi di quanto abbiamo insieme condiviso per partecipare e condividere un tesoro importante per il cammino di tutti…
Spunti e percorsi che fanno pensare, che ci mettono in crisi, che ribaltano posizioni e convinzioni radicate, spesso ci spiazzano e, proprio per questo, ci fanno del bene…
L’evangelo alla chiesa e alle genti; differenze e comunione
Apre leggendo alcuni versi di una donna, Elisa Kidanè, religiosa comboniana, eritrea per nascita, ma cittadina del mondo per vocazione, efficaci nel focalizzare - da subito - la sua posizione mentale: “…riprendi il cammino anticipando l’alba, generando aurore, inventando futuro…”
Una MEMORIA APERTA… questa è la donna africana… ma forse questa potrebbe essere “la donna” di ogni latitudine…
Spunti che arrivano “dalla fine del mondo”… ma dove sia l’inizio o la fine è sempre relativo: dipende dal punto di vista rispetto a “quale centro”… E questo, per noi, chiamate a vivere “sororità e comunione” non dovrebbe essere un problema: la Chiesa vive di differenze che si articolano nella comunione: la Chiesa è una diversità in comunione… dico più volentieri “differenza” rispetto a “diversità”…
IL CONTESTO: un mondo connesso e rumoroso…
Siamo in un mondo connesso e globale, il meccanismo della rete spiazza e sorprende chi non vi è abituato, permettendo parola e visibilità a chi difficilmente ne avrebbe avuta. Questo genera moltissime possibilità e anche alcuni rischi: bisogna però stare attenti all’accavallarsi delle parole, al brusio, al continuo vocio che ci circonda…
Ma è importante accettare la sfida, tenere insieme l’immediatezza e la velocità dei passaggi d’informazioni, con la riflessione: le radici della spiritualità e della riflessione devono convivere e superare la logica dell’immediato.
Come ben si esprime Rosanna Pesenti nel suo testo “Un mondo connesso fra radici e superfici”: è necessario restituire alle parole tempi e luoghi… la velocità non è in contrasto con la riflessione.
E’ “difficile parlare di pace dentro l’urgenza del fare che ognuna sente come impellente necessità, unita al sentimento d’impotenza per i pochi gesti che abbiamo davvero a disposizione e che ci riducono, di colpo, ad una realtà di mancanza di potere sul terreno delle decisioni politiche (…) Non mi sottraggo alle parole brevi e incisive degli slogan e degli appelli, ma sento la responsabilità di restituire alle parole tempi e luoghi adeguati, perché avverto che proprio nell’illusione di dovere abbreviare i discorsi per raggiungere più in fretta le nostre mete è nascosta una trappola che invalida poi ogni azione…” (Pesenti R., Donne pace democrazia in Donne disarmanti, Lanfranco – Di Rienzo, D’Auria, Napoli, 2004, 65).
Globale e locale: fughe e radici
Molti hanno messo in evidenza come la globalizzazione – economica e del mercato – ma anche dell’informazione e della cultura, porti con sé, come nell’epoca dei grandi Imperi, fenomeni di particolarismi e identitarismi, che arrivano fino a forme escludenti e razziste. Viene chiamata glocalizzazione. Ciascuna è chiamata a giocare il “proprio locale” aprendolo perché sia casa e non gabbia. Qui c’è un enorme spazio: per assumere le proprie radici, facendone case, evangelizzando le spinte escludenti che ognuno di noi porta con sé…
Sono intense le pagine di Zeruya Shalev, scrittrice israelita, in “Quel che resta della vita” (Feltrinelli, 2013) “…L’attaccamento fatale per il luogo, il tempo e soprattutto la famiglia in cui siamo nati… perché maggiori sono le spinte centrifughe, più forte diventa la forza di attrazione gravitazionale: l’amore…”
Questo è un compito e una responsabilità ed è incontestabile il ruolo nella donna nel “fare casa”…e questo è anche un servizio per la chiesa.
I Molti cammini delle nostre identità…
Attenzione! Se pensiamo alle nostre identità come ad un possesso, come ad una valigia di cose passate e certe, allora memoria e identità si bloccano reciprocamente come un meccanismo frenante… e si può parlare di “ossessione della memoria e ossessione identitaria”, rappresentata dal genere “museo”, con il rischio che tutto questo degeneri in fenomeni di nazionalismo, confessionalismo… (ossessioni commemorative…). Remotti, nel suo studio “l’Ossessione identitaria” Laterza 2010, ci mette in guardia dalle logiche statiche e confermanti, che impediscono di cogliere dinamiche di trasformazione e di alterità. Identità e appartenenza non significa guardare indietro nella valigetta della memoria carismatica e identitaria o del popolo femminile a cui appartengo… eppure una certa ricerca esasperata dell’identità, quando a livello ecclesiale dobbiamo individuare lo “specifico di…” e interpretarlo quasi come una spartizione di torta (es consacrati/laici; carismi ecc…)…attenzione a non farci portare dalle parole dove in realtà non vogliamo andare…. L’invito è quello di andare avanti! Il nostro “nome”, l’identità più propria, la consegna del nome è sempre un’identità aperta al futuro: “Io sono colui che è e sarà con te e guardo il futuro!”… il nostro nome è un’identità aperta al futuro; il cuore delle identità singole e congregazionali sono RADICI APERTE!
SENZA RADICI L’ALBERO NON CRESCE, MA SE FOSSE CONCENTRATO NELLE RADICI…NON SE NE MANGEREBBERO I FRUTTI!... Anzi certi alberi sono una scommessa per il futuro, per i nipoti… si piantano perché altri possano mangiarne i frutti…
…questo potrebbe farci venire ansia, soprattutto in tempi di crisi: “Ma allora, se niente ci differenzia… noi non siamo più nulla???!!!!”…
Ma questa è la fase conciliare…
Un esempio importante: donne, concilio, evangelizzazione…
Questa è proprio la parte importante dell’ecclesiologia del Vaticano II: la vocazione all’uscita dalla logica retroversa e statica. La Chiesa del Vaticano II è chiamata al decentramento per un ricentramento su Cristo e una conversione di simpatia al mondo!
Lo ricordo con una pagina di Timothy Radcliffe, già generale dei Domenicani, e poi di Routhier, teologo esperto della recezione del Vaticano II:
“La comunità a cui siamo destinati e nella quale dobbiamo scoprire la nostra identità più profonda è l’UMANITA’!. La comunità ecclesiale è soltanto un SEGNO e un sacramento della nostra casa. Non è il luogo a cui apparteniamo nella maniera più fondamentale”.
Un’identità liberata dall’ossessione “dell’io chi sono” si apre al centro che è Cristo e, insieme, si apre ad un orizzonte più vasto: questo è il cuore del Concilio…
LA MIGRAZIONE E LA DIVERSITA’ CI OBBLIGANO A FARE IL PUNTO CON QUESTE AFFERMAZIONI E SONO LA GRAZIA DI OGGI!
Herbert McCabe scrive: “Il battesimo non è il sacramento dell’iscrizione alla Chiesa, ma il sacramento dell’iscrizione all’Umanità!”
Ovviamente la chiesa è una comunità, una comunità di comunità, ma una volta che diviene troppo interessata a se stessa, come se fosse la comunità a cui tutti noi siamo destinati, allora tradisce la propria vocazione! La tentazione della Chiesa è quella di interessarsi alla cristianità, invece che interessarsi al mondo! Ne è sempre risultata una chiesa banalizzata, che sembra aver scarsa rilevanza per quella società che dovrebbe trasformare.
La Chiesa che abitiamo, la comunità che formiamo, dovrebbe essere chiamata ad additare al di là di se stessa, in direzione di ciò che non esiste ancora. Se da’ l’impressione di costruire un fine a se stessa, allora non sarà sacramentale (…) nelle nostre comunità cristiane (parrocchie, associazioni, ordini religiosi…) dobbiamo appartenere gli uni agli altri in maniera tale da rendere evidente che apparteniamo all’umanità intera”. (Timothy Radcliffe, testimoni del Vangelo, Qiqaion, magnano, 2004, 158-159).
Routhier parla poi di passaggio da “comunità delimitata” a “comunità centrata”: nel primo caso, la comunità delimitata, l’identità del gruppo è assicurata da un confine ermetico che la protegge da qualsiasi contaminazione che potrebbe sopraggiungere a seguito di contatti con l’esterno. Questo “cordone sanitario” protettore, assicura al gruppo la coesione, l’identità e le sicurezza. Così i confini sono rigidi e molto ben definiti: ciascuno sa con precisione se è dentro o se è fuori.
L’insistenza sui criteri visibili dell’appartenenza alla Chiesa ci permette di conoscere chiaramente chi ne è membro e chi abita al di fuori dei suoi confini.
Ma quando una comunità è così delimitata diventa fortezza: tutte le forze sono concentrate sui confini e il centro è “molle”. Il cuore del gruppo “è molle”: cioè non è l’adesione personale di ciascuno a ciò che è al centro della comunità a strutturare il gruppo e a radunare gli individui che lo compongono!
Quando invece la comunità è “centrata” e l’attenzione va sulle radici della relazione fondamentale, i confini sono sfocati, l’identità si costruisce tramite un’adesione personale forte a colui che è al centro e al cuore della comunità. Anche se i confini sono porosi e permettono i contatti con l’esterno e le appartenenze differenziate, il gruppo non perde la propria coesione e l’identità, poiché l’una e l’altra si costruiscono a partire da una forte adesione a colui che raduna e salda la comunità.
Questa è un’identità che sa dialogare e resistere: le singole differenze vivono attente al cuore e non sprecano tempo a delimitare i confini delle reciproche identità.
Questi due modelli si distinguono per il fatto che l’identità, la coesione, l’unione, l’appartenenza si costruiscono nel primo caso tramite un confine o una barriera che protegge, tiene insieme e custodisce dentro la Chiesa quelli che vi si trovano, i quali aderiscono a quanto è creduto dal gruppo, la disciplina, la ripetizione della dottrina e il conformismo; mentre nel secondo caso la comunità si costruisce radunandosi attorno a Cristo che ne è il centro e verso il quale sono rivolti i membri della Chiesa…
“I credenti del terzo millennio o saranno dei mistici o non saranno!” (Rahaner…)
Solo gli spirituali possono dialogare…
Visioni e sogni… (confronto in assemblea)
Le nostre osservazioni non sono sullo stesso piano… c’è un piano ideale: il “dover essere” e la verifica concreta di ciò che si è… ed è urgente che la Chiesa trovi luoghi e tempi per passare dal piano ideale alla realtà.
Bisogna creare lo spazio per le parole dette anche animatamente sul nostro “essere reale” in crisi e un ripensamento/discernimento alla luce della Parola: un equilibrio fra le parole che hanno il diritto di essere “come ci vengono”, e il passaggio “pregato” della Parola che illumina… troppo spesso noi saltiamo il primo livello e sublimiamo… per non cambiare mai…
E’ una ricerca INSIEME in cui non c’è una parte che insegna (l’Occidente) e un’altra che impara (il Sud del Mondo… “le suore straniere sono qui per la formazione”…!!!???)… anzi, nella regola benedettina c’è scritto: “prima parlino i giovani…”. Bisogna volerlo, perché questo sia possibile! Non esiste che qualcuno stia lì solo a ricevere…
Fede è anche fiducia: dobbiamo attribuirci crediti di fiducia reciproca e, a tutti, la possibilità di esprimersi con “parole autorevoli”.
Il primo contributo che le giovani chiese, le Sorelle straniere portano all’interno della nostra chiesa è il fatto di ROMPERE L’OMOGENEITÀ’: LA PRESENZA DELLA DIFFERENZA OBBLIGA A RIFARE LE MAPPE!...
E c’è un grido da parte di queste nuove presenze, molto simile a quello di Malala: “dateci delle penne in mano, altrimenti qualcuno ci metterà dei fucili!”… Attenzione, perché l’esperienza senza la riflessione rischia di essere troppo istintiva e la riflessione va fatta insieme, in polifonia… nel RISPETTO RECIPROCO CHE E ‘IL PRIMO GRADINO DELLA CARITA’!
E’ tempo di dar voce ad una teologia interculturale, perché missione è prima di tutto condivisione: attenzione ad essere “cattolici” e non semplicemente “esportatori della cultura europea!”: la teologia si fa con “i piedi”: andando incontro ai punti di vista differenti…
Grazie Cristina e grazie a quante, dietro o davanti alle quinte, hanno dato vita a questa importante Giornata! Grazie anche a Don Sabino Frigato, presente all’incontro con parole di riconoscimento e di stima, per queste Sorelle-Dono per la nostra Chiesa, Sorelle profezia piuttosto che “toppa” e supplenza, Sorelle in reciprocità, non semplicemente in ascolto… Ci prenotiamo già per il prossimo anno!
