28 febbraio 2013

EUROPA/SPAGNA - Giornata Ispano-americana: "America, Porte aperte alla missione"

Roma - "America, porta aperta alla missione" è il tema della Giornata d'Ispanoamerica, che si celebra il 3 marzo prossimo in Spagna, tradizionale appuntamento che dal 1959 invita tutte le diocesi iberiche a mantenere vivi i legami di solidarietà, comunione e cooperazione con l'America. 
Come appreso da Fides, in occasione della Giornata, il Card. Marc Ouellet, Presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina ha inviato un messaggio che invita a rinnovare l'impegno missionario, in questo Anno della Fede.
Riprendendo i contenuti del Lettera "Porta Fidei" di Benedetto XVI, il testo ricorda che "L'Anno della Fede è un invito missionario. Questo slancio missionario è sempre stato, ed è tuttora, il migliore indicatore della vitalità della fede della Chiesa e delle comunità cristiane".
"Quella stessa vitalità ha portato nel Nuovo Mondo una legione di missionari, che hanno difeso la dignità degli indigeni e trasmesso il dono più prezioso: la fede in Gesù Cristo, il Verbo di Dio fatto uomo e salvatore dell'uomo. E' stata così profonda l'inculturazione della fede nella vita del popolo americano che, ancora oggi, i cattolici battezzati sono oltre l'80% della popolazione americana", nota il Cardinale.
Attualmente, i missionari spagnoli "continuano a trovare le porte aperte per la missione in America Latina. L'esperienza secolare della missione ad gentes, di cui missionari spagnoli sono protagonisti, contribuisce a far sì che "la Chiesa in America Latina riesca ad assumersi l'impegno missionario e andare in altre parti del mondo". La consapevolezza che oltre il 50% dei cattolici di tutto il mondo risiede in America, "richiama l'America Latina ad apriere completamente le porte alla missione".
Il messaggio afferma che la cooperazione apostolica tra le comunità cristiane è una delle risposte più valide per assicurare "globalizzazione nella solidarietà" ed è una delle forme che caratterizzano la "nuova evangelizzazione".

Links:
Il testo completo del messaggio (in spagnolo):

27 febbraio 2013


La Repubblica Dominicana festeggia l’Indipendenza, che risale al 1844. I cattolici sono la maggioranza, con 8 milioni di battezzati su una popolazione di 9 milioni.
Il Sahara Occidentale celebra la proclamazione della Repubblica, avvenuta unilateralmente nel 1976. Su 800.265 abitanti i cattolici sono 120.

(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)

25 febbraio 2013


Festa nazionale del Kuwait in ricordo dell’intronizzazione dello sceicco Abdullah III (1959).
Il vicario apostolico dell’Arabia settentrionale, con sede nel Kuwait, è mons. Camillo Ballin, missionario comboniano. I cattolici sono 158.500 (6% della popolazione).
A Taiwan si festeggia il Giorno della Costituzione. Ii cattolici, suddivisi in 7 diocesi, sono 500.000 su una popolazione di 20 milioni.

(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)

24 febbraio 2013

L’Estonia festeggia l’Indipendenza conseguita nel 1918. I cattolici sono 5.700 (lo 0,4% di una popolazione di 1,3 milioni).

(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)

