31 gennaio 2017

AMÉRICA/VENEZUELA - Nuevo impulso a la Infancia y Adolescencia Misionera con las nuevas tecnologías de la comunicación

Caracas  – Durante el 2017 se realizaran cinco encuentros virtuales sobre temas referentes a la animación misionera de los muchachos y de los jóvenes, para que se puedan enriquecer mutuamente todas las Direcciones nacionales de las Obras Misionales Pontificias (OMP) de los países bolivarianos (Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù, Venezuela). Esta iniciativa, ha sido planteada durante el Encuentro Regional de las OMP de los países bolivarianos, que se ha realizado en Caracas del 23 al 28 de enero, y tiene la finalidad de coordinar y compartir las experiencias en torno al trabajo que se realiza con la infancia y adolescencia misionera en cada país de la región.
En el encuentro se ha analizado el trabajo llevado a cabo con la infancia y adolescencia misionera, la acción misionera a través de los medios de comunicación y el objetivo hacia el que se quiere caminar, ha dicho en síntesis el director de las OMP de Colombia , el p. Mario de Jesus Alvarez, según la información de la Agencia Fides.
El objetivo es difundir cada uno de los insumos que se producen en las Direcciones Nacionales de la Obra de la Santa Infancia y Adolescencia Misionera, es decir darle un renovado impulso que haga que esta obra se fortalezca a través del uso de las tecnologías de comunicación y sea más atractivo para los misioneros.
Las conclusiones de este encuentro serán comunicadas en la reunión de los Directores de las OMP de América que se celebrará en el mes de marzo en República Dominicana, de modo que “toda América sea un ejemplo para el mundo de un trabajo renovado, actualizado y muy eficiente en infancia y adolescencia misionera a través de las técnicas modernas de comunicación”. 

http://fides.org/

AMERICA/VENEZUELA - Nuovo impulso a Infanzia e Adolescenza Missionaria con le nuove tecnologie di comunicazione

Caracas – Cinque incontri virtuali durante il 2017 per un arricchimento reciproco delle Direzioni nazionali delle Pontificie Opere Missionarie (POM) dei paesi bolivariani (Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù, Venezuela) in tema di animazione missionaria dei ragazzi e dei giovani. Questo l’impegno scaturito dall’Incontro regionale delle POM dei paesi bolivariani, che si è svolto a Caracas dal 23 al 28 gennaio, al fine di coordinare e condividere le esperienze fatte in ogni paese della regione.
L’incontro ha analizzato il lavoro svolto con l’infanzia e l’adolescenza missionaria, l'attività missionaria attraverso i media e l’obiettivo verso cui si vuole camminare, ha sintetizzato il Direttore delle POM della Colombia, p. Mario de Jesus Alvarez, secondo le informazioni pervenute a Fides. L'obiettivo è quello di diffondere il materiale prodotto dalle Direzioni nazionali per l’Infanzia e l’Adolescenza missionaria, per imprimerle un rinnovato impulso perché questa opera si rafforzi attraverso l'uso delle odierne tecnologie di comunicazione e sia più attraente per i missionari.
I risultati di questo incontro saranno comunicati alla riunione dei Direttori nazionali delle POM dell'America, che si terrà a marzo nella Repubblica Dominicana, cosicchè "tutta l'America sia un esempio per il mondo di un lavoro rinnovato, aggiornato e più efficace per l’infanzia e l'adolescenza missionaria, attraverso le moderne tecniche di comunicazione". 



