30 marzo 2015

Suor Leticia BOCANEGRA

Carissime sorelle, nel pomeriggio del 26 marzo 2015, nella casa ispettoriale “S. Giuseppe” Haledon (Stati Uniti), il Signore ha chiamato a sé la nostra cara sorella Suor Leticia BOCANEGRA. Nata a San Miguel de Perdomo – Colima (Colombia) l’11 settembre 1927. Professa a Paterson (Stati Uniti) il 5 agosto 1956. Appartenente all’Ispettoria Statunitense “S. Filippo Apostolo”.
Leticia crebbe in una famiglia numerosa: era la sesta tra sette fratelli e cinque sorelle. Il papà era avvocato, uomo rispettato da tutti e cattolico attivo nella Diocesi. Aveva una devozione straordinaria verso la Madonna. La mamma era una donna pratica e con una fede grande. Con i figli era ferma, ma comprensiva. Tollerava gli sbagli perché imparassero la lezione dalle scelte che facevano.
Leticia entrò nell’Istituto il 30 gennaio 1953 a Medellín. Sognava di andare in missione, ma dopo tre mesi di aspirantato fu mandata negli Stati Uniti per continuare la formazione. Il 5 agosto 1954 cominciò il Noviziato a North Haledon. La testimonianza di vita delle formatrici la edificò lasciando in lei un forte senso di appartenenza all’Istituto e la gioia di una vita donata al Signore senza rimpianti. Da loro imparò l’amore a Gesù Sacramentato e a Maria Ausiliatrice, l’esatto compimento del dovere e la rettitudine di intenzione. Con la direttrice suor Antonietta Pollini e la maestra suor Adelina Gastaldo, non si poteva che respirare il clima d’amor di Dio come a Mornese.
Dopo la professione religiosa trascorse un anno in North Haledon come studente. Nell’ottobre del 1957 le Superiore, avendo notato la sua abilità per lo studio, la mandarono a Torino all’Istituto Internazionale Superiore di Pedagogia e Scienze Religiose. Dopo due anni, ritornò negli Stati Uniti dove fu destinata alla casa “S. Antonio”, Easton, in Pennsilvania come maestra della quarta elementare. Nel 1960 fu trasferita a Tampa in Florida. Dal 1963 al 1994 fu maestra, economa e catechista nelle case “S. Michele”, “S. Antonio” e “S. Maria” in Paterson.
Nel 1994 fu trasferita alla nuova scuola “Papa Giovanni Paolo II” come coordinatrice dell’in-segnamento della Religione e assistente. Nel 2004 avendo bisogno di cure, trascorse due anni nella casa ispettoriale. Rimessasi alquanto in salute, fu destinata alla casa “Maria D. Mazzarello” in Hawthorne dove per tre anni svolse il compito di coordinatrice dell’insegnamento della Religione e di assistente. Trasferita nella casa “Corpus Christi”, Port Chester (New York), offrì il suo contributo nell’assistenza agli alunni. L’ultima sua tappa fu la casa “S.Theresa” in Kenilworth ove si dedicò ai lavori di casa. Qui circa due mesi fa, suor Leticia soffrì un ictus. All’ospedale e in un centro di riabilitazione, fu sottoposta alle terapie adatte, ma ebbe un secondo ictus cerebrale che le tolse la possibilità di movimento e di parola. Ricoverata nuovamente in ospedale, tutte le cure risultarono inutili. Accolta in comunità, si spense serenamente mentre le sorelle che la circondavano cantavano la Salve Regina.
Suor Leticia fu amata e stimata da genitori, colleghe, exallieve e soprattutto dagli alunni. Per ognuno di loro aveva un affetto materno, pur essendo esigente; li formava al senso del dovere, della responsabilità, della giustizia, ma soprattutto li educava alla fede e alla preghiera. Si dedicò alla catechesi nelle scuole pubbliche fin quando le forze glielo permisero. Animava i giovani allo spirito missionario e si prodigava a favore dei più poveri.
Suor Leticia aveva ereditato dalla mamma i doni della pittura e della creatività. Infatti i suoi dipinti erano capolavori di arte finissima. Quando l’artrite non le permise più di dedicarsi alla pittura che pure amava, lei con grande distacco lasciò colori e pennelli ad altre consorelle.
Ringraziamo il Signore per la sua fedeltà e per la testimonianza di una vita donata con generosità e amore e offriamo per lei la nostra preghiera di suffragio.
                                                          
L’Ispettrice
Suor Karen Dunn

A Palermo Via Crucis in 10 lingue e meditazioni di migranti


29 marzo 2015

Quaresima 2015


Settimana dal 29 marzo al 4 aprile

Dagli Atti del CGXXIII n. 53
La conversione ci spinge innanzitutto ad uscire dalle nostre mediocrità, vivendo in modo autentico e credibile, così da essere profezia per il mondo. Ci sollecita ad agire con audacia, docili allo Spirito Santo: chi ha coraggio, inventa, rischia, non si lascia paralizzare dalla paura, avvia processi ed illumina il futuro. Come figlie di sognatori, le opzioni e le scelte che segneranno il cammino nei prossimi anni dovrebbero scaturire dal grande sogno di Dio per il nostro Istituto. Occorre il contributo di ciascuna, sia nell’attività sia nell’offerta della preghiera. Nel cuore di ognuna arda il fuoco e la gioia della chiamata, come raccomanda madre Mazzarello. «Sta’ ben attenta e non lasciar spegnere il fuoco che il Signore ha acceso nel tuo cuore».

Impegno
Curare il nostro rapporto con Dio, pregare, leggere la Sacra Scrittura, essere piene di Spirito Santo, verificare le intenzioni ed attività; dedicarsi pienamente alla missione, con tutta l’anima e con grande pazienza; non essere tiepide, ma cristiane con una identità chiara, perciò impegnate con costanza ed essere un esempio“vivo, vitale e vivace”. Essere testimoni di gioia, felici della nostra vocazione nel quotidiano. (cf. Atti n. 16)

27 marzo 2015

Comandante do Exército reafirma Amazônia como prioridade estratégica

Em visita à sede da Rede Amazônica, no dia 5 deste mês, o novo comandante do Exército, general Eduardo Dias Villas Bôas, afirmou que a Amazônia constitui a prioridade estratégica número um do Exército Brasileiro (EB). Na ocasião, ele destacou o acesso terrestre por rodovias e o acesso à internet como alguns dos principais desafios para a presença militar na região, e citou planos de investimentos para superar tais problemas.
A repotagem foi publicada no sítio Alerta em Rede e reproduzida por amazônia.org, 26-03-2015.


O portal G1 entrevistou Villas Bôas quando este acompanhava a visita do ministro da Defesa, Jaques Wagner, ao município de São Gabriel da Cachoeira (AM), a 852 km de Manaus, e ao Pelotão de Fronteira instalado na Aldeia Yanomami de Matucará. Segundo ele, o EB vai continuar olhando para esta região a partir do estabelecimento de que a Amazônia é a prioridade número um. Isto foi estabelecido na Estratégica Nacional de Defesa de 2007 e a prioridade continua (G1, 11/03/2015).
O general destacou alguns projetos específicos para a região, que devem receber especial atenção, como o Sistema Integrado de Monitoramento de Fronteira (Sisfron), um sistema integrado de sensoriamento, apoio à decisão e de emprego operacional, voltado para o fortalecimento da presença e de ação militar em regiões fronteiriças. Segundo ele, o Sisfrom deverá entrar em operação no próximo ano: “O Sistema busca incorporar tecnologias para aumentar a capacidade de vigilância e monitoramento da fronteira. Pretendemos também melhorar as infraestruturas básicas das nossas unidades, principalmente as unidades de fronteira na parte de infraestrutura, comunicações, transporte e a parte de saneamento básico.”
Ele acrescentou que a tecnologia deve auxiliar no combate ao narcotráfico. “Diante do gigantismo das fronteiras no Brasil – ao todo 17 mil km, sendo 11 mil km de fronteira na Amazônia -, houve um entendimento de que somente com tecnologia avançada nós teríamos capacidade de ter uma atuação efetiva.”
Villas Bôas também ressaltou as dificuldades a serem superadas na região para assegurar a presença militar, incluindo os gargalos de infraestrutura: “A internet ainda é uma dificuldade muito grande que o Exército tem nessa região. Por exemplo, nós temos um grande projeto de ensino à distância para as fronteiras e o gargalo realmente é a transmissão de dados, que é limitada. Além disso, há a dificuldade de locomoção e então percebemos a real importância do que seria a [rodovia] BR-319 para a Amazônia não só para o desenvolvimento, mas também do ponto de vista estratégico e da defesa.”
Um projeto que promete resolver as dificuldades de transmissão de dados de internet na região é o “Amazônia Conectada”, que prevê a instalação de cabos subaquáticos ao longo de rios, para garantir a conexão de maior capacidade, que deve ter início em abril.
A prioridade estratégica conferida à Amazônia é de alta relevância. E, seguramente, a defesa da região seria bastante reforçada se as autoridades nacionais estendessem a sua atenção às atividades das ONGs ambientalistas e indigenistas que tanto têm influenciado as políticas públicas para a região.

