27 febbraio 2018
26 febbraio 2018
24 febbraio 2018
Suor Rosaria DE SANTIS
Carissime sorelle, il 18 febbraio 2018, prima domenica di Quaresima, dall'ospedale “Martini” di Torino, è stata chiamata al Cielo la nostra sorella Suor Rosaria DE SANTIS. Nata a Cerignola (Foggia) il 22 settembre 1932. Professa a Ottaviano (Napoli) il 6 agosto 1959. Appartenente all’Ispettoria Piemontese “Maria Ausiliatrice” - Italia.
Rosaria era la primogenita di sei figli, quattro sorelle e due fratelli. In casa il Vangelo vissuto si esprimeva in nobiltà di animo e di comportamento. Il papà lavorava presso il barone del luogo, che gli aveva affidato la gestione dei lavoratori delle sue terre. Svolgeva questo incarico godendo la fiducia di tutti a motivo della sua grande onestà e gentilezza. Rosaria, anche quando sarà lontana, manterrà sempre rapporti di vicinanza e grande affetto con tutti i suoi cari, sostenendoli nelle vicende della vita.
A Cerignola conobbe le FMA grazie ad un’amica che la invitò all’oratorio. Fu subito colpita dalla grande accoglienza delle suore e dal loro profondo amore per Maria. Proprio nella cappella dell’oratorio, davanti alla statua della Madonna, un giorno Rosaria si affidò segretamente a Lei. La conferma che il Signore la chiamava a seguirlo nella vita religiosa le venne da S. Pio da Pietrelcina che la seguiva spiritualmente. S. Pio si manifestò però un po’ titubante di fronte al desiderio di andare missionaria e le chiese: «Ma avrai la salute?».
Portando con sé il motto “Signore, io confido in te”, che l’accompagnerà per tutta la vita, iniziò il cammino formativo nell’Istituto a Napoli Vomero dove fece il postulato e il noviziato. Dopo la prima Professione, il 6 agosto 1959, suor Rosaria iniziò la preparazione alla vita missionaria: tre anni di studio a Torino, un anno in Inghilterra per imparare la lingua e poi, nel 1963, la partenza per l’India, Ispettoria di Madras. Qui, fino al 1973, le venne affidata la responsabilità della Scuola dell’infanzia ed elementare. Suor Rosaria svolse questo incarico con grande passione, esprimendo tutta la sua maternità verso le bambine. Inoltre collaborò con la Segretaria ispettoriale e, per un anno, fu assistente delle aspiranti. Dopo 10 anni che lasceranno un ricordo e una nostalgia indelebili nel suo cuore, le condizioni di salute imposero a suor Rosaria il rientro in Italia. Padre Pio aveva visto lontano, quando si era preoccupato della sua salute!
Dal 1973 al 1975 fu a Roma in Casa Generalizia, come aiutante nell’ufficio catechistico; poi per un anno ritornò nella sua Ispettoria di origine come Segretaria della Scuola a Taranto; dal 1975 al 1978 fu nuovamente a Roma, nella casa “S. Cuore”, come insegnante nei Corsi di formazione professionale. Dal 1978 tornò definitivamente a Torino “Maria Ausiliatrice” 35, dove restò fino al 1990. Passò poi alla casa “Sacro Cuore” (1990-1996), “Madre Angela Vespa” (1996-2002; 2003-2009) e “Madre Mazzarello” (2009–2018). Trascorse un anno a Mornese Mazzarelli (2002-2003). Suor Rosaria seminò dovunque sorriso e bontà, dedicandosi con vera passione educativa ai bambini della Scuola Primaria e ai ragazzi della Scuola Media, attraverso il doposcuola, le lezioni e i ricuperi di inglese, l’assistenza in vari momenti della giornata. Una cura tutta particolare l’ha riservata alle exallieve che si sono sentite cercate, accolte, seguite con una vera maternità.
La notizia della sua morte, sopraggiunta dopo un breve periodo di grande sofferenza, sta suscitando un coro unanime di riconoscenza da parte delle sorelle della sua comunità o che sono state con lei negli anni precedenti, delle exallieve/i, dei docenti della Scuola “Madre Mazzarello”. «Suor Rosaria è stata una sorella buona, che nel suo costante sorriso esprimeva la gioia profonda di appartenere a Gesù e l’accoglienza materna per ogni persona che avvicinava».