27 gennaio 2017

FMA Chile - Colonias Salesianas Villa Feliz y experiencias de Misiones

140 años Primera Expedición Misionera hacia América - Inspectoría PER


SUOR ANSELMINA RONCHI: MISSIONARIA, MADRE E MAESTRA



Il giorno 29 dicembre 2016 alle ore 8:15 suonò il telefono, e Suor Gabriella (FMA, casa di Clusone - BG) con poche semplici parole annunciò: “Suor Anselmina ci ha lasciato”.
Ho avuto un momento di smarrimento e subito ho telefonato ad alcune famiglie - anch’esse adottive - per comunicare l’accaduto, mentre il mio viso veniva bagnato da lacrime di dolore per la perdita della mia seconda madre.
Suor Anselmina è stata come una seconda madre per parecchie famiglie adottive, per averle largamente aiutate nell’adozione internazione di bambini provenienti dall’Ecuador.
Nel lontano 1981 mio marito ed io siamo stati la prima coppia che Suor Anselmina ha aiutato nell’adozione dei nostri figli. Questa esperienza rappresentò una sorta di apripista per una nuova opera assistenziale: l’Ispettrice dell’epoca, Madre Fanny Serra, permise a Suor Anselmina di intraprenderla.
Nell’aprile 1981 l’associazione che ci seguiva nella preparazione delle pratiche per l’adozione ci indicava come tempo di attesa in Bolivia (paese dove operava) circa 2 anni, e ci consigliava di rivolgerci ad altri stati del Sud America.
Non sapendo come muoverci per procedere con la nostra prima pratica di adozione, telefonammo in curia a Milano presso l’ufficio missioni chiedendo nominativi di associazioni religiose lombarde operanti in Sud America. Il consiglio unanime delle due addette fu di rivolgersi ai SALESIANI.
Abitando a poca distanza da Contra di Missaglia, al confine dell’attuale provincia di Lecco, ci recammo lì per chiedere nominativi di suore missionarie (magari Italiane, per un semplice fatto di lingua) presenti in Sud America. Dal cassetto della sua scrivania, la portinaia del noviziato estrasse un libro tipo dizionario delle Figlie di Maria Ausiliatrice sparse nel mondo e dicendo che l’edizione che aveva tra le mani era la più aggiornata, perché da poco arrivata in convento. Osservando le pagine relative alle case Salesiane sparse in tutto il Sud America, si fermò al paese Ecuador, località Manta, direttrice Suor Ronchi Anselmina, e su un biglietto appuntò il numero di telefono.
Contenti per la notizia ricevuta, tornammo a casa e subito ci mettemmo in contatto con Suor Anselmina. Lei rimase positivamente stupita dalla nostra richiesta, ma aggiunse anche di provare a richiamare dopo sette giorni perché una delle suore si recava in ospedale per fare volontariato un giorno alla settimana, e solo allora avrebbe potuto chiedere se ci fossero bambini abbandonati destinati all’adozione.
La settimana passò velocemente, e come stabilito contattammo nuovamente Suor Anselmina. Ci rispose molto euforica e decisamente agitata, in quanto era nato un bambino e occorreva subito la presenza dei genitori adottivi sul posto per poter procedere alla pratica di adozione internazionale.
In breve tempo preparammo biglietti aerei e bagagli, partendo alla volta della capitale dell’Ecuador. All’aeroporto di Quito ci attendevano 2 suore Salesiane, missionarie italiane. Passammo due giorni presso la casa Ispettoriale di Quito, e poi partimmo alla volta di Manta (provincia di Manabí) dove ci attendevano Suor Anselmina insieme alla sua comunità. Dapprima fummo ospitati da una famiglia Italiana, alla quale siamo tuttora molto riconoscenti, ma successivamente la pratica diventò lunga e complicata, ed essendo anch’esse alle prime armi in tema di adozioni internazionali, le suore Salesiane ci ospitarono nella loro comunità. In quel luogo, a parte prendere dimestichezza con la lingua, imparavamo e venivamo quotidianamente a conoscenza di tante cose: chi sono i Salesiani, le Figlie di Maria Ausiliatrice, l’instancabile Suor Maria Troncatti – Beata dal 2012, e le consorelle Suor Carlotita e Suor Ortensita (che avevano vissuto in comunità con la Beata Suor Troncatti).