23 febbraio 2013

A Lampedusa prende forma il Museo delle Migrazioni


Lampedusa - Entro Pasqua la costituzione della Fondazione partecipata, ai primi di luglio gli spazi espositivi già allestiti: a Lampedusa prende forma il Museo delle Migrazioni. Due barconi, abiti, teiere, testi sacri, lettere, fotografie, documenti personali: i segni tangibili dell'umanità in movimento. Questo e tanto altro materiale raccolto e in parte catalogato potrà finalmente testimoniare il dolore e la speranza che hanno mosso migliaia di uomini e donne, giunti sull'isola simbolo della ricerca di pane e speranza. Una parte di Lampedusa ha coltivato a lungo il pio proposito del museo e il suo approdo verso la realtà è un sogno che si avvera. Il Comune nei giorni scorsi ha deciso di destinare a questa esigenza la propria attuale sede, un passo importante sottolineato all'Ansa con queste parole dal sindaco Giusy Nicolini: “È il frutto della volontà e dell’impegno di tutti i soggetti coinvolti nel realizzare un progetto importante: lasciare ai cittadini di oggi e di domani una testimonianza tangibile del ruolo di Lampedusa - ponte nel Mediterraneo, posto di soccorso e di accoglienza, primo approdo di migranti alla ricerca di democrazia, dignità e lavoro. Un presidio di cultura e di pace, il punto di partenza perché Lampedusa diventi un luogo di iniziative virtuose, un laboratorio di esperienze, di scambi culturali e di innovazione che rappresentino l’unicità del Mediterraneo e il legame tra le sue genti”. Un piano sposato fin dal 2011 anche dalla Fondazione Migrantes, che ha sostenuto l’associazione Askavusa, promotrice di un progetto visionario solo all’apparenza. Nei giorni scorsi, alla riunione in cui il Comune ha reso nota l’intenzione di destinare i suoi locali all’esposizione dei reperti, hanno preso parte i rappresentanti degli enti e degli organismi che costituiranno la Fondazione partecipata, che darà vita al museo: oltre ad Askavusa e al Comune figurano l’Archivio della Memoria dei Migranti (rappresentati da Sandro Triulzi e Gianluca Gatta), Legambiente (Paolo La Rosa), l’Associazione Isole (Barbara D'Ambrosio e Costanza Meli erano collegate in videoconferenza). All’incontro hanno inoltre preso parte il professore Giuseppe Basile dell’Istituto Centrale del Restauro, il giornalista Mauro Seminara, che riserverà all’iniziativa una parte del suo prezioso archivio fotografico, e il capitano Giuseppe Cannarile, il quale ha comunicato che la Guardia Costiera metterà a disposizione alcuni spazi esterni dell'area portuale e provvederà alla salvaguardia di reperti e documenti, non soggetti a vincoli giudiziari trovati nelle barche dei migranti giunti sull'isola. “Vogliamo realizzare un museo diffuso – spiega a questo proposito Giacomo Sferlazzo, presidente e anima di Askavusa – in maniera che possa rappresentare una ricchezza per tutta la comunità isolana e per Linosa. La Guardia Costiera recupererà una parte di Porto Vecchio e consentirà alcuni nostri allestimenti, mentre altri verranno realizzati alla Porta d'Europa e al centro di Lampedusa”. L'associazione Askavusa, inoltre, ha ottenuto l’autorizzazione a recuperare altri reperti rimasti nel “cimitero dei barconi” e quelli di eventuali altre imbarcazioni che giungeranno sull’Isola.
Molte sono le iniziative che potrebbero ruotare attorno al Museo delle Migrazioni: “Organizzeremo residenze di artisti che lasceranno qui le loro opere ispirate all'Isola; con il circolo Gianni Bosio di Roma abbiamo avviato un progetto per il recupero della storia orale di Lampedusa e tra qualche mese cominceremo a raccogliere le prime interviste. Ma è nostra intenzione anche far tornare qui alcuni dei tanti migranti approdati a Lampedusa perché possano testimoniare il loro percorso di vita”. “In questo senso – ha detto all'Ansa Giusy Nicolini – è significativa la partecipazione dei migranti, che più volte hanno espresso il desiderio di condividere la loro esperienza e le modalità della sua rappresentazione”. (N. Arena – Ufficio Migrantes Messina)


La Guyana celebra la festa della Reppublica. La chiesa cattolica vi è presente con una percentuale dell’8,1% (61.200 cattolici) su una popolazione di 752.000 abitanti.
Celebriamo anche la festa nazionale del Brunei, dove i cattolici sono 21.000, pari al 6,4% della popolazione.

(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)

22 febbraio 2013


Con Saint Lucia celebriamo l’Indipendenza (1978). La chiesa cattolica nell’isola – stato è presente con 1 arcidiocesi, 3 diocesi, 31 presbiteri, 20 religiosi, 35 religiose, 100.243 cattolici su 157.775 abitanti.