Ora la pensiamo in cielo a sorridere eternamente al Signore, alle persone care che avrà ritrovato nella Casa del Padre, a tutti noi che le chiediamo di continuare a contagiarci con la sua gioia e la sua bontà.
L’Ispettrice
Suor Elide Degiovanni
Suor Dorinda PUGA
Carissime sorelle, al tramonto di sabato 10 febbraio 2018, dalla casa “B. Eusebia Palomino” di Madrid El Plantío (Spagna), il Signore della Vita ha chiamato a godere la sua presenza, la nostra cara sorella Suor Dorinda PUGA. Nata a Rairiz de Veiga – Orense (Spagna) il 6 novembre 1923. Professa a Madrid (Spagna) il 5 agosto 1944. Appartenente all’Ispettoria Spagnola “Maria Ausiliatrice” - Madrid.
Dorinda era la seconda di sei figli. Il padre era impiegato al Municipio e la mamma dedita alla casa, in paese è ricordata come “colonna della parrocchia” per il suo generoso aiuto dato alla Chiesa. I genitori educarono i figli ai valori umani, cristiani e salesiani. In famiglia c’erano due zii Salesiani e fecero iscrivere Dorinda e la sorella Salve (anche lei FMA) come interne nel collegio delle FMA di Écija (Sevilla). Dorinda si sentì subito a suo agio: il contatto con le educatrici, l’ambiente di festa e lo spirito di famiglia, la conquistarono subito. Sentì la chiamata del Signore alla vita religiosa salesiana e in quella casa iniziò l’aspirantato.
Continuò il cammino formativo a Barcelona Sarriá e il 31 gennaio 1942 fu ammessa al Postulato. Dopo i due anni di Noviziato fece professione a Madrid il 5 agosto 1944. Poco tempo dopo presentò la domanda missionaria e venne inviata in Portogallo. In quegli anni le case di quella nazione appartenevano all’Ispettoria di Madrid. Nella casa di Lisbona fu assistente delle interne; nel 1956 venne trasferita a Setúbal dove fu educatrice nella Scuola dell’infanzia. Nel 1959 venne nominata direttrice della casa di Golegá.
Nel 1964 giunse come missionaria in Mozambico e fu direttrice a Chiúre nella casa “S. Isabel” e, dopo il triennio, nella casa “Beato Nuno”. Suor Dorinda era una FMA decisa, audace, generosa, si donava senza misura. Poco tempo dopo il suo arrivo a Chiúre, aveva già radunato 70 giovani alle quali insegnava a leggere, a scrivere e le preparava al matrimonio. Come godeva quando riceveva dalla Spagna abiti per la prima Comunione e per le spose, che offriva alle ragazze che amava tanto! Con gli aiuti che riceveva, fece costruire la scuola, la cappella, le aule per la catechesi e una casa di accoglienza per bambini e bambine. Conservava le lettere delle exallieve, dove si percepisce la fiducia, la stima sincera e la riconoscenza che nutrivano per lei, grate per averle accompagnate nella loro crescita umana e cristiana.
Purtroppo la salute ne risentì e nel 1970 dovette tornare in Spagna. Dopo un tempo di riposo, venne mandata a Madrid El Plantío come guardarobiera. Rimase viva in lei la passione missionaria che trasmetteva ai bambini e ai giovani per renderli partecipi del lavoro svolto in Mozambico. Nel 1976 passò alla casa di Spiritualità di Madrid El Plantío dove fu anche sacrestana. Dieci anni dopo venne trasferita a Vigo, dove per 27 anni fu guardarobiera e assistente. Le piaceva stare con gli alunni, attenta soprattutto ai più piccoli. Preparava la catechesi con molta cura e creatività. Si distingueva per l’ordine, era un’artista nel preparare i fiori per la cappella e nel realizzare lavori manuali.