Intanto Suor Anselmina apprendeva velocemente come aggirarsi nei meandri della burocrazia tra tribunali dei minori e “BENESTAR SOCIAL” (ministero delle pratiche sociali) per la presentazione delle pratiche, le delibere, le traduzioni giurate e i visti consolari. Quando l’iter burocratico si incagliava, lei ci accompagnava sempre. Fisicamente e con la preghiera.
Prima di ogni partenza si recitava la provvidenziale preghiera “Madre Palomino illumina il nostro cammino“ seguita subito dalla recita del S. Rosario e tra una decina e l’altra le varie invocazioni a Don Bosco, Madre Mazzarello e Maria Ausiliatrice.
Se la destinazione dei vari viaggi era Quito, e si andava da soli talvolta accompagnati da consorelle che per necessità si recavano alla casa ispettoriale della capitale o in Cumbayà, si partiva sempre ben rifornite di scatole di tonno, zucchero e generi di varia necessità per le case del Noviziato o quelle delle suore anziane. Per Suor Anselmina, essere Salesiana era anche questo: tutte le case della congregazione sparse in Ecuador dovevano poter vivere sul supporto e sull’aiuto reciproco.
Non era ancora terminata la nostra prima pratica, quand’ecco arrivare la seconda coppia di genitori adottivi da Ronco Briantino per la seconda adozione: una bimba nata circa un mese dopo il nostro arrivo in Ecuador. Da qui il susseguirsi di tante ed ulteriori pratiche, anche dopo che Suor Anselmina da Manta venne trasferita a Cuenca (luogo della nostra seconda adozione) e poi a Quito. Dalla capitale ebbe occasione di seguire molte altre pratiche adottive di bambini nati ad Ambato, Quito, Amaguaña, e in molti altri luoghi dell’Ecuador.
Fermarsi qui sarebbe riduttivo. Il lavoro di Suor Anselmina si rivolse anche ai compiti manuali, alla fatica quotidiana, alla formazione delle Novizie, e alle adozioni a distanza. Fra queste una ragazza che vive in Quito e che tramite le suore che vivono in Amaguaña è in contatto diretto con la famiglia italiana, la quale ha anche un figlio adottivo in precedenza giunto dall’Ecuador all’Italia.
I figli adottivi, se così possiamo chiamarli sono sparsi un po’ ovunque: Lombardia, Veneto, altre parti del Nord Italia (e Sud Italia?), ma anche all’estero. Alcuni tra essi, ormai adulti, hanno già formato o si apprestano a formare una propria famiglia. Qualcuno ha già figli, possiamo dire veramente meravigliosi. In tutti loro vive lo spirito che Suor Anselmina ha saputo trasmettere, in un modo o nell’altro.
Suor Anselmina ha dato personalmente e ha lasciato in eredità a noi tutte famiglie adottive un grande esempio di totale disponibilità verso il prossimo. Il suo stile di vita semplice e laborioso, tra i vari segni, si è concretizzato anche in una scuola di educazione (conversazioni sul sistema educativo) che ci trasmetteva nei vari momenti di comunità, dal semplice stare in refettorio ai vari viaggi effettuati insieme.
Il suo motto era “non rompere nessuna relazione con alcuno, tieni sempre i contatti, anche se fosse un debole filo che unisce alle altre persone: le consorelle, il mondo esterno, gli amici lontani.
Questo è ciò che Suor Anselmina auspicava: che anche noi famiglie adottive mettessimo in pratica non solo l’educazione dei bambini dall’infanzia all’adolescenza, ma anche uno stretto rapporto – per nulla scontato - con i figli divenuti adulti, perché l’educazione e il buon esempio si attuano e rinvigoriscono in ogni istante della vita, continuamente.
Carissima zia Anselmina, come tutti noi ti chiamavamo: non ti dimenticheremo mai. In fin dei conti siamo solo piccole gocce in un mare immenso, piccoli semi su una terra sconfinata. Ma ci teniamo a dirti, come tu ci sei stata sempre ad accompagnarci nei vari momenti di bisogno, che noi siamo qui. Alcuni dove li hai lasciati, altri che si sono mossi con le proprie gambe nel mondo. E se un giorno saremo capaci di portare qualche buon frutto, sarà anche merito di quanto tu hai seminato con la tua bontà.
Lì nel paradiso avrai sicuramente incontrato alcune mamme e papà che ti hanno preceduto.
Un abbraccio da tutti noi e dalle nostre famiglie.
Oscar, Paolo, Mariuxi, Maria Esperanza con la piccola Melody, Paul, Michelangelo, Dario, Angelica e i suoi tre figli, Margherita con le sue tre figlie, Francesco, Roberta, Natali, David, Pacci (Belgio), Nadia e fratello (Germania), Erika, ecc…