Sr Julieta João, sr Paola Pignatelli e sr Ronjila Sangma
Isole Salomone
Eccomi di nuovo a voi.
Sapete, anche i missionari si ammalano. A volte è ordinaria amministrazione, come per esempio diarrea, qualche lineetta di febbre, vomito, mal di testa....a volte è qualcosa di più “sostanzioso” come malaria, polmonite, tifo, dengue.
È quello che mi è capitato ultimamente. All’improvviso mi è salita la febbre a trentanove. Primo pensiero: malaria. Andiamo alla clinica locale, gestita in parte da una congregazione religiosa, per il test: negativo. La suora infermiera lo riprova per sicurezza, ma il risultato è lo stesso.
Meno male, penso io! Così mi mette una flebo per allentare la febbre, ma niente da fare. Credetemi, avere la febbre in un paese tropicale è allucinante.
Nel pomeriggio, cotta dalla febbre, dal caldo e dal sole, andiamo dalla dottoressa che, dopo la visita, mi dice che sospetta la dengue (vedi enciclopedia medica) e che devo andare all’ospedale centrale per il test. Sempre più cotta, mi trascino fino all’ospedale e facciamo il test, ma il risultato sarebbe arrivato il giorno dopo, così torniamo a casa. Morivo! La dottoressa chiamava ogni ora per controllare la situazione e quando ho cominciato a vomitare (scusate!), dice alla mia Superiora di andare al Pronto Soccorso per il ricovero immediato.
Era ormai sera. La corsia del Pronto Soccorso era stracolma di gente. Chissà perché tutti si ammalano la sera... anche i missionari! C’erano bambini piccolissimi, divorati dalla malaria e gente sdraiata su stuoie con la flebo in tutti gli angoli del Pronto Soccorso. L’infermiere ci dice che non ci sono letti disponibili e che mi devono mettere la flebo lì, all’istante. Avevo avvistato un tavolo, così mi ci sono sdraiata sopra. Qui la gente dorme normalmente sul pavimento di casa, su stuoie, senza materassi, ma io non sono abituata a dormire sul duro ed essendo anche piuttosto magra potevo contare tutte le mie ossa. Verso mezzanotte si libera un letto nel reparto di isolamento e così ho potuto riposare le mie ossa sul morbido… su un materasso a molle! L’unico problema è che la copertura superiore del materasso si era ormai consumata, così potevo contare tutte le sue molle contro la mia schiena!
Il giorno dopo arriva la sentenza: dengue. È una febbre tropicale causata da un virus trasportato da una zanzara, che fino al gennaio scorso non esisteva nel Paese. In gennaio, appunto, si sono verificati i primi casi in Honiara e in meno che non si dica siamo arrivati all’emergenza. Il reparto isolamento è tutto occupato dai malati di dengue, soprattutto quelli più gravi. Altri, meno gravi, sono sparsi nelle corsie e un certo numero viene curato a casa. I giornali e la radio mandano continui comunicati alla popolazione per non prendere alla leggera la febbre e di fare il test all’apparire dei primi sintomi.
Spendiamo qualche riga a proposito dell’ospedale, in generale, qui alle Isole Salomone.
Da noi c’è l’usanza che quando qualcuno della famiglia va all’ospedale, tutta la famiglia si trasferisce con lui. Ci deve essere sempre una o più persone che restano permanentemente col malato in corsia, nella stanza, giorno e notte. Di notte srotolano la stuoia ai piedi del letto o, a volte, sotto il letto e dormono col malato. Di giorno non c’è orario di visita: tutti possono venire in qualsiasi momento, anche quando il dottore fa il giro degli ammalati, e portano ogni sorta di cibarie, sia per l’ammalato che per i “custodi”. Anche i bambini piccolissimi scorazzano tra i letti senza ritegno e potete immaginare la bolgia nelle camerate, che sono da dieci letti!
L’ospedale provvede il cibo, naturalmente, ma viene condiviso un po’ con tutti, specialmente la colazione: delle grandi teiere vengono poste sul bancone dell’infermiera con un numero di sacchetti di pan carré e chiunque può attingere. Pare che per quelli che vengono dai villaggi l’andare a “curare” un ammalato venga considerato come l’andare a fare un po’ di vacanza.
La sera i cortili dei padiglioni si riempiono di gente seduta in circolo a chiacchierare perché dentro fa troppo caldo, a volte cantano e suonano la chitarra, qualcuno stende la famosa stuoia sul prato e dorme all’aperto. Il personale infermieristico è molto paziente e preparato. Più di una volta si ritrova a prendere decisioni perché non sempre i medici sono presenti, anche di notte! Il Governo sta preparando un numero di medici all’estero, ma ci vorrà ancora qualche anno prima che si possa supplire alle esigenze di una popolazione in aumento... anche dal punto di vista sanitario!
Alle Isole Salomone tutti possono accedere alle strutture mediche gratuitamente: sia l’ospedale che le medicine, che le visite mediche o gli esami sono totalmente a carico del Governo; ecco perché la gente è incoraggiata ad usufruire delle strutture sanitarie, anche se non diffuse in tutte le parti del Paese.
Ad ogni modo quando mi sono ritrovata nel reparto, in una camera a due e non a duemila, con la vista direttamente sul mare (l’ospedale è dislocato lungo la costa), mi sono detta: ma guarda che pensiero carino il Signore, che allevia i suoi missionari malati con un po’ di bellezza. Beh, a dire la verità, il mio primo pensiero è stato: speriamo che non ci sia nessun allarme tsunami, senò sarò la prima a cavalcare l’onda!
Ed anche le malattie tropicali se ne vanno come sono venute, rendendo il missionario sempre più partecipe della vita e delle esperienze della sua gente, avvicinandolo ai cuori di quelli con cui è stato chiamato a vivere.
Comunque quando ci si trova in un letto d’ospedale, ammalati, così lontani, la nostalgia di casa, della famiglia si fa sentire molto forte... e le lacrime scendono. Dal profondo c’è un nome che sale spontaneo, non chiamato: mamma. Non importa se si hanno sei anni o venti o cinquanta, la presenza di una madre è insostituibile in questi momenti, anche se non dovesse fare niente, basta che c’è. Maria lo sapeva, per questo è rimasta fino alla fine, fino ai piedi della croce, anche se era straziata da quello che vedeva: non poteva fare niente, ma c’era. Questo è bastato a Gesù ed è per questo che poi l’ha donata a tutti noi, per quando una mamma non c’è più, o non c’è mai stata, o è troppo lontana. La Sua presenza può riempire il vuoto che c’è dentro o guarire quelle ferite che nessuna medicina cura.
In questo tempo di riflessione sulla Passione di Cristo e dell’Uomo, prendiamo Maria nella nostra “casa” e lasciamo che il suo cuore di madre ci dica quelle parole che scaldano e illuminano il cammino che abbiamo ancora da fare, mai soli.
Buona Risurrezione.
Sr Anna Maria Gervasoni
Isole Salomone
Buon anno!
Lo so che l’anno è cominciato da un pezzo ma… meglio tardi che mai.
Le feste natalizie sono state molto tranquille qui da noi: come sempre Honiara si è spopolata, tanti sono tornati alle loro isole e villaggi per festeggiare con le loro famiglie.
La notte di Capodanno era estremamente silenziosa, non sono stati neppure lanciati i bengala delle navi ancorate al porto. Solo i nostri vicini, poco prima di mezzanotte, hanno cominciato a cantare canti tradizionali a più voci, ma poi la pioggia battente ha scoraggiato anche loro!
La nota umoristica di Capodanno è stato l’annuncio sul giornale da parte del capo della polizia nazionale che elogiava e ringraziava i cittadini per non aver dato grossi problemi e si augurava che il buon comportamento continuasse per tutto il corso dell’anno.
Anche alla radio c’è stato un interessante annuncio in occasione della notizia di un incendio: la stazione della polizia di un distretto dell’isola era stata bruciata e alla radio hanno raccomandato i capi villaggio di sensibilizzare la gente ad avere cura della sicurezza della polizia assegnata nella stazione (ma non dovrebbe essere il contrario?).
E l’anno scolastico è cominciato con uno sciopero nazionale ad oltranza dei docenti (mi sono sentita a casa!). Le scuole avrebbero dovuto aprire il 21 gennaio, ma i sindacati dei docenti avevano già annunciato lo sciopero ad oltranza perché da due anni il Governo non adegua gli stipendi.
A dire la verità, i docenti delle Salomone hanno gli stipendi più bassi di tutti i Paesi del Pacifico, tanto che la maggior parte di loro si deve arrangiare con doppio lavoro o vendita di ortaggi e frutta al mercato per poter arrivare alla fine del mese. Come capita sempre, il Governo aveva fatto mille promesse, così alla fine le scuole sono rimaste chiuse per le prime due settimane dell’anno scolastico. Ora si riprende, gli accordi sono stati raggiunti e... speriamo... verranno messi in pratica.
Non è ancora finita qui: un altro evento per cominciare il nuovo anno è stato l’inizio della stagione delle piogge in modo eclatante, con un bel tifone: Frida. Perché dovete sapere che nel Pacifico (che continua a non essere poi così pacifico!), questa è la stagione dei cicloni.
Mi ricordo che quando studiavo geografia alle elementari e leggevo di cicloni, tifoni, monsoni, mi chiedevo perché sono tutti “oni”. Beh, ora lo so perché, e devo dire che sono proprio “ONI”.
I cicloni scorrazzano per il Pacifico senza una precisa traiettoria; a volte tornano indietro o cambiano direzione alla faccia delle previsioni meteorologiche. Sono costituiti da fortissime raffiche di vento, fino a 200 Km/h e spesso anche pioggia da alluvione. Gli alberi di banano sono i primi ad essere atterrati perché non hanno gran ché di radici, mentre gli alberi da cocco, che sono “abituati” a questo clima, vengono agitati dal vento e perdono tutte le noci mature, per la gioia dei raccoglitori di cocco che non devono scalare fino a venti metri per il loro raccolto. I fiumi fanno paura: si gonfiano e diventano marroni di fango, tanto che nel mare formano lunghe strisce d’acqua scura che fa fatica a disperdersi.
Lungo la costa nord-ovest dell’isola l’anno scorso sono stati ricostruiti tutti i ponti che immancabilmente ogni anno venivano spazzati via dalle piene. Questa volta, però, hanno fatto un buon lavoro: i ponti sono forti, alti, ed hanno dei pilastri di cemento armato. Gli argini in prossimità dei ponti sono stati rinforzati con pareti di roccia trattenute da forti reti metalliche. Per questo ci siamo meravigliate quando, alla fine del primo ciclone, hanno annunciato alla radio che in uno di questi fiumi i margini si sono sgretolati e la piena ha rovinato il ponte. Poi è stato detto il motivo: qualcuno aveva rubato le reti metalliche di protezione!!! Alla radio hanno raccomandato la popolazione di non farlo più!
Come avrete notato i Media qui da noi sono piuttosto particolari. Per esempio il telegiornale locale. Fino all'anno scorso durava mezz'ora ed era ricco di eventi locali: l’inaugurazione di una scuola, la visita di un parlamentare, la cerimonia di riconciliazione tra tribù, i tornei sportivi, gli eventi e le decisioni del Governo… niente notizie dall'estero naturalmente... troppo costose.
Di solito per le feste di Natale il telegiornale va in vacanza e riprende due settimane dopo Capodanno. Quest’anno però il notiziario si è ridotto paurosamente: solo dieci minuti di notizie, a volte cinque ed una sera in due minuti hanno finito la trasmissione! Poi sul giornale hanno spiegato il mistero: cambio di gestione e di compagnia di trasmissione... i costi sono aumentati... i minuti di trasmissione sono diminuiti. Ma, sempre sul giornale, hanno detto di non disperare, troveranno il modo di affrontare la situazione e garantire più informazione agli utenti.
A dire la verità, non ci sono molti utenti televisivi alle Salomone. La radio è il mezzo di comunicazione più diffuso e seguito, accessibile anche per annunci personalizzati come le riunioni di famiglia o le assemblee scolastiche. Tutto molto casalingo, come vedete.
Tornando ai cicloni la gente ha escogitato un sistema per salvare le loro case. Essendo di legno e foglie, non sopravvivrebbero alle raffiche di vento, ma quando è il momento, smantellano le pareti così il vento passa e non abbatte la struttura. Se sono case permanenti (legno o mattoni) sono provviste di grandi finestre che vengono lasciate aperte. Non sempre funziona, si sa che la natura è più forte dell’uomo, ma salva parecchie abitazioni.