Non scandalizziamoci per un Maestro abbandonato dai suoi discepoli

Domenica delle Palme Anno B


“Ne è valsa la pena!

Come ogni anno, anche quest’anno il Tempo di Quaresima è stato un tempo di grazia, non solo perché abbiamo potuto riscoprire maggiormente i valori dello spirito attraverso opere di penitenza e di ascesi, ma anche e soprattutto perché siamo stati aiutati a riscoprire la presenza di Dio nella nostra vita, che durante gli altri periodi dell’anno rischia di rimanere nascosta nell’ordinarietà delle cose. Ogni anno, l’esordio di questo tempo è legato al tema della tentazione: nelle letture proposte per il ciclo dell’anno B mi pare di poter dire che questo tema ci ha accompagnato nella prima e anche nella seconda domenica. La tentazione di fare a meno di Dio, di vivere la nostra vita a prescindere da lui, è presente sia nel Gesù del deserto (che Marco ci ha presentato come il nuovo Adamo nel giardino nell’Eden, totalmente dipendente da Dio ma anche soggetto alla tentazione di staccarsi da lui), che nell’Abramo del monte Moria, tentato non più dal male, ma da Dio in persona, che lo sfida a colpi di fedeltà chiedendogli il sacrificio del suo unico figlio. Certo, un Dio così non è affatto facile né da comprendere né tantomeno da accettare. Il cammino che la Liturgia della Parola ci ha fatto percorrere in questa Quaresima mi pare che abbia voluto condurci principalmente a questo: alla comprensione del volto di Dio, alla scoperta – o forse riscoperta – della sua vera identità e di ciò che essa rappresenta per la nostra salvezza personale e collettiva. L’immagine di Dio che solitamente – e anche giustamente, per certi aspetti – ci portiamo dentro, è quella dell’Essere assoluto e onnipotente, immortale, forte, giudice degli uomini e della storia, creatore, regolatore e signore della vita e della morte: un Dio che regna nel cielo rimanendo irraggiungibile e che qui, sulla terra, si occupa di mettere a posto le cose come devono essere, soprattutto mettendo al proprio posto l’uomo. Ma questo cammino di Quaresima ci ha mostrato un altro volto di Dio: un Dio che non giudica e che non condanna, e che invece si preoccupa solamente della salvezza degli uomini; un Dio che prima ancora di regnare sull’universo pensa ad amare l’uomo, e lo ama al punto di farsi come lui, di abbassarsi al suo livello; un Dio che si abbassa così tanto al livello dell’uomo da assumerne su di sé anche l’elemento più drammatico, la sofferenza e la morte, per farne motivo di salvezza, per farne opportunità di vita. È quanto ci ha trasmesso il Vangelo del chicco di frumento di settimana scorsa: come dietro la dura scorza del seme si nasconde un germoglio di vita nuova, così la durezza del dolore e della morte vengono trasformate dal nostro Dio in speranza di vita. E tutto questo, nel mistero della Croce che – ci ricordava Paolo nella terza settimana di Quaresima – umanamente parlando non vale proprio la pena di prendere in considerazione, anzi, è uno scandalo e una stoltezza: scandalo per chi ha un’immagine di Dio giudice e retribuitore, e si trova poi a fare i conti con un Dio misericordioso e compassionevole; stoltezza per chi attribuisce a Dio un’immagine di assoluta imperturbabilità e immortalità e se lo vede appeso ad un patibolo, con la pretesa poi di voler risuscitare da morte.
Questo mistero della Croce, a cui è appeso un Dio scandaloso e folle, che all’uomo qualunque non ispirerebbe la minima fiducia, per chi – nonostante questo – si fida di lui con la medesima fiducia di Abramo (e di Gesù Cristo nei confronti del Padre) diviene causa di salvezza: è ciò in cui ci stiamo per addentrare in questa settimana santa. Non scandalizziamoci per un Maestro abbandonato dai suoi discepoli, tradito dai suoi amici e messo in croce da chi oggi lo osanna come Re: facciamo la fatica di rimanere anche noi, come Maria e Giovanni, sotto la croce, e domenica prossima potremo dire che ne è davvero la valsa la pena.


(omelia di Don Alberto Brignoli)

Minori stranieri: 14 mila nel 2014

Se gli 80 mila rifugiati potessero essere accolti dagli oltre 8.000 mila comuni italiani, grandi e piccoli, la media sarebbe di una decina di persone per comune. Con un impatto sociale ridottissimo – ha evidenziato Morcone – e con possibilità di integrazione molto più alte.

#MILIONIDIPASSI

Lo spot di lancio della campagna #MILIONIDIPASSI di Medici Senza Frontiere, dedicata alle persone in fuga da guerre, violenza e povertà , con un appello all’opinione pubblica e ai governi perché sia ridata umanità al tema delle migrazioni forzate e venga garantito il diritto di tutti ad avere salva la vita. www.milionidipassi.it

Domingo de Ramos



24 marzo 2015

Giornata di preghiera in memoria dei Missionari Martiri

“Andiamo avanti con speranza! 
I tanti missionari martiri della fede 
e della carità ci indicano che la vittoria 
è solo nell'amore e in una vita spesa 
per il Signore e per il prossimo, 
a partire dai poveri”

(Papa Francesco al IV Convegno Missionario nazionale - 22 novembre 2014)

La memoria de Oscar Romero en el cine

Una de las funciones capitales del cine es el ejercicio de la memoria histórica. Pero como ha destacado Marc Ferro, el cine también puede convertirse en agente de la historia.Y ésto es especialmente aplicable a la historia de la iglesia. El cine ha conservado el recuerdo de Óscar Romero, pero también ha engrandecido su figura como modelo de pastor desde el servicio a su pueblo en la verdad del Evangelio.
Desde el principio el cine de la contracultura concientizadora ha reivindicado su figura. Hagamos un recorrido por las películas más significativas.

Romero (1989) John Duigan

22 marzo 2015

Quaresima 2015


Settimana dal 22 al 28 marzo

Dagli Atti del CGXXIII n. 52
Il processo di conversione implica tutta la nostra vita personale e comunitaria, trasforma noi e le nostre case in ambienti di evangelizzazione, dove i giovani diventano protagonisti della stessa missione. Nell’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi Paolo VI sottolineava che la Chiesa evangelizza non solo con le parole, ma con la forma che essa si dà dentro la storia. Anche oggi per evangelizzare non possiamo separare le dimensioni dell’incontro con Gesù che ci trasforma, dalla comunione tra noi e con i giovani, dall’andare verso gli altri e raggiungere le periferie umane.