Profilo di Sr. Anselmina Ronchi

IV Domingo TO - Ciclo A (español)




Suor Giuseppina BAGNATI

Carissime sorelle, la mattina del 13 gennaio 2017, dalla casa di Orta S. Giulio (Novara), il Signore ha chiamato al premio eterno la nostra carissima Suor Giuseppina BAGNATI. Nata a Bellinzago Novarese (Novara) il 1° dicembre 1925. Professa a Casanova di Carmagnola (Torino) il 5 agosto 1948. Appartenente all’Ispettoria Piemontese “Maria Ausiliatrice” – Italia.
«Tu mi conosci, Signore, e mi tieni nella mano»: si concludono così le pagine delle sue note autobiografiche, parafrasando il salmo 139 con un atto di supremo abbandono in Dio.
Giuseppina era la maggiore di tre fratelli e tre sorelle. «L’ambiente familiare era semplice, stimato, alquanto benestante, di vita veramente cristiana, per cui fin da piccola fui educata all’amore di Dio». Così scriveva; e ancora: «Ero ragazzina quando ho sentito dalla mamma che la cosa più importante della vita è fare la volontà di Dio. Queste parole sono state pronunciate con una convinzione tale che non le ho mai più dimenticate, anzi sono diventate come la bussola della mia vita». L’educazione cristiana vissuta in famiglia era completata con la vita sacramentale in Parrocchia e a contatto con le suore di Sant’Anna presso le quali si svolgeva la catechesi. Ricevette la Cresima il 23 novembre 1933, Anno Santo della Redenzione. Ricordava poi: «Terminate le scuole elementari mi attendeva una grande grazia. I miei genitori mi hanno iscritta, come educanda, alla Scuola Secondaria di Avviamento Professionale presso le FMA di Torino M. Ausiliatrice 27».
Certamente fu il primo grande distacco, ma anche la strada aperta per ascoltare la chiamata del Signore. «A 20 anni desideravo prendere una decisione circa la scelta della vocazione. Mi sorrideva la vita religiosa, ma in cuor mio sorgeva la domanda: Cosa vorrà da me il Signore?». Fu al termine degli Esercizi Spirituali, vissuti nella Casa di Novara “Immacolata”, che Giuseppina ricevette il ‘segno’ chiaro, nitido, convincente della volontà di Dio. Non si conosce quale fu il segno, ma lei seppe ascoltare la chiamata di Dio e l’8 settembre 1945, nella Casa Missionaria Madre Mazzarello di Torino, iniziò l’aspirantato.
Ricordava poi il Noviziato, vissuto a Casanova, come “un vero dono di Dio”, ma la chiamata del Signore per lei non era ancora completa: «Novizia del 2° anno (ricordo ancora il luogo in cui è avvenuto questo) la Maestra, suor Giulia Mia, mi chiama e mi dice: “Non hai mai pensato di fare domanda missionaria?”. Due anni dopo, cioè nel 1950, Anno Santo, partivo per il Brasile».
Ecco le tappe della sua missione: 1950-1957 Silvânia, assistente, studente e insegnante di Francese; 1957-1968 Belo Horizonte, Segretaria ispettoriale, assistente delle aspiranti e postulanti. Il Signore, però, voleva ancora da lei un grande distacco. Nel 1968, dopo 18 anni in Brasile, la chiamava in Portogallo, perché c’era necessità di una Segretaria ispettoriale che conoscesse la Lingua italiana e il Portoghese.
Ed ancora: «Nel 1983 un’altra svolta. Sono chiamata a Roma, in Casa generalizia, dove sono rimasta fino alla fine del 1996». La sua missione qui era quella di lavorare nella Segreteria generale, in un dono di carità paziente, nascosto e prezioso. «Insomma, le Mediazioni le ho sempre considerate come espressione della Volontà di Dio, e non mi sono mai pentita; anzi, ho sempre sentito l’aiuto di Dio nello svolgimento dei compiti che mi venivano affidati, e tanta pace e gioia interiore». A Roma rimase per 13 anni, considerati tutti “una grazia singolare”. Apprezzava la grande ricchezza di formazione e i tanti aiuti spirituali ricevuti; era contenta di dipendere, nel suo lavoro, dalla cara Madre Emilia Anzani e poi da Madre Anna Zucchelli. Infine dal 7 dicembre 1996, il Signore la destinò alla casa di Novara “Maria Ausiliatrice” come incaricata del refettorio. Ed intanto era presenza preziosa tra i ragazzi. «Qui ho la gioia di vivere con i bambini della Scuola Elemen-tare. Li assisto durante l’intervallo e la ricreazione. Mi pare di ringiovanire! È questo uno dei momenti più belli della mia giornata. Considero anche una grazia del Signore vedere con frequenza, in gruppo o da soli, i bimbi della Scuola Materna … Mi ricordano le parole di Gesù, anzi sono per me la presenza di Dio!». Continuava ad essere una gioiosa missionaria, fedele al carisma di don Bosco e madre Mazzarello che aveva respirato fin dagli inizi sotto lo sguardo di Maria Ausiliatrice.
Dal 2004 le condizioni della sua salute richiesero di trasferirla nella casa delle sorelle anziane di Orta, perché fosse seguita e meglio curata. Da tempo ormai era bisognosa di tutto e lei riceveva con docilità e gratitudine le attenzioni delle consorelle e delle collaboratrici laiche. Trascorreva le giornate nella preghiera e riempiva volentieri il resto del tempo con qualche lavoretto ai ferri. Era una sorella buona, una vera FMA. Una lieve forma influenzale l’ha portata rapidamente all’incontro con il Signore della vita, nel giorno del ricordo mensile di Madre Mazzarello.
Preghiamo per lei, che ora Dio Padre tiene nella Sua mano con tenerezza, e chiediamole di ottenere ai suoi cari consolazione e a tutte le FMA un cuore generoso, nel 140° della prima spedizione missionaria.

L’Ispettrice
Suor Elide Degiovanni

Presenza Salesiana a Baku - Azerbaigian

Dall'Ispettoria ABA

La gestione politica dell'immigrazione

21 gennaio 2017

Discernimento delle Neo-missionarie FMA

Da domani, 22 gennaio, fino al 1° febbraio siamo invitate ad accompagnare le neo-missionarie nel processo di discernimento in vista della loro destinazione. Possiamo registrare qui il nostro incoraggiamento e vicinanza. Grazie!

Sr. Bohórquez Aída Lucía - CBN
Sr. Bui thi Thuy Phuong Maria - VTN
Sr. Chacko Mary - INB
Sr. Cherayath Anna Rani - INM
Sr. Cherian Mary - INB
Sr. Dauwalter Suzanne - SUA
Sr. De la Rosa Theda - FIL
Sr. Domínguez Areco Laura Elizabeth - PAR
Sr. Guillén María Margarita - CAM
Sr. Louis Alexandra - HAI
Sr. Molina González Cecilia - CIL
Sr. Monteiro Franco Tânia Aparecida - BCG
Sr. Nguyen thi Le My Teresa - VTN
Sr. Silva (da) Pereira Mônica -  BMA
Sr. Yun Hee Kyung Elisabetta - KOR


Celebrazione 140° Prima spedizione Missionaria

Il 14 gennaio 2017, a Bologna la comunità “Maria Ausiliatrice”, nell’ispettoria “Madonna del Cenacolo” (ILS), al termine del primo giorno di ritiro, ha vissuto un momento di preghiera e di commemorazione molto intenso, traendo ispirazione da un antico quadro ritrovato in solaio.

È la tela donata da Don Bosco alle prime suore partenti per l’America. Nella didascalia si legge: Alla vigilia della partenza, Don Cagliero presenta a Sampierdarena alle missionarie un bel dipinto di Maria Ausiliatrice. «Prendete – dice scherzosamente – l’ho rubato per voi nella sacrestia di Valdocco. Lo dipinse un pittore in pericolo di diventare cieco e guarito miracolosamente con la benedizione di Don Bosco. Egli stesso ve lo manda perché vi accompagni nel lungo viaggio».