E sempre durante il ciclone c’è una rana: non so bene se è una rana o un rospo, non sono mai riuscita a vederla, che canta solo quando è tutto allagato. Non la si sente mai durante l’anno o in ogni altra situazione meteorologica, nemmeno durante le piogge torrenziali, solo alla fine del ciclone, quando tutto è sott'acqua!
E la vita continua: piano piano, con la ripresa della scuola, le ragazze arriveranno da noi ed avremo nuove avventure, nuove storie, gioie e lacrime, sfide da affrontare. Guardando alle ragazze che abbiamo avuto “tra le mani” in questi anni siamo decisamente incoraggiate: hanno fatto un grosso salto di qualità ed è bello incontrarle e vederle felici, realizzate, sicure di sé. Anche quando vengono a piangere sulle nostre spalle hanno sempre tanta forza e speranza dentro. Noi suore siamo diventate un punto di riferimento, sia quando devono riempire i documenti per il nuovo lavoro o quando non sanno se lasciare il marito che le ha tradite o tenerlo.
Prima di Natale Margaret è venuta a salutarci: tornava alla sua isola per sempre, avrebbe chiesto alla scuola del villaggio di insegnare agricoltura (si è diplomata l’anno scorso) e si sarebbe occupata del fratello minore che è ammalato mentale. Per ringraziarci di quello che siamo state per lei e che siamo ancora ci ha lasciato i soldi guadagnati nella vendita di alcuni prodotti agricoli coltivati durante l’anno. Placida invece andrà a frequentare l’ultimo anno delle superiori in un’altra isola; è il Ministero dell’Istruzione che assegna le scuole per l’ultimo anno perché normalmente gli alunni che lo raggiungono sono pochi e le scuole che hanno questa classe anche di meno. La aspetteremo per vedere cosa avrà pensato per il suo futuro.
Noi portiamo tutte queste nostre figlie nella preghiera, perché non manchi la Grazia che le aiuti e le guidi nella vita, come portiamo nella preghiera tutti voi, perché anche in quest’anno non manchi la forza e la speranza nell'affrontare con coraggio e gioia le sfide della quotidianità, luogo dove si incontrano e costruiscono amicizie e relazioni che impegnano la nostra vita perché porti frutti d’amore e pace nelle nostre famiglie e nel mondo.
Alla prossima.
Sr Anna Maria Gervasoni
PS Grazie a tutte voi che mi avete scritto per chiedermi notizie riguardo il terremoto e lo tsunami qui da noi. L'epicentro è stato nell'estremo est dell'arcipelago e noi non siamo stati toccati. Laggiù invece sono in difficoltà anche perché è una zona remota e difficile da raggiungere con le comunicazioni ed i trasporti. Ricordateci sempre nella preghiera perché il Pacifico continua a non essere poi così tanto pacifico!
Dear Sisters,
Greetings from sweet mission place of Cambodia. We have nice celebration of welcoming 72 volunteers for Sunday Oratory who willingly have said "Yes" for our Sunday oratory. In our convent we have 7 centres with 500 children and so we cannot reach out to all the villages and so we need some young people's help. These all young girls are from our own secretarial school. They are very happy to spend and sacrifice their Sunday time to become part of our mission here in Cambodia. They said that"There is much joy in giving than receiving" and so this make them to do something good to someone who is less fortune. This is their joy and happiness.
We have be preparing them for 2 weeks, motivating them and forming them to be good educator in Salesian way.
We really appreciate their generous heart and willingness to help the poor and needy.
We started our oratory and early in the morning they set themselves to go to different villages assigned for them. They spend their half day with the poor children of the village. They start their day with good morning talk for the children, then they teach them English/ Mathematics for 2 hours and after that they play some games with them and teach them some action songs in English and in their local languages. The children are very open and respectful towards their teachers. They just wait for them on Sunday.
We are very grateful to all of them. Without them we can do very little. Please pray for them and for our mission here.
Pray also that many more generous benefactors may come to help us as we spend lot of money for their transport to go village to village and other expends.
Your are always in my prayer.
With much love
Sr.Blanchi
Wau - Sur Sudan
QUERIDAS AMIGAS Y AMIGOS:
LAS SALUDO DESDE MI TIERRA DE MISION “SUR SUDAN” Y ESPERO QUE TODAS Y TODOS, SE ENCUENTREN MUY BIEN.
AHORA QUE ESTAMOS EN EL MES DE LAS MISIONES LES ENVIO ALGUNAS EXPERIENCIAS DE NUESTRA MISION, PERDONEN QUE NO LES PUEDO ESCRIBIR TAN SEGUIDO O ENVIAR ALGUNAS FOTOS, ES IMPOSIBLE EN SUR SUDAN ENVIAR FOTOS YA QUE SON UN POCO PESADAS PARA ENVIAR EN INTERNET, Y PARA RECIBIRLAS TAMBIEN TENEMOS PROBLEMAS. YO LES AGRADEZCO A TODOS LOS QUE ME ENVIAN FOTOS O VIDEOS PERO AQUÍ ES EMPOSIBLE ABRIRLOS. EN ESTOS MOMENTOS ESTOY EN ETHIOPIA Y POR ESTO PUEDO ESCRIBIR Y ENVIAR FOTOS CON MAS FACILIDAD.
NUESTRA PROVINCIA LA FORMAN TRES NACIONES, ETHIOPIA, SUDAN Y SUR SUDAN, EN ETHIOPIA TENEMOS 4 COMUNIDADES, EN SUDAN 1 COMUNIDAD Y EN SUR SUDAN 3 COMUNIDADES EN JUBA, TONJ Y MI COMUNIDAD WAU. SUR SUDAN, COMO YA LO SABEN ESTE AÑO CUMPLIÓ SU PRIMER ANIVERSARIO DE INDEPENDENCIA. ES UN PAIS QUE HA SUFRIDO UNA GUERRA CONSTANTE, NO SOLO POR EL INTERES DEL PETROLEO, SINO QUE LA GENTE HA SENTIDO EL DESPRECIO DE LOS OTROS POR SU RAZA Y CREENCIAS, Y ESTO ES MAS DOLOROSO. MUCHOS VIVEN SIN FAMILIA POR QUE LOS MATARON DURANTE LA GUERRA, ALGUNOS CON CAPACIDADES DIFERENTES POR LA MISMA SITUACION, MUCHOS CON TRASTORNOS MENTALES.
LA UNICA CIUDAD MAS DESARROLLADA ES JUBA, SOLO AHÍ HAY CALLES PAVIMENTADAS Y HAN TERMINADO LA CARRETERA PARA LLEGAR A UGANDA, SOLO…
EN MI CIUDAD “WAU”, ES LA SEGUNDA CIUDAD MAS POBLADA DEL PAIS, SOLO TENEMOS UNA CALLE QUE VA DEL AEROPUERTO A LA CASA DEL PRESIDENTE MUNICIPAL. EL AEROPUERTO LO ESTAN ARREGLANDO, ANTES ERA SOLO TIERRA Y HACE CINCO MESES HUBO UN ACCIDENTE AEREO. PERO SOLO POR ESTE MEDIO VIAJAMOS A JUBA. TODAVIA NO TENEMOS LUZ PUBLICA, MUCHAS PERSONAS TIENEN PANELS PARA TOMAR LA LUZ SOLAR Y CREAR ENERGIA NOSOTRAS TENEMOS PARA EL REFRIGERADOR Y EN LA NOCHE PONEMOS EL GENERADOR POR DOS HORAS O TRES, Y EN ESTE MOMENTO PODEMOS PONER LA LAVADORA, PLANCHAR O COCINAR, (NO TENEMOS GAS), TAMBIEN ALGUNOS MOMENTOS PODEMOS USAR EL INTERNET, QUE NO SIEMPRE TRABAJA BIEN Y COMO YA LES HE DICHO NO PODEMOS HACER MUCHO. EN EL DIA PARA COCINAR SE USA CARBON O LEÑA, Y PARA PLANCHAR… USTEDES RECUERDAN AQUELLAS PLANCHAS (QUE AHORA ESTAN EN LOS MUSEOS) QUE SE LES PONIA CARBON ADENTRO PARA QUE SE CALENTARAN Y PLANCHARAN? PUES DE ESTAS PLANCHAS TAMBIEN USAMOS.
YO NO SE SI ALGUNA VEZ LES LLEGO A USTEDES UN POWER POINT QUE DECIA QUE EN EL 2013 NO VAMOS A TENER LUZ ELECTRICA, YO PENSE “ESTA BIEN, AQUÍ NO HAY PROBLEMA” Y LUEGO DECIA QUE NO SE PODRÁ COMPRAR NADA POR QUE EN LAS TIENDAS NO TRABAJARIAN LAS COMPUTADORAS PARA VENDER… PUES TAMBIEN YO DIJE “AQUÍ NO HAY PROBLEMA” YA QUE NO TENEMOS ESAS CLASES DE TIENDAS, SOLO TENEMOS EL MERCADO DONDE LA GENTE VENDE LO POCO QUE PUDERON COSECHAR Y CARISSSSSISSSSIMO!… ALGUNAS VECES LOS PRODUCTOS VIENEN DE OTROS PAISES Y POR ESTO SON MUY CAROS, MAS O MENOS ASI:
TRES JITOMATES (NO DE BOLA) - 2 DOLARES.
DOS MANZANAS - 2 DOLARES
5 LITROS DE ACEITE - 17 DOLARES
1 KILO DE ARROZ - 3 DOLARES
UN DIA ESTABAMOS PREPARANDO LOS EXAMENES DE LOS NIÑOS Y LEÍ EN UN EXAMEN ¿DÓNDE SEMBRA LA GENTE SUS VEGETALES, EN EL JARDIN, EN EL RIO O EN LA CALLE? LA VERDAD PENSE QUE ESTABAN EQUIVOCADAS ESTAS RESPUESTAS, PERO DESPUES PREGUNTE A LAS HERMANAS Y ELLAS ME DIJERON QUE ES EN EL JARDIN DONDE ELLOS SEMBRAN SUS VEGETALES, DESPUES PUDE VER QUE ERA REALIDAD. ELLOS NO TIENEN MAS TIERRAS PARA COSECHAR POR QUE SON MUY CARAS.
POR ESTO LA GENTE ES MUY POBRE, YA QUE LO QUE GANAN ES CASI SOLO PARA EL ALIMENTO. AQUÍ TODAVIA NO HAY UNA ORGANIZACIÓN PARA EL SALARIO, EL MISMO SALARIO LO TIENEN QUEN TRABAJA EN GOBIERNO Y QUIEN TRABAJA EN LA CONSTRUCCION, QUIEN TRABAJA EN SEGURIDAD Y QUIEN TRABAJA COMO DOCTOR. TIENEN EL MISMO SALARIO LA SEÑORA QUE TRABAJA PARA LA LIMPIEZA DE LA CASA Y EL PROFESOR QUE ESTE AÑO EMPESO A TRABAJAR EN LA ESCUELA.
OTRO PROBLEMA ES LA SALUD, NO SE TIENEN BUENOS HOSPITALES… BUENO AQUÍ SOLO HAY UNO, Y CUANDO LOS CASOS SON MUY GRAVES PUES SOLO SE LES DA LA BENDICION. LA MALARIA ES UNA DE LAS CAUSAS MAS COMUNES DE MUERTE AQUÍ. SI NO SE ATIENDE A TIEMPO NO SE PUEDE HACER NADA Y DESDE LOS NIÑOS PEQUEÑOS COMO LA GENTE GRANDE, O LOS MISIONEROS MUEREN IGUAL EN UNAS HORAS O EN UN DIA. LOS NIÑOS EN LA ESCUELA CUANDO LOS VEMOS QUE EMPIEZAN A TEMBLAR SIN CONTROL Y SUDAR FRIO INMEDIATAMENTE LOS LLEVAMOS A LA CLINICA. UN DIA LE DIJE A UNA SOR QUE NO ME SENTIA BIEN POR UN DOLOR EN UN MUSCULO DEL BRAZO Y ELLA ME DIJO, “TIENES QUE IR AL DOCTOR PARA UN CHEQUEO” Y LE PREGUNTE ¿DONDE? Y SOLO NOS EMPEZAMOS A REIR.
LA GENTE SUR SUDANES ESTA ENTENDIENDO LA IMPORTANCIA QUE TIENE SU PRESENCIA Y SU PREPARACION PARA EL FUTURO DEL PAIS, PARA ELLOS NO ESTA SIENDO FACIL ESTE CAMBIO, PERO VEMOS EL ESFUERZO DE MUCHO POR AYUDAR A SUS HIJOS EN LA EDUCACION Y EL PROGRESO.