Impegno

"Essere casa": rischiare di vivere amando senza misura e senza limiti di tempo. Sia la nostra principale preoccupazione la salvezza dei giovani e il loro bene. Comunicare la fede ai giovani che hanno perso i valori cristiani e l’amore alla vita. Essere loro vicini, entrare nel loro mondo, introdurci lì, per accompagnarli e orientarli anche dopo l’uscita dalle nostre case. (Atti n. 13)

21 marzo 2015

Monsignor Romero - Una morte annunciata

Romero diventa vescovo di Santiago de Marìa

Oscar Arnulfo Romero y Galdámez nasce il 15 agosto 1917 a Ciudad Barrios un paese vicino alla città di San Miguel, ne El Salvador. Secondo di otto fratelli, la sua è una famiglia modesta. Suo padre è un telegrafista, mentre la madre è casalinga. Nel '37 entra in seminario e pochi mesi dopo viene mandato a Roma per proseguire gli studi. Qui il 4 aprile del '42 viene ordinato sacerdote e inizia la tesi di dottorato, ma con lo scoppio della guerra si vede obbligato a tornare nel suo Paese.

Giornata in memoria dei Missionari Martiri

Il 24 marzo 1980, mentre celebrava l’Eucarestia, venne ucciso Monsignor Oscar A. Romero, Vescovo di San Salvador nel piccolo stato centroamericano di El Salvador.
La celebrazione annuale di una Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri, il 24 marzo, prende ispirazione da quell’evento sia per fare memoria di quanti lungo i secoli hanno immolato la propria vita proclamando il primato di Cristo e annunciando il Vangelo fino alle estreme conseguenze, sia per ricordare il valore supremo della vita che è dono per tutti. Fare memoria dei martiri è acquisire una capacità interiore di interpretare la storia oltre la semplice conoscenza.

Per il materiale di animazione www.giovani.missioitalia.it sezione Missionari Martiri









IMMIGRATI, TESORO NASCOSTO

La cronaca, come la strage dei gommoni, ha sempre il sopravvento. E alla fine il senso comune sull’immigrazione si appiattisce sugli stereotipi dell’emergenza e dell’allarme sociale. Uno studio mostra, invece, come gli stranieri non siano un costo, bensì una ricchezza che salva, ad esempio, le casse previdenziali italiane.

di Gianni Ballarini

Scriviamo sotto dettatura degli orrori della “strage dei gommoni”. Con centinaia di persone scomparse nel Canale di Sicilia nella seconda settimana di febbraio. Trecento? Quattrocento? Mille migranti? Che importa? Sono corpi e storie senza peso specifico. Che affollano la nostra già traboccante cattiva coscienza. Quante altre stragi silenziose e ignote si sono susseguite ritmicamente in questi giorni, in questi mesi, in questi anni? Stragi utili, forse, per qualche giorno di commozione. Che si esaurirà presto – tra imbarazzante impotenza e burocratica indifferenza – senza lasciare conseguenze. Se non una: appiattire mediaticamente il fenomeno dell’immigrazione sugli stereotipi della cronaca. I migranti rappresentati solo come quelli che muoiono in mare, che sbarcano, che sono coinvolti in fatti di violenza o, peggio ancora, di terrorismo. Vittime o carnefici. Sfruttati o sfruttatori. Mentre l’immigrazione è anche altro: un fattore strutturale della società italiana. Non marginale. E neppure solo emergenziale o di allarme sociale.
La Fondazione Leone Moressa, con il contributo di Open society foundations, all’interno del progetto Il valore dell’immigrazione, ha monitorato per sei mesi, nel 2014, tre importanti quotidiani italiani (Corriere della Serala Repubblica e Il Sole 24 Ore) analizzandone 846 articoli dedicati all’immigrazione. Solo il 12% racconta il migrante che esce dalla gabbia dello stereotipo; quello inserito nella società, integrato, con un lavoro e che porta perfino benefici al sistema economico in generale. Tutto il resto è, appunto, sbarchi, emergenza profughi, criminalità, proteste. L’individuo scompare. I ricercatori hanno calcolato che, mediamente, solo una notizia su dieci rappresenta lo straniero in modo positivo. E questo contribuisce a costruire un senso comune negativo sull’immigrazione.
Da un sondaggio condotto da una tra le principali società britanniche di ricerca e marketing, Ipsos Mori, gli italiani risultano tra i peggio informati sulle caratteristiche di base del proprio paese. Valutano, ad esempio, che gli immigrati siano il 30% della popolazione, quando sono invece il 7%; mentre sottostimano, paradossalmente, il numero di contribuenti stranieri, ritenendo ininfluente quanto migliorino la previdenza sociale. Pensano, anzi, che usufruiscano in misura maggiore dei benefici sociali, quando, invece, accade esattamente l’opposto. Sono gli studiosi della Fondazione Leone Moressa a ricordarcelo: sommando tutte le entrate pubbliche dovute all’immigrazione (gettito fiscale, irpef, imposta sui consumi, sui carburanti, i permessi di soggiorno e i mutui previdenziali) e le spese (sanità, scuola, servizi sociali, accoglienza e spese per l’immigrazione irregolare) vi è un saldo positivo di quasi 4 miliardi di euro (16,5 miliardi di entrate; 12,6 miliardi di spese).
Sono gli stranieri, di fatto, a sostenere la nostra spesa pubblica. E ogni anno pompano nel sistema circolatorio italiano 123 miliardi di euro, l’8,8% della ricchezza prodotta in Italia. I 3,5 milioni di contribuenti nati all’estero pagano quasi 7 miliardi di tasse, mentre i 2,4 milioni di occupati stranieri rappresentano il 10,8% degli occupati totali. Certo, il loro tasso di disoccupazione, tra il 2007 e il 2013, è cresciuto ben più di quello degli italiani (9 punti contro 3) e ancora oggi uno straniero dovrebbe lavorare 80 giorni in più all’anno per avere la stessa retribuzione di un italiano, a livello medio. Ma è spiccato il loro spirito imprenditoriale. Secondo dati Confesercenti, nel secondo trimestre del 2014, il commercio è cresciuto di oltre 57mila occupati. Di questi, 31mila hanno trovato posto in un’attività gestita da imprenditori non italiani.
La Fondazione Leone Moressa, quindi, si rivolge agli operatori dei media affinché rappresentino un fenomeno in continua trasformazione, nelle sue variegate sfumature e sfaccettature. E che non gli facciano indossare una sola maschera. Quell’imposta dalla cronaca.