Suor Dorinda era una persona intelligente, delicata, amorevole e sempre sorridente. Era rispettosa e riconoscente verso le superiore: aveva fiducia nel valore della loro mediazione nel suo cammino vocazionale. Pregava e offriva il suo lavoro per le vocazioni e per le missioni. Trascorreva lungo tempo in cappella e il suo grande amore era Maria, alla quale si affidava soprattutto nei momenti difficili. Sebbene la malattia l’obbligava a rimanere in silenzio per molto tempo, ci regalava sempre argute sentenze. Nel 2013 venne accolta nella Casa “B. Eusebia Palomino” di Madrid El Plantío dove poco a poco andò indebo-lendosi. Godeva contemplando la natura, guardava soprattutto dalla finestra il tramonto ed elevava la sua lode al Signore. Troviamo tra i suoi scritti: «I desideri e le convinzioni che mi sostengono sono ogni giorno più grandi: essere buona in comunità e testimoniare l’amore del mio Dio. Fino a quando Dio vorrà continuerò ad amare Lui e la Comunità. Sono qui, Signore, sono tutta tua». E non erano solo desideri, lo testimoniano le consorelle e i laici che hanno condiviso con lei la loro vita. Era portatrice di pace e di serenità nella comunità; riconoscente per ogni gesto con lo sguardo e il sorriso.
Grazie, suor Dorinda, per la tua testimonianza di vita religiosa, salesiana e missionaria!
L’Ispettrice
Suor M. del Rosario García Ribas
22 febbraio 2018
Dalla Patagonia
Queridos,
Sembrerebbe una data proprio insolita quella di oggi:
INCOMINCIA LA QUARESIMA e debbo sottolineare che per la prima volta celebreremo "L'imposizione delle ceneri!" nel TEMPLO SAN BENITO. Oh da non credere che si vada avanti con la costruzione! Sempre la stessa… al freddo, al gelo, senza acqua, con la luce fatiscente e con molto vento, ma si vive bene con le PIETRE VIVE. Forse, prima che inizi l'autunno, potremo realizzare una copertura, se ben provvisoria ma necessaria, alle finestre, coprendole solidamente con polocarbonato…
É IL GIORNO DI SAN VALENTINO ossia degli INNAMORATI… ma per me è la data di inizio della storia più bella della mia vita: nel lontano 1963 iniziavo il mio camino di formazione per essere, (posso dirlo con orgoglio salesiano) una FELICE Figlia di Maria Ausiliatrice. Avevo 16 anni e 10 mesi! Da Gallarate a Varese mi accompagnò tutta la mia famiglia: Papà MARIO (51anni) Mamma Wanda (45a) Luigi (15a) Domenico (11a) e il direttore spirituale don Luigi Cassani. In treno e camminado... naturalmente.
Di tutto questo lungo percorso Familiare, Cristiano, Religioso, Salesiano e… Missionario, aiutatemi a ringraziare il Signore e la Vergine Maria Ausiliatrice. Son tanti 55 anni, ma sono stati preziosi per me e per quello che il Signore ha combinato con me e con la mia famiglia.
Certo che nel '63 non era San Valentino, ma la commemorazione di Santa Maria Mazzarello e quando a livello commerciale è apparso nel mercato pubblicitario la ricorrenza dell'innamoramento io non avevo sicuramente perso tempo e ne approfitto per dire a tutti che "L'AMORE DELLA MIA VITA! ERA PIÙ IMPORTANTE DI TUTTO QUELLO CHE OGGI HA PERSO VALORE…"
Una parolina delle "PIETRE VIVE" che si stanno impegnando con generosità e passione nella vita della comunità di San Benito… Sono i ragazzi e le ragazze che hanno ricevuto la Cresima nel mese di novembre e che si danno un gran daffare per aiutare i più piccoli della comunità e la comunità stessa. Una delle iniziative a dir poco "di frontiera" è stata quella di seguire l'ORATORIO DON BOSCO NEL GIORNO DI SABATO ossia, nell'orario della catechesi proprio ora in tempo di vacanza estiva. Abbiamo allestito un vero laboratorio di pittura per costruire 30 cappelline (torre campanaria del TEMPIO) per poter affidare ai negozi del Barrio e raccogliere fondi per la Chiesa in costruzione. Una vera impresa pensando che nel trailer manca tutto, e in questo caso l'acqua. Preparare tutto il necessario perché si potesse lavorare bene è stata un'acrobazia di non poco conto: quattro sabati di lavoro impressionante e il 2 febbraio ancor più vivace per accompagnare i ragazzi nei vari negozi e presentare il "progetto SIAMO IN CANTIERE!" Quattro ore di percorso con due macchine, le 30 cappelline, 2 mamme e 5 "MISSIONARI" . Tutto con tanta gioia per quello che si stava vivendo a livello di Barrio. Lavorammo molto bene, pur essendo in estate e con alcuni negozi chiusi. Passeremo il venerdì 2 marzo con la BORSA DI SAN BENITO per raccogliere le offerte e seguiremo ogni mese con spirito missionario e con l'attenzione alla costruzione del tempio… Anche il WhatsApp sta accompagnando questo progetto. Noi affidiamo tutto all'opera e la protezione di San Benito!