(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)

21 febbraio 2013

Immigrazione: online un nuovo notiziario


Roma - E' online un notiziario mensile multilingue contenente una sintesi delle più importanti informazioni utili per gli stranieri che vivono in Italia. Si tratta di un servizio che arricchisce il Portale Integrazione Migranti. Le sintesi sono tradotte in 10 lingue: albanese, arabo, cinese, francese, inglese, punjabi, russo, spagnolo, tagalog e ucraino. L’obiettivo del nuovo servizio è quello di rivolgersi ai cittadini migranti in modo più diretto, al fine di consentire un accesso più facile a tutte le notizie utili per muoversi ed integrarsi nel nostro Paese. Il notiziario multilingue avrà una cadenza mensile.

Guatemala - L’Anno della Fede nell’ascolto della Parola di Dio


(San Pedro Carchá) – Nell’Anno della Fede, presso la Parrocchia di San Pedro Carchá, specificamente nei circa 250 villaggi che gli appartengono, è attivo già da qualche mese un progetto-pilota per far ascoltare la Parola di Dio, in lingua Maya-Q’eqchi, agli abitanti dei villaggi, utilizzando uno strumento chiamato “Proclamatore”.
Il “Proclamatore”, dotato di un piccolo pannello solare e di una dinamo a manovella per la ricarica in qualsiasi contesto, altro non è che è un ripetitore, molto simile ad una radio portatile, nel quale è registrato il Nuovo Testamento in lingua indigena. Il suo scopo è principalmente quello di favorire l’ascolto del Vangelo, facilitando l’avvicinamento degli indigeni alla Parola di Dio e costituendo un primo approccio per la loro evangelizzazione.
“La fede dunque viene dall’udire” (Rom 10,17), spiega don Vittorio Castagna, missionario salesiano, curatore del progetto, rifacendosi a una citazione di san Paolo, apostolo delle genti.
Quest’iniziativa per la diffusione del Vangelo, oltre a diffondersi tra gli indigeni, ha suscitato l’interesse di alcuni responsabili della Società Biblica a livello latinoamericano e Guatemalteco, i quali hanno visitato la missione salesiana per analizzare il progetto e ed esportarlo tra gli indigeni dell’Ecuador.
Accanto alle classiche traduzioni nelle lingue nazionali, la Società Biblica del Guatemala è particolarmente impegnata nella traduzione nelle lingue indigene Maya. La versione in lingua Q’eqchi è un vero successo editoriale, tanto è utilizzata e diffusa tra le popolazioni di questa etnia.

18 febbraio 2013

Facciamo festa con il Gambia, che celebra l'Indipendenza ottenuta nel 1965. Nel 1931 sorge la prima missione nel Gambia. I cattolici sono 40.000 su un milione e mezzo di abitanti.

(dall'Agenda Biblica e Missionaria EMI)

16 febbraio 2013


Con la Lituania celebriamo l’Indipendenza ottenuta nel 1918. È stata la prima reppublica a riconquistare l’indipendenza dall’Unione Sovietica e a ripristinare la sovranità nazionale con la dichiarazione d’indipendenza dell’11 marzo 1990. I cattolici sono 2,8 milioni su 3,3 milioni di abitanti.

(dall’Agenda Biblica e Missionaria – EMI)

15 febbraio 2013

Con il Nepal celebriamo la Festa della Costituzione e della Patria. I cattolici sono 7.105. Il cattolicesimo fu predicato per la prima volta in Nepal nel XVIII secolo. La conversione al cristianesimo viene tuttora considerata illegale. Nel 2006 il Nepal è stato dichiarato uno stato laico; la Costituzione sarà riscritta. 

(dall’Agenda Biblica e Missionaria – EMI)

14 febbraio 2013

Ravvivare il dono della fede

Carissime Sorelle,

Il Signore ci regala grazia su grazia! Viviamo il periodo liturgico della Quaresima come un momento di grazia, tempo propizio per un cammino di crescita nella fede e nella carità. È un percorso segnato dalla preghiera e dalla condivisione, dal silenzio e dal digiuno, nell’attesa di vivere la gioia pasquale.