5° Domingo de Cuaresma - Ciclo B




19 marzo 2015

Suor María BENAIGES

Carissime sorelle, all’alba di domenica 15 marzo 2015, nella casa “S. Maria D. Mazzarello” di Santiago (Cile), il Padre misericordioso ha chiamato all’incontro con Lui la nostra cara Suor María BENAIGES. Nata a Darmos – Tarragona (Spagna) il 21 aprile 1918. Professa a Barcelona Sarriá (Spagna) il 5 agosto 1944. Appartenente all’Ispettoria Cilena “San Gabriele Arcangelo”.
María era l’ultima della famiglia. I genitori seppero educare cristianamente i sette figli trasmettendo loro i valori del Vangelo, l’amore e l’impegno di una vita vissuta con coerenza.
Il 24 settembre 1941 María iniziò il cammino formativo a Barcelona Sarriá. Nel secondo anno di Noviziato fece la domanda missionaria. Dopo la Professione lavorò un anno ad Alella (Spagna), poi andò a Torino per la formazione missionaria. Così lasciò scritto: “È stato un anno felice, vissuto all’ombra dell’Ausiliatrice e con la gioia di sapere che era stata accolta la mia domanda missionaria”. Nel dicembre 1946 partì per il Cile dove giunse il 25 gennaio 1947 e si inserì nell’Ispettoria “S. Michele Arcangelo”.  
Iniziò così la sua vita missionaria nella città di Punta Arenas tra le ragazze e le giovani del “Liceo María Auxiliadora” e in seguito nell’Instituto Sagrada Familia dove conservano di lei un ricordo riconoscente e affettuoso soprattutto per la costruzione della bella grotta dedicata alla Madonna di Lourdes che fu inaugurata l’8 maggio 1960. Questa iniziativa ebbe origine dal suo grande affetto per Maria Santissima. Per questa grotta lavorò lei stessa e con molto entusiasmo coinvolgendo le alunne, i membri della Comunità educante e altre persone di buona volontà. Ancora oggi la grotta continua a radunare persone che si fermano a pregare. I numerosi attestati di ringraziamento che ha attorno sono una testimonianza delle grazie ottenute per intercessione della nostra Madre Celeste. Suor María trasmetteva il suo profondo amore a Maria esprimendo la devozione con la preghiera del santo rosario. Lei stessa confezionò le corone fino agli ultimi giorni della sua vita. Nel 1965 venne nominata direttrice di Valdivia e continuò con lo stesso servizio a Iquique, Punta Arenas “Sagrada Familia”, Viña del Mar, Puerto Montt e Santiago “S. Maria D. Mazzarello”, con alcune interruzioni. Dal 1993 al 2010 lavorò nella casa ispettoriale dove fu a lungo vicaria, poi passò alla casa d riposo. Si distinse per il suo costante sorriso e per la gioia che nasceva dall’incontro con il Signore. Era materna, umile e solo desiderava dar gioia alle sorelle per cui sapeva offrire momenti di condivisione fraterna e anche qualche passeggiata, quando era possibile. Ebbe la grande gioia, il 13 ottobre 2013, di sapere che lo zio, Juan Vallés Anguera, era beatificato insieme ad altri 521 martiri della persecuzione religiosa durante la guerra in Spagna. Desiderava tanto poter partecipare alla beatificazione, ma a motivo dell’indebolimento della salute non le fu possibile e offrì al Signore questo sacrificio. Il 5 agosto 2014, insieme alle consorelle dell’Ispettoria, celebrò con gratitudine al Signore il 70° di fedeltà nella vita religiosa rinnovando con entusiasmo il suo amore e la piena dedizione a Lui.
Rispondendo alla domanda su quali erano le sfide della cultura attuale, suor María rispose: “La mia sfida è quella di vivere in costante unione con il Signore, nella certezza della presenza di Maria nella mia vita e con una maggior radicalità nella mia donazione e nella mia povertà”.  Il Signore, quando venne a prenderla, la trovò in crescente anelito di contemplare il Suo volto e di continuare a confezionare rosari per far amare la Madonna. Oggi la pensiamo in contemplazione gioiosa del Signore nell’abbraccio dell’amore eterno.

L’Ispettrice
Suor Aurelia Rossi

Pace e dialogo

Essere uomini e donne di pace oggi: terzo incontro sull'attualità del cardinal Martini

Si conclude venerdì 20 marzo a Milano, nella sede di ACLI Lombardia (via Bernardino Luini 5, ore 17.30), il ciclo di incontri dedicati alla rilettura e attualizzazione del pensiero del cardinal Martini, promossi da Aggiornamenti Sociali e Fondazione Carlo Maria Martini insieme alle Acli Lombarde e milanesi.
Dopo avere riflettuto su «ecologia» e «giustizia», l'incontro di venerdì avrà come oggetto la «pace» e le vie per promuoverla, tanto a livello internazionale e sociale quanto nelle relazioni personali, alla luce delle Scritture e del magistero sociale della Chiesa. Temi ripetutamente al centro degli interventi del cardinale, sia durante il suo episcopato a Milano sia negli anni a Gerusalemme.
Basti pensare alla straordinaria e attualissima riflessione sul «mettersi in mezzo» proposta ai giovani riuniti nel Duomo di Milano il  29 gennaio 1991 ai tempi della  prima Guerra del Golfo.
Coordinati da mons. Gianfranco Bottoni, offriranno alcuni primi spunti di riflessione mons. Franco Agnesi (vicario episcopale della Diocesi di Milano), Giovanni Bianchi (già presidente nazionale delle Acli e parlamentare), Eliana Briante (pastora valdese) e Luca Fallica (monaco della comunità di Dumenza). Seguirà un momento di riflessione condivisa con tutti i partecipanti.
L'incontro, che è a ingresso libero, sarà preceduto alle ore 17 dalla proiezione di stralci del documentario sull'Assemblea Ecumenica di Basilea del 1989 e si concluderà con un breve momento di convivialità.


18 marzo 2015

Galantino: il Mediterraneo non deve diventare un cimitero di morti

Roma - “Mi sembra che sia sotto gli occhi di tutti questa non volontà di affrontare problemi complessi: tutti coloro che, per motivi elettoralistici, semplificano il tema dell’immigrazione, come pure quelli delle relazioni sociali, riescono solo a guadagnare qualche voto in più ma non contribuiscono a risolvere seriamente questi problemi”.
Ad affermarlo è stato ieri sera il segretario generale della CEI, monsignor Nunzio Galantino, durante la trasmissione “Dimartedì”, in onda su La7 e condotta da Giovanni Floris.
Riguardo all’immigrazione, in particolare – ha detto il presule - “ci sono due aspetti: vite da salvare e sicurezza da garantire”: “occorre ragionare, trovare la soluzione migliore, cercando di stabilire la priorità”, che, in questo momento, “è non trasformare il Mediterraneo in un cimitero a cielo aperto”.



15 marzo 2015

Chen Yinhui, donna energica, dal buddismo al cristianesimo

Continua la serie di testimonianze dei "nuovi cattolici" di Taiwan. Nata in una famiglia devota al Buddha, Chen ha aperto un'agenzia di pubblicità e marketing. Ora è una delle migliori nel suo campo. L'incontro con i missionari, le prime domande e infine la conversione. Ora "è tempo che la Chiesa migliori la comunicazione, soprattutto con i giovani".