EN “WAU” SOMOS 5 HERMANAS Y TENEMOS DOS ESCUELAS PRIMARIAS, UNA CLINICA Y UNA ESCUELA DE ENFERMERIA. YO ESTOY AYUDANDO EN LA ESCUELA.
ESTA ES NUESTRA CASA DE LA COMUNIDAD EN WAU.
AQUÍ ESTAMOS LAS HERMANAS DE LA COMUNIDAD S. DOLORES (INDIANA), S. GRACE (INDIANA), S. CELESTINA (INDIANA), S. JANE (KENYANA) Y YO (MEXICANA Y CON MUCHO ORGULLO). TAMBIEN MAI VAN (VIETNAMITA) PERO ELLA AHORA ESTA EN LA COMUNIDAD DE TONJ.
“AUXILIUM BASIC SCHOOL” TIENEN 983 NIÑOS Y NIÑAS QUE VAN DESDE KINDER GARDEN HASTA EL 8 GRADO (AQUÍ LA PRIMARIA ES DE 8 AÑOS)
“ST. JOSEPH BASIC SCHOOL” TENEMOS 1,183 NIÑOS Y NIÑAS QUE VAN DESDE KINDER GARDEN HASTA EL 8 GRADO. AQUÍ ES DONDE YO TRABAJO.
NUESTROS NIÑOS NO TIENEN MUCHOS RECURSOS, LES PEDIMOS CUADERNOS PERO MUCHO NO TIENEN DINERO PARA COMPRAR Y ALGUNAS VECES NO HAY CUADERNOS EN LAS TIENDAS PARA COMPRAR. LOS CUADERNOS SOLO SON DE 30 HOJAS LOS DE 50 HOJAS SON MUY CAROS TODOS SON DE FORMA ITALIANA NO HAY TAMAÑO PROFESIONAL Y SI HAY SON CARISIMOS. LIBROS NO HAY SOLO TENEMOS EN LA ESCUELA ALGUNOS LIBROS DE LOS AÑOS PASADOS PARA LOS PROFESORES. PARA COMER EN EL TIEMPO DEL RECESO ELLOS COMPRAN UN PAN CON ALGUNA COSA ADENTRO, FRIJOL, FRITURA, O LENTEJAS. PEDIMOS LA AYUDA DE UNA INSTITUCION PARA DAR ALIMENTO A LOS DE KINDER GARDEN, Y ELLOS COMEN ARROZ CON LENTEJAS, EN UN PLATO COMEN 3 O 4 NIÑOS.
UN PROBLEMA QUE TENEMOS EN LA EDUCACION ES QUE NO TENEMOS MAESTROS, TODOS LOS QUE TRABAJAN SON AQUELLOS QUE TERMINARON LA SECUNDARIA Y ESPERAN UN AÑO O DOS PARA QUE EL GOBIERNO LES PERMITA SEGUIR ESTUDIANDO EN LA UNIVERSIDAD. (AQUÍ SON 8 AÑOS DE PRIMARIA Y 3 DE SECUNDARIA Y SOLICITAN AL GOBIENO PARA ENTRAR EN LA UNIVERSIDAD) NO HAY ESCUELAS PARA PROFESORES SOLO ALGUNOS VAN A TOMAR CURSOS PARA ENSEÑAR. PERO POR EJEMPLO EN LA ESCUELA SOLO TENEMOS 1 QUE TOMA ESTE CURSO; 5 ESTUDIAN EN LA UNIVERSIDAD Y LOS OTROS 32 ESPERAN PARA LA UNIVERSIDAD. POR TANTO NO TENEMOS UNA CONSTANCIA DE PROFESORES NI SIQUIERA EN UN AÑO SIEMPRE ESTAMOS EN CONSTANTE CAMBIO.
ESTOS PROFESORES SON EL EQUIPO QUE NOS AYUDA PARA LA ORGANIZACIÓN DE LA ESCUELA, ELLOS ESTAN ESTUDIANDO PEDAGOGIA EN LA UNIVERSIDAD:
SI SE FIJAN BIEN… SON EL DOBLE DE MI.
LA GENTE HABLA ARABE, Y AHORA EMPIEZAN A HABLAR EL INGLES YA QUE ES LA LENGUA NACIONAL. EN LA ESCUELA ENSEÑAMOS EN INGLES PERO ES UN PROBLEMA MUY GRANDE YA QUE APRENDEN EN INGLES AQUÍ, LUEGO VAN A SUS FAMILIAS Y HABLAN SOLO ARABE, AL OTRO DIA YA NO SE ACUERDAN DE NADA. LOS QUE HAN ESTADO EN LA ESCUELA DESDE PRIMERO CUANDO LLEGAN A SEPTIMO O AL OCTAVO YA HABLAN Y ESCRIBEN MUY BIEN EL INGLES.
PARA CONCLUIR, LA GENTE AQUÍ EN SUR SUDAN SON HIJOS DEL ALTISIMO POR QUE DE VERDAD QUE SON LO DOBLE DE MI SON GENTE MUY ALTA Y DELGADA, LAS MUJERES NO TIENEN QUE APRENDER A MODELAR, POR SI SOLAS EN SU CAMINAR, YA MODELAN. LOS PROFESORES CUANDO ME TIENEN QUE PREGUNTAR ALGO SIEMPRE SE TIENEN QUE INCLINAR (NO POR REVERENCIA) ES POR MI TAMAÑO, QUE PARA ELLOS ES EN MINIATURA. PERO NO SOLO POR ESO DIGO QUE SON HIJOS DEL ALTISIMO, ELLOS SON GENTE MUY CREYENTE, QUE ESPERAN LA MISERICORDIA DE DIOS Y LA PAZ EN SU TIERRA.
AHORA LES ENVIO ALGUNAS FOTOS GENERALES QUE ME ENCANTAN Y CON ESTO ME DESPIDO PIDIENDOLES ORACIONES POR NUESTRO PUEBLO, POR NUESTRA MISION Y POR NUESTRA COMUNIDAD PRINCIPALMENTE PARA QUE CONTINUEMOS TRABAJANDO POR EL REINO DE DIOS CON ARMONIA Y SALUD.
ELLA ES ADARA Y TRABAJA EN NUESTRA CASA. TODOS LOS DIAS VA AL JARDIN PARA RECOGER LA VERDURA QUE NECESITA PARA COCINAR. DESPUES ES UNA DE LAS PROFESORAS DE ARABE EN LA ESCUELA Y POR ULTIMO SON ALGUNOS ROSTROS DE NIÑAS ALUMNAS DE LA ESCUELA.
Honiara - Isole Salomone
Ciao a tutte,
dovete sapere che sulla strada principale che porta verso la parte ovest dell’Isola, ad un certo punto c’è un sentiero che si inoltra nella foresta dalla parte che porta al mare.
È un sentiero bordato di mille fiori tropicali coloratissimi. Ogni volta che passavamo da lì ci chiedevamo dove portasse quel sentiero e chi avesse piantato così tanti bei fiori.
Il mese scorso abbiamo voluto svelare il mistero e ci siamo dirette verso l’interno del sentiero. Incredibilmente abbiamo scoperto che porta alla casa di uno dei nostri studenti della scuola tecnica, Chris, e credo che la sua storia sia degna di essere raccontata.
Chris aveva preso una brutta strada, si era associato ad una compagnia di sbandati: fumavano marijuana e bevevano. I genitori erano disperati e non sapevano più come prendere il loro ragazzo, che aveva cominciato anche a rispondergli.
Quasi per gioco, un giorno il papà gli aveva detto che invece di perdere tempo in giro avrebbe dovuto iscriversi alla scuola don Bosco ed imparare un mestiere, che forse era ora! E quasi per gioco il ragazzo ha accettato.
Nei due anni di corso in falegnameria Chris ha avuto un cambio di vita incredibile: ha lasciato la vecchia compagnia e si è impegnato al massimo nella scuola. Quando c’erano dei lavori extra di mantenimento degli edifici scolastici era il primo ad offrirsi volontario ed è stato anche il primo ad offrirsi al tempo dello tsunami, quando siamo andati a costruire la scuola distrutta dalla calamità. Sorrideva sempre ed era amico di tutti, soprattutto di quelli più sbandati.
Una volta gli avevo chiesto qual’era il suo progetto una volta diplomato e lui mi aveva risposto che aveva in mente di costruire una casa per i suoi genitori sulla terra che apparteneva alla loro famiglia, un terreno che porta al mare.
Alla fine del corso, il datore di lavoro dove aveva fatto il periodo di stage lo aveva assunto subito e riceveva anche un bello stipendio, così ha potuto realizzare il suo sogno: da solo, nel tempo libero, un po’ aiutato dal padre che è anche lui falegname, ha costruito una bella casa in legno col tetto di lamiera (qui sono chiamate “permanent house”, perché sono considerate durevoli per sempre, rispetto alle capanne di foglie!). Per rendere il posto ancora più personalizzato, ha piantato mille fiori ai lati del sentiero che porta alla casa, così la mamma avrebbe avuto sempre fiori freschi. Studiando poi la conformazione del terreno e gli alberi che vi crescono, ha localizzato la falda acquifera ed ha scavato un pozzo vicino alla casa, così la mamma non doveva più fare tanta strada per andare a prendere l’acqua.
Col padre aveva pensato a tanti progetti per sfruttare la proprietà: bungalow sulla spiaggia per i picnic delle famiglie, un forno per la cottura della copra (è un prodotto dell’albero di cocco), una casa per sé e una per gli ospiti.
Un giorno va dal papà e gli chiede il filo da lenza: “Hai intenzione di andare a pescare?” gli chiede il padre, “No, voglio piantare dei fiori”. Infatti, sulla riva del mare aveva individuato un posto particolarmente isolato ed aveva pensato di piantare tanti fiori di tutti i tipi, in ordine però, in file diritte, e il filo del padre gli serviva per quello! La sua intenzione era di costruire poi un gazebo in mezzo ai fiori, per avere un angolo di pace e bellezza per i momenti di tristezza o di stress, per rilassarsi ed aveva detto al papà che avrebbe aperto quel posto a qualsiasi persona avesse bisogno di pace e riposo.
Accanto alla casa paterna aveva poi costruito una tettoia dove ospitare gli amici che erano in difficoltà momentanea, in cerca di casa o che avevano litigato coi genitori, in cerca di tranquillità o di un posto sicuro dove stare.
Chris consigliava sempre ai suoi amici di iscriversi alla scuola don Bosco, che gli aveva dato tanto, ed ogni volta che c’era una festa o una riunione lui era sempre presente. Due anni fa aveva persino lasciato il lavoro per prestare un anno di servizio di manutenzione nella scuola, in ringraziamento per la vita nuova e bella che don Bosco gli aveva fatto scoprire.
Nel mese di maggio c’è la tradizione, nei villaggi della parte ovest dell’Isola, di portare la statua di Maria nelle case e di pregare il Rosario insieme. Poi le “matrone” del villaggio di turno si fermano per la notte di preghiera ed anche altri si uniscono a loro (devo dire che il “lavoro” delle nonne è uguale in tutte le parti del mondo: pregare Maria per i figli e i nipoti e per tutte le necessità del mondo...ecco perché stiamo ancora tutti in piedi!).
Il 25 di maggio era il turno del villaggio di Chris e dopo la preghiera del Rosario, aveva detto al padre che sarebbe andato via un momento e poi ritornava per stare la notte con le matrone in caso avessero bisogno di qualcosa.
Non si sa esattamente cosa sia successo, pare che abbia incontrato un gruppo di ubriachi che lo hanno assalito e colpito a morte. Solo al mattino i genitori sono stati avvisati che Chris era all’ospedale in coma.
Al funerale c’erano più di duemila persone, i genitori erano sbalorditi nel vedere quanti lo amassero. È stato sepolto vicino alla casa che aveva costruito e quando siamo arrivate alla sua tomba era ancora ricoperta di fiori ed alcuni amici ne avevano piantati anche attorno.
Il padre ci diceva che ora deve lavorare da solo ai progetti di Chris e che quando un lavoro non va o quelli che lo aiutano non capiscono cosa devono fare, lui si siede e piange pensando al figlio.
La mamma ci diceva che spesso pregano Chris di aiutare i suoi fratelli, che sono arrabbiati e gridano vendetta per quello che gli è successo, diceva che Chris deve mettere pace nel loro cuore e che loro, come genitori, non sentono nessun sentimento di vendetta perché Chris non merita di avere genitori con l’odio nel cuore. Sono inoltre grati a don Bosco per avergli restituito un figlio che forse non avrebbe lasciato nessun buon ricordo o buon sentimento alle spalle.