In quest’Anno della Fede siamo invitati, come popolo di Dio, a un’autentica e rinnovata conversione al Signore nostro Dio, che ci ama infinitamente e ci salva. Nel mistero della morte e risurrezione di Gesù, Dio ha rivelato in pienezza l’Amore che salva e chiama alla conversione di vita mediante la remissione dei peccati (cfr. At 5,31).

L’amore di Cristo colma i nostri cuori e ci spinge ad evangelizzare (2Cor 5,14). Egli, oggi come allora, ci invia per le strade del mondo a proclamare il suo Vangelo a tutti i popoli della terra (cfr. Mt 28,19). È nella quotidiana riscoperta del suo amore che attinge forza e vigore l’impegno missionario di tutti i cristiani e in modo particolare di ogni FMA. La fede cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia.

Pensiamo a Mornese, a pochi anni dalla fondazione la comunità respira a pieni polmoni lo spirito missionario che la orienta a testimoniare Gesù in tutte le latitudini. In quel clima intensamente missionario erano molte che desideravano partire e madre Mazzarello ripetutamente nelle sue lettere accenna al desiderio suo, delle suore e perfino delle ragazze, di partire per le missioni.

“Ora che le ho dato notizie della casa le scrivo i nomi di quelle che desiderano andar presto in America: io vorrei già esserci, la Madre Vicaria, la Madre Economa, Suor Mina, Suor Maria Belletti, Suor Giuseppina, Suor Giovanna, Suor Emilia... davvero, Suor... non finirei più se dicessi il nome di tutte quelle che desiderano di andarvi”. [...] “Il Signor Direttore fece la domanda per andare in America”. (cfr. L 4, 11.14 e L 5,9 a don Cagliero)

Il tempo Quaresimale in cui viviamo ci aiuti a mantenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, “colui che dà origine alla fede e la porta a compimento” (Eb 12,2). Come a Mornese, il Signore conceda ad ogni FMA e all’intero Istituto quell’ardore che rende disponibili ad annunciare ovunque la Buona Notizia del Regno: come gli Apostoli che per fede andarono nel mondo intero, seguendo il mandato di portare il Vangelo ad ogni creatura (cfr. Mc 16,15) e, senza alcun timore, annunciarono a tutti la gioia della risurrezione di cui erano fedeli testimoni.

Carissime Sorelle, insieme a questo messaggio vi facciamo arrivare anche una proposta di itinerario quaresimale che potrà esservi di aiuto per l’animazione missionaria in Ispettoria durante questo tempo quaresimale. È semplicemente la Parola di Dio e un breve commento per ogni giorno per ravvivare il dono della fede. L’itinerario è anche disponibile sul nostro blog (http://andatefma.blogspot.it)

Con l’augurio di una santa e feconda Quaresima, chiedo al Signore la sua benedizione su ognuna di voi, e a Maria di accompagnarci e aiutarci a mantenere lo sguardo sempre più profondamente fisso su Gesù, interiorizzando l’esperienza dell’incontro quotidiano con Lui per annunciare con gioia la Buona Notizia alle sorelle e ai fratelli che incontriamo lungo il cammino della vita e della missione.

In comunione fraterna, un grande abbraccio e la certezza della mia preghiera.

                                                                                              Sr. Alaíde Deretti
                                                                       Consigliera Ambito Missione ad/inter gentes

13 febbraio 2013

Fiorella Mannoia


Fiorella Mannoia attraverso il tour Sud è testimonial in Italia di Progetto Axè di Salvador Bahia (Brasile). L'associazione in oltre 20 anni ha recuperato 18mila bambini e ragazzi di strada attraverso l'arte.

