30 aprile 2016

¡El pueblo nos evangeliza!. ¡Sentimos "el gusto de ser pueblo"!

Omaggio ai martiri

Fontana di Trevi si tinge di rosso per i martiri cristiani di oggi

Calendario Missionario - MAGGIO 2016

- 1/5: S. Giuseppe, lavoratore, che insegnò a Gesù a lavorare. - Giornata Mondiale dei Lavoratori.
- 1/5: Domenica della Santa Pasqua in molte Chiese cristiane Ortodosse.
- 2/5: S. Atanasio (295-373), vescovo di Alessandria d’Egitto e dottore della Chiesa; fu perseguitato e più volte espulso dagli eretici ariani.
- 3/5: SS. Apostoli Filippo di Betsaida e Giacomo, il minore, primo vescovo di Gerusalemme.
- 3/5: B. Maria Leonia (Alodia) Paradis (1840-1912), religiosa canadese, fondatrice delle Piccole Suore della S. Famiglia di Sherbrooke, nel Quebec (Canada).
- 4/5: B. Giovanni Martino Moyë (+1793), sacerdote della Società delle Missioni Estere di Parigi, missionario in Cina, fondatore, morto a Treviri (Germania).
- 6/5: S. Pietro Nolasco (+1245 a Barcellona), fondatore, assieme a S. Raimondo di Peñafort e al re Giacomo I di Aragona, dell’Ordine della Mercede per il riscatto e redenzione morale degli schiavi.
- 6/5: S. Francesco di Montmorency-Laval (1623-1708), missionario francese, vescovo di Quebec.
- 6/5: B. Rosa Gattorno (1831-1900), madre di famiglia e vedova, fondò a Piacenza (Italia) l’Istituto delle Figlie di Sant’Anna, che ben presto (1878) partirono come missionarie per altri continenti.
- 8/5: Ascensione del Signore Gesù al cielo, dopo aver inviato gli Apostoli al mondo intero. - 50ª Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali. - Messaggio del Papa per il 2016: “Comunicazione e Misericordia: un incontro fecondo.
- 8/5: B. Maria Caterina Symon di Longprey (+1668), delle Suore Ospedaliere della Misericordia, dedita alla cura fisica e spirituale dei malati nel Quebec (Canada).
- 8/5: S. Maddalena di Canossa (Verona, 1774-1835), vergine; rinunciò ai suoi beni patrimoniali e fondò due Congregazioni per l’educazione cristiana della gioventù.
- 8/5: Giornata Internazionale della Croce Rossa (dal 1929) / e della Mezzaluna Rossa.
- 9/5: S. Pacomio (Alto Egitto, 347-348), padre del monachesimo cenobitico cristiano, autore di una delle prime Regole monastiche.
- 10/5: S. Giovanni d’Avila (1500-1569), dedito alle missioni popolari nel sud della Spagna, amico e socio dei grandi riformatori del suo tempo; è dottore della Chiesa e patrono dei sacerdoti diocesani spagnoli.
- 10/5: B. Ivan Merz (1896-1928), laico della Croazia, umanista, impegnato nella vita sociale.
- 11/5: B. Zefferino Namuncurá (1886-1905), nato in Argentina, membro della etnia Mapuche,  morto a Roma; fu giovane aspirante della famiglia salesiana e modello di virtù cristiane.
- 11/5: Servo di Dio P. Matteo Ricci (1552-1610), gesuita italiano, missionario in Cina: visse, morì ed è sepolto a Pechino. Fu pioniere di una nuova forma di presenza cristiana e missionaria in Cina.
- 12/5: Ven. Edel Quinn (1907-1944), missionaria laica irlandese, molto attiva nella diffusione della ‘Legione di Maria’ in vari paesi dell’Africa orientale; morì di tubercolosi a Nairobi (Kenya).
- 13/5: Anniversario delle apparizioni della Madonna a Fatima (Portogallo, 1917).
- 13/5: Santa Maria Domenica Mazzarello, confondatrice dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
- 13/5: Ricordo della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano, inaugurata (2007) ad Aparecida (Brasile) dal Papa Benedetto XVI.
- 14/5: S. Mattia Apostolo, chiamato a far parte del gruppo dei Dodici Apostoli (Atti 1,15-26).
- 14/5: S. Teodora (Anna Teresa) Guérin (1798-1856), religiosa, fondatrice, missionaria dalla Francia a Indianapoli (USA).
- 15/5: Festa di Pentecoste: lo Spirito Santo ‘parla’ in tutte le lingue e culture dei popoli.
- 15/5: S. Isidro, agricoltore (Madrid, circa 1080-1130), sposo di S. Maria de la Cabeza; fu esempio di lavoro e di fiducia nella Provvidenza.
- 15/5: Giornata Internazionale della Famiglia, istituita dalle Nazioni Unite nel 1994.
- 16/5: B. Simone Stock (+1265), eremita inglese, entrò nell’Ordine dei Carmelitani, dando impulso alla devozione mariana e al consolidamento dell’Ordine; morì a Bordeaux (Francia).
- 17/5: S. Pasquale Baylón (1540-1592), francescano spagnolo; per il suo speciale amore e dottrina sull’Eucaristia, Leone XIII lo proclamò Patrono dei Congressi Eucaristici.
- 17/5: B. Ivan Ziatyk (1899-1952), sacerdote ucraino, della Congregazione dei Redentoristi; fu incarcerato, condannato ai lavori forzati nel campo di Oserlag, vicino a Irkutsk (Siberia), ove morì.
- 19/5: S. Maria Bernarda Bütler (1848-1924), religiosa, nata in Svizzera e missionaria in Ecuador e Colombia, fondatrice.
- 20/5: S. Bernardino da Siena (1380-1444), sacerdote francescano, infaticabile missionario itinerante e predicatore popolare.
- 20/5:: B. Jozefa Stenmanns: assieme a S. Arnoldo Janssen (15/1) e alla B. Maria Elena Stollenwerk (3/2) fondò a Steyl (Olanda) la congregazione delle Missionarie Serve dello Spirito Santo.
- 21/5 S. Zeno (+372 ca.): di origine nordafricana, 8° vescovo di Verona, (altrove si celebra il 12/4); combatté il paganesimo, l’arianesimo e altre eresie, e “condusse la città al battesimo di Cristo”.
- 21/5: S. Carlo Eugenio di Mazenod (1782-1861), vescovo di Marsiglia (Francia) e fondatore dei missionari Oblati di Maria Immacolata.
- 21/5: SS. Cristoforo Magallanes Jara e 24 compagni, sacerdoti e laici, martiri nella persecuzione messicana (+1927), uccisi in diversi luoghi e date, mentre perseveravano nella lode a Cristo Re.
- 21/5: Memoria dei 7 monaci trappisti francesi, del monastero di Tibhirine, uccisi nel 1996 in Algeria.
- 24/5: Festa della Madonna Ausiliatrice.- Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, ove Maria è venerata in modo speciale nel santuario di Sheshan, a Shanghai.
- 24/5: B. Giovanni del Prado (1563-1631), sacerdote francescano spagnolo, missionario e martire in Marocco, mentre si dedicava all’assistenza spirituale degli schiavi cristiani.
- 25/5: B. Mario Vergara (1910-1950), martire, sacerdote del PIME, missionario in Birmania (oggi, Myanmar); ed il B. Isidoro Ngei Ko Lat, martire, catechista, primo Beato del Myanmar, uccisi in odio alla fede cristiana, durante un viaggio missionario.
- 25/5: Giornata dell’Africa, nell’anniversario della creazione della ‘Organizzazione dell’Unità Africana’ (OUA, oggi UA) ad Addis Abeba (Etiopia, 1963).
- 26/5: S. Filippo Neri (1515-1595), sacerdote, apostolo della gioventù di Firenze e di Roma, fondatore dell’Oratorio.
- 26/5: S. Maria Anna di Gesù de Paredes (1618-1645), ecuadoriana, laica terziaria francescana, che si è dedicata ad aiutare indigeni e neri a Quito (Ecuador).
- 27/5: S. Agostino, vescovo di Cantorbery (+604/605), monaco romano, mandato dal Papa S. Gregorio Magno come missionario in Inghilterra, ove fondò varie sedi episcopali.
- 28/5: BB. Antonio Giuliano Nowowiejski (1858-1941) e Leone Wetmanski (1886-1941), rispettivamente arcivescovo e vescovo ausiliare di Plock (Polonia), presidente e segretario della Pontificia Unione Missionaria (PUM), ambedue morti in campo di concentramento.
- 29/5: Festa del SS. Corpo e Sangue di Cristo, pane vivo, perché tutti abbiano vita in abbondanza.
- 29/5: B. Giuseppe Gérard (1831-1914), sacerdote francese degli Oblati di Maria Immacolata, missionario pioniere in Sudafrica e Lesotho.
- 29/5: S. Orsola (Giulia) Ledóchowska (1865-1939), religiosa austriaca, fondatrice delle Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante: realizzò viaggi missionari in diversi Paesi d’Europa.
- 29/5: B. Rolando Rivi (Reggio Emilia 1931-1945 Modena), seminarista e martire, ucciso a 14 anni dalla resistenza partigiana, in odio alla sua fede, colpevole solo di indossare la veste talare in quel periodo di violenza scatenata contro il clero, che alzava la voce a condannare in nome di Dio gli eccidi dell’immediato dopoguerra” (Papa Francesco).
- 30/5: S. Giuseppe Marello (1844-1895), vescovo di Acqui Terme (Piemonte), fondatore degli Oblati di S. Giuseppe, per la formazione morale e cristiana della gioventù.
- 31/5: Festa della Visitazione di Maria a Elisabetta, in un incontro di fede e di lode al Signore.