Sono tanti, sapete, i ragazzi e le ragazze che il sistema educativo di don Bosco aiuta nella vita, anche qui nelle Isole Salomone. Ogni volta che andiamo in città o in qualsiasi altro posto, troviamo sempre degli ex-allievi che ci corrono incontro, ci salutano, ci raccontano della loro vita, di quanto sono contenti. Franklyn lavora nella polizia, nel settore meccanico; Aloisio è capo elettricista nelle miniere d’oro della regione; Paul è preside del college di educazione professionale diocesano; Beautyleen è responsabile del personale di due grandi alberghi di Honiara; Samuel insegna falegnameria in una scuola tecnica e Melissa economia domestica nella stessa scuola. Alcuni sono anche stati mandati all’estero dai loro datori di lavoro per avere una maggior preparazione in vista di un avanzamento di grado. Molti sono già felicemente sposati e cominciamo a vedere in giro faccine di bambini che assomigliano loro!
Ovviamente ci sono anche quelli che si perdono, nel senso che faticano a trovare un lavoro per incostanza, malavoglia, disimpegno, alcoolismo e qualcuno anche perché ha rubato. Nella minestra c’è di tutto, ma sappiamo che quello che di buono viene seminato resta per sempre ed ha tempi diversi per fiorire.
Chris ha lasciato una ricordo indelebile nelle nostre storie pur nella sua giovane età e credo che lanci anche a noi la stessa sfida: quale ricordo lasceremo alle spalle?
Per noi missionari è una grandissima sfida. Noi non siamo permanenti nei posti dove siamo assegnati e quando andremo via cosa lasceremo, cosa avremo costruito...solo case o vite? E tutti noi cosa stiamo costruendo in relazioni, attività, condivisioni di vite e di esperienze? Quale memoria resterà nel cuore di quelli che ci conoscono?
Ora che stiamo riprendendo l’anno scolastico e sociale potremmo mettere nel libretto delle riflessioni personali queste domande, questa sfida che Chris ci lancia: lui ce l’ha fatta e noi?
Un saluto a tutti.
Sr Anna Maria Gervasoni
Honiara - Isole Salomone
Carissime sorelle, finalmente mi faccio viva!
Questa volta sono proprio imperdonabile, ma essendo stata in Italia quest’ultimo inverno ed avendo raccontato a voce storie a destra e a manca, sono rimasta a corto.
Ora però cominciamo con le nuove. Devo tornare indietro fino a Pasqua, quando col parroco e alcuni ragazzi siamo andate a celebrare la S. Messa di Risurrezione in uno dei villaggi della parrocchia, tra i più lontani. Per raggiungerlo si arriva fino a metà strada con la macchina e poi si deve procedere a piedi attraversando varie volte il fiume che scorre a grandi volute nella pianura, saltellando su pietre appositamente sistemate nell’acqua. E’ un percorso affascinante, nella foresta tropicale, con rampicanti che letteralmente strangolano interi alberi e li ricoprono formando figure di giganti, di castelli, di torri e mostri. Non abbiamo molti animali qui sulle isole ed anche la varietà di uccelli è abbastanza limitata, ma la vegetazione fa la sua parte con fiori tropicali selvatici che risaltano sfavillanti nel verde smeraldo delle foreste.
Al villaggio ci aspettavano con 20 bambini da battezzare... non c’era stata la veglia di Pasqua e quindi il Battesimo l’avremmo celebrato alla S. Messa della domenica.
Giusto all’ultima attraversata del fiume, il parroco scivola su una pietra e cade in pieno nell’acqua. Per fortuna lo zaino con i paramenti, le ostie e il kit da viaggio per la Messa li portava uno dei ragazzi! Ad ogni modo il sacerdote ha dovuto celebrare grondante perché non aveva ovviamente pensato di portarsi un cambio, così al momento del battesimo era più battezzato lui dei bambini!
Il Venerdì Santo invece c’è stata la recita della Via Crucis in parrocchia. Come già sapete, la nostra parrocchia si trova sulla spiaggia, non solo, ma è una spiaggia speciale: durante la seconda guerra mondiale proprio su questa spiaggia c’è stato lo sbarco degli americani che venivano a cacciare i giapponesi, ma i giapponesi li aspettavano ed è avvenuta una strage da entrambe le parti. Ecco perché la zona si chiama Red Beach (spiaggia rossa), per il sangue versato nella battaglia. Per questo motivo delle volte pullman di turisti giapponesi vengono a visitare il luogo dove magari qualche loro parente ha perso la vita.
Capita così che in piena celebrazione Eucaristica ci ritroviamo gruppi di giapponesi che entrano ed escono dalla chiesa facendo fotografie (!!!).
E proprio il Venerdì Santo, mentre gli attori stavano flagellando Gesù, legato ad un albero, con tanto di flagelli imbevuti nella tinta rossa per fare più effetto, sono passati ben tre pullman di giapponesi, tutti in divisa bianca della marina militare. Gli autisti stavano procedendo verso il punto di sosta, ma i passeggeri hanno gridato di fermarsi e tutti a prendere foto!
Dovete sapere che in questa parte del mondo, specialmente nell’Asia dell’Est, non è scontato che tutti sappiano chi è Gesù e cosa gli è successo. Più di una volta, passando per la China Town di Honiara, mi sono trovata a spiegare che cos’è quel simbolo che porto appeso al collo. Potete immaginare che cosa avranno pensato quei militari nel vedere una scena del genere, con gente che assisteva tranquillamente seduta sul prato.
Anche perché, sempre in questa parte del mondo, le Isole Salomone non hanno una buona reputazione... sono piene di cannibali e di ladri...si dice!
Ma questo giudizio è stato abbondantemente sfatato proprio quest’ultimo mese di luglio. Infatti le prime due settimane del mese le Isole Salomone hanno ospitato il “Pacific Art festival”.
Ventiquattro delegazioni provenienti da altrettante Nazioni del Pacifico sono convenute con artisti e prodotti dell’artigianato nazionale, danzatori e costumi, per un generale scambio di culture.
Sono state due settimane fantastiche. Le scuole erano chiuse per le vacanze ed i giovani passavano tutta la giornata all’“Art Festival Village” (appositamente costruito con capanne di vario stile, statue e decorazioni svariate. Per l’occasione è stato creato anche un laghetto artificiale con anatre vere e palcoscenico nel centro), assistendo a danze, canti, recite, sfilate o guardando gli intagliatori di legno che creavano totem altissimi e canoe decoratissime. Stoffe venivano colorate e decorate a mano nel tipico stile polinesiano. C’era anche lo stand del tatuaggio tradizionale samoano, fatto con gli strumenti manuali, non elettrici! C’era la possibilità di assaggiare piatti tradizionali e ogni sera si chiudeva la giornata con i fuochi d’artificio.
Potete immaginare i bambini, non c’era verso di tornare a casa se non dopo lo spettacolo finale. Ebbene.....nonostante la cattiva fama degli autoctoni, tutto è andato così bene che tutte le delegazioni non finivano di ringraziare, lodare e apprezzare i solomonesi, così accoglienti, pronti ad aiutare e sempre sorridenti. Non solo, ma i gruppi artistici che si susseguivano sul palcoscenico trovavano il pubblico sempre così numeroso ed entusiasta nel sostenere le varie performance che non volevano mai finire e andavano sempre fuori tempo massimo nelle loro danze.
Per la nostra gente è stata un’occasione unica: essendo geograficamente lontani gli uni gli altri e non avendo la possibilità di viaggiare, è stata una full immersion nel mondo!
La domenica dopo la chiusura del festival, i nostri ragazzi della parrocchia ci hanno detto, tristi, che ora non sapevano più cosa fare, abituati per due settimane a vivere e divertirsi nell’Art Festival Village tutto il giorno.
E per mantenere vive le emozioni del festival, giusto la settimana dopo abbiamo avuto.....un super terremoto megagalattico!!! Prima volta che ne sperimento uno così. Già sapete che le isole del Pacifico non sono tranquille ed ogni tanto dobbiamo correre fuori casa a causa di tremori e “tremare” per gli allarmi tsunami, ma il terremoto di mercoledì 25 li ha battuti tutti!
Era ormai sera inoltrata, le ragazze erano già a letto e noi suore eravamo affaccendate nelle ultime cose della giornata quando tutto ha cominciato a muoversi. Sembrava che il mondo fosse diventato di gomma. Cose che normalmente sono rigide, come per esempio la ringhiera della scala, oscillavano e si piegavano flessibili come fuscelli. Si sentiva il rumore di oggetti che cadevano e la terra slittava sotto i piedi tanto che sembrava di camminare sul ponte di una nave agitata dalla burrasca. Le ragazze sono scese in ordine in cortile e stavano tutte vicine le une alle altre, silenziose. Giusto il tempo di arrivare anche noi che tutte le luci si sono spente. Cade il buio più totale ed ancora stavamo “roteando” con la terra. Sembrava di essere in un film apocalittico.
La nostra paura era appunto lo tsunami. Io ho chiamato i ragazzi che sono nel nostro casolare in fondo al compound dicendo loro di accendere la torcia grande che hanno in dotazione (a volte fanno la ronda di notte per controllare che tutto sia tranquillo), così abbiamo avuto un po’ di luce. La terra si era ormai fermata e subito siamo corse a prendere le chiavi della macchina... non per scappare, ma per avere notizie dalla radio... solo musica!... forse erano già scappati tutti!
Nel frattempo intrattenevamo le ragazze con qualche preghiera e qualche storiella ed allungavamo gli orecchi per sentire se nella base militare che è situata in fondo alla nostra strada, proprio sulla spiaggia, c’era qualche movimento strano. Tutto tranquillo!... allora stavamo tranquille anche noi.
Abbiamo dovuto aspettare una buona mezz’ora prima di avere qualche segnale dal mondo... e riavere la corrente elettrica. Il terremoto era stato di 6.6 gradi della Scala Richter, sulla terra ferma a sud dell’Isola e non c’era nessun allarme tsunami. MENOMALE! Dopo un altro giro di preghiere di ringraziamento, siamo andati tutti a dormire!... anche per questa volta ci è andata bene!
Non è andata bene invece ad alcuni parrocchiani di una delle isole del Nord Ovest delle Solomons. In moto scafo dieci di loro, compreso il parroco, erano partiti per tornare a casa dal capoluogo di provincia e sono stati colti da un’improvvisa tempesta. La barca si è subito riempita d’acqua e si è rovesciata lasciando tutti i passeggeri immersi ed aggrappati al relitto per due giorni! Due di loro si sono azzardati a raggiungere la riva di un’isola che si intravvedeva lontana all’orizzonte per chiedere soccorso, ma solo uno è riuscito ad arrivare, dopo una notte e un giorno di nuoto.
Quando la pattuglia è arrivata sul luogo del naufragio, ha trovato solo quattro superstiti. Due dei tre bambini che erano a bordo si erano persi ed anche un giovane professore della scuola tecnica dell’isola, ritrovato poi morto su una spiaggia prossima al naufragio.
Da noi non è nuova una notizia del genere. Il mare è la più importante via di comunicazione nel nostro Continente e le distanze sono grandi. Ogni volta che ci si mette in viaggio, bisogna proprio affidarsi al Signore ed essere consapevoli di quanto le nostre vite siano fragili e quindi importanti, di quanto sia prezioso anche un solo giorno, vissuto a pieno, valorizzando anche le piccole cose ed i gesti quotidiani. In questo modo nulla andrà mai perduto e nulla sarà mai tanto difficile e duro da affrontare, perché parte del nostro cammino di crescita in umanità e in santità .
Buone vacanze a tutti e a risentirci alla prossima.