Nel porto di Genova ancora si vede “il ponte dei mille” cui attraccò il Savoie in attesa dell’imbarco. Le Capitolari partecipanti al CGXXI nel 2002, celebrando il 125° della prima spedizione, hanno fatto il viaggio da Sampierdarena, “la desiderata” con il giro del porto in battello, una sosta di preghiera al “Ponte dei mille” da dove probabilmente salpò il Savoie con le prime coraggiose FMA missionarie.

Nel ricordo della commemorazione del 125° anniversario della partenza, attraverso preghiere, testi e ricordi tratti dalla Cronistoria dell’Istituto, si è rivissuta l’esperienza commovente delle giovanissime sei sorelle, di Madre Mazzarello e di Don Bosco. Quasi un quadretto di famiglia, da cui si colgono deliziosi particolari: “Don Bosco sorride, parla, conforta. Don Cagliero tenta di tenerli tutti allegri con la promessa di manipoli di anime e di un prossimo arrivederci. Ma alfine bisogna pur scendere. Salesiani e suore si inginocchiano intorno a Don Bosco e il Padre leva la mano a benedire. Gli occhi del Fondatore sono pieni di lacrime, egli si affretta verso la scaletta per asciugarsi, non visto, il pianto che non può frenare e la mano gli trema tanto che, nel riporre in tasca il fazzoletto, lo lascia cadere. Allora Suor Borgna, rapidissima, glielo sostituisce con uno di bucato, mentre bacia devotamente quello bagnato dalle lacrime del Padre: sa che sono lacrime di un Santo. Quel fazzoletto asciugherà poi lacrime in America…” “Dal ponte il gruppo commosso saluta: Don Bosco rivolge un ultimo lungo sguardo, Madre Mazzarello a stento trattiene il pianto. Don Cagliero vorrebbe dire qualche barzelletta per sollevare gli animi, ma non può. A un certo punto giunge dal mare un’onda sonora: è Don Costamagna al pianoforte che accompagna il coro delle missionarie: Io voglio amar Maria! Il canto si perde lontano” (Cronistoria, Vol. II, p. 289-90).

Le fma hanno accolto l’invito della Madre generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, M. Yvonne Reungoat a rinnovare l’impulso missionario nell’Istituto e a pregare in questo tempo di discernimento per le neo-missionarie. Si uniscono nella preghiera per l’ispettoria piemontese “Maria Ausiliatrice” (IPI), da cui sono partite le coraggiose sorelle e in comunione per la loro sosta e quella di Madre Mazzarello a Sampierdarena, la” desiderata”.

16 gennaio 2017

Gravi rischi per rifugiati e migranti in Europa...

Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani (italiano e inglese)

Ufficio Nazionale per l'Ecumenismo e il dialogo interreligioso

Giornata di riflessione ebraico-cristiana

Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani - Testo in francese

Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani - Testo in portoghese

Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani - Testo in inglese

Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani - Testo in spagnolo

Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani - Testo in italiano

Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani

Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani

Veglia ecumenica diocesana

15 gennaio 2017

Minori stranieri non accompagnati, nel 2016 raddoppiano gli arrivi in Italia


13 gennaio 2017 – Nel 2016, circa 25.800 minorenni non accompagnati o separati hanno raggiunto l’Italia via mare – più del doppio rispetto ai 12.360 del 2015; questi bambini rappresentano un allarmante 91% di tutti i 28.200 minorenni che hanno raggiunto l’Italia nel 2016 come rifugiati o migranti.
«Questi dati indicano una preoccupante crescita del numero di bambini estremamente vulnerabili che rischiano le loro vite per arrivare in Europa» ha dichiara Lucio Melandri, UNICEF Senior Emergency Manager.
«I sistemi attuali non sono sufficienti per proteggere questi bambini che si ritrovano da soli in un ambiente assolutamente sconosciuto; sono bambini in fuga ed è necessaria una risposta coordinata a livello europeo per tenerli al sicuro.»
La maggior parte di questi minorenni non accompagnati o separati che sono arrivati lo scorso anno provengono da 4 paesi: Eritrea, Egitto, Gambia e Nigeria.
Mentre la maggior parte di loro erano maschi tra i 15 e i 17 anni, tra i nuovi arrivi ci sono minorenni più piccoli e ragazze; queste ultime in particolare sono a esposte a rischio di sfruttamento sessuale e abuso, compresa la prostituzione ad opera di reti criminali.
Diverse ragazze intervistate dagli operatori dell’UNICEF, all'inizio di quest’anno a Palermo, hanno dichiarato di essere state costrette a prostituirsi in Libia per pagare il costo del viaggio per attraversare il Mediterraneo; inoltre, molti ragazzi che arrivano in Libia sono costretti a svolgere lavori manuali.
La rotta del Mediterraneo Centrale dal Nord Africa all'Italia è unica per la proporzione incredibilmente alta di minorenni non accompagnati o separati tra i rifugiati e i migranti, mentre solo il 17% dei bambini rifugiati e migranti arrivati in Grecia via mare nel 2016 risultavano non accompagnati o da un familiare adulto o da qualcuno che se ne prendeva cura.
«La presenza di un numero così alto di bambini non accompagnati o separati lungo la rotta del Mediterraneo Centrale non ha precedenti,» ha continuato Melandri.
«“E’ chiaro che abbiamo un serio problema e che continuerà a crescere; oltre ad affrontare i fattori che costringono i bambini ad intraprendere viaggi da soli, abbandonando le loro case, è necessario sviluppare un sistema organico di protezione e monitoraggio per proteggerli.»
L’UNICEF continua a ricordare che attraverso 6 specifiche azioni è possibile proteggere e aiutare i bambini migranti, rifugiati e sfollati:
- Proteggere i bambini rifugiati e migranti, in particolare quelli non accompagnati, da sfruttamento e violenza.
- Porre fine alla detenzione di minorenni richiedenti asilo o migranti introducendo misure alternative.
- Tenere insieme le famiglie come miglior modo possibile per proteggere i bambini e dare loro uno status legale.
- Continuare a garantire a tutti i bambini rifugiati e migranti istruzione e dare loro accesso a servizi sanitari e ad altri servizi di qualità.
- Promuovere azioni concrete per intervenire sulle cause che provocano movimenti di massa di rifugiati e migranti.
- Promuovere azioni per combattere xenofobia, discriminazione e marginalizzazione.