28 aprile 2016

Fontana di Trevi. Bagnasco: “Abbiamo bisogno di segni come questi”

Il presidente della Cei aderisce alla veglia di preghiera per i cristiani perseguitati, promossa da Aiuto alla Chiesa che Soffre


“Imporporare la Fontana di Trevi sarà l’occasione per offrire a tutti un segno della presenza, ancor oggi, del martirio, e per innalzare al Signore una preghiera a favore dei cristiani perseguitati e di tutti coloro che sono oppressi, nell’auspicio che un’accresciuta sensibilità su questo tema porti, in tanti, frutti di impegno e attivo coinvolgimento”.

Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, nel messaggio che ha inviato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre in occasione dell’evento organizzato a Fontana di Trevi il prossimo 29 aprile alle ore 20. ACS illuminerà la fontana con fasci di luce rossa a ricordo del sangue versato dai martiri cristiani.

Il porporato si unisce alla fondazione pontificia nel sottolineare quanto sia essenziale favorire una maggiore sensibilità in merito alla persecuzione che affligge milioni di cristiani in tutto il mondo. Ed evidenzia l’importanza delle testimonianze che ACS ha voluto proporre nel corso dell’evento. Alcuni amici e parenti ricorderanno martiri di oggi come Shahbaz Bhatti, Don Andrea Santoro, le quattro Missionarie della Carità trucidate a marzo in Yemen e gli studenti dell’Università di Garissa uccisi lo scorso anno in Kenya. Seguirà poi l’intervento del vescovo caldeo di Aleppo, monsignor Antoine Audo, in quei giorni in Italia ospite della fondazione pontificia per testimoniare il dramma dei cristiani di Siria.

“Abbiamo bisogno di segni – continua il cardinal Bagnasco – e quello che compirete, unito alle testimonianze che saranno proposte, sarà un segno altamente evocativo, che spero si imprima nella mente e nel cuore di molti”.

Nel lodare l’opera di Aiuto alla Chiesa che Soffre, il presidente della Conferenza episcopale italiana, sottolinea la necessità di “pregare e agire per i cristiani e con i cristiani che in ogni parte del mondo soffrono a causa dell’incomprensione, dell’odio e della persecuzione”, i quali “ci rammentano che nella sofferenza si offre la testimonianza più alta, al punto che, come affermava un antico padre della Chiesa, “’il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani’”.

Infine il porporato – prima di invocare assieme a tutti vescovi italiani la benedizione su quanti parteciperanno all’iniziativa – si sofferma poi su Fontana di Trevi, che “nella sua architettura e nelle sue composizioni, offre una raffigurazione del mare”: “simbolo della globalizzazione, poiché congiunge tutte le parti del pianeta” e al tempo stesso “della migrazione di tanti fratelli, che attraverso il mare cercano salvezza e speranza”.

26 aprile 2016

Costa d’Avorio – Consegna dei diplomi

Etiopia: uccisa una cristiana ex-musulmana

La comunità cristiana di un’area a maggioranza musulmana, a sud della capitale etiope Addis Abeba, è in lutto dopo l'uccisione, a fine marzo, di una cristiana ex-musulmana. La morte della donna però, ha spinto due suoi figli e una sua amica a convertirsi.

Workitu era una donna sulla cinquantina. Per proteggere i suoi tre figli, poco più che adolescenti, non possiamo dare informazioni precise su di lei e sul luogo in cui viveva. E’ morta cinque giorni dopo essere stata gravemente picchiata da suo marito musulmano e da un vicino di casa, perché, per poter sfamare i suoi figli, si era rifiutata di rivendere gli aiuti umanitari ricevuti dal governo.

Gli abitanti del villaggio in cui viveva, quando si sono accorti dell’accaduto, hanno portato Workitu in una clinica di una città vicina, ma, per la gravità della situazione, dopo quattro giorni la donna è stata inviata ad un ospedale più grande ed è morta durante il trasporto. I due aggressori sono stati arrestati dalla polizia e accusati di omicidio.

I cristiani locali hanno riferito a Porte Aperte che Workitu si era convertita al cristianesimo lo scorso agosto e che, in tutti questi mesi, è stata regolarmente percossa da parte del marito e minacciata di morte da alcuni membri della comunità in cui viveva per convincerla a tornare all'islam. Lei era l'unica cristiana nella sua famiglia allargata.

Nel mese di febbraio Workitu aveva anche scritto, su consiglio di alcuni cristiani, una lettera alla polizia e ai funzionari del governo locale per segnalare la situazione, dato che temeva per la sua vita. Tuttavia, secondo alcune fonti locali, i funzionari hanno ignorato la sua richiesta di protezione e ora negano di aver mai ricevuto la lettera.

I cristiani di tutta la zona si sono riuniti in massa in paese per il funerale di Workitu e hanno circondato di amore i suoi figli. Due di loro hanno deciso di seguire Cristo. Lei era l'unica cristiana della famiglia, ma i ragazzi hanno detto che ora vogliono conoscere quel Signore che la loro madre adorava. Anche un’altra abitante del villaggio, molto amica della donna, ha deciso di seguire Cristo.

"Workitu è come Stefano", ha commentato un evangelista locale. "Sarebbe stata onorata di sapere che la sua morte ha condotto a nuova vita i suoi figli. Sarebbe stata estremamente felice se avesse potuto assistere alla loro decisione di seguire Cristo”.

Brasile – Riunione Ispettori SDB e Ispettrici FMA sulla Rete Salesiana Brasile


MISERICORDIA COME....Gre...MIS..st!