Taipei - La signorina Chen Yinhui (陳姻蕙小姐) ha da alcuni anni aperto un'agenzia di pubblicità, si occupa di marketing e di promozione televisiva e internet. Ha assunto i migliori giovani talenti tecnologici appena sfornati dall'università. E siccome ha un'energia inesauribile e un'intuizione della realtà molto rara da trovare nei giovani imprenditori della sua età, la sua consulenza è richiesta da molte società di produzione nel campo dei media. Proveniente da una famiglia buddista di Taiwan ha scelto poi la fede cristiana "per la sua dinamicità", e non si è mai pentita di questa scelta, anche se rispetta profondamente la tradizione in cui i suoi genitori l'avevano educata e fatta crescere.
Sono stata battezzata la notte di Pasqua del 2012. Fino a pochi anni prima, non sapevo chi fossero i cattolici, avevo sentito parlare di loro, ma non conoscevo nessuno. Collaborando per breve tempo con il Kuangchi Program Service (光啓社) ho poi conosciuto i primi missionari della mia vita padre Jerry (丁松筠神父) e padre Bob (劉神父).
Bob era un americano in sedia a rotelle, la sua storia mi interessava, ed era una persona molto serena pur nella sua situazione. Mi sono chiesta se la fede cristiana avesse a che fare con questa sua apertura alla vita. Queste domande mi frullavano in testa, insieme a tante altre.
Ho aperto la mia azienda di produzione marketing e promozione multimediale; mi sono sentita soddisfatta personalmente, ma mancava ancora qualcosa. E dopo un cammino di formazione di pochi mesi, ho chiesto di farmi battezzare. E credo fosse più per curiosità delle storie dei missionari, non solo uomini, ma specialmente alcune suore che avevano una vita interiore molto profonda, e il cui servizio ai disagiati mi colpiva in modo particolare. Un mio amico cattolico poi mi ha invitato a partecipare al catechismo, trovando una classe alla parrocchia della Sacra Famiglia. Anche il parroco mi ha accompagnato a lungo e con pazienza. Sono stati otto mesi di catechismo. Poi sono stata battezzata la notte di Pasqua. Alcuni mi chiedevano se non fosse un po' presto, ma altri mi hanno detto: se vuoi imparare a nuotare davvero devi gettarti in acqua, e se vuoi davvero conoscere la vita di fede, la cosa migliore è entrare nella comunità e "provare a nuotare", senza esperienza non si può capire veramente la vita cristiana.
All'Università Nazionale di Taiwan (台大) mi ero laureata in International Business (國際企業) nel 1998. Non sapevo perché avevo scelto quello, mi sono divertita durante gli anni di università. Ho fatto anche un periodo di servizio civile con i carcerati, che dura ancora oggi a scadenza però settimanale: ogni sabato vado a prestare servizio, faccio lezione, organizzo attività sociali e formative.
All'inizio ho fatto professioni che non avevano relazione con nessun tipo di business, inteso come guadagnare montagne di soldi, anche se ho avuto importanti ruoli nel fundraising, soprattutto per due organizzazioni non-profit".
La mia comunità cristiana, il mio gruppo di studio della bibbia, comprende 15 persone. Condividiamo moltissimo. Le mie pagine preferite del vangelo sono quelle in cui c'è Pietro che dialoga con Gesù: anche se spesso Pietro non capisce tanto, mi piace perché è sincero e generoso.
Aiutare gli altri, per me è indubbiamente la passione più grande. Siccome ho ancora moltissime energie, voglio usarle per testimoniare la generosità di Dio. Io sono molto interessata ai carcerati. Un teologo che mi attrae per la sua maniera di rendere odierno il messaggio evangelico è padre Jesus Munoz (穆神父), che ha uno stile particolare che va incontro ai miei interessi e ai miei bisogni. Inoltre non ha paura di ricevere domande semplici o stupide, ogni cosa per lui è importante.
Per il mio futuro voglio sentirmi soddisfatta e contenta di quello che sto progettando. Per quanto riguarda le donne nella società civile si spera che possano avere ruoli di sempre maggior responsabilità. Ma a dir la verità anche i maschi subiscono una forte pressione, soprattutto in famiglia: devono lavorare e guadagnare, e in molti casi nella nostra cultura non possono apparire deboli, non possono piangere! Ma forse adesso la situazione si sta bilanciando, infatti piangono tutti, uomini e donne.
Le donne nella comunità cristiana sono molte, ma le vocazioni al sacerdozio sono in leggero calo. Comunque non ci arrendiamo, la Chiesa non può fermarsi: deve però migliorare la comunicazione con le giovani generazioni. Spesso usiamo un linguaggio fuori moda, limitato a protestare e bloccare invece di essere più costruttivi e coraggiosi nel capire posizioni diverse. A me piacerebbe avere più dibattito, è nel mio carattere. Ma in fondo sono in buona compagnia, perché da quello che leggo e sento anche papa Francesco ci ha detto: "Chi sono io per giudicare?". E infatti nella comunità cristiana, grazie allo Spirito Santo, c'è un legittimo pluralismo di posizioni.

14 marzo 2015

Quaresima 2015


Settimana dal 15 al 21 marzo

Dagli Atti del CGXXIII n. 51
Maria, stella della nuova evangelizzazione, che sa riconoscere le orme dello Spirito nei grandi avvenimenti come in quelli che sembrano impercettibili, ci affida il suo stile di umiltà e tenerezza, di servizio e audacia nella missione evangelizzatrice. Nel cambio di epoca che stiamo vivendo, l’impegno di essere con i giovani casa che evangelizza non è solo quello di migliorare qualcosa. Richiede piuttosto a tutti una reale conversione missionaria, l’esercizio della maternità stessa di Maria per divenire Chiesa che «genera, fa crescere, corregge, alimenta, conduce per mano…, una Chiesa capace di riscoprire le viscere materne della misericordia. Senza la misericordia c’è poco da fare oggi per inserirsi in un mondo di “feriti”, che hanno bisogno di comprensione, di perdono, di amore».

Impegno
Alimentare la cultura dell’incontro che ci rende sollecite, con lo stile di Maria, nei confronti dei giovani e dei laici. Testimoniare il nostro rimanere fedeli fino alla fine, come Maria ai piedi della Croce in attesa della Resurrezione. (Atti n. 55 e 56)

Secondo sogno missionario di Don Bosco



13 marzo 2015

12 marzo 2015

Belgio: leader religiosi in marcia per dire no alla "strategia del terrore"

Domenica 15 marzo, i rappresentanti delle diverse religioni sfileranno per le strade di Bruxelles "per mostrare il desiderio di vivere insieme nella pace"

Ancora una volta una capitale europea vedrà un’iniziativa interreligiosa a favore della pace e del dialogo. Questa volta è il Belgio ad ospitare “Together in Peace - Liberté et Respect” la marcia nazionale che, domenica prossima, vedrà sfilare i leader delle diverse religioni per le strade di Bruxelles per dire no alla “strategia del terrore” scatenata in Europa dagli atti terroristici di Parigi e Copenaghen.
Il corteo si fermerà davanti a una moschea, una sinagoga, una casa della laicità, una cattedrale ortodossa, una chiesa cattolica e un tempio protestante. Tutti questi luoghi che "simboleggiano il pluralismo filosofico e religioso del nostro Paese e dell’Europa", come scrivono i rappresentanti delle religioni in Belgio in un comunicato congiunto ripreso dall'agenzia Sir.
La marcia sarà quindi "segno del rispetto fondamentale che abbiamo gli uni per gli altri e della solidarietà profonda che ci unisce. Marceremo gli uni accanto agli altri per le strade di Bruxelles per mostrare il nostro desiderio di vivere insieme nella pace”.  
A promuovere l’iniziativa - sostenuta e coordinata dalla Comunità di Sant’Egidio - figurano mons. André-Joseph Léonard, presidente dei vescovi belgi e arcivescovo di Malines-Bruxelles, Henri Bartholomeeusen, presidente del “Centre d’Action Laïque” (Cal), Julien Klener, presidente del Concistoro centrale israelitico di Bruxelles, e Noureddine Smaïli, presidente dell’Esecutivo dei musulmani del Belgio. Saranno presenti anche i rappresentanti delle Chiese anglicana, protestante e ortodossa con il metropolita Athenagoras Peckstadt del Patriarcato ecumenico. 



11 marzo 2015

Mongolia: le "24 ore per il Signore" pregando per la missione, uniti al Papa

Anche nelle steppe di Arvaikheer, a 400 chilometri da UlaanBaatar, la piccola comunità cattolica locale si unirà alla Giornata di preghiera mondiale proclamate da papa Francesco. Il p. Giorgio Marengo, missionario della Consolata, ad AsiaNews: "Chiediamo al Signore che apra i cuori di tutti, a cominciare dai nostri, e ci converta a Lui".

Arvaikheer - La missione "ha molto bisogno di preghiera, perché nella preghiera scopriamo la dimensione della supplica e dell'intercessione. Chiediamo al Signore che apra i cuori di tutti, a cominciare dai nostri, e ci converta a Lui". Lo dice ad AsiaNews p. Giorgio Marengo, missionario della Consolata che dal 2003 vive in Mongolia e dal 2006 ad Arvaikheer: la zona è a 400 chilometri dalla capitale UlaanBaatar, e di fatto rappresenta un avamposto della missione cattolica in Mongolia.
Nata poco più di 20 anni fa, anche la piccola comunità cattolica della Mongolia - appena mille fedeli in totale - si unirà dunque alle "24 ore per il Signore" proclamate da papa Francesco nel Messaggio per la Quaresima 2015. Si tratta di un'iniziativa affidata al Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, che cerca di unire tutte le diocesi del mondo in una giornata di adorazione eucaristica e di penitenza attraverso il sacramento della riconciliazione. Il tema di quest'anno è "Dio ricco di misericordia".
Nel rispetto di una missione difficile da tanti punti di vista, ma altrettanto stimolante, la chiesa di p. Giorgio è una ger, una tenda della tradizione nomadica della Mongolia. Qui il suo "piccolo gregge" si riunirà, in comunione con la Chiesa universale, per rispondere all'appello del Papa e dimostrare come la preghiera sia "l'arma dei cristiani contro i mali del mondo".
In Mongolia, continua p. Giorgio, "la preghiera è fondamentale. Nel nostro caso pregheremo in modo particolare per la missione, dato che ancora non vi è la possibilità di contare su una Chiesa locale [il primo diacono mongoli, Enkh-Baatar, è stato ordinato in Corea del Sud lo scorso 10 dicembre 2014]. Ma siamo fiduciosi, perché la missione è di Dio: è Lui che tocca i cuori, e quindi abbiamo un bisogno estremo di rimanere uniti al Signore, di adorarlo e di supplicarlo". 