11 febbraio 2013

AUMENTA FLUSSO RIFUGIATI, SI COMBATTE A DAMASCO


Sono 787.000 i rifugiati siriani ufficialmente registrati dall’Onu e il dato è in aumento al ritmo di circa 5000 nuove persone al giorno che fuggono dal conflitto in corso nel loro paese. Gli ultimi aggiornamenti sul fronte umanitario sono stati resi noti oggi dal’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur).
Un portavoce dell’Acnur a Ginevra ha detto che il trend da dicembre a oggi è in crescita e che la media giornaliera che a dicembre era stata di 3.275 nuovi rifugiati a gennaio si è portata a 5.047.
La maggior parte dei rifugiati si è diretta in Libano, Giordania e Turchia; seguono l’Iraq e tra paesi non confinanti con la Siria è l’Egitto la meta preferita con circa 15.000 presenze. I dati dei rifugiati registrati non tengono conto degli sfollati interni che ammontano a centinaia di migliaia di persone.
Quelle dell’Acnur sono gli unici dati certi di un conflitto che sta mietendo vittime anche e soprattutto tra i civili. Ancora tra ieri e oggi combattimenti si stanno svolgendo attorno a Damasco: fonti di stampa internazionale riferiscono del tentativo dell’esercito di bloccare l’avanzata dei ribelli che sarebbero riusciti a superare in alcuni punti il presidio armato disposto a difesa del centro della capitale siriana; l’agenzia di stampa ufficiale siriana Sana, da parte sua, ha confermato che combattimenti sono in corso in alcuni sobborghi di Damasco tra cui al Hajar al Aswad, al Qadam, al Assali e Barzeh.

http://www.misna.org/

In Bolivia la scuola diventa trilingue


di Alessandro Armato

Accanto allo spagnolo e alla lingua straniera in classe verrà insegnata anche una lingua indigena del Paese

Entra in vigore questa settimana, in Bolivia, una riforma del curriculum educativo che prevede, tra le altre cose, l'insegnamento trilingue nelle scuole elementari, medie e superiori.
Il ministero dell'Educazione boliviano vuole che le lezioni siano impartite in tre diverse lingue: lo spagnolo, una lingua straniera e una lingua originaria. Ma la vera novità è l'introduzione dell'insegnamento della lingua originaria, a carico dei docenti dell'area di "Linguaggio e comunicazione".
Per mettere in pratica la riforma - ritenuta da molti difficilmente attuabile - circa 44 mila educatori boliviani hanno già frequentato appositi corsi per migliorare la conoscenza, soprattutto scritta, di una delle tre principali lingue indigene del Paese dotate di alfabeto: Quechua, Aymara y Guaraní.
In questo modo la Bolivia si configura, almeno sulla carta, come un Paese che, pur restando saldamente ancorato alla sua lingua principale, lo spagnolo, allo stesso tempo guarda alle sfide della globalizzazione e non trascura il recupero della memoria e della cultura indigena, di cui la lingue originarie sono un ricettacolo vivo.
Con questa riforma, il governo di Evo Morales compie un altro passo in direzione della decolonizzazione e della trasformazione effettiva della Bolivia - Paese con oltre il 50 per cento della popolazione che si riconosce come indigena - in uno stato plurinazionale, due delle linee guida del suo programma di governo fin dal suo primo mandato.
La riforma suscita tuttavia numerose perplessità, soprattutto per la mancanza di personale docente concretamente capace di insegnare sia in spagnolo che in una lingua indigena. Uno degli effetti dello storico misconoscimento dell'eredità culturale indigena in Bolivia è stata infatti la perdita della conoscenza delle lingue originarie, soprattutto nella loro forma scritta, in particolare tra coloro che hanno studiato e vivono in zone urbane.
Un'altra questione che suscita perplessità è il criterio in base al quale verrà scelta la lingua originaria da insegnare, dato che nel Paese, benché la maggioranza sia di ceppo Quechua, Aymara o Guaraní, esistono almeno 36 lingue originarie, di cui 20 con alfabeto, che in alcune zone vengono anche a sovrapporsi.
Il governo è consapevole che, nella pratica, la concreta attuazione della riforma è ancora lontana. "È certo che la maggioranza dei maestri non sono ancora preparati", ha dichiarato alla BBC Walter Gutiérrez, direttore dell'unità intra e interculturale del ministero dell'Educazione, "si tratta di un processo lento". Ma il sentiero ormai è tracciato.

Giovani cristiani e musulmani, fattore di pace per cambiare il Pakistan


di Shafique Khokhar

È l’appello emerso durante un seminario interreligioso a Faisalabad. Fra i punti chiave la scuola, in prima fila nella promozione dell’armonia e del dialogo. Ignoranza e mancanza di istruzione fomentano odio e divisione.