Suor Virginia FEDRIGO

Carissime sorelle, martedì 19 aprile 2016, dall’ospedale Policlinico “S. Matteo” di Pavia, il Signore ha chiamato a sé la nostra sorella Suor Virginia FEDRIGO. Nata a Casarsa della Delizia (Pordenone) il 12 marzo 1924. Professa a Casanova di Carmagnola (Torino) il 5 agosto 1944. Appartenente all’Ispettoria Lombarda “Sacra Famiglia” – Italia.
Virginia era la terzogenita di cinque fratelli e quattro sorelle. I genitori, “di solidi principi morali e religiosi”, come scrisse il parroco, educavano i figli al sacrificio e al dono di sé. Scarse erano le possibilità finanziarie e i disagi erano vissuti soprattutto dai genitori.
All’età di dieci anni Virginia perse la mamma e con la sorella maggiore si prese cura dei fratelli ancora in tenera età. Il papà si risposò, ma con lo scoppio della guerra fu richiamato alle armi con i figli maggiorenni di cui uno perse la vita.
Virginia, fin da ragazzina, dimostrava di possedere una particolare sensibilità per la vita di preghiera, un forte senso pratico e una generosità che la portava non aver paura di rischiare. All’età di 15 anni lasciò la casa in cerca di lavoro e raggiunse Torino. In cuore era forte il desiderio di donarsi al Signore e fu proprio nella terra di Don Bosco che conobbe le Figlie di Maria Ausiliatrice.
Nel 1941 raggiunse Arignano per la formazione iniziale e là conseguì il diploma in Taglio e confezione e in Economia domestica mentre cominciava a prendere conoscenza della specificità del nostro carisma. Ben presto percepì il fascino di una vita dedicata a Dio e il desiderio di essere missionaria. Il 5 agosto 1942 passò nel noviziato di Casanova per la formazione ai valori evangelici e salesiani e il 5 agosto 1944 fece la professione religiosa. Dopo un anno trascorso a Torino per conseguire l’attestato all’insegnamento della Religione, venne destinata a Moncalvo (Torino), dove le FMA collaboravano in una fabbrica di camicie che dava lavoro a tante giovani. Rimase tre anni con il compito di guardarobiera e poi con lo stesso incarico trascorse un anno al Colle Don Bosco nella casa addetta ai Salesiani.
Nel 1949 venne finalmente il tempo di lasciare la patria e la sua destinazione fu Thonon les Bains in Francia. Non si sa se il desiderio di suor Virginia fosse quello di andare oltre oceano, ma il Signore la volle in Europa per tutta la vita. Trascorse tanti anni lavorando nelle case della Francia dedicandosi al guardaroba e all’infermeria. A Chateau Aix molti ragazzi hanno goduto della sua bontà e gentilezza che nasceva da un’esperienza profonda di Dio: per lei Dio era un amico con cui intrattenersi. Guînes, Andrésy, Caluire, Morges, Lyon St. Laurent furono le comunità dove effuse tutta la sua capacità di donazione. In tutto e sempre dimostrò di credere nella Provvidenza, perché era una donna di fede e di preghiera. Il suo modo di trattare, dignitoso e gentile e la sua vivace intelligenza le permettevano di risolvere facilmente le preoccupazioni e i problemi delle ragazze. Tra le sue abilità c’era anche quella di infermiera, perciò esercitò anche questo compito nelle case di Nice-Grenoble e Thonon.
Nel 1972 lasciò la Francia e fu trasferita alla casa di Veyrier (Svizzera) come assistente. Nel 1978 la comunità di Milano Via Bonvesin de la Riva l’accolse con gioia e fu per 18 anni portinaia, caratteriz-zandosi per la precisione, il sorriso, la calma e finezza nell’accoglienza. Nel 1996 passò a Pavia “Maria Ausiliatrice” sempre come portinaia. Qui, come a Milano, fu molto amata per la sua presenza salesiana, intelligente e arguta, discreta e riservata, ma capace di quella relazione che raggiungeva il cuore dell’altra persona.
Col passare degli anni, l’età e la salute non le permisero di continuare e nel 2012 lasciò la portineria per un meritato riposo. Continuò a svolgere piccoli servizi. Non si spensero mai in lei la gentilezza, l’attenzione e l’intuizione a scorgere i bisogni delle sorelle. Nelle ultime settimane aveva avuto la gioia di incontrare il fratello e la sua famiglia venuti a trovarla dal Canada.
La morte è stata repentina, ma serena. Entrata in ospedale per un’infezione nel sangue, nel giro di poche ore il Signore venne a prenderla. In tutte resta il ricordo della sua bontà e generosità.

L’Ispettrice
Suor Maria Teresa Cocco

Reforça-se o fechamento das fronteiras, coisa que já é patente em outros países confinantes do velho continente. Desta vez na Áustria.

25 aprile 2016

Suor Teresa Cecilia BATTAGLIN

Carissime sorelle, il giorno 19 aprile 2016, a Río Gallegos (Argentina), dopo 64 anni vissuti come missionaria nella Patagonia Australe, si è addormentata nel Signore la nostra cara Suor Teresa Cecilia BATTAGLIN. Nata a Marostica (Vicenza) il 1º settembre 1922. Professa a Casanova di Carmagnola (Torino) il 5 agosto 1946. Appartenente all’Ispettoria Argentina “S. Francesco di Sales” – Buenos Aires.
Terza di dieci fratelli e sorelle, Teresa lasciò la sua patria nel 1947, come risposta alla chiamata missionaria, cinque mesi dopo la prima professione. Arrivata a Buenos Aires, il primo anno studiò nel Collegio “Maria Ausiliatrice” di Almagro e poi restò quattro anni a Bernal dove conseguì il diploma di Maestra Normale Nazionale.
Completati gli studi, suor Teresa fu inviata alla Patagonia. Da Puerto Deseado, provincia di Santa Cruz, a Río Grande, nella Terra del Fuoco, dove visse in totale 37 anni, in diversi periodi, alternati con Puerto Santa Cruz, Puerto San Julián, Río Gallegos. Svolse la sua missione educativa come insegnante, catechista, assistente, animatrice dell’oratorio, dei gruppi missionari e mariani, “Exploradoras”, bibliotecaria, responsabile delle Exallieve, economa, cronista, Direttrice a Rio Grande (1969-74), segretaria della scuola.
Nel 2003, quando suor Teresa si trovava a Río Grande, ricevette dal CONSUDEC (Consiglio Superiore di Educazione Cattolica) un riconoscimento pubblico: la “Distinción del Divino Maestro”. In quell’occasione si misero in rilievo queste sue caratteristiche: «Capacità di ascolto attento e delicatezza “di angelo” con le sue alunne e la sua cara Associazione delle Exallieve. Esperta catechista nella scuola. Insegnante competente e aperta, capace di comunicare e annunciare il Vangelo alle famiglie della parrocchia e delle periferie (barrios) e dare conforto nelle loro ferite e sofferenze.
Le sue note più caratteristiche sono il tratto gentile e una fine sensibilità; autentica spiritualità evangelica e grande amore a Maria; vasta cultura storica; doti didattiche; capacità di presupporre le virtù per farle sorgere nelle sue destinatarie, ricambiata da loro con affetto e riconoscenza».
Il 14 aprile 2009 suor Teresa arrivò, per la terza volta, nella casa di Río Gallegos. Il suo cuore ormai logoro per le fatiche, il clima rigido, l’età avanzata e il distacco dagli affetti più sacri (non volle più tornare alla sua Patria), limitarono le sue possibilità di lavoro e di movimento. Ma non perse la lucidità. Quando compì “nove decadi”, per la prima volta permise di far conoscere la data della sua nascita, e la festa fu celebrata con molto affetto e riconoscenza dalla comunità educante.
La mattina del martedì 19 aprile 2016, suor Teresa cadde nella sua camera. L’aiutarono ad alzarsi e si chiamò subito il Pronto soccorso. Tutto il giorno restò lucida, ma inquieta. Prese la merenda normalmente e alle ore 20 spirò. Suor Teresa desiderava morire nella Patagonia e il Signore l’esaudì.
Scrive la direttrice di Río Gallegos: “Il personale direttivo laico della scuola si fece presente subito con grande senso di appartenenza e amore alle Sorelle. Suor Teresa lascia uno scritto dove manifesta il suo desiderio di essere vestita, alla sua morte, come Madre Mazzarello. Aveva tutto preparato: abito, velo, cuffia e frontale. E così abbiamo fatto. Il giorno 20 alle 9 del mattino si diede inizio alla veglia, che continuò tutto il giorno. Ci ha colpito il vedere quanta gente partecipò: insegnanti e assistenti, exallieve, giovani a gruppi che pregavano e cantavano a varie voci sulla risurrezione e sul Paradiso. Regnava un clima de preghiera e molto raccoglimento. Le quattro Congregazioni religiose che sono a Río Gallegos si fecero presenti. Alle 10 a.m. erano presenti alla concelebrazione tutta la comunità dei Salesiani e altri sacerdoti diocesani. Il giovedì 21, alle 8.30 del mattino, si celebrò la seconda Messa, con tutti i Salesiani e un sacerdote diocesano. Sono venute le nostre Sorelle di Puerto Santa Cruz e Puerto San Julián. Dopo l’Eucaristia abbiamo accompagnato la salma di suor Teresa al cimitero di Río Gallegos, deponendola provvisoriamente nella tomba dei Salesiani, perché poi la nostra Sorella sarà sepolta a Puerto Santa Cruz, nella tomba del nostro Istituto”.
Offriamo por la cara suor Teresa i nostri fraterni suffragi.