Sì all'accoglienza diffusa

Protezione e integrazione per i minori migranti

12 gennaio 2017

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2017


MENSAJE DEL SANTO PADRE FRANCISCO PARA LA JORNADA MUNDIAL DEL MIGRANTE Y DEL REFUGIADO 2017


MESSAGE OF HIS HOLINESS POPE FRANCIS FOR THE WORLD DAY OF MIGRANTS AND REFUGEES 2017


MENSAGEM DO PAPA FRANCISCO PARA O DIA MUNDIAL DO MIGRANTE E DO REFUGIADO 2017


MESSAGE DU PAPE FRANÇOIS POUR LA JOURNÉE MONDIALE DU MIGRANT ET DU RÉFUGIÉ 2017


Migranti & Rifugiati

11 gennaio 2017

Incontro con Padre Sosa (generale Gesuiti)

Vulnerabili e senza voce

Un "no condizionato"

I cristiani al servizio dell'umanità - Intenzione di preghiera di Papa Francesco

Per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2017

Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2017


Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

GMM: la prima campagna di mediatica di sensibilizzazione della sezione "Migranti e Rifugiati" del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano

Città del Vaticano - In occasione della 103a Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiati, che si celebrerà domenica 15 gennaio, la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale lancia la sua prima campagna mediatica di sensibilizzazione sulle questioni di sua competenza.
In linea con il tema scelto da Papa Francesco per l’edizione 2017 della Giornata (“Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce), la campagna mediatica si concentrerà sulla situazione di bambini, bambini e adolescenti migranti, rifugiati, sfollati e vittime della tratta.
Dal 12 al 15 gennaio 2017 i tweet del Pontefice saranno dedicati a tali situazioni e rimanderanno direttamente alla pagina Facebook della Sezione, nella quale verranno presentate brevi storie e riflessioni attinenti alla tematica generale.

6 gennaio 2017

Giornata infanzia missionaria: portare amore di Gesù al mondo

Oggi, nella solennità dell’Epifania, come ha detto il Papa dopo la preghiera dell'Angelus, in tutte le comunità cristiane del mondo si celebra la Giornata Missionaria dei Ragazzi. Istituita da Papa Pio XII nel 1950 e celebrata nel 1951 proprio il 6 gennaio, la Giornata - da sempre organizzata dalle Pontificie Opere Missionarie - rappresenta un’occasione speciale nella quale i giovani diventano veri e propri annunciatori del Vangelo. Federico Piana ne ha parlato con don Michele Autuoro, direttore di “Missio Italia”, organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana:


R. – In Italia, abbiamo scelto questo slogan “A tutto cuore”; nella sua definizione grafica, c’è un ragazzo che gira il mondo e lo attraversa formando un cuore. Certamente questo vuole sottolineare che i ragazzi anche con la loro età vogliono partecipare all’annuncio del Vangelo. E quasi anche dire a Papa Francesco che anche loro vogliono essere quei discepoli missionari come lui stesso ci dice e ci chiede di essere nell’ “Evangelii Gaudium”: per fare di Cristo il cuore del mondo. E quindi “a tutto cuore” significa voler portare, anche con la loro giovane età, l’amore di Gesù nel mondo attraverso la preghiera e attraverso la solidarietà. Da sempre, questo è stato l’impegno dei bambini e dell’infanzia missionaria, dei ragazzi missionari: proprio di pregare per i loro coetanei nel mondo e di offrire la loro vicinanza attraverso gesti di solidarietà.