Sr. Anna Maria Gervasoni
Queridos Amigos de Zway, Muchos de vosotros me habéis escrito pidiéndome noticias de la misión y de Tesfaynesh, muchos os habéis interesado por saber cómo se está viviendo en Zway la situación de hambre de la que hablan las noticias continuamente…
Pues aquí estoy dispuesta a compartir con vosotros las noticias de nuestro comienzo de curso que son tantas… El número de niños y jóvenes sigue creciendo, de hecho este año tenemos cursos de noche de Moda en la Escuela Técnica y hemos empezado, con ayuda del grupo de TEDECO de la Politécnica de Madrid y los voluntarios, LA LICENCIATURA DE INFORMATICA… es algo maravilloso el poder llevar a cabo uno de nuestros grandes sueños… Dar la mejor preparación a los MAS POBRES… Solo por contaros algunos ejemplos: Etageng empezó hace 10 años en la alfabetización, es una joven que el año pasado acabó la preparatoria, vive sólo con su madre en una situación paupérrima… Este año ha empezado la universidad en Mary Help… Con nosotros esta también Paolos, un chico que después de echarlo hace unos años de la escuela pública (en aquel entonces estudiaba 6º de primaria) lo recuperamos en nuestra escuela… después de acabar la preparatoria… aquí está con nosotros en clase… y Dedefo que había acabado la preparatoria pero no tenía medios para seguir adelante… ahora también él, super feliz, atiende las clases de la universidad… Son todos chavales que por años se han atrevido a soñar un futuro diferente y, ahora, parece que se convierte en realidad… Con gran alegría podemos decir que todos, absolutamente todos, los chavales que han acabado sus estudios con nosotros, HAN ENCONTRADO TRABAJO…
Otra buenísima noticia es que nuestra escuela se ha extendido a Addis Abeba y Dilla… Nuestro College de Informática y Moda ya tiene tres sedes. Contando con los profesores y antiguos alumnos de Zway, y la experiencia de estos años, tenemos 120 nuevos alumnos en Addis y 78 en Dilla… es lo mejor que podemos ofrecer a los jóvenes, unos estudios superiores que les abren las puertas a la vida laboral… ellos se convierten así en los artífices de su propio futuro y son capaces de cambiar las vidas de sus familias.
Como os decía el número de nuestros alumnos sigue creciendo. En estos momentos tenemos en Infantil 549, Alfabetización y Primaria 1539, Secundaria 235, College y Universidad 270… Un total de 2593 alumnos… todos ellos pagan una cantidad simbólica de matrícula y siguen adelante en sus estudios gracias a vuestra ayuda y colaboración… Más de 900 de ellos reciben ayuda especial porque sus familias viven en situación paupérrima… A este grupo les damos gratis el uniforme, material escolar, jabón y alimento (casi siempre en forma de grano o faffa) cada 15 días. Y, como bien sabéis porque venimos haciéndolo desde hace más de 10 años a todos les aseguramos un plato de comida diario, asistencia médica y medicinas de modo gratuito… que les permite sobrevivir y estudiar… gracias a ello se atreven a soñar con un futuro diferente.
El número de niños en el programa de nutrición también ha crecido y tantas veces, nos encontramos ante la impotencia de niños que llegan al borde de la muerte por desnutrición, malaria, tuberculosis… nuestras puertas están siempre abiertas a los más pobres… Es bonito contemplar como los que un día se debatían entre la vida y la muerte hoy están en nuestra primaria…
¿Quién no recuerda a Alima que llegó en el 2003 con 2 años y tres quilos de peso? ¿y quién puede olvidar a Wenitu que con ocho meses pesaba dos kilos y tenía tuberculosis?... Ahora podéis contemplarlas en la foto… ahora son signo de esperanza ya en su 2º y 3º de primaria… ahora se atreverán a soñar el futuro que permitirá que no se repita lo que ellas vivieron en carne propia…
Y cómo no decir una palabra del MILAGRO de Tesfaynesh… el pasado lemlem os contaba la historia, su madre murió cuando la pequeña estaba apenas en el séptimo mes de gestación… tenía un kilo de peso cuando nos hicimos cargo de ella… ahora podéis verla feliz, después de 8 meses, con sus tres kilos de peso… Tesfaynesh (cuyo nombre significa “eres esperanza”) es una llamada a creer en lo imposible, a buscar la esperanza donde parece que es imposible seguir adelante… ella, con sus grandes ojos, nos habla de tener el coraje de avanzar no obstante las dificultades… ella, con esa mirada fija y profunda nos anima a “no tirar la toalla” y fiarnos de la Providencia…
También quería hablaros de Gabriel… llegó a la misión hace poco más de un año, su madre acababa de fallecer en el parto y su padre, desesperado, nos pidió intentar salvar su vida puesto que él no se podía hacer cargo... lo más bonito ha sido, hace dos semanas, cuando vino a decirnos si “podía llevarse a su hijo a casa”… ¿podéis imaginar nuestra alegría de pensar en otro niño salvado… otro niño que después de un año vuelve contento con su familia a su poblado?... No puedo olvidar las lágrimas de felicidad de su padre al ver a su niño ya caminando… No puedo olvidar sus palabras, repetidas mil veces “galatoma, galatoma, galatoma…” (que en oromo significa “Gracias”)
Y no quiero dejar de comunicaros también la gran alegría que experimenté al visitar Reji la semana pasada… ¿recordáis el maravilloso proyecto de agua que inauguramos hace tres años?.. Pues lo más bonito de todo… es que ESTA FUNCIONANDO PERFECTAMENTE… no obstante nos daba un poco de miedo la gestión porque son 30 kilómetros de tuberías con 13 fuentes y 7 abrevaderos… pero es increíble el constatar cómo, al ser conscientes del valor del agua y de los dos días de camino que hacían anteriormente, han sabido mantenerlo perfectamente sin que se pierda ni una gota de agua…
Y por último, nuestros mejores deseos para este tiempo de Navidad que estamos comenzando… Es posible la esperanza, son posibles los milagros y, con vuestra ayuda, el futuro de tantos niños y jóvenes ha cambiado radicalmente.
En nombre de nuestros niños y nuestros pobres…Gracias de corazón.
Un abrazo muy fuerte
Nieves y la comunidad de Zway
Si quieres colaborar con la misión:
Commercial Bank of Ethiopia, for Salesian Sisters of Zway, P.O. Box 112, Zway, Ethiopia
N. 01704 / 172885 / 00 - Código SWIFT CBETETAA
También puedes colaborar a través del Programa de Apoyo a la Infancia de Zway que se encuentra en la web de madreselva
Venezuela in missione (Mavaca)
AFO in missione - Prima parte
AFO in missione - Seconda parte
Nueva presencia de las Salesianas en Juba (Sudan del Sur)
S. LOURDES HERMOSO NOS MANDA NOTICIAS DE SUDÁN
Gumbo es una aldea a las afueras de Juba, la capital de Sudan del Sur. Este Nuevo pais existe solo desde el 9 de Julio de 2011. Despues de un largo periodo de guerra civil entre el norte y el sur del Sudan, en el 2005 fue firmado el acuerdo de paz. Desde entonces el Sur del pais se ha preparado para su independencia, que fue con tanta alegria elegida por la poblacion en el referendun del 11 de febrero 2011 con un 98% de los votos a favor.
En esta nueva nacion llena de esperanza y futuro las salesianas hemos abierto una nueva presencia: en Gumbo. En ella trabajan y viven tres hermanas y llevan acabo varias actividades de educacion de la juventud y promocion de la mujer. Gumbo es una ladea de gente sencilla en su mayoria de la etnia Bari. Viven en casa de barro y paja y son en su gran mayoria familias que han regresado despues de la guerra, porque se habian refugiado en otras zonas del pais.Hemos llegado a la mission donde no habia nada mas que una escuela costruida con barro y paja, ahora ya hay una bonita escuela primaria, costruida con la ayuda del govbierno Español y una ONG salesiana (Jovenes y Desarrollo). El colegio esta lleno hasta el maximo, mas de 800 alumnos. Las clases, auque son nuevas no son suficientes para la poblacion porque en la zona no hay ningun otro centro escolar. Los alunos son desde primero de primaria hasta octavo, de edades comprendidas entre 6 y 20 años. El nivel de educacion como en todo el pais es muy bajo debido a la falta de profesores cualificados, pero con buena voluntad y colaboracion se lleva acabo una bonita y labor educativa.
En nuestro colegio “St. Vincent de Paul Primary School”, con la colaboracion de la asociacion intercongragacional “Solidaridad With South Sudan”, se imparten clases a los profesores que trabajan en el centro y en cuatro años podran recibir el titulo oficial de profesores de primaria.
En Gumbo trabajamos mano a mano con las familias, especialmente con las mujeres, que son las primeras responsables de la educacion de sus hijos. Un grupo de ellas participa diariamente en actividades de promocion de las mujer, que se llevan acabo en el colegio debido a la falta de un edificio propio. Se les ofrece la possibilidad de encontrarse, dialogar y aprender sobre temas de interes y formacion, tambien alfabetizacion empezando por clases de Ingles, que es ahora el idioma oficial del nuevo pais. Trabajos de artesania, para introducirlas en el muncdo del trabajo autonomo y poder en un futuro garantizar el bienestar de la familia.
Hemos llegado hace poco pero ya tantas cosas se han hecho, gracias a la collaboracion de Vides Sur. Hemos comprado un coche, todo terreno que os facilita lel desplacamiento a la ciudad y la visita a las aldeas cercanas. Hemos perforado un pozo que nos da la posibilidad de tener agua para la escuela, varias actividades y tambien para la comunidad. Hemos instalado un grupo energetico que produce electricidad suficiente para la bomba de agua y otras necesidades. Las hermanas estan viviendo por el momento en unas casas prefabricadas (con una temperatura en la zona de entre 40° - 45° C y una humedad del 80%) pero gracia a generosos benefactores hemos podido ya comenzar la costruzion de la nueva casa.
Tenemos muchos planes y seguimos necesitando vuestra ayuda, nos gustaria construir el colegio de infantil para los niños/as de 4-6 años, que son tantisimos y no hay ningun centro el las proximidades. Para la promocion de la mujer queremos costruir algunos clases y un salon para reuniones y poder organizar un proyecto de agricultura con las mujeres jovenes de la aldea. Los locales serian tambien usados como centro juvenil y oratorio para las actividades de tiempo lible y diversion de los niños y jovenes. En el colegio de primaria no tenemos todavia ningun tipo de campo de deporte o espacio allanado para ello; tambien nos hacen falta mas aulas ya que por el momento son 12, pero necesitariamos al menos 16 (la educacion primaria va de 1° a 8°). Tambien nos gustaria costruir mejores servicios, la instalacion de agua con grifos donde poder beber, aula para una biblioteca, sala de ordenadores...
Como veis tenemos muchos sueños y gracias a Dios y a la ayuda de tanta gente poco a poco vemos que se van realizando. No tenemos prisa, somos una nacion que acaba de nacer y tenemos mucho futuro por delante. Pero vemos que en este pais esta todo por hacer y no queremos que pase otra generacion sin recibir educacion y la ayuda necesaria para un futuro cada vez mejor.
Gracias por vuestro interes, vuestro cariño y vuestra colaboracion. Contamos con vuestra ayuda, el Sudan del Sur cunta con todos nosotros!