L’Ispettrice
Suor María Elena Fernández

Suor Maria GHISLENI

Carissime sorelle, domenica 10 aprile 2016 dalla casa “Maria Ausiliatrice” di Clusone (Bergamo), il Signore Gesù ha chiamato a sé la nostra cara sorella Suor Maria GHISLENI. Nata a Suisio (Bergamo) l’8 ottobre 1926. Professa a Casanova di Carmagnola (Torino) il 5 agosto 1953. Appartenente all’Ispettoria Lombarda “Sacra Famiglia” – Italia.
Suisio, situato nell’isola bergamasca, sulla riva sinistra del fiume Adda, è il paese che diede i natali a Maria. Secondogenita di quattro figli, due fratelli e due sorelle, trascorse un’infanzia serena ma, con la morte prematura del babbo che era il sostegno della famiglia, imparò presto che la sofferenza fa parte della vita.
La mamma, nonostante fosse rimasta sola, riuscì ad educare i figli nella fede e forse questa situazione contribuì a far crescere la predilezione che Maria ebbe per gli orfani e per coloro che, nelle varie case dove lavorò, furono da lei soccorsi, aiutati e circondati d’affetto.
La comunità parrocchiale, molto viva e sensibile alle situazioni di disagio, venne in aiuto alla famiglia offrendo sostegno, conforto e vicinanza.
Con lo scoppio della guerra, il fratello maggiore, che avrebbe potuto dare alla famiglia il suo appoggio economico, venne chiamato alle armi e Maria, ancora adolescente, venne assunta come operaia in una fabbrica tessile di Chignolo d’Isola, una zona non molto distante da Suisio.
Maria frequentava la parrocchia e l’Azione Cattolica e, nonostante l’impegno lavorativo, trovava il tempo per essere presente nell’oratorio e svolgere il compito di delegata delle Beniamine. Intanto alimentava in cuore il desiderio di consacrarsi al Signore per essere missionaria.
Una Figlia di Maria Ausiliatrice, tornata in famiglia per una visita ai parenti, ebbe modo di incontrare il gruppo delle giovani che animavano l’oratorio. La sua presenza destò simpatia e curiosità tanto che alcune vollero conoscere l’Istituto e in seguito divennero Figlie di Maria Ausiliatrice. Maria fu una di queste.
All’età di 25 anni chiese di essere ammessa nell’Istituto e il 31 gennaio 1951 ad Arignano (Torino) iniziò il primo periodo di formazione nell’Aspirantato missionario. Nell’agosto dello stesso anno passò in noviziato a Casanova e per due anni si impegnò ad apprendere che cosa comporti il vivere da FMA come missionaria. Il 5 agosto 1953 emise i primi voti religiosi e, per un anno, rimase a Torino in Casa generalizia per la formazione prima della partenza per le missioni.
Nel 1954 venne destinata alla Francia e a Nice “Nazareth” per 24 anni lavorò come sarta e nel contempo si dedicava all’assistenza dei bambini della scuola dell’infanzia dai quali imparò la lingua francese. Nel 1978 passò a Marseille “Ecole Pastré” come assistente delle interne e refettoriera. Nel 1985 la troviamo a Wittenheim come sarta ed educatrice. Dal 1991 al 2013 continuò il suo servizio di assistente nelle case di Nice “Nazareth” e di Saint-Cyr-sur-Mer “Don Bosco”. In questo periodo dovette affrontare alcuni interventi chirurgici e la salute si fece più debole. I parenti, che le erano stati sempre vicini, chiesero alle Superiore un avvicinamento per avere modo di visitarla con più frequenza.
Nel 2013 fu accolta nella casa di Clusone. Il passaggio non le fu facile, eppure visse serena nella nuova realtà; le mancavano i bambini, ma si sentiva circondata da sorelle che le volevano bene e lei apprezzava la vita fraterna. Donna di relazioni positive, era ricca di humor che comunicava, pur essendo piuttosto silenziosa. Le consorelle la ricordano per la sua delicatezza, il tratto signorile, lo sguardo attento ai bisogni delle altre. Con la rottura del femore iniziò un periodo di sofferenza che la costrinse a letto, ma l’accettò serenamente regalando a tutte il sorriso e il grazie.
Per coloro che l’hanno conosciuta il ricordo di suor Maria rimarrà come esempio luminoso di bontà e di donazione missionaria.

L’Ispettrice
Suor Maria Teresa Cocco

23 aprile 2016

L’INVASIONE CHE NON C’È

I dati ci dicono che tra i 5 milioni di stranieri residenti in Italia quasi il 54% è cristiano e il 32,2% islamico. Il 47% degli italiani vive comunque come una minaccia il pluralismo religioso e l’islamofobia resta la principale nemica all’apertura.


Se pronunciata dalle labbra di papa Francesco, anche una espressione come «invasione araba» – che spesso e volentieri certi politici e organi di informazione utilizzano per instillare timori infondati nella pubblica opinione – acquista una valenza positiva.
«Quante invasioni l’Europa ha conosciuto nel corso della sua storia! E ha saputo sempre superarsi e andare avanti per trovarsi, infine, come ingrandita dallo scambio tra le culture», ha detto papa Bergoglio, in un recente colloquio con il settimanale francese La Vie, riferendosi ai flussi migratori in corso verso l’Europa e alle opportunità di incontro e di dialogo che questi portano con sé.