Ritornando ad un ricordo personale e della mia Famiglia penso che anche questo concorre per un'attenzione privilegiata dello Sposo Divino. Il 1 dicembre scorso Papà Mario celebrava il 50° anniversario della sua dipartita per il cielo. Proprio in quel tempo, abbandonato tra le piante aromatiche del giardino, stava un vaso di fiori… abbandonato pure lui. Ma quello che apparve nella crescita di una piantina esile e sicura: era un NON-TI-SCORDAR-DI-ME! Impressionante.
Qui in comunità siamo in procinto di iniziare un nuovo anno scolastico e anche la COMUNITÀ religiosa sta cambiando fisionomia… Sr. Anna Maria già ci lasciò per iniziare il camino di Segretaria ispettoriale in Buenos Aires. Al suo posto verrà Sr. Silvana. Poi partirà Sr. María Teresa che mi seguiva nella pastorale al Barrio e verrà Sr. Ewa, polacca: così si costruirà una comunità Internazionale: due Italiane, una argentina e una Polacca. Con il mio castellano non ancora perfetto spero che non sarà una confusione delle lingue. Che il Signore accompagni questo nuovo anno pastorale-educativo-scolastico.
BENDICIONES Y CARIÑO MISIONERO! E ricordatevi di pregare per tutti i missionari e le missionarie, specialmente per me con i miei 55 anni felicemente vissuti… e il 16 prossimo sono 6 in terra Argentina e quindi in Patagonia il 29 marzo prossimo.
Besos cariñosos
Sr. Paola feliz FMA
Giornata di preghiera e digiuno per la pace
“Dinanzi al tragico protrarsi di situazioni di conflitto in diverse parti del mondo, invito tutti i fedeli ad una speciale Giornata di preghiera e digiuno per la pace il 23 febbraio prossimo, venerdì della Prima Settimana di Quaresima. La offriremo in particolare per le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan. Come in altre occasioni simili, invito anche i fratelli e le sorelle non cattolici e non cristiani ad associarsi a questa iniziativa nelle modalità che riterranno più opportune, ma tutti insieme.
Il nostro Padre celeste ascolta sempre i suoi figli che gridano a Lui nel dolore e nell’angoscia, «risana i cuori affranti e fascia le loro ferite» (Sal 147,3). Rivolgo un accorato appello perché anche noi ascoltiamo questo grido e, ciascuno nella propria coscienza, davanti a Dio, ci domandiamo: “Che cosa posso fare io per la pace?”.
Sicuramente possiamo pregare; ma non solo: ognuno può dire concretamente “no” alla violenza per quanto dipende da lui o da lei. Perché le vittorie ottenute con la violenza sono false vittorie; mentre lavorare per la pace fa bene a tutti!”
Papa Francesco, parole dall’Angelus del 4 febbraio 2018
18 febbraio 2018
32 Young Adivasi Boys and Girls with a Broad Smile ...
It all began with a friendly call from Vimala Meena from Turin. Tell me a bit about what are you busy at Dahanu? A few email communications and soon Vimala and Enrico chose two projects: Bicycles for young working boys and girls and a book for the blind.
Dahanu is a coastal town and a municipal council in Palghar district of Maharashtra state in Konkan division. It is located 110 km from Mumbai city. Marathi and Sindhi, Gujarati and Hindi are the most used languages. Dahanu has become a major commercial and industrial town in Palghar district. It is well known for its chikoos and for other products. Dahanu is esteemed for its friendly atmosphere of nature and friendly people. It has become a famous tourist spot. According to the census of 2011, Dahanu has a population of 1,27,000 males that comes to 52% of the population and 48% of females.
Education at Dahanu
Dahanu is blessed with Schools and Colleges. In every village we find a small School where in most cases one single teacher offers lessons for all the students from class 1-4.
From 2008 the Salesian Sisters have opened a community at Dahanu. There are a number of Adivasi villages around the community. The Adivasis at Dahanu are very dear persons and they work very hard. The Sisters are involved in the parish ministry, and in the villages around. They offer coaching classes and the students are very committed and motivated.