9 marzo 2015

AMERICA/CUBA - Le conclusioni dll’XI Incontro dei Direttori nazionali delle POM dell’America

L’Avana – Dal 2 al 6 marzo si è svolto a L'Avana (Cuba) l’XI Incontro dei Direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, POM, del continente Americano (vedi Fides 03/03/2015). Secondo il rapporto inviato all’Agenzia Fides da padre Victor Livori, Direttore nazionale delle POM del Perù, erano presenti i delegati di Canada, Messico, Costa Rica, Cuba, El Salvador, Haiti, Panama, Portorico, Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Paraguay, Perù, Uruguay e Venezuela. Ha partecipato anche padre Felipe de Jesús León, che ha tenuto la conferenza sul tema "La Cooperazione missionaria e la Missione Ad Gentes nella Missione Continentale".
L'evento si è aperto con una Messa presieduta da Sua Ecc. Mons. Bruno Musarò, Nunzio Apostolico a Cuba. Durante i lavori sono stati affrontati alcuni temi relativi alla vita della Chiesa a Cuba negli ultimi decenni, con particolare enfasi sul ruolo dei laici nell'evangelizzazione, in una Chiesa che soffre la carenza di sacerdoti. E’ stata anche fatta una valutazione sull’attuazione degli accordi della precedente riunione, soprattutto per la dimensione missionaria Ad gentes nella pastorale ordinaria delle Chiese del continente, sulla Cooperazione missionaria "ad intra", in modo particolare con la parrocchia missionaria, e "ad extra".
Il Direttore nazionale delle POM della Bolivia, Sua Ecc. Mons. Eugenio Scarpellini, ha presentato il cammino di preparazione al CAM 5. Verrà realizzata una Croce missionaria, che percorrerà tutte le diocesi per incoraggiare la partecipazione al Congresso. Questa Croce sarà benedetta dal Santo Padre Francesco durante il V Congresso Eucaristico Nazionale boliviano che si terrà a luglio. Dopo un’ampia discussione è stato deciso che il prossimo Congresso non avrà la doppia denominazione “CAM – Comla” ma solo “V Congresso Missionario Americano”.
Il primo Simposio pre-Congresso, per approfondire i temi principali, si terrà a Porto Rico dal 30 settembre al 2 ottobre. Si tratterà anche della celebrazione del 50.mo anniversario del Decreto conciliare Ad Gentes (7 dicembre 1965). (CE) (Agenzia Fides, 09/03/2015)


8 marzo 2015

Quaresima 2015

Proposta per la Quaresima 2015

Settimana dall’8 al 14 marzo

Dagli Atti del CGXXIII n. 36
Nel cammino di trasformazione occorre imparare a scoprire la presenza e l’azione di Dio nelle pieghe della storia e a liberarci da uno sguardo pessimista. Chi ha Dio, chi si incontra con Lui guarda al futuro con fiducia. Per questo crediamo necessario trasformare le nostre comunità in comunità di speranza: comunità gioiose, che vivono le difficoltà come opportunità, riconoscono l’attuale situazione come tempo di grazia. Comunità in cui ci si impegna a vivere in profondità la spiritualità del Sistema preventivo, sentendosi corresponsabili del cambiamento e del rifiorire del carisma. Come noi, i giovani e i laici hanno sete di Dio. Ciò interpella a una continua conversione per avanzare insieme nella fede come comunità educanti in cui ogni membro si lascia evangelizzare ed evangelizza con la sua testimonianza di vita.

Impegno

Stare con i giovani, condividere la fede, contare su di loro e non solo lavorare per loro. Assumere una mentalità più aperta ad accoglierli, così da vincere la paura di stare con loro. (Atti n. 37)

7 marzo 2015

IL CALVARIO DEI MASAI

Prosegue l’esproprio delle terre ancestrali dei pastori masai di Loliondo per garantire il sollazzo di pochi ricchi privilegiati in una riserva di caccia esclusiva, data in concessione alla società di un cittadino di Dubai. Un insopportabile caso di land grabbing. Ma i masai preferiscono morire piuttosto che perdere la loro terra.
di Bianca Saini


Nella foto in alto dei masai nel parco del Serengeti in Tanzania (fonte: walldesk.net). Sopra una mappa della Tanzania con in evidenza la posizione della località di Loliondo e l'ultimo video prodotto il 25 febbraio scorso dalle comunità masai locali per perorare la loro causa, intitolato "Olosho".
Il sito web the Ecologist denuncia la ripresa dell’espulsione delle comunità di pastori masai di Loliondo dalle loro terre ancestrali, nel nord della Tanzania, ai confini con il Kenya, per far posto ad una riserva di caccia esclusiva. Si tratta di un caso di land grabbing particolarmente odioso, perché priva decine di migliaia di persone dei propri mezzi di sussistenza e delle radici stesse della propria identità per far posto al divertimento di pochi straricchi privilegiati. Senza parlare del tipo di divertimento, francamente ben poco “politically correct” in un momento storico in cui lo sforzo è quello della conservazione della biodiversità, in particolare della fauna africana, che ha rischiato, e in parte ancora rischia, l’estinzione.
La storia ha inizio nel 1992, quando il governo della Tanzania da la licenza di organizzare battute di caccia nella zona alla Ortelo Businness Corporation (Obc) di proprietà di un cittadino di Dubai, imparentato con la famiglia regnante dell’emirato, permettendogli di espandere la riserva su 1500 km² di territorio masai. Da allora la compagnia vi ha costruito un aeroporto privato e un resort esclusivo, ma soprattutto ha messo in atto misure che hanno di fatto limitato il diritto dei pastori masai di utilizzare la propria terra per il pascolo e di accedere ai pozzi e alle sorgenti. Nonostante le difficoltà, per circa vent’anni si era trovata una modalità di convivenza. Nel 2009, però, è entrata in vigore una legge che impedisce attività di pascolo e coltivazione su quel territorio. È da allora che i masai di Loliondo subiscono periodicamente tentativi “legali” di espulsione dalla loro terra, anche con l’uso della forza.
L’ultimo assalto risale alla metà di febbraio, quando i ranger del parco nazionale del Serengeti (Senapa) hanno cacciato gli abitanti con la minaccia delle armi, bruciando almeno 114 compound e lasciando senza casa, cibo e assistenza medica dalle 2000 alle 3000 persone, compresi molti bambini. Fonti locali aggiungono che il 21 febbraio il governo ha inoltre intimato alla comunità di lasciare l’area entro 14 giorni, dunque sono prevedibili nuove violenze.
Eppure, lo scorso novembre, forse per la pressione internazionale dovuta anche ad una petizione diAvaaz.org firmata da oltre 2 milioni di persone, il presidente tanzaniano, Jakaya Kikwete, aveva dichiarato, via twitter che «Non c’è mai stato e mai ci sarà nessun piano del governo della Tanzania di espellere i masai dalle loro terre ancestrali». Ma, fanno ora osservare i leader comunitari di Loliondo, alle dichiarazioni informali su twitter non era seguito nessun documento formale.
Il calvario di queste comunità è iniziato alla fine degli anni ’50, ancora in epoca coloniale, quando furono espulse da buona parte delle loro terre ancestrali per far posto al parco del Serengeti. Il territorio loro concesso era ristretto tra i parchi del Serengeti, del Masai Mara e di Ngorongoro. È da questo ultimo scampolo di territorio ancestrale, dove a fatica hanno ricostruito la propria vita individuale, sociale, economica, culturale e comunitaria, che vengono ora scacciati, in cambio, si dice, di un compenso di 500.000 dollari, di cui i masai non sanno che fare. «La terra è la base della vita. Tiene tutto insieme, animali, gente e cultura. Perdere la terra significa perdere tutto. Preferiamo morire piuttosto che perdere la nostra terra. Vogliono prendere tutta questa terra. Dove si aspettano che andiamo?».  Così si esprime una donna masai in un’intervista raccolta per un documentario sulla situazione e nessuna dichiarazione può essere più efficace di questa.