Sr. Lourdes Hermoso
Fonte: http://www.videssur.org/
Fonte: http://www.videssur.org/
Ciao a tutti!Siamo in estate o almeno lo siete voi in tempo di vacanze e di relax, tempo di mare! Qui siamo sempre al mare e devo dire che questo mare non ci lascia mai tranquilli. L’innalzamento del livello delle acque è una realtà che tutto il Pacifico sta vivendo drammaticamente. Nel nostro piccolo vediamo che piano piano la spiaggia in fondo alla strada diminuisce sempre più. Nel giro di quattro anni è praticamente sparita, la vediamo solo quando c’è la bassa marea. La nostra gente ama costruire le case giusto sulla riva, con vista sul mare, ma pian piano dovranno sloggiare. In alcune isole, quelle che chiamano artificiali perché costruite dall’uomo accumulando montagne di sassi e rocce in punti della laguna dove l’acqua è molto bassa, cercano di far fronte alla situazione erigendo muri di pietre lungo i bordi che, sistematicamente, vengono abbattuti dalle maree e, altrettanto sistematicamente, ricostruiti il giorno dopo.Ci sono interi arcipelaghi a rischio “estinzione”, sia delle terre che delle popolazioni e non si sa proprio cosa fare perché il problema non può essere affrontato da noi qui, e la gente di “terra ferma” non sente il pericolo che noi sentiamo costantemente. Altro spauracchio che ogni tanto il nostro mare ci dà è lo tsunami. Ogni due per tre abbiamo gli allarmi tsunami che ci fanno correre. L’ultimo è stato quello del Giappone. Non ci sono sirene o altoparlanti che avvisano la gente: si viene a sapere e basta. Noi per esempio ci stavamo godendo la cena con lo staff del dormitorio, quando in televisione sono apparse le immagini del disastro. Quando l’abbiamo accesa, la radio locale già avvisava la gente di mettersi al sicuro sulle colline, perché l’allarme era per tutte le isole del Pacifico. Per strada c’erano colonne di persone a piedi, con zaini in spalla e bambini per mano che tranquillamente e ordinatamente andavano verso l’interno della pianura dove ci troviamo.A dire la verità nessuna di noi aveva intenzione di andarsene: di sera, al buio, con la pioggia, dove? Non ci sono punti di raccolta, naturalmente, si va all’interno dell’isola, dove capita, scelta libera. La nostra via parte dalla strada principale (che corre parallela alla costa) e arriva direttamente al mare dopo un chilometro e mezzo. Le nostre due case sono in cemento armato e la nostra abitazione è al secondo piano. Era venerdì, quindi le ragazze erano tutte a casa loro, così ci siamo dette: restiamo! Sulla nostra stessa via c’è il convento dei frati domenicani e la scuola salesiana. Abbiamo telefonato ai frati e loro ci hanno detto che erano tutti a letto a dormire (!!!) ed anche i nostri confratelli salesiani erano già nel mondo dei sogni. Se tutti i religiosi sono al loro posto, lo tsunami non arriverà, abbiamo detto alla ragazza australiana volontaria che era terrorizzata e passava dal cellulare a facebook a skype per avere le notizie della situazione minuto per minuto!Un’altra sicurezza per noi era che esattamente sulla spiaggia, in fondo alla nostra via, è situata la base militare internazionale, e da lì non si era mosso ancora nessuno, non c’erano sirene né elicotteri in moto. Più sicuri di così!Ad ogni modo, alla una di notte la famosa onda di ritorno che avrebbe dovuto abbattersi sulle nostre coste non si era ancora vista, ma una lunga colonna di camion con i soldati aveva lasciato la base per andare sulle colline a portare aiuti e ristoro alla gente che avrebbe passato lì tutta la notte, sotto la pioggia che ancora non era cessata. Fine dello spauracchio. Estate, estate... e noi siamo in inverno... anche se la temperatura è costantemente sui 30 gradi e l’erba ingiallisce perché è la stagione secca.Estate è tempo di oratori estivi. Il nostro oratorio da spiaggia continua ininterrotto... ma con qualcosa in più. Potrei chiamare il paragrafo: coccodrilli in oratorio. Sono ormai tre mesi, infatti, che sulle spiagge, dove si trova la nostra parrocchia, tre coccodrilli hanno cominciato a circolare. Hanno mangiato qualche maiale e terrorizzato i pescatori che al mattino escono con le canoe per il loro lavoro. Ora non è più possibile nè giocare a calcio sulla sabbia, né tantomeno fare i giochi in acqua.E’ vero che comunque non è mai stata una zona marina tranquilla. Infatti, essendo il fondale sabbioso, spesso le razze si rifugiano vicino alla riva e ogni tanto capitava che qualcuno venisse punto dalla loro coda. E’ velenosa, mortale specialmente per i più piccoli, ma basta un impacco con il cherosene e il pericolo è scampato, con tante lacrime e l’abbraccio della mamma. Ma le razze in genere se ne vanno tranquillamente quando l’orda dei bambini si butta in acqua. Come tranquillamente se ne vanno anche gli squali, che qui non amano la folla e lo schiamazzare festoso degli oratoriani... e poi con i grassi dugonghi che circolano in queste acque, non sono interessati agli ossuti bambinetti... né tantomeno alle suore che, si sa, sono un po’ dure da digerire! Ma i coccodrilli!!! Quelli non guardano nel piatto, basta che si mangi! Salgono fin sulla spiaggia e arrivano alle capanne più vicine. Non hanno paura dell’uomo e sono fortissimi, niente li ferma. Ora se si vuole fare il bagno in mare ci deve essere una vedetta, ma ancora non è sufficiente, perché non sempre il coccodrillo nuota in superficie, spesso cammina sul fondale e tira giù la preda in un batter d’occhio.La settimana scorsa in città, di fronte ad un ristorante che dà sul mare, ne è stato avvistato uno di 6 metri di lunghezza. Che fare! Niente. Sono nel loro ambiente, nelle loro acque. L’esercito internazionale pattuglia ininterrottamente le spiagge. Sono gli unici che possono portare le armi da fuoco nelle Isole Salomone e che quindi possono uccidere questi portentosi animali. La gente ha dimenticato come si fa, perché per anni ha potuto usare i fucili ma ora che le armi per i civili sono proibite, non sanno più come fare perché si tramandano diverse interpretazioni e leggende sui metodi del passato... ma nessuno finora si è azzardato a verificare l’efficacia delle leggende su come si uccide un coccodrillo con la lancia!Vacanze, vacanze! Anche noi siamo in vacanza. Un mese di pausa alla metà dell’anno scolastico e poi si riprende per la volata finale. Ora posso fare tutti il lavori di manutenzione che sei mesi di trenta ragazze che si sentono perfettamente a loro agio in casa nostra necessitano di essere fatti: svitare tutti i filtrini dei rubinetti e pulirli, ritinteggiare i muri delle docce, sistemare i cardini di alcune porte, gli scarichi della biologica da controllare, un paio di canali da completare, la tanica dell’acqua piovana da sostituire e naturalmente fiori e verdure da innaffiare e ravvivare ogni giorno. E’ proprio vero: qui in missione bisogna saper fare di tutto... bisogna anche sapere che medicina dare ai cani da guardia! Non c’è il rischio di annoiarsi o di soffrire di insonnia: quando andiamo a letto, giusto il tempo di dire un Pater che già si russa! Buone vacanze a tutti e ricordatevi che il cuore non va mai in vacanza: c’è sempre tempo per volersi bene e aiutare chi abbiamo intorno. E’ un lavoro che non stanca mai, dà forza e una carica che fa affrontare tutti i coccodrilli che si parano per la strada e spegne gli tsunami più spaventosi. Alla fine della giornata, la pace che porta dentro ti culla, così non ci sono più insonnie né stress. “La vita è bella solo se la si dona” (Beato Clemente Vismara). Alla prossima.
Sr. Anna Maria Gervasoni
Sr. Anna Maria Gervasoni
Macomer (Sardegna - Italia)
Il 16 maggio, rispondendo a una richiesta della Protezione Civile tramite la Caritas diocesana, la comunità FMA di Macomer (Sardegna) si è resa disponibile ad ospitare un gruppo di profughi, 4 adulti e due bambini, del Ghana e della Nigeria, provenienti dai campi di lavoro in Libia, a Misurata.
Ora Sr. Angela Maria Maccioni, direttrice della casa di Macomer, ci scrive raccontando come va la situazione e fa anche un invito:
«Qualche notizia sul gruppo dei profughi da noi ospitati: in questi ultimi giorni sono molto preoccupati e noi con loro perché da alcuni giorni due delle nostre ospiti Mabel e Jastina non hanno più sentito i rispettivi mariti e un amico dalla Libia ha comunicato loro che non sono più in Libia da venerdì 27 maggio, temono il peggio …
I primi giorni invece erano tutte molto serene, stanno seguendo le lezioni di italiano che abbiamo organizzato per loro e si sentono molto di casa, collaborano e sono riconoscenti. Tante persone continuano ad aiutarci in particolare alcune associazioni, in primis la Croce Verde, oltre naturalmente al nostro gruppo Vides.
I bambini stanno bene, hanno familiarizzato con tutte noi e con i bambini del nostro nido d’infanzia, ogni pomeriggio alcune ragazze della nostra scuola vengono per stare con loro e farli giocare, mentre gli adulti fanno italiano. A fine luglio dovrebbe nascere il bambino di Mabel, la sua gravidanza procede bene. Mares, in attesa di due gemellini al 5° mese, ha qualche problema e deve stare a riposo.
Spero presto di potervi dare belle notizie … noi avremo un desiderio:
accogliere qui per un periodo anche breve una nostra sorella africana, non so se a Roma ci fosse qualche nigeriana o del Ghana o paese “affine” di lingua inglese, aiuterebbe noi a “capirli meglio”
Un caro saluto!»
Sr. Angela Maria
Desde Damasco!
Tenemos noticias de nuestra querida sor Lina desde el lejano Medio Oriente:
Tenemos noticias de nuestra querida sor Lina desde el lejano Medio Oriente:
… Acá estoy en esta Damasco tan llena de la presencia de Pablo y de las primeras comunidades cristianas. No es para nada fácil esta experiencia, especialmente por NO dominar para nada el árabe... y lo hablan tan rápido; pero poco a poco voy asimilando algunas palabras y frases más comunes... (Bravo sor Lina!!).
Envío una foto con Sr. Ada Bisci... feliz de compartir sus 20 años en el Perú. Se mantiene muy bien, sobre todo muy lúcida. Ella está en la Comunidad de enfrente y de vez en cuando nos vemos... Manda especiales saludos para Sor Lucía Potestá; también dáselos de mi parte...
Siempre leo y releo las noticias que me llegan...gracias a todas por este gesto! Un saludo especial para sor Matilde y para cada una.H. Lina
Fonte: Sintonizándonos en Familia – n. 255 - abril 2011
BOLETÍN INTERNOHijas de María AuxiliadoraLima 5 - Perú
BOLETÍN INTERNOHijas de María AuxiliadoraLima 5 - Perú
Luanda (Angola) - Voluntários na própria Pátria.A Comunidade da Vila Mornese realiza uma experiência diversificada em relação ao voluntariado. Todas as outras comunidades acolhem os voluntários que vêm de fora por um ou dois meses, esta comunidade porém, acolhe voluntários angolanos para todo o ano.Bem curioso: uma jovem de nome Milena Sebastião fez um ano de voluntariado, alfabetizando uma turma de adultos do turno da noite. Terminado este serviço que fez com tanto amor e dedicação, perguntou se podia trazer outros voluntários que desejavam colaborar. É assim que este ano podemos com alegria contar com mais três novas jovens voluntárias e com elas tem muitos outros que estão a espera de ocupação e de oportunidade. Já está organizado o grupo de voluntários na Paróquia de Santo António que se reuniram com a Ir. Isabel para partilhar as suas inquietações e aspirações; a maioria são jovens estudantes universitários que querem dar o seu contributo na sociedade e na Igreja.Agradecemos a Deus por esta nossa juventude angolana desejosa de servir com alegria, generosidade e gratuidade.
Fonte: Mwangolê (Bollettino informativo della Visitatoria Regina della Pace)
Fonte: Mwangolê (Bollettino informativo della Visitatoria Regina della Pace)
Solomon News
Carissimi amici, oggi vorrei raccontarvi di come trascorrono le giornate al Laura Vicuna Hostel. Ogni giorno la levata è alle 5,30... si sa, trentaquattro ragazze e sette docce richiedono tempo per prepararsi ed essere pronte per la preghiera alle 6,30, e poi, come tutte le ragazze di questo mondo, anche le nostre amano farsi belle prima di andare a scuola! Dopo la preghiera, colazione, riordino e poi 7,20…tutte a scuola… che è dall’altra parte della strada! Nelle giornate di pioggia sono felici perché arrivano a scuola asciutte mentre i loro compagni sono fradici (qui non si usa l’ombrello per ripararsi dalla pioggia ma per ripararsi dal sole, così quando piove ci si bagna e basta. Beh, alcuni usano le foglie di banano per ripararsi, sono molto grandi e fanno un bel servizio, ma in città non ci sono molti banani disponibili).
Carissimi amici, oggi vorrei raccontarvi di come trascorrono le giornate al Laura Vicuna Hostel. Ogni giorno la levata è alle 5,30... si sa, trentaquattro ragazze e sette docce richiedono tempo per prepararsi ed essere pronte per la preghiera alle 6,30, e poi, come tutte le ragazze di questo mondo, anche le nostre amano farsi belle prima di andare a scuola! Dopo la preghiera, colazione, riordino e poi 7,20…tutte a scuola… che è dall’altra parte della strada! Nelle giornate di pioggia sono felici perché arrivano a scuola asciutte mentre i loro compagni sono fradici (qui non si usa l’ombrello per ripararsi dalla pioggia ma per ripararsi dal sole, così quando piove ci si bagna e basta. Beh, alcuni usano le foglie di banano per ripararsi, sono molto grandi e fanno un bel servizio, ma in città non ci sono molti banani disponibili).
Fino alle tre del pomeriggio le ragazze sono a scuola, impegnate nei loro studi, attività, laboratori, esercizi. Quando tornano all’ostello, sono decisamente stanche... e affamate. Infatti, nelle scuole delle Isole Salomone non esiste la mensa scolastica, nemmeno alle elementari. Non c’è proprio la pausa lunga del pranzo, ma due ricreazioni di mezz’ora ciascuna, in cui gli studenti possono al limite mangiarsi una merenda (se sono fortunati ed hanno i genitori che si preoccupano per loro) o condividere qualche biscotto (le gallette). Ecco perché alle tre c’è l’assalto alle merende dell’ostello (qui le merende sono i biscotti... sempre le gallette, mangiati con il tonno, ma non pensate al nostro tonno, qui il tonno in scatola è fatto con la parte scartata del filetto, non è malvagio ma non c’è paragone con il nostro tonno rosa! Oppure gli spaghetti cinesi istantanei). C’è poi il tempo per una chiacchierata, una dormitina magari o per lavare qualche panno prima delle quattro, quando comincia la prima ora di studio personale. Nel salone c’è silenzio e si può notare l’impegno con cui queste studentesse fanno i compiti assegnati.