The Adivasis are simple, gentle people who work very hard to make a living. They live on the margins. The poverty doesn’t permit them to have many possibilities. The children are clever but most of them are forced to leave their studies and begin to work. The fact that many of them walk for hours to reach their place of work touched us deeply.
The aim of the Bicycle Project
The aim of the project is to equip 50 young working people with bicycles. The distance that the young people were walking was beyond human understanding. We are sure that by offering them bicycles they will learn a life of responsibility and commitment and gradually reach out to others.
The positive effect of the bicycle project on the population
In October 2016, the Sisters started the General Duty Assistant Course for the needy young people. The students have many hours of practical training in various hospitals and they have to walk a lot as other means of transportation cost much. A bicycle can facilitate the movement from one place to another and the work in the medical field requires certain promptness.
Auxilium Youth Animation Centre rocks with the great news of cent percent result of the first Batch of twenty eight General Duty Assistant (GDA) students. They get Job Placement in different hospitals in Dhanu and Mumbai.
It was really excruciating to see number of young Adivasi boys and girls walking hours to reach their place of work/study. Today 14 February, thanks to the financial support from our young friends from Turin, we saw 32 youngsters with a broad smile as they ride on their bicycles...
This is a tangible sign of translating into action No.16 of the Final Statement of the XXXIII CBCI General Body Meeting: “to work for the protection and integral development of the Tribals and Other Backward Classes (OBC’s) and to take special initiatives for the relief and welfare of farmers, fisher folk, migrants and other deprived and exploited communities by providing care, comfort and hope to them in their distress.”
This was fruit of a joint initiative of the CBCI Office for Dialogue and Ecumenism together with the FMA Province of Bombay, Sr. Meenakshi D’Silva & the Community of Auxilium Youth Animation Centre, Dahanu.
Our special thanks to Enrico the president of New Life Group, to Vimala Meena our friend and to the Catholic Churh of Turin.
Reported by Teresa Joseph fma
15 febbraio 2018
14 febbraio 2018
13 febbraio 2018
11 febbraio 2018
10 febbraio 2018
9 febbraio 2018
8 febbraio 2018
Suor Antonietta NANIA
Carissime sorelle, nel pomeriggio del 24 gennaio 2018, nella casa “S. Giuseppe” di Caracas (Venezuela), accompagnata da Maria Ausiliatrice si è presentata al Padre misericordioso la nostra cara sorella Suor Antonietta NANIA.
Nata a Sarconi (Potenza) il 17 dicembre 1934Professa a Ottaviano (Napoli) il 6 agosto 1957
Appartenente all’Ispettoria Venezuelana “S. Giovanni Bosco”
Antonietta, primogenita di quattro figli, nacque in una famiglia dalle profonde radici cristiane. I genitori seppero educarli alla vita di preghiera e ai valori umani e cristiani. Ricordava che all’età di nove anni nel periodo natalizio, mentre con i fratelli attendeva con entusiasmo i regali della Befana, con grande sorpresa ricevettero la notizia che, al posto dei regali avrebbero avuto la quarta sorellina, una bimba chiamata Maria. Ai due fratelli non piacque questa notizia, ma Antonietta ne fu felice e si offrì subito per prendersi cura di lei.
Nell’adolescenza a Napoli, con un’amica, conobbe il carisma salesiano. Antonietta avvertì forte la chiamata del Signore e con decisione comunicò in famiglia che voleva farsi suora di don Bosco. Benché la sua scelta non fosse ben accolta dal papà, nel 1954 Antonietta entrò nell’Istituto delle FMA a Napoli. Il 31 gennaio 1955 fu ammessa al Postulato; visse il tempo del Noviziato a Ottaviano dove il 6 agosto 1957 emise i primi voti.
Dopo la professione fu insegnante di taglio e cucito a Napoli Vomero per due anni. L’ardore mis-sionario la spinse a presentare la domanda missionaria. A Torino, nella casa “Madre Mazzarello”, partecipò al Corso di formazione per le neo-missionarie e nel 1960 partì per la Tahilandia. Dopo un anno a Ban Pong dedicato allo studio della lingua, insegnò taglio e cucito a Hat Yai e Udon Thani. Nel 1974, per tre anni fu assistente delle pensionanti; poi di nuovo la troviamo a Udon Thani responsabile del Centro di promozione della donna e insegnante di taglio e cucito. Le consorelle che l’hanno conosciuta affermano che suor Antonietta svolse questo servizio con professionalità e dedizione. Viveva con generosità il suggerimento di madre Mazzarello: “Ogni punto d’ago, sia un atto di amore di Dio”.