6 marzo 2015

Card. Tagle: Portiamo il Vangelo in Asia attraverso l'incontro personale

Parlando all'Università cattolica di Washington, l'arcivescovo di Manila sottolinea l'importanza dell'interazione umana "fondamentale per combattere i mali che affliggono il mondo moderno". Nel continente i cristiani "sono ancora una minoranza, a volte percepita come aliena. Oltre alla parola, serve il contatto e il confronto con l'altro".

Washington - L'evangelizzazione del continente asiatico "deve avvenire attraverso l'incontro personale. L'interazione umana è fondamentale per combattere i mali che affliggono il mondo moderno: parte della missione della Chiesa è mostrare la ricchezza del Vangelo nelle sue verità universali, aperte a tutti gli esseri umani. Ma in Asia, in particolare, vanno trasmesse mettendo la persona in primo piano". Lo ha detto ieri il card. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, durante una conferenza all'Università cattolica di Washington.
Comunicare l'annuncio salvifico di Cristo, ha spiegato, "è un compito che richiede anche il dialogo. E questo ha bisogno di interazione: è necessario che l'altra persona comprenda in pieno quanto sia importante, per il Signore e per la persona che ha di fronte. In questo modo potremo raggiungere anche i popoli asiatici".
L'Asia infatti, ha sottolineato, "vive ancora sotto l'influenza delle grandi religioni ancestrali. I cristiani sono una piccola minoranza della popolazione. E dobbiamo ammettere che, ancora oggi, il cristianesimo sia visto in alcune parti dell'Asia come 'alieno' alle culture tradizionali". Ma lo stesso continente "soffre di tanti mali nella società. Povertà, migrazione forzata, turismo sessuale e traffico di esseri umani. C'è un enorme bisogno di mettersi in gioco con l'altro e divenire agenti di riconciliazione".
Questa ricetta - l'evangelizzazione attraverso l'incontro - "è manifestata in maniera chiara dai viaggi di papa Francesco. Ho visto da vicino in Sri Lanka e Filippine come diverse proposte della Gaudium et Spes divengano realtà nell'azione del pontefice. Il Papa, con la sua attenzione nei confronti di chi soffre, presta attenzione alla realtà e condivide in maniera reale e attiva le sofferenze di chi ha di fronte. Non è soltanto un maestro, ma anche un ascoltatore". 


Misión - un estilo de vida



3° Domenica di Quaresima _ Anno B


3° Domingo Cuaresma



5 marzo 2015

"La conversión pastoral para unas Iglesias en misión"

(Archidiócesis de Burgos).
La Facultad de Teología de Burgos pone en marcha los días 4 a 6 de marzo su tradicional simposio de misionología. "La conversión pastoral para unas Iglesias en misión" es el título que resume la filosofía de estas jornadas, que pretenden, en palabras de Roberto Calvo, uno de sus organizadores, acercar a los asistentes a la propuesta del papa Francisco "acerca de la conversión pastoral que ha de tener lugar para que sea posible la edificación de una Iglesia evangelizadora".
Cinco ponencias y dos mesas redondasayudarán a los participantes a reflexionar sobre la "conversión misionera por la que deberían pasar todas las diócesis del mundo", con el objetivo de hacer que la Iglesia sea cada vez más misionera, siguiendo con ello las frecuentes invitaciones del papa Francisco.
Entre los ponentes, destacan profesores de la Facultad de Teología como Roberto Calvo, Eloy Bueno y Mario Jabares; y misioneros y expertos en el campo de las misiones como el sacerdote canario Juan María Mena, Jaume Calvera, María Pilar Latasa, Luis Miguel Avilés o el burgalés Luis Ángel Plaza. Además, intervendrán también misioneros que trabajan en países de todos los continentes, y se valorará la expereincia de los dominicos de cara a afrontar la misión en Europa y Asia".
Todos ellos "abordarán dicho tema de la conversión pastoral, y se dará fundamento al tema de porqué ha de darse esta conversión para la evangelización durante la misión. Todo ello estará orientado para crear un nuevo estilo pastoral que lleve a lograr la participación en misiones", concluye Calvo.
La Facultad de Teología sigue así con su ideal de apoyo al campo de la misionología desde el estudio teológico, fiel a su misión e historia. Y es que, no lo olvidemos, Burgos fue la diócesis donde se inauguró el primer seminario español para las misiones extranjeras, el germen que permitió, allá por los años cuarenta, que los sacerdotes diocesanos de España pudieran salir a países de misión sin dejar de desvincularse con sus diócesis de origen.
Así, este simposio de misionología -que alcanza ya su vigésimo séptima edición- sirve de aperitivo para la próxima Semana Española de Misionología, que volverá a reunir en Burgos a decenas de expertos y amigos del mundo de las misiones.

El padre Galli presentó en Roma un libro sobre la nueva pastoral urbana

Roma (Italia): El presbítero Carlos María Galli presentó en la basílica de San Bartolomé en la Isla Tiberina, de Roma, su libro ¨Dios vive en la ciudad. Hacia una nueva pastoral urbana¨, que editó la Librería Vaticana en lengua italiana. “¿Hay lugar para Dios en las grandes ciudades, en los problemas de las megalópolis? La pastoral urbana ¿ve al cristiano como un ciudadano?”, interpela el teólogo argentino. Según cuenta María Fernanda Bernasconi, en Radio Vaticana, esta tercera edición del libro fue repensada y se coloca en el contexto del ¨impulso misionero del nuevo Obispo de Roma, a la luz de la Conferencia de Aparecida y del proyecto misionero del papa Francisco”.