Ma il momento più atteso è quello delle attività pomeridiane. Alle cinque, infatti, ogni giorno ci sono attività diverse quali: sport, ginnastica, musica, canto, giardinaggio, teatro. Tutte attività che rappresentano una novità eccitante per loro poiché non fanno parte di nessun curricolo scolastico... nemmeno la ginnastica! In questa prima parte dell’anno abbiamo una giovane australiana volontaria, una studentessa universitaria che coinvolge le nostre ragazze in queste attività. Grazie all’aiuto dei suoi amici ha potuto raccogliere fondi per comprare una tastiera, una chitarra e quindici flauti dolci; potete immaginare che emozione poter suonare uno di questi strumenti!
Grazie poi all’attività’ di giardinaggio il nostro compound è un giardino fiorito: orchidee e fiori tropicali circondati da siepi con foglie colorate abbelliscono le due case lasciando i visitatori sempre sbalorditi. Per non parlare della piantagione di banane, papaie e ananas! Infine gli orti, che sono di nuovo in allestimento, ma presto produrranno vegetali in quantità per la zuppa serale!
Alla fine delle attività, tutte sotto la doccia e pronte per la preghiera della sera. Nel frattempo la camera incaricata della cucina (ogni settimana a turno le camerate hanno l’incarico della cucina e del riordino) prepara la cena: riso, patate dolci o cassava (tubero locale), zuppa di verdure con tonno (sempre il famoso tonno-scartato!) e spaghetti cinesi. Il mercoledì invece del tonno ci sono le salsicce nella zuppa...e allora è festa!
Dopo cena il tempo di una chiacchierata e poi ultima full immersion nello studio fino alla buonanotte delle nove e mezza e alle dieci tutte le luci spente.
È una routine che alle ragazze piace e si sentono subito a loro agio. Lo possiamo capire perché cantano. In ogni occasione le sentiamo cantare: alla preghiera, quando sono nel dormitorio, nei momenti di relax, cantano le loro canzoni, con le tante voci che questa gente sa mettere naturalmente nelle melodie. E poi sono più serene e confidenti. Anche quando amici e visitatori vengono all’ostello, non si nascondono intimidite come fanno normalmente le ragazze qui alle Solomons, ma si presentano, parlano e chiedono, mostrano la casa e cantano o danzano per dare il benvenuto. Tutto ciò non è “normale” per le ragazze che sono generalmente timide o intimidite dalla cultura del “tu non sai niente, tu sei una femmina, stai da parte!”. Grazie al cammino di sviluppo personale che facciamo con loro raggiungono una serenità e confidenza che meraviglia anche le loro stesse famiglie. Infatti, subito notano come le loro figlie cambiano, diventano più sicure di sé e responsabili. Al ritorno dalle vacanze estive di dicembre alcuni genitori ci dicevano che le figlie avevano lavorato tutta l’estate nelle piantagioni di cacao o copra della famiglia per poter avere i soldi e pagarsi parte della retta scolastica o dell’ostello. Un’altra cosa che tutti notano, anche i professori della scuola, è che le nostre ragazze sono sempre ordinate, pulite, pettinate e belle rispetto a quelle che vengono da casa. Infatti, spesso nelle case non c’è acqua, dormono per terra o nella cucina, i vestiti vengono appesi nelle capanne alla mercé di scarafaggi o addirittura topi che li rosicchiano, le case sovrappopolate e molto rumorose di notte non permettono neppure un sonno sereno e rilassante, a nessuno, nemmeno ai bambini.
Il cammino è aperto anche se chiede ancora tanto impegno da parte di tutti e ci incoraggia ad affrontare ogni difficoltà perché l’amore di Dio diventi una realtà tangibile e vibrante nei cuori di queste giovani.
Un grazie a tutti gli amici che ci sostengono sempre con le preghiere e contribuiscono alle necessità di quest’opera. Grazie anche a chi sponsorizza queste ragazze perché possano completare la loro educazione ed essere attivamente presenti allo sviluppo del Paese e delle comunità.
Un augurio a tutti per il cammino verso la Pasqua che abbiamo intrapreso: che questo tempo ci aiuti a dare importanza alle cose che veramente contano nella vita e alla felicità delle persone che abbiamo accanto. Credo che tutti sentiamo il bisogno di alleggerire le nostre vite dei tanti “fronzoli” che non ci permettono di camminare speditamente sui nostri sentieri. Cerchiamo di trovare il coraggio di farlo, come queste nostre ragazze che affrontano l’andare contro quello che la tradizione impone loro per poter progredire e dare alle loro vite una svolta decisiva e forte, per il bene loro e delle loro future famiglie.
Alla prossima
Sr Anna Maria Gervasoni
Irmã Cleide Palo Janeiro, uma FMA que reside e realiza sua missão em Sangradouro (Brasil), entre os índios Bororo e Xavante, escreve-nos contando a experiência do grupo de voluntários do curso de Medicina do Centro Universitário LUSÍADA - UNILUS, Fundação Lusíada*.
Ir. Cleide em Sangradouro |
«Em julho de 2009, vieram três jovens da vizinha cidade de Poxoréu passar uma semana aqui na Missão de Sangradouro. Eram duas moças e um rapaz, estudantes de Medicina em Santos. Uma das jovens cursava Farmácia na Barra do Garças, e a outra, Administração de Impresa, já formada. Gostaram do trabalho. O rapaz conversou com o Padre Diretor da Missão, para ver a possibilidade de um retorno, nas férias de janeiro, com uma equipe de estudantes de 3° e 6° anos para um trabalho mais organizado.
Nasceu assim o PAAPI (Projeto Acadêmico de Assistência aos Povos Indígenas), iniciativa dos acadêmicos do Grupo de Medicina da Família e Comunidade - GMFC - do curso de Medicina do Centro Universitário LUSÍADA - UNILUS, Fundação Lusíada.
O PAAPI está apoiado no tripé: promoção da saúde, formação acadêmica e formação de lideranças nas comunidades auxiliadas.
As atividades têm por base a aplicação dos conhecimentos básicos de Clínica médica, epidemiologia, medicina baseada em evidências e parasitologia.
O Projeto é um exercício consciente da ética e da cidadania que almeja uma formação médica mais humanizada e a formação integral à saúde e à dignidade da população indígena. No início de janeiro de 2010 vieram dois grupos. Um grupo de 10 voluntários permaneceu em Meruri, com o povo Bororo e outro em Sangradouro com os povos Xavante e Bororo. Veio com eles um médico-professor que assessorou tanto o grupo de Sangradouro como o de Meruri. Neste ano (2011) o grupo de Sangradouro era formado por seis moças e dois rapazes do 4° e 5° anos. Não veio o médico professor. Entretanto, integraram-se muito bem à equipe de saúde local, receberam orientações dela como também do Padre Diretor e de nossa comunidade FMA. Os voluntários vêm com recursos próprios do Projeto e auxiliam também nas despesas da Missão, durante sua permanência.
Ir. Luigina Pizzato e índias Xavantes |
Os principais trabalhos assistenciais realizados pela equipe durante a permanência na missão salesiana foram: atendimento ambulatorial, recreação infantil, palestras sobre temas básicos em saúde comunitária e preventiva, convívio com os Religiosos e Religiosas da Missão Salesiana, doações: roupas usadas, brinquedos, pequenos jogos e o material ambulatorial restante. Eles prometeram enviar ao Ambulatório local, remédios que constataram estar em falta, dos quais a Faculdade pode dispor. Participaram diariamente da Missa da comunidade religiosa. Recebem o apoio da UNILUS, do GMFC e da Missão Salesiana.
* Fundação Lusíada - é uma instituição filantrópica responsável pela manutenção do Centro Universitário Lusíada – UNILUS e do Colégio UNILUS, que contribui com diversos projetos sociais.»
Il 12 gennaio, da Honiara, nelle Isole Salomone, dove le FMA sono presenti dal 2007, ci ha scritto sr. Anna Maria Gervasoni, raccontando un po’ del vissuto, soprattutto in questo tempo di feste e di vacanze.
«Prima di tutto abbiamo dato il via alla casa per le ragazze. Ormai è un progetto sperimentato. Per cinque mesi sono state ospiti da noi 25 ragazze, giorno e notte, che ci riempivano la casa e la vita con la loro spensieratezza, allegria, pianti e fatiche. È interessante avere un contatto così ravvicinato con loro, perché hanno più tempo e confidenza per poter raccontare le loro storie, le gioie e le delusioni. Abbiamo potuto instaurare relazioni che fin’ora erano piuttosto superficiali, incontrandole solo nelle ore di scuola e durante le lezioni. […]
Alla fine di gennaio si aprirà il nuovo anno scolastico e ripartiremo con un altro gruppo: per alcune sarà il secondo anno, ma per la maggior parte sarà la prima esperienza, quindi anche noi avremo nuove figlie da amare e con cui crescere insieme. […]
Come già sapete, ora per noi è vacanza estiva ed in occasione delle feste di Natale Honiara si spopola poiché tutti, proprio tutti, tornano nelle loro isole e nei loro villaggi per festeggiare. […]
Prima della “strage”, un paio di settimane prima di Natale, mi trovavo davanti alla banca con una suora anziana di un’altra Congregazione ad aspettare che le porte si aprissero. Sapete, qui non ci sono i numerini da prendere per mettersi in fila, chi entra per primo va per primo e di solito è proprio una corsa all’apertura delle porte. C’era un bel gruppo di persone che, come noi, era in attesa della corsa d’entrata, ma le porte non si aprivano, ed era passato l’orario da quindici minuti. Incominciava ad esserci un certo nervosismo, la gente aveva bisogno di incassare per le ultime compere prima di partire. Qualcuno aveva cominciato a bussare malamente alle porte e noi suore temevamo la cosa potesse peggiorare. Seduto vicino a noi c’era un signore tranquillo che sorrideva. Ad un certo punto ci guarda e ci dice: “Sorelle, perché non cantiamo un canto di Natale?” La suora anziana coglie la palla al balzo e comincia a cantare “Astro del Ciel” (in inglese, ovviamente), seguita da me e da quel signore. In poco tempo anche gli altri in attesa si uniscono al canto, con mille voci e tonalità come solo loro sanno fare. La gente che passava per strada si fermava ad osservare ed ascoltare quello strano coro o si univa a cantare allegramente. Alla fine del primo canto, qualcuno del “coro” ne inizia un altro e poi un altro ed un altro. A un certo punto tutta la strada era un immenso coro natalizio che copriva di gran lunga il rombo dei motori delle macchine che passavano, rendendo l’atmosfera festosa, frizzante, brillante, come le luci del presepe. Il tutto si è spento miseramente all’apertura delle porte della banca, con la corsa agli sportelli! Il vil denaro!
Per Natale in parrocchia, dopo la celebrazione della Santa Messa, magistralmente animata dai cori e dalle danze delle varie frazioni parrocchiali, c’è stata la distribuzione dei doni ai bambini. Non è venuto Babbo Natale, non perché non sanno chi è, ormai anche nella foresta più impenetrabile queste cose occidentali sono conosciute, ma perché il parroco ha chiesto alle catechiste di essere loro, che regalano la Buona Notizia ai bambini durante l’anno, le portatrici anche dei doni materiali ai loro bambini. Il parroco aveva preparato per ciascuno un piccolo sacchettino con caramelle e patatine (i cioccolatini non sopravvivono con questo clima, si squagliano inesorabilmente) e le suore avevano preparato... tanti animaletti di peluche! Grazie alle rinunce di alcuni bambini di una scuola australiana, quest’anno ci siamo ritrovate con la casa piena dei loro animaletti di peluche e pensavamo che non avrebbero avuto molto successo in questo paese... ci sbagliavamo! Gli occhi di questi bambini erano così grandi al vedere questi giocattoli che temevamo potessero uscire dalle orbite. Persino i loro genitori anelavano di averne uno!!! Che dire...le suore hanno sempre successo!
Carissimi, che il nuovo anno possa regalarvi uno sguardo meravigliato di fronte alle piccole cose della giornata, un cuore luminoso e frizzante per cantare la gioia della vita e la capacità di vedere il positivo anche nelle difficoltà quotidiane.»