Nel 1992 i genitori e alcuni familiari si trasferirono nel Venezuela e fecero di questo paese la loro seconda patria. Quando il papà si ammalò, suor Antonietta considerò opportuno chiedere il trasferimento in quell’Ispettoria per essere vicina alla famiglia bisognosa di un aiuto.
Quando giunse in Venezuela, venne inviata alla comunità “S. Maria Mazzarello” di Los Teques dove fu sacrestana e sarta. Nel 1995 fu trasferita alla “Fondazione Carlos Delfino” di La Vega - Caracas come insegnante di taglio e cucito. Quattro anni dopo svolse gli stessi servizi nel collegio “María Auxiliadora” di Los Teques. Dal 2002 al 2005 lavorò nella Casa ispettoriale di Caracas Altamira, come sacrestana. In seguito fu nella casa “Beata Laura Vicuña” di Valencia fino al 2010. A motivo dell’indebolimento della salute, venne accolta prima nella casa “María Auxiliadora” di Caracas Altamira e poi nella casa “S. José” in riposo.
Nei 25 anni di lavoro nelle diverse case dell’Ispettoria, le consorelle apprezzarono le qualità umane e spirituali di suor Antonietta e la sua capacità di adattamento. Il suo atteggiamento fu sempre cordiale, sereno, riconoscente per ogni gesto fraterno. Con se stessa era molto austera. Preparava con cura e buon gusto le feste religiose e salesiane, dava un tono di gioia e di bellezza agli ambiente che sapeva decorare con arte. Scrisse con la vita il progetto della sua esistenza: “Pregare, lavorare, creare bellezza e, soprattutto, amare per far trasparire la bontà del Padre celeste e dare splendore a quella pietra viva del monumento a Maria Ausiliatrice che sognò don Bosco”.
Con il passare degli anni, la salute divenne sempre più debole. Visse questo ultimo periodo come vergine prudente che attende l’arrivo dello Sposo. Qualche settimana fa venne sottoposta ad un intervento chirurgico per estirpare un tumore. Superò bene l’intervento, ma sopravvennero alcune complicazioni anche a motivo della debolezza fisica e il 24 gennaio Maria Ausiliatrice la accompagnò in Paradiso. Ora la pensiamo felice godendo della presenza amorosa di Gesù e di Maria, che furono i grandi amori della sua vita. Cara suor Antonietta, grazie per la tua fedeltà al Signore, la fraternità, il servizio. Ottienici dal Padrone della messe sante vocazioni.
L’Ispettrice
Suor Margarita Hernández
7 febbraio 2018
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA QUARESIMA 2018
«Per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti» (Mt 24,12)
Cari fratelli e sorelle,
ancora una volta ci viene incontro la Pasqua del Signore! Per prepararci ad essa la Provvidenza di Dio ci offre ogni anno la Quaresima, «segno sacramentale della nostra conversione»,[1] che annuncia e realizza la possibilità di tornare al Signore con tutto il cuore e con tutta la vita.
Anche quest’anno, con il presente messaggio, desidero aiutare tutta la Chiesa a vivere con gioia e verità in questo tempo di grazia; e lo faccio lasciandomi ispirare da un’espressione di Gesù nel Vangelo di Matteo: «Per il dilagare dell’iniquità l’amore di molti si raffredderà» (24,12).
Questa frase si trova nel discorso che riguarda la fine dei tempi e che è ambientato a Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi, proprio dove avrà inizio la passione del Signore. Rispondendo a una domanda dei discepoli, Gesù annuncia una grande tribolazione e descrive la situazione in cui potrebbe trovarsi la comunità dei credenti: di fronte ad eventi dolorosi, alcuni falsi profeti inganneranno molti, tanto da minacciare di spegnere nei cuori la carità che è il centro di tutto il Vangelo.
I falsi profeti
Ascoltiamo questo brano e chiediamoci: quali forme assumono i falsi profeti?