El presbítero Carlos María Galli presentó en la basílica de San Bartolomé en la Isla Tiberina, de Roma, su libro "Dios vive en la ciudad. Hacia una nueva pastoral urbana", que editó la Librería Vaticana en lengua italiana.
Participaron de la presentación, además del teólogo argentino, monseñor Nunzio Galantino, secretario general de la Conferencia Episcopal Italiana; el profesor Guzmán Carriquiry, secretario de la Comisión Pontificia para América Latina; la hermana Mary Melone, rectora de la Pontificia Universidad Antonianum; el profesor Andrea Riccardi, fundador de la Comunidad de San Egidio y el padre Antonio Spadaro SJ, director de la revista "La Civiltà Cattolica". En tanto, coordinó el panel el padre Giuseppe Costa SDB, director de la Librería Editorial Vaticana.
Según cuenta María Fernanda Bernasconi, en Radio Vaticana, esta tercera edición del libro - después de la primera publicación en 2011, y de una reelaboración en 2012 - fue repensada y se coloca en el contexto del "impulso misionero del nuevo Obispo de Roma, a la luz de la Conferencia de Aparecida y del proyecto misionero del papa Francisco”.
"Dios vive en la ciudad" se articula en cuatro partes: "La Iglesia y la ciudad", en la que el autor ofrece un panorama - histórico, filosófico, bíblico, cultural y pastoral - de las relaciones entre la Iglesia y la ciudad. "Del Concilio Vaticano II a Aparecida", reconstruye la memoria sobre el tema en la Iglesia latinoamericana postconciliar. "La presencia de Dios en las ciudades", interpreta el proyecto misionero de Aparecida y va al núcleo teologal y Cristo céntrico de su pastoral urbana: la fe en Dios que, en Jesucristo, está presente en las casas y en las ciudades. Y "Conversión a una nueva pastoral urbana", en que vuelve actual la llamada a la conversión espiritual y misionera e indica algunas líneas pastorales para evangelizar la cultura urbana.
Completan esta obra una serie de alegados que difunden algunos documentos latinoamericanos sobre la pastoral urbana y, entre ellos, un apéndice que contiene los pasajes del capítulo sobre la ciudad de la encíclica del papa Francisco Lumen fidei, y la sección sobre la pastoral urbana de la Evangelii gaudium.
El texto ofrece una memoria histórica, una relectura teológica y una proyección pastoral del camino reciente de la Iglesia latinoamericana en la evangelización de la cultura urbana. Se concentra en las aportaciones de las Conferencias Generales del Episcopado de América Latina y del Caribe en el posconcilio y en los encuentros, iniciativas y publicaciones del Consejo Episcopal Latinoamericano (Celam). A la vez que actualiza la memoria eclesial que quiere responder al desafío de la creciente urbanización (Medellín) proponiendo la evangelización de la ciudad moderna (Puebla), la inculturación del Evangelio en nuestras urbes (Santo Domingo) y una nueva pastoral urbana radicalmente misionera (Aparecida)”.
El autor explora la cuestión pensando a la luz del proyecto misionero de la conferencia de Aparecida y su propuesta de una nueva pastoral urbana. El centro teologal y místico de este libro afirma la presencia de Dios en la ciudad, fuente de fe, vida, dignidad y comunión. Este documentado ensayo, teológico e interdisciplinario, invita a proyectar seriamente uno de los ejes pastorales del siglo XXI en América Latina, la región con mayor índice de urbanización del mundo.
La obra se dirige a los que trabajan para evangelizar la cultura urbana en sus hogares y ciudades y a toda persona que quiera profundizar en la Iglesia latinoamericana, la morada humana y la vida en su ciudad. 
El libro ofrece una reflexión sobre la vida pastoral en la realidad urbana, acerca de cómo la Iglesia pueda existir y trabajar en la ciudad global. Tal como explica el padre Galli, el título ha sido tomado de una afirmación del Documento de Aparecida. Y añade que este texto afronta el tema de la evangelización de las ciudades, de modo particular de las que cuentan con más de cien mil habitantes. Sobre todo considera las megalópolis una creación de la modernidad, especialmente en el siglo XX. Expone la inculturación de la Iglesia en las grandes ciudades como Buenos Aires, ubicadas en su mayoría en países del sur del mundo y no sólo en las sociedades occidentales súper modernas del norte.

4 marzo 2015

Quando “Dio vive in città”


Presentato il libro del teologo argentino Carlos Marìa Galli. Padre Spadaro: «Nello scenario urbano si realizza la pienezza di Dio»


Sono quasi 3 milioni gli abitanti di Buenos Aires, 13 milioni quelli che vivono nell’area metropolitana della Capitale argentina. Tra le più grandi megalopoli dell’America latina, la città è l’ottavo conglomerato urbano del mondo e si inserisce nella regione maggiormente urbanizzata, quella latinoamericana, con più di 570 milioni di abitanti. È in questo contesto, lo stesso che ha vissuto Jorge Mario Bergoglio prima di diventare Papa, che si è sviluppato il lavoro del sacerdote e teologo argentino Carlos Marìa Galli. Con il volume “Dio vive in città. Verso una nuova pastorale urbana”, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana e presentato a San Bartolomeo all’Isola ieri, martedì 3 marzo, Galli ha voluto affrontare il tema dell’evangelizzazione delle città esponendo, come ha precisato lo stesso autore, «l’interculturazione della Chiesa in Paesi del Sud del mondo dove essa cresce maggiormente».
Dal 2005 al 2012 i cattolici sono aumentati in Africa e in Asia, «continenti – ha sottolineato Galli – che ospitano le città più popolose del pianeta». Ma in quali forme la presenza di Dio nella città può estrinsecarsi al meglio, e come Dio può essere interiorizzato e reso visibile alle persone che le abitano affinché lo percepiscano come presenza viva e significativa? A chiederselo, alla luce del libro di Galli, è stato il segretario generale della Cei monsignor Nunzio Galantino, intervenuto alla presentazione. Oggi bisogna «prendere atto – ha riflettuto il vescovo – che anche chi fa pastorale in un piccolo paese deve farlo come se fosse in una grande città, che non ti fa mai sentire arrivato e ti spinge a progettare una pastorale che non può mai essere ripetitiva». Ecco perché la via scelta della Chiesa italiana, anche in vista del convegno ecclesiale di Firenze, ha aggiunto il presule, «è quella della testimonianza che sappia generare gesti di vita nuovi rendendo viva nella città la presenza del Signore».
Infine, «per scongiurare che la “Chiesa in uscita” di cui parla Papa Francesco diventi solo uno slogan, bisogna che essa esca sul serio, soprattutto nella città, per capire cosa ci può insegnare la strada che è luogo di provocazione e coinvolgimento». E proprio di un Dio «vitalmente mescolato a tutti e unito a ciascuno» ha parlato il direttore de La Civiltà Cattolica Antonio Spadaro, riprendendo uno scritto di Jorge Bergoglio del 2011 che riportava: «Dio vive già nella nostra città e ci spinge a uscire incontro a lui per scoprirlo, per costruire una relazione di prossimità, per accompagnarlo nella sua crescita». «Quando l’ho letto per la prima volta – ha confidato il gesuita – ho avuto i brividi per la bellezza di questa visione dinamica di un Dio che non solo vive nella città ma che in essa, grazie anche a noi, cresce. Nel suo libro Galli aggiunge che Dio è presente nella storia e il Concilio Vaticano II ce lo ha dimostrato; è la Chiesa che si mescola all’uomo». Per questo dinamismo «la città è un luogo di processi in atto in un poliedro di periferie – ha concluso padre Spadaro -. È luogo della relazione e noi siamo chiamati a vivere contemplando lo scenario urbano perché in esso si realizza la pienezza di Dio».
Un Dio, per suor Mary Melone, rettore dell’Antonianum, «profondamente appassionato della vita dell’uomo tanto da amare anche la sua casa che è la città». In questo contesto «emerge il Dio “patiens”, sofferente, che si fa presente in Cristo nella partecipazione al dolore dell’uomo». Suor Melone ha anche sottolineato i vari punti di contatto tra il lavoro di Galli e l‘Evangelii gaudium di Francesco che, come ha ricordato Guzman Carriquiry della Pontificia commissione per l’America Latina, «è il primo Papa che ha vissuto le sfide moderne delle megalopoli secolarizzate. Per ciò questo argentino venuto dalla fine del mondo è stato ben preparato da Dio per diventare pastore universale nel nostro tempo». Tesi sposata, infine, anche da Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio: «In questo libro c’è Buenos Aires, c’è la storia della città, ci sono le radici dell’insegnamento di Bergoglio». È una teologia, ha detto Riccardi, «che viene dall’America Latina ma che oggi ha un respiro globale e che può applicarsi all’orizzonte urbano in cui s’innesta l’azione pastorale». Per questo, ha concluso, «Dio vive nella città. Bisogna solo scoprirlo, farlo crescere. Il nostro compito è quello di ripensare la realtà della Chiesa nella cultura urbana con uno sforzo di intelligenza, di incontro e di amore. Galli, nel suo libro, ci ha dato un assaggio di questa intelligenza e di questo amore».