D. – Don Michele, come si svolge questa Giornata missionaria?
R. – Innanzitutto, i nostri ragazzi, anche qui in Italia, in tante diocesi, si sono preparati già da tempo a questa Giornata e si sono preparati anche attraverso il tempo dell’Avvento. In molte parrocchie, in molte diocesi hanno proprio ricevuto un mandato: quello di essere proprio dei ragazzi missionari. E soprattutto in questo tempo, anche attraverso l’aiuto dei catechisti, degli educatori, si sono preparati attraverso la riflessione, quindi a guardare al mondo, alle loro problematiche, ad aprire le finestre sul mondo perché in questo modo conoscano la realtà dei loro coetanei.

D. – In questo periodo storico, cosa vuol dire essere ragazzi missionari?
R. – Essere ragazzi missionari significa innanzitutto non chiudersi, avere veramente un cuore aperto a tutti; significa – potremmo dire quasi, anche con le parole della “Gaudium et Spes” del Concilio Vaticano II, che le gioie, le speranze, le attese, anche i dolori di tanti ragazzi del mondo loro coetanei, vengono fatte proprie. Anche se tutto questo avviene certamente in una sorta di distanza, ma oggi, in un mondo globalizzato, anche le distanze sono quasi annullate. In tutto questo, loro devono sentire che “li riguarda”, cioè che quello che avviene nel mondo, quello che avviene ai loro coetanei li riguarda: loro non sentono di essere indifferenti. E questo significa essere attenti, significa conoscere, significa fare proprie le attese degli altri ragazzi, le loro speranze ma anche tante difficoltà …

5 gennaio 2017

A tutto cuore! Il nuovo Inno per la GMR 2017

Ecco l'inno per la Giornata dei Ragazzi Missionari!
Il Video un lavoro davvero ben fatto con tanta dedizione e amore per la missione, narra l’avventura di una ragazza inquieta, stanca di una profonda solitudine che sente nel suo cuore. La visione di una foglia, a forma di cuore, la spinge ad interrogarsi sulle radici della sua solitudine. L’incontro con le suore Missionarie della carità di Santa Madre Teresa di Calcutta le permetterà di comprendere e sperimentare che ciò che sazia il cuore dell’uomo è l’Amore.
L’Amore prima attrae, sazia e poi spinge a seguirlo fino ad assimilarti ad esso e diventare amore per gli altri.
L’Amore tutto trasforma, tutto rinnova e rende più luminoso, la tua vita così quella di chi incroci: tante situazioni, tanti volti … il suo frutto migliore è la gioia.
Portarlo “fino ai confini della Terra” è la tensione che mette in ognuno che lo abita, perché quanto più lo doni e lo generi negli altri, quanto più il tuo amore cresce fino alla misura dell’Amore da cui ogni uomo è stato generato.
“A tutto cuore” è la chiamata di ogni uomo, di ogni donna, di ogni ragazzo e di ogni ragazza, perché vivendo nell’Amore e testimoniandolo ed annunciandolo anche agli altri, sia pienamente se stesso, se stessa.
Nel viaggio questo comprenderà la ragazza protagonista del video, trovando finalmente la Pace nel suo cuore.
Un ringraziamento particolare agli autori dell'Inno: Don Gaetano Borgo, Massimo Barbieri,Umberto Sansovini e la collaborazione del Centro Missionario Diocesano di Padova.

Visita Canonica di sr. Alaide Deretti all'Ispettoria “S. Raffaele Arcangelo” (Paraguay) dal 15 settembre al 28 novembre 2016

Festa per l'Ispettoria MOR - 125 anni

Non è un film

Unità nella diversità

"Andate in tutto il mondo"

3 gennaio 2017

Da Angola _ Cronica foto 6


Sr. Adelaide Supertino, missionaria in Thailandia

Nella raccolta del riso

In visita a un villaggio

Bimbi del Congo...