Essi sono come “incantatori di serpenti”, ossia approfittano delle emozioni umane per rendere schiave le persone e portarle dove vogliono loro. Quanti figli di Dio sono suggestionati dalle lusinghe del piacere di pochi istanti, che viene scambiato per felicità! Quanti uomini e donne vivono come incantati dall’illusione del denaro, che li rende in realtà schiavi del profitto o di interessi meschini! Quanti vivono pensando di bastare a sé stessi e cadono preda della solitudine!
Altri falsi profeti sono quei “ciarlatani” che offrono soluzioni semplici e immediate alle sofferenze, rimedi che si rivelano però completamente inefficaci: a quanti giovani è offerto il falso rimedio della droga, di relazioni “usa e getta”, di guadagni facili ma disonesti! Quanti ancora sono irretiti in una vita completamente virtuale, in cui i rapporti sembrano più semplici e veloci per rivelarsi poi drammaticamente privi di senso! Questi truffatori, che offrono cose senza valore, tolgono invece ciò che è più prezioso come la dignità, la libertà e la capacità di amare. E’ l’inganno della vanità, che ci porta a fare la figura dei pavoni… per cadere poi nel ridicolo; e dal ridicolo non si torna indietro. Non fa meraviglia: da sempre il demonio, che è «menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44), presenta il male come bene e il falso come vero, per confondere il cuore dell’uomo. Ognuno di noi, perciò, è chiamato a discernere nel suo cuore ed esaminare se è minacciato dalle menzogne di questi falsi profeti. Occorre imparare a non fermarsi a livello immediato, superficiale, ma riconoscere ciò che lascia dentro di noi un’impronta buona e più duratura, perché viene da Dio e vale veramente per il nostro bene.
Un cuore freddo
Dante Alighieri, nella sua descrizione dell’inferno, immagina il diavolo seduto su un trono di ghiaccio;[2] egli abita nel gelo dell’amore soffocato. Chiediamoci allora: come si raffredda in noi la carità? Quali sono i segnali che ci indicano che in noi l’amore rischia di spegnersi?
Ciò che spegne la carità è anzitutto l’avidità per il denaro, «radice di tutti i mali» (1 Tm 6,10); ad essa segue il rifiuto di Dio e dunque di trovare consolazione in Lui, preferendo la nostra desolazione al conforto della sua Parola e dei Sacramenti.[3] Tutto ciò si tramuta in violenza che si volge contro coloro che sono ritenuti una minaccia alle nostre “certezze”: il bambino non ancora nato, l’anziano malato, l’ospite di passaggio, lo straniero, ma anche il prossimo che non corrisponde alle nostre attese.
Anche il creato è testimone silenzioso di questo raffreddamento della carità: la terra è avvelenata da rifiuti gettati per incuria e interesse; i mari, anch’essi inquinati, devono purtroppo ricoprire i resti di tanti naufraghi delle migrazioni forzate; i cieli – che nel disegno di Dio cantano la sua gloria – sono solcati da macchine che fanno piovere strumenti di morte.
L’amore si raffredda anche nelle nostre comunità: nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium ho cercato di descrivere i segni più evidenti di questa mancanza di amore. Essi sono: l’accidia egoista, il pessimismo sterile, la tentazione di isolarsi e di impegnarsi in continue guerre fratricide, la mentalità mondana che induce ad occuparsi solo di ciò che è apparente, riducendo in tal modo l’ardore missionario.[4]
Cosa fare?
Se vediamo nel nostro intimo e attorno a noi i segnali appena descritti, ecco che la Chiesa, nostra madre e maestra, assieme alla medicina, a volte amara, della verità, ci offre in questo tempo di Quaresima il dolce rimedio della preghiera, dell’elemosina e del digiuno.
Dedicando più tempo alla preghiera, permettiamo al nostro cuore di scoprire le menzogne segrete con le quali inganniamo noi stessi,[5] per cercare finalmente la consolazione in Dio. Egli è nostro Padre e vuole per noi la vita.