In Italia, d’altra parte, la tanto paventata “invasione islamica” non trova nemmeno fondamento nella realtà, a dispetto di slogan politici propagandistici e titoli di giornale sensazionalistici: degli oltre 5 milioni di immigrati attualmente residenti nel nostro paese, infatti, 2 milioni e 700 mila (53,8% del totale) sono cristiani, mentre i musulmani ammontano a 1 milione e 600 mila (32,2%), con una incidenza di appena il 2,9% sulla popolazione totale in Italia, seguiti da 330 mila fedeli di religioni orientali, 221 mila atei e agnostici, 84 mila appartenenti a gruppi religiosi difficilmente identificabili, 55 mila immigrati provenienti da aree dove sono diffuse religioni tradizionali e, infine, 7 mila ebrei.

A dirlo sono i dati 2015 contenuti nel Dossier statistico immigrazione a cura del Centro studi e ricerche IDOS, che raccontano, anche, come l’insediamento dei musulmani in Italia sia più recente rispetto al resto d’Europa e che gli islamici provengono soprattutto da Marocco, Albania, Bangladesh, Egitto, Pakistan, Tunisia e Senegal.

Dal rapporto, del resto, si evince come l’immigrazione stessa sia il fattore principale che contribuisce ad allargare, in Italia, i confini della scena religiosa nell’ottica di un nuovo pluralismo, «per trovarsi infine come ingrandita dallo scambio tra le culture», per usare ancora le parole del papa.

Eppure, secondo dati riportati nel Dossier immigrazione, il pluralismo religioso viene ancora percepito come una minaccia dal 47% degli italiani. Soprattutto «nei confronti dell’islam, il sentimento più comune è quello di ridurre drasticamente l’apertura culturale, fino a vivere la sindrome del “fortino assediato”, quando il nuovo che avanza pare minacciare le proprie appartenenze di fondo e le conquiste acquisite», afferma il teologo e docente di Teologia del dialogo presso la Facoltà teologica dell’Emilia Romagna, Brunetto Salvarani.

L’islamofobia – la «forte avversione, dettata da ragioni pregiudiziali, verso la cultura e la religione islamica», come viene definita dall’enciclopedia Treccani – appare allo stato attuale, dunque, come il principale nemico all’apertura verso il pluralismo religioso, anche nel nostro paese. Intervenendo a un incontro di riflessione sull’appartenenza religiosa degli immigrati in Italia, tenutosi a marzo a Roma presso il Pontificio istituto di studi arabi e d’islamistica, il professor Francesco Zannini, docente di Storia dell’islam contemporaneo, ha messo in guardia dai rischi dell’islamofobia, che «si nutre di paure e di cliché, può arrecare danni irreparabili e sfociare nel rifiuto dell’incontro dell’altro». «Inoltre – ha proseguito – l’ostilità porta alla ghettizzazione e nella ghettizzazione può trovare terreno fertile la radicalizzazione».

Per vincere la battaglia contro l’islamofobia e a favore del dialogo interreligioso, oltre a dare maggiore spazio e a raccontare sui media il lato positivo del fenomeno migratorio, secondo il professor Zannini è quanto mai opportuno che cristianesimo e islam camminino insieme: «Occorre “biblizzare” il Corano e “coranizzare” la Bibbia in modo da percorrere un sentiero che ci porterà a riconoscere la nostra comune vocazione mediterranea in un Mare nostrum inteso come alveo di comunicazione e costruzione di una casa comune».

20 aprile 2016

Migrantes: un video-reportage "88 giorni nelle farm australiane"




Roma – Nel volume-ricerca della Fondazione Migrantes “Giovani italiani in Australia. Un ‘viaggio’ da temporaneo a permanente” presentato ieri a Roma, anche un video-reportage registrato nelle cittadine di Griffith, nel Nuovo Galles del Sud, durante la stagione della raccolta delle zucche e delle angurie, del riso e del cotone; e a Shepparton, Tatura e Murchison, nel Victoria, durante la stagione della raccolta delle mele, delle pere e dei pomodori. Queste zone sono accomunate tra loro dalla presenza di una storica comunità italiana, stabilitasi negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso. Negli ultimi anni, le città di Griffith e Shepparton sono diventate sempre più conosciute e una tappa quasi obbligatoria per molti dei giovani italiani alla ricerca di farms dove poter lavorare. Sulla base di centinaia di interviste raccolte, e dopo aver individuato i concetti e le parole chiave, nel video-reportage vengono evidenziati i concetti fondamentali raccontati in prima persona da 20 testimoni privilegiati.
Queste testimonianze permettono di comprendere le reali intenzioni dei giovani italiani in Australia e la loro analisi dimostra l’importanza delle farm come esperienza di crescita personale, di maturazione e di evoluzione, e mostra che le motivazioni della partenza, associate ai benefici e ai valori riscoperti, svolgono un ruolo fondamentale nella scelta del giovane italiano di rimanere in Australia per un tempo molto più lungo di quanto inizialmente preventivato. In breve è possibile affermare che un giovane che lascia l’Italia perché non ha “nulla da perdere”, che durante gli 88 giorni in farm ha trovato “meritocrazia” e ha riscoperto la capacità di credere ancora in se stesso, sia incline a rimanere in Australia e a cercare ogni possibile via per prolungare la residenza.
Il trailer di 5 minuti è stato premiato con il primo premio al FILEF Film Festival di Sydney, mentre il video-reportage è stato inserito in vari Festival cinematografici sia in Italia che in Australia.

http://www.migrantesonline.it/

Rifugiati e richiedenti asilo: presentazione del Rapporto Annuale del Centro Astalli

Rapporto Centro Astalli

13 aprile 2016

Don Bosco Mission RD Congo-Jeunes, soyez témoins du Christ

IL 29 APRILE FONTANA DI TREVI SI TINGE DEL SANGUE DEI MARTIRI CRISTIANI


Il 29 aprile alle ore 20, Fontana di Trevi sarà imporporata, investita, come mai era accaduto prima, di fasci di intensa luce rossa. Sarà un evento all’insegna del fashion? Una manifestazione politica? No. Sarà un simbolo, espressione di un grido di aiuto che attende, giorno dopo giorno, una risposta concreta.
Il celebre monumento si tinge quindi di rosso. È il colore del sangue versato da tanti bambini, donne e uomini, il cui diritto di vivere liberamente e gioiosamente la fede nella terra natia viene barbaramente violato da portatori di ideologie di morte, spesso anche a sfondo religioso. Immagini provenienti dal mondo della persecuzione verranno proiettate sui marmi, squarciando il velo dell’oblio.

Questa inedita iniziativa, promossa dalla Sezione Italiana della Fondazione Pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, vuole richiamare la pubblica attenzione su tale dramma. La sistematica violazione del diritto alla libertà religiosa, soprattutto a danno dei Cristiani, deve diventare un tema centrale nel dibattito pubblico, onde evitare il rischio dell’indifferenza e la conseguente prosecuzione di un’intollerabile agonia.

Ma parlare di agonia forse non è sufficiente: autorevoli Istituzioni hanno ufficialmente adottato il termine genocidio per descrivere le sofferenze inflitte alle minoranze religiose, in particolare cristiane, in una vasta area del Medio Oriente. E purtroppo tali sofferenze non riguardano solo il Medio Oriente…

ACS pubblica regolarmente il Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, del quale nel prossimo mese di novembre sarà presentata la XIII Edizione, ma i suoi contenuti saranno poco utili se non diventeranno patrimonio comune, se non scuoteranno le nostre coscienze, se non produrranno una reazione pubblica e diffusa a sostegno dei tanti perseguitati che non possono far udire la propria voce.

Nel corso dell’evento, introdotto dal Presidente internazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre, Cardinale Mauro Piacenza, e dal Presidente di ACS Italia, Alfredo Mantovano, prenderanno la parola testimoni rappresentativi, a cominciare da Monsignor Antoine Audo, Vescovo di Aleppo, la città simbolo del martirio della Siria.