Suor Anselmina RONCHI

Carissime sorelle, la mattina del 29 dicembre 2016, dalla Casa Clusone (Bergamo), il Signore ha introdotto nella gioia eterna del Paradiso la nostra cara sorella Suor Anselmina RONCHI. Nata ad Aicurzio (Monza) il 12 dicembre 1923. Professa a Contra di Missaglia (Lecco) il 6 agosto 1948. Appartenente all’Ispettoria Lombarda “Sacra Famiglia” – Italia.
Anselmina nacque ad Aicurzio, un piccolo borgo della Brianza, caratteristico per le sue viuzze strette e pittoresche e per la presenza di un Santuario in cui si conserva un Crocifisso miracoloso. La famiglia era composta da quattordici figli; quattro morirono in tenera età. Nelle note autobiografiche di suor Anselmina si legge: «Il giorno in cui nacqui ero in fin di vita e la mamma, per timore che cessassi di vivere senza il Battesimo, chiamò la zia la quale mi portò subito nella vicina Parrocchia per essere battezzata. Mi ripresi, ma rimasi piuttosto delicata di salute».
Anselmina crebbe in una famiglia numerosa, ma molto unita: i genitori, ferventi cristiani seminarono nel cuore dei figli germi di bontà e anche di ardore apostolico. La mamma, ogni mattina si recava alla Messa e, sebbene Anselmina fosse gracile e malaticcia, la portava con sé e lungo la strada la invitava a pregare. Sono suoi ricordi: «Il fervore che la mamma mi comunicava alimentava in me il desiderio di donarmi tutta a Gesù e il giorno della prima Comunione ebbi la sensazione di essere chiamata alla vita religiosa».
Anselmina, la sesta della numerosa famiglia, trascorse una fanciullezza serena, circondata dall’affetto dei fratelli che avevano per lei una predilezione anche per la sua salute fragile. Verso i 18 anni, il suo stato fisico riprese vigore e fu allora che si convinse che il Signore la voleva per sé nell’Istituto delle FMA. Inaspettati incontri, ma anche provvidenziali disegni di Dio, la portarono a conoscere le FMA. In particolare, l’incontro che ebbe con suor Margherita Sobbrero fu decisivo per la sua vita.
A 21 anni chiese di essere accolta nell’Istituto e il 31 gennaio 1946 iniziò il Postulato a Milano in via Bonvesin de la Riva. Durante il tempo di formazione, conseguì il diploma di abilitazione all’insegnamento nelle scuole del Grado Preparatorio e il 5 agosto dello stesso anno passò a Contra di Missaglia per il noviziato. I forti ideali missionari che le novizie vivevano durante il periodo di formazione iniziale entusiasmarono Anselmina che subito fece domanda per la missione ad gentes. Il 5 agosto 1948 fece la Professione religiosa. Provò tanta pena e un po’ di invidia quando vide che dieci sue compagne di Noviziato partivano per andare in missione, mentre lei, a causa della debole salute, sarebbe rimasta in Ispettoria. Dal 1948 al 1956 insegnò nelle scuole dell’infanzia di Milano Prato Centenaro, Legnano e Bellano, poi finalmente arrivò il sospirato permesso di partire per le missioni.
Il 1956-‘57 fu l’anno di preparazione nella Casa “Madre Mazzarello” di Torino e nel 1957 raggiunse la Colombia e precisamente il noviziato di Bogotá, dove fu assistente e in seguito maestra delle novizie (1960-’67). Nel 1967 lasciò la Colombia per l’Ecuador e a Quito Cumbayá per altri tre anni continuò la missione di maestra delle novizie. Dal 1970 al 1992, con brevi interruzioni, fu animatrice di comunità nelle case di Manta, Guayaquil “Madre Mazzarello”; nel 1982 ancora a Manta e poi a Quito Cumbayá e a Cuenca “S. Cuore di Maria”. In seguito, venendo meno le forze, dal 1992 al 2003 collaborò con l’economa di Quito “Suor Teresa Valsè” e fu insegnante d’italiano alle novizie. Per due anni fu vicaria in Noviziato e nel 2005 tornò a Quito Cumbayá “Suor Maria Troncatti” dove continuò a donarsi come sacrestana e telefonista. Della sua lunga esperienza missionaria, durata quasi cinquant’anni, possiamo scrivere poco, ma certamente fu molto quello che seppe donare alle giovani e alle consorelle in quella terra.
Nel 2006 ritornò in Italia per motivi di salute e venne accolta nella casa di riposo di Clusone. Ciò che emerse in lei in questi ultimi 10 anni fu la capacità di accogliere serenamente la volontà di Dio. Fin che la salute glielo permise, continuò a tenere corrispondenza con le sorelle dell’Ecuador, accompagnandole anche da lontano a vivere una relazione profonda con il Signore e a camminare nella luce della fede.
La sua morte è stata rapida e inaspettata: sul suo volto un’evidente espressione di pace e di sereno abbandono nel Signore amato e servito con fedeltà generosa. Nel 140° anniversario della prima partenza delle FMA per le missioni, chiediamo a suor Anselmina di intercedere perché l’Istituto possa avere numerose vocazioni missionarie della sua tempra.

L’Ispettrice
Suor Maria Teresa Cocco

2 gennaio 2017

GMM: il 15 le celebrazioni in Italia

Roma - Si celebrerà, il prossimo 15 gennaio, la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato in tutte le parrocchie. In questi giorni le parrocchie italiane stanno ricevendo, dalla Fondazione Migrantes, un sussidio liturgico-pastorale, un manifesto e altro materiale utile all’animazione.
Dal 1991 la Giornata, a livello di Chiesa italiana, vede la realizzazione d’un evento particolare in una delle regioni ecclesiastiche per sostenere e valorizzare le attività a favore del mondo della mobilità: emigrati italiani, immigrati e rifugiati, rom e sinti, fieranti e circensi.
Quest’anno la regione ecclesiastica scelta dalla Commissione episcopale per le migrazioni della Cei è la Lombardia. Il programma prevede, come momento centrale, una solenne liturgia eucaristica a Sant’Angelo Lodigiano, diocesi di Lodi, presieduta dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano e presidente della Conferenza episcopale lombarda. Concelebreranno con lui il presidente della Commissione Cei per le migrazioni e della Fondazione Migrantes, monsignor Guerino Di Tora, i vescovi della regione, i direttori diocesani e il direttore generale della Fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego.
La celebrazione, alle ore 11, dalla Chiesa Santi Antonio Abate e Francesca Cabrini sarà trasmessa in diretta televisiva da Rai Uno con la regia di Dino Cecconi e il commento di Enrico Longo Doria.