L’esercizio dell’elemosina ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello: ciò che ho non è mai solo mio. Come vorrei che l’elemosina si tramutasse per tutti in un vero e proprio stile di vita! Come vorrei che, in quanto cristiani, seguissimo l’esempio degli Apostoli e vedessimo nella possibilità di condividere con gli altri i nostri beni una testimonianza concreta della comunione che viviamo nella Chiesa. A questo proposito faccio mia l’esortazione di san Paolo, quando invitava i Corinti alla colletta per la comunità di Gerusalemme: «Si tratta di cosa vantaggiosa per voi» (2 Cor 8,10). Questo vale in modo speciale nella Quaresima, durante la quale molti organismi raccolgono collette a favore di Chiese e popolazioni in difficoltà. Ma come vorrei che anche nei nostri rapporti quotidiani, davanti a ogni fratello che ci chiede un aiuto, noi pensassimo che lì c’è un appello della divina Provvidenza: ogni elemosina è un’occasione per prendere parte alla Provvidenza di Dio verso i suoi figli; e se Egli oggi si serve di me per aiutare un fratello, come domani non provvederà anche alle mie necessità, Lui che non si lascia vincere in generosità?[6]
Il digiuno, infine, toglie forza alla nostra violenza, ci disarma, e costituisce un’importante occasione di crescita. Da una parte, ci permette di sperimentare ciò che provano quanti mancano anche dello stretto necessario e conoscono i morsi quotidiani dalla fame; dall’altra, esprime la condizione del nostro spirito, affamato di bontà e assetato della vita di Dio. Il digiuno ci sveglia, ci fa più attenti a Dio e al prossimo, ridesta la volontà di obbedire a Dio che, solo, sazia la nostra fame.
Vorrei che la mia voce giungesse al di là dei confini della Chiesa Cattolica, per raggiungere tutti voi, uomini e donne di buona volontà, aperti all’ascolto di Dio. Se come noi siete afflitti dal dilagare dell’iniquità nel mondo, se vi preoccupa il gelo che paralizza i cuori e le azioni, se vedete venire meno il senso di comune umanità, unitevi a noi per invocare insieme Dio, per digiunare insieme e insieme a noi donare quanto potete per aiutare i fratelli!
Il fuoco della Pasqua
Invito soprattutto i membri della Chiesa a intraprendere con zelo il cammino della Quaresima, sorretti dall’elemosina, dal digiuno e dalla preghiera. Se a volte la carità sembra spegnersi in tanti cuori, essa non lo è nel cuore di Dio! Egli ci dona sempre nuove occasioni affinché possiamo ricominciare ad amare.
Una occasione propizia sarà anche quest’anno l’iniziativa “24 ore per il Signore”, che invita a celebrare il Sacramento della Riconciliazione in un contesto di adorazione eucaristica. Nel 2018 essa si svolgerà venerdì 9 e sabato 10 marzo, ispirandosi alle parole del Salmo 130,4: «Presso di te è il perdono». In ogni diocesi, almeno una chiesa rimarrà aperta per 24 ore consecutive, offrendo la possibilità della preghiera di adorazione e della Confessione sacramentale.
Nella notte di Pasqua rivivremo il suggestivo rito dell’accensione del cero pasquale: attinta dal “fuoco nuovo”, la luce a poco a poco scaccerà il buio e rischiarerà l’assemblea liturgica. «La luce del Cristo che risorge glorioso disperda le tenebre del cuore e dello spirito»,[7] affinché tutti possiamo rivivere l’esperienza dei discepoli di Emmaus: ascoltare la parola del Signore e nutrirci del Pane eucaristico consentirà al nostro cuore di tornare ad ardere di fede, speranza e carità.
Vi benedico di cuore e prego per voi. Non dimenticatevi di pregare per me.
Dal Vaticano, 1 novembre 2017
Solennità di Tutti i Santi
Francesco
[1] Messale Romano, I Dom. di Quaresima, Orazione Colletta.
[2] «Lo ’mperador del doloroso regno / da mezzo ’l petto uscia fuor de la ghiaccia» (Inferno XXXIV, 28-29).
[3] «E’ curioso, ma tante volte abbiamo paura della consolazione, di essere consolati. Anzi, ci sentiamo più sicuri nella tristezza e nella desolazione. Sapete perché? Perché nella tristezza ci sentiamo quasi protagonisti. Invece nella consolazione è lo Spirito Santo il protagonista» (Angelus, 7 dicembre 2014).
[4] Nn. 76-109.
[5] Cfr Benedetto XVI, Lett. Enc. Spe salvi, 33.
[6] Cfr Pio XII, Lett. Enc. Fidei donum, III.
[7] Messale Romano, Veglia Pasquale, Lucernario.
5 febbraio 2018
2 febbraio 2018
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