Vi invitiamo ad essere presenti in Piazza Trevi. Parliamone con familiari ed amici, con colleghi e conoscenti. Sfruttiamo i social network per diffondere la notizia. Creiamo una rete di solidarietà e di amore, che si contrapponga efficacemente a quella del terrorismo e della morte, facendo così nostra l’esortazione che San Paolo indirizza proprio ai Romani: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Rm 12, 21).

Tanti nostri fratelli perseguitati e dimenticati Vi saranno riconoscenti, perché la Vostra presenza li rappresenterà, dando loro piena visibilità sulla scena pubblica. Tante voci si fonderanno in un unico coro, e il nostro coro, sullo sfondo della magnifica Fontana romana imporporata, si spera possa intonare il preludio di una reazione duratura e concreta in ogni sede, affinché i perseguitati del XXI secolo possano tornare quanto prima a godere pienamente del loro naturale diritto alla libertà religiosa.
Aiutiamo la Chiesa che soffre!

Hanno voluto aderire:

Alleanza cattolica, Associazione Genitori Scuole Cattoliche, Associazione Pakistani Cristiani in Italia, Associazione pro Terra Sancta, Azione cattolica, Caritas italiana, Comunione e Liberazione, Comunità di Sant’Egidio, FOCSIV, Fondazione Oasis, Movimento Cristiano Lavoratori, Movimento dei Focolari, Movimento per la Vita, Regnum Christi, Rinnovamento nello Spirito Santo, Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti e UNITALSI.

http://acs-italia.org/fontanaditrevi/

UNDER CAESAR’S SWORD. SOTTO LA SPADA DI CESARE.



12 aprile 2016

Suor Armida CESARO

Carissime sorelle, nella notte dell’8 aprile 2016, dalla casa di Orta San Giulio (Novara), il Signore ha chiamato alla Casa del Cielo la nostra carissima Suor Armida CESARO. Nata a Campo S. Martino (Padova) il 9 ottobre 1923. Professa a Torre Bairo (Torino) il 5 agosto 1949. Appartenente all’Ispettoria Piemontese “Maria Ausiliatrice” – Italia.
Armida era la quarta di tredici figli. I genitori seppero trasmettere loro l’esempio di una vita profondamente cristiana. Con gioia ricordava il testamento della mamma: “Amatevi l’un l’altro - lasciò scritto ai suoi figli viventi - come io vi ho amato”. E la descriveva come “bella figura di sposa e madre cristiana, che si dedicò tutta ai suoi 13 figli, di cui ne donò otto alla vita religiosa: tre FMA, due Coadiutori Salesiani, un figlio e una figlia Comboniani missionari in Africa e una religiosa di Sant’Angela Merici”.
Armida accolse molto presto la chiamata del Signore: “A dodici anni, dopo aver partecipato alla S. Messa e ricevuta l’Eucarestia, sentii il desiderio di donarmi tutta a Gesù. Da quel giorno mi sentivo spinta alla preghiera, chiedendomi dove e come avrei potuto conoscere le suore”. Nel 1938 seguì la sorella maggiore nel convitto di Vigliano Biellese e lavorò nel cotonificio. Il convitto era diretto dalle FMA: il loro esempio di viva fraternità la incoraggiò alla scelta definitiva del nostro Istituto.
Fu accolta a Vercelli il 6 gennaio 1941 ed il 31 gennaio iniziò il postulato a Torre Bairo dove fece anche il noviziato. Durante questo periodo presentò la domanda di partire per le missioni.
Dopo la prima professione fu inserita nella comunità di Roppolo come aiuto infermiera, iniziando così la sua preparazione missionaria. Nel 1952 perfezionò la sua preparazione a Torino, frequentando un corso per Assistenti agli infermi.
Partì per l’Africa Centrale il 29 settembre 1953. I luoghi della sua missione furono le comunità di Kafubu, Sakania, Musoshi, Ruashi. Svolse il suo servizio missionario con diversi compiti: assistente nell’orfanotrofio, insegnante nella scuola elementare, assistente delle interne, lavori domestici, aiuto infermiera, catechista in opere parrocchiali e sociali, economa e addetta a lavori comunitari.
Con simpatia suor Armida racconta il suo inserimento iniziale nei vari campi di lavoro: “In orfanatrofio, mentre io insegnavo ai bambini a camminare, loro mi insegnavano a parlare! Dopo tre anni, un improvviso cambio di casa, per sostituire un’insegnante delle elementari: anche questa fu l’occasione propizia per imparare la lingua del posto ... Terza obbedienza, assistente delle interne nella più lontana missione, dove conobbi serpenti, scimmie ed elefanti!”. La sua lunga esperienza missionaria durò per circa 50 anni (1953-2002) con due brevi parentesi vissute a Roma per necessità di salute (1983-1985) e per la situazione civile del Congo (1991-1993).
Nel 2002 ritornò in Piemonte nella sua Ispettoria di origine e fu inserita nella casa delle sorelle anziane di Caluso (Torino) dove prestava servizi comunitari. Anche qui il suo cuore continuava ad essere missionario. Scriveva ad una consorella nel gennaio del 2008: “Adesso che le miserie della mia età aumentano, non posso essere di tanto aiuto alla comunità. Mio grande aiuto è la preghiera. Dio buono conosce tutto, vero?”. E in un’altra circostanza: “Ora che le mie forze sono limitate, ho tempo di dedicarmi alla preghiera, così ricordo anche te con tanta riconoscenza”.
Il ricordo del suo lavoro missionario la riempiva di gioia, consapevole di aver compiuto umilmente opere di misericordia verso le mamme, i bambini, i giovani bisognosi di educazione e di fede. Giunta al termine della sua vita, concludeva serenamente: “Ora mi trovo in casa di riposo, ma ringrazio il Signore di quanto mi ha concesso di lavorare per il suo Regno. Offro quotidianamente le mie croci e la mia preghiera per le missioni. Qui sono missionaria con l’offerta”.
Nel 2012, ormai inferma, fu inserita nella comunità di Orta S. Giulio per essere curata secondo le sue crescenti necessità, e fino alla fine fu seguita con affetto e delicatezza dalle consorelle e dalle collaboratrici laiche.
Mentre ricordiamo questa cara sorella, certamente possiamo contare sulla sua preghiera di intercessione, per ottenere da Dio numerosi operai per la Sua messe, in particolare sorelle generose e missionarie ad gentes per il nostro Istituto.

L’Ispettrice
Suor Elide Degiovanni

Suor Assunta CHINELLATO

Carissime sorelle, il 5 aprile 2016, dall’Ospedale di Bassano del Grappa (Vicenza), Gesù Risorto ha reso partecipe della Sua Pasqua, la nostra cara sorella Suor Assunta CHINELLATO. Nata a Gardigiano di Scorzé (Venezia) il 13 novembre 1924. Professa a Casanova di Carmagnola (Torino) il 5 agosto 1946. Appartenente all’Ispettoria Triveneta “S. Maria Domenica Mazzarello” – Italia.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito”. Questo tratto del Vangelo offerto dalla Liturgia il giorno in cui lo Sposo l’ha chiamata a sé, ci sembra sintetizzi bene la vita della nostra cara suor Assunta.
Attingiamo dalle sue note autobiografiche: «Per dono di Dio sono nata e cresciuta in una famiglia cristiana composta dai nonni paterni, genitori e sette figli, io ero la quinta. Per me la preghiera in famiglia, la catechesi, il Vespro domenicale erano un bisogno dell’anima, anche senza comprendere tanto. Preadolescente, frequentavo spesso con le mie sorelle e amiche la vicina famiglia Rizzante che aveva un giovane Salesiano, cappellano militare nel Friuli. Veniva spesso in famiglia e ci radunava per aiutarci nella scelta vocazionale salesiana. Nel giro di pochi anni, ci ha attirate in nove. Nessuna delle nove ha potuto realizzare la sua formazione religiosa a Conegliano, data l’affluenza di vocazioni. Aspettare non si poteva ed il Salesiano ha deciso di inviarci a Torino. Mi ha accompagnata il papà, in treno, e durante il viaggio ascoltavo i suoi saggi consigli: “Figlia, se vuoi essere contenta nella tua vita religiosa, lascia la tua volontà fuori dalla porta”.  
Incomincio subito l’Aspirantato. Nel 1944 entro in Noviziato a Casanova. Dopo la Professione, tre mesi soltanto di Juniorato in Via Cumiana, poiché mi è stato chiesto di partire per il Brasile a São Paulo. Ho risposto il mio “Eccomi” a Gesù. Colà, per ben 18 anni, ho cercato di darmi per Lui alle anime, nelle varie mansioni affidatemi dall’obbedienza. Nel 1962, per desiderio delle Superiore, vengo trasferita a Paranhos in Portogallo. Anche qui mi accompagna la volontà di Dio e per dieci anni svolgo volentieri la mia missione; di questi, per sei anni in una piccola Comunità come animatrice continuando la presenza tra la gioventù e in parrocchia. Nel 1972 ritorno nel Veneto per una ripresa fisica. In tutti questi anni, ho cercato di dare il mio apporto in varie Comunità dell’Ispettoria con impegno e amore, nonostante le mie debolezze e resistenze».
Davvero molte le Comunità che suor Assunta, dopo il rientro in Italia, ha servito come appassionata animatrice musicale, catechista, assistente, sacrestana, guardarobiera, portinaia: Venezia-Lido, Montebelluna, Trieste, Villanova, Roma Via della Pisana, Conegliano “Collegio Immacolata”, Lorenzaga, Fontanafredda, Treviso, Percoto e Conegliano “Madre Clelia”.
Nel 2011, al sopraggiungere della malattia, ha accettato di andare a Rosà. Lì, ancora una volta, ha lasciato “fuori dalla porta" la sua volontà e si è gradualmente abbandonata allo Sposo, ricevendo in cambio un’invidiabile serenità che testimoniava a quanti l’avvicinavano.
Significative le sue note conclusive: «Non posso tacere l’amore, la stima, la riconoscenza, l’attac-camento all’Istituto, l’affetto che serbo in cuore verso le Superiore e Sorelle tutte».
Grazie, suor Assunta, per la tua grande docilità allo Sposo e per la serenità di cui ci hai fatto dono soprattutto in questo ultimo tratto del non facile cammino verso la Luce della Risurrezione.
Intercedi per i tuoi cari, per noi tue Consorelle, per le molte persone che hai incontrato nei quasi 70 anni di vita salesiana e che ti hanno apprezzata per “la semplicità d’animo e il fervore religioso”. Ottienici la grazia di affidarci alla volontà di Dio, sempre e dovunque.

L’Ispettrice
Suor Palmira De Fortunati

Lectio Divina - 4^ Domenica di Pasqua (spagnolo)




11 aprile 2016

El cardenal Hummes llama a los obispos de Brasil a incentivar la misión en la Amazonia


Ser en la Amazonia una Iglesia "misericordiosa, misionera y profética".
Pubblicato da Missionarietà su Lunedì 11 aprile 2016

9 aprile 2016

“Esse século será decisivo para salvar o planeta”, afirma cardeal Cláudio Hummes

Arcebispo aponta desafios e possibilidades da evangelização na Amazônia

“Temos motivos religiosos e éticos para cuidar do planeta. A Igreja deve ser uma das grandes estimuladores dessa luta de proteção ao meio ambiente”, disse o arcebispo emérito de São Paulo (SP) e presidente da Comissão Episcopal para a Amazônia da CNBB, cardeal Cláudio Hummes, em entrevista coletiva à imprensa, nesta sexta-feira,8.

No terceiro dia da 54ª Assembleia Geral da CNBB, dom Cláudio apresentou aos jornalistas os desafios e metas da Ação Evangelização na Amazônia Legal. De acordo com o arcebispo, todo o trabalho desenvolvido pela Comissão para a Amazônia e Rede Eclesial Pan-amazônica (Repam) tem por objetivo sensibilizar a Igreja e a sociedade sobre a realidade vivida pelos povos daquela região.

“Na Amazônia ainda vemos uma vida muita sacrificada. Por falta de missionários não conseguimos dar a atenção necessária aos povos que ali vivem. Por isso, temos necessidade de uma ‘Igreja com rosto Amazônica’, como nos pede o papa Francisco. Assim, devolver aos indígenas o protagonismo de sua cultura e fé”, explicou dom Cláudio Hummes.

Desafios da evangelização

O cardeal Hummes pontuou diversos desafios existentes na região Amazônica, entre eles a pobreza local e crescente urbanização. Em recente visita às dioceses e prelazias da Amazônia, constatou a falta de condições mínimas de saúde e qualidade de vida, como por exemplo na Ilha de Marajó.

“A pobreza no local e a impunidade são situações que afligem a população da Amazônia. Não existe polícia que faça a vigilância e proteção dessas famílias. Outro crime intolerável é o abuso sexual de crianças. Não podemos permitir que isso continue sem punição”, alertou dom Cláudio.

Para o cardeal, é urgente atuação do poder público estadual e federal, a fim de evitar o agravamento dessa situação de pobreza, miséria, desemprego e abuso de menores”. Segundo dom Cláudio, todas essas situações precárias da região, contribuem para modelo econômico de exploração desenvolvimentista e exploração do meio ambiente.

A falta de condições locais afasta a população, contribuindo para o êxodo das famílias indígenas que sentem-se maltratadas e descuidadas pela sociedade civil.

Cuidar da vida

O cardeal chamou atenção para o cuidado com a Amazônia, “o pulmão do planeta”. Recordou que o papa Francisco, na encíclica do Laudato Sí, destaca a importância da vida na Amazônia, além do cuidado com as matas e a biodiversidade.

Dom Cláudio falou, ainda, dos resultados da 21ª Conferência do Clima (COP 21) realizada em dezembro de 2015, em Paris. Lideranças mundiais aprovaram acordo, entre países, para diminuir a emissão de gases de efeito estufa, reduzindo significativamente o aquecimento e o aumento da temperatura global em 2ºC.

“O acordo conseguido na COP foi muito importante, também, para os trabalhos que estamos desenvolvendo na Amazônia. Esse século será decisivo para salvar o Planeta e a Igreja tem papel importante em todo esse processo”, afirmou.

O cardeal disse ser necessário refletir sobre o significado da crise climática que envolve o mundo. “É preciso questionar sobre isso. Estamos muito distantes de uma sociedade que atue de forma preventiva em todos os aspectos, principalmente em relação à poluição da atmosfera por meio do gás carbônico”, acrescentou.

Ao final, dom Cláudio lembrou que durante a COP21 houve alerta sobre o efeito estufa, podendo ser irreversível. "É necessário manter abaixo esse nível de gás para se poder viver de forma sadia. O gás provoca o aquecimento global, sendo gerado por meio da queima do carvão. É preciso, urgentemente, substituí-lo por outras formas de energias”, explicou.

7 aprile 2016

Una comunione a servizio della missione

A questo punto permettetemi che vi lanci un appello che esce dal profondo del mio cuore e che può diventare un dono, di grande valore carismatico, da scambiarci in questo tempo di gratitudine: ascoltare la voce del Signore che chiama ad annunciarlo superando i confini già conosciuti, allargare lo sguardo oltre, come sollecita il CG XXIII, rispondere con generosità alla chiamata missionaria ad gentes.

Fin dalle origini dell’Istituto il Signore ha chiamata molte sorelle a lasciare la loro terra per andare a comunicare la buona notizia del Vangelo nei Paesi che Egli indicava. La nostra Famiglia religiosa non sarebbe quello che è oggi se non ci fosse stato, lungo la sua storia e con una continuità straordinaria, questo grande e ammirevole slancio missionario.

Quando Gesù chiama è importante rispondergli e sostenere la generosità di ogni sorella che si sente chiamata alla missione ad gentes e incoraggiare ogni giovane che intende vivere un’esperienza mis-sionaria.

Care sorelle, non lasciamo morire il fuoco nel cuore di queste persone! È tempo di ravvivarlo oggi, perché i poveri non possono aspettare!
Il più bel regalo che mi potete fare è di inviare una vocazione missionaria ad gentes. E non si tratta di un dono per me, ma di un contributo per la crescita del Regno di Dio.

Sono profondamente interpellata dalle grandissime e urgenti necessità presenti in tante parti del mondo riguardo all’educazione dei più poveri. Sento compassione per tante/i bambine/i, ragazze/i, giovani e donne che non hanno ancora la possibilità di godere di un processo educativo adeguato. Esso è una condizione inderogabile per una vera promozione umana e cristiana. Lasciamoci toccare da queste urgenze e rispondiamo senza indugio e titubanza, con coraggio evangelico e tanta speranza.

È il tempo favorevole per uscire, come sollecita con frequenza Papa Francesco e, simbolicamente, porre “sull’altare del mondo” quei cinque grammi di farina di grano puro, come segno di unità e di solidarietà verso chi ha meno di noi, chi è nel bisogno e non ha più voce per chiedere aiuto.

Maria, Madre della Chiesa, riscaldi il cuore di quante di voi avvertono questa chiamata, vi prenda per mano e vi guidi là dove il progetto d’amore di Dio da sempre ha disegnato i contorni spirituali e geografici del vostro futuro. Vi ringrazio di cuore se accogliete questo invito che sento impellente in me e nell’Istituto percorso in tutte le epoche della storia dal soffio missionario delle origini.

Dalla Circolare n. 959 (24 marzo 2016)

Tive medo dos refugiados até perceber...


Malak e la barca - #actofhumanity

6 aprile 2016

Accogliere fa bene all'Europa: una lettera di 40 comboniani ad Avvenire

Milano - Noi comboniani, comboniane, secolari comboniane e laici comboniani presenti in varie nazioni d' Europa, al termine del simposio a Limone sul Garda (29 marzo- 2 aprile 2016) dedicato al tema: "Migrazione e missione", vogliamo riaffermare la nostra solidarietà al fianco dei nostri fratelli e sorelle che giungono da noi in fuga da guerre, persecuzioni, dittature e crisi ambientali. Intendiamo ribadire che l' accoglienza dello straniero, con forza sottolineata da Papa Francesco “i profughi sono la carne viva di Cristo” – è un’esigenza fondamentale del Vangelo. Desideriamo altresì sottolineare che l’apertura all’altro, nella sua diversità culturale e religiosa, è un' occasione di crescita che arricchisce la nostra identità di esseri umani e cristiani. Siamo preoccupati della crescente penetrazione nella società di pregiudizi e sentimenti islamofobi propagandati da politici e intellettuali che, con grossolane semplificazioni, sembrano non fare distinzione tra islam e terrorismo islamico, insinuando non di rado che la violenza è insita nella stessa religione islamica. Tali pregiudizi e atteggiamenti ostili rafforzano nei nostri fratelli e sorelle musulmane sentimenti di esclusione, con un effetto particolarmente deleterio sui giovani delle seconde generazioni di immigrati che più facilmente rischiano di finire arruolati nelle file del gruppo "Stato islamico". Desideriamo quindi ribadire il nostro impegno a favore del dialogo interreligioso, dell' approfondimento di altre fedi e dell' impegno comune nella costruzione di una società fondata sul rispetto della diversità e della pluralità religiosa. Per noi ci può essere solo una umanità al plurale. Come membri della famiglia comboniana in Europa vogliamo anche esprimere l' inequivocabile condanna del recente accordo tra l' Unione Europea e la Turchia (18 marzo 2016) sulla questione dei migranti. La chiusura delle frontiere attivata da varie nazioni d' Europa per impedire l' ingresso ai profughi e il respingimento dei cosiddetti immigrati irregolari sono una palese violazione di convenzioni internazionali che sanciscono il diritto di asilo. Siamo convinti che la presenza di immigrati nei nostri Paesi è un arricchimento sociale, culturale, religioso e, non ultimo, economico. Mentre l' Europa è impegnata a costruire barriere per bloccare l' esodo dei profughi - esodo determinato soprattutto dalle guerre in Medio Oriente e Libia - troppo poco viene fatto per mettere fine ai conflitti armati che sono alla radice delle migrazioni forzate. Chiediamo pertanto ai nostri governi di interrompere la vendita di armi a nazioni in guerra ed esercitare pressioni affinché le parti in lotta arrivino a negoziare una soluzione pacifica. Come famiglia comboniana confessiamo il nostro silenzio di fronte allo scandalo della corsa al riarmo globale e riconosciamo la nostra complicità con questo sistema economico-finanziario che permette a pochi di avere quasi tutto privando gran parte dell' umanità del necessario e che ha bisogno delle armi e delle guerre per perpetuarsi. Come cristiani, discepoli di Gesù di Nazaret, rinnoviamo l' impegno a costruire un mondo più giusto, vivibile per tutti. (40 membri della Famiglia Comboniana)

Profughi, Sant’Egidio: “Non muri ma corridoi”

Missio giovani Digital Edition Tappa 4


Intenzione di preghiera di Papa Francesco per il mese di Aprile 2016

Giappone: ritrovati i resti di padre Sidotti, “l’ultimo missionario” italiano in Sol Levante


4 aprile 2016

AFRICA/ETIOPIA - Bambini missionari spiegano il Vangelo ai loro coetanei

Adaba  – In Etiopia è ancora tempo di Quaresima. I preparativi per la Pasqua continuano, come pure le attività delle piccole comunità cattoliche dell’Oromia. Tra queste, è giunto a Fides il racconto di un gruppo di ragazzi della casa famiglia di Adaba, che fa parte della Prefettura apostolica di Robe, i quali continuano a percorrere il loro cammino missionario con speranza ed entusiasmo. Guidati da un sacerdote fidei donum, con loro da quasi un anno ormai, si sono trasformati in veri missionari e, insieme a lui, hanno cominciato ad evangelizzare anche la comunità di Herero, che dista qualche chilometro da Adaba.
Il missionario li porta con sé, attrezzati con i loro quadernoni del catechismo con le figure che utilizzano per spiegare ai coetanei quello che c’è scritto. “Ieri, domenica 3 aprile, siamo andati a prenderli con quattro macchine e li abbiamo portati tutti a Kofale, da Adaba e Dodola, per l’Anno Santo della Misericordia. Poi abbiamo celebrato l’Eucaristia insieme e condiviso il pranzo” aggiunge il sacerdote. “In tutto sono ormai una quarantina tra bambini e ragazzi che si ritrovano ad Herero e stanno diventando amici. Non si sa bene neppure di che religione siano, la maggioranza di certo ortodossi”. Comunque sono bambini missionari entusiasti! 

Il traffico di esseri umani non si combatte colpendo le vittime.


Il traffico di esseri umani non si combatte colpendo le vittime.
Pubblicato da Missionarietà su Lunedì 4 aprile 2016