Faisalabad - Il governo pakistano deve "capitalizzare il potenziale" dei giovani, quali "fattori di pace" oltre che guide autorevoli e determinate per "una trasformazione politica, sociale ed economica" del Paese. È quanto hanno sottolineato i partecipanti ad un convegno islamo-cristiano, intitolato "Il ruolo dei giovani promotori di pace", organizzato a fine gennaio a Faisalabad, provincia del Punjab, da alcune associazioni e gruppi attivisti pro diritti umani. Ideato da Women for Awarness and Motivation (Awam), l'incontro si è avvalso della collaborazione degli esperti del Centro di studi cristiano (Csc), della Pakistan Girl Guide Association (Pgga) e della Phd Foundation, per la pace e lo sviluppo umano.
Intervenendo al seminario Fahmida Saleem, direttore gestionale di Csc, sottolinea che le persone hanno bisogno di "rispetto" ed essere capaci di "abbracciare le diversità" in seno alla comunità, piuttosto che "respingersi" l'un l'altro, per fondare una vera "cultura di pace". Le fa eco Suneel Malik, direttore di Phd Foundation, che definisce i giovani "agenti di pace", che devono essere "coinvolti" per dar vita a un "cambiamento in positivo".
Amna Eshan, coordinatore Pgga e presidente Awam, centra l'attenzione sulla "mancanza di istruzione e l'ignoranza", che giocano un "ruolo essenziale" nel seminare discordia fra le religioni. Un pensiero condiviso dal direttore di Awam, Nazia Sardar, secondo cui i programmi scolastici "vanno purgati di tutti quei materiali ed elementi" che fomentano l'odio e la divisione confessionale; la donna auspica invece che la scuola diventi luogo privilegiato per "promuovere la pace, i diritti umani, l'armonia e la tolleranza fra fedi ed etnie diverse".
"Islam e cristianesimo - conclude Tahir Iqbal, direttore della ong pakistana Lyallpur - hanno in comune diversi punti in cui viene promossa la pace, la tolleranza, l'armonia e la tutela dei diritti degli altri. Per questo le persone devono privilegiare lo spirito del dialogo e dell'armonia, rimuovendo tutti quegli elementi di incomprensione e malinteso fra fedi diverse".

Il Giappone festeggia il Giorno della Fondazione, l’11 febbraio 660 a.C. Il primo imperatore nominato dalle più antiche cronache scritte giapponesi è Jimmu Tenno.
I cattolici sono 500.000 su 120 milioni di abitanti. Il 6 febbraio celebriamo san Paolo Miki e compagni, uccisi nel 1597.
L’Iran celebra la Rivoluzione (1979). La chiesa cattolica in quella che fu la Persia è presente con 6 diocesi di rito caldeo, armeno e latino. I cattolici sono 25.000 su una popolazione di 69 milioni.


(dall’Agenda Biblica e Missionaria – EMI)

8 febbraio 2013

Homenaje P. Luis Bolla sdb

Germania: nuovi arrivi anche dall'Italia

Berlino - Aumenta l'immigrazione in Germania. Sono soprattutto lavoratori qualificati e studenti universitari a preferire la Repubblica Federale Tedesca. Nuovi arrivi anche da Grecia, Spagna, Italia.E’ quanto emerge dal Rapporto sulle migrazioni 2011 presentato dal Ministero dell’Interno. Il Rapporto, redatto annualmente per incarico del Bundestag, presenta i dati statistici in materia di migrazione, e rappresenta una fonte di informazione per il pubblico e per i processi decisionali in materia di politica migratoria. Oltre ai dati riguardanti l’immigrazione in Germania e una dettagliata presentazione dei diversi tipi di migrazione, il Rapporto include un confronto a livello europeo in materia di migrazione e di asilo. Si occupa del fenomeno degli illegali e offre informazioni sulla struttura della popolazione straniera e della popolazione con background migratorio. Secondo i dati nel 2011 la Germania ha acquistato nuova attrattiva come meta migratoria: la quota degli ingressi è aumentata del 20% rispetto al 2010, mentre le uscite rimangono costanti. Il saldo migratorio rimane positivo, con un aumento di circa 280.000 persone (quasi 960.000 ingressi e circa 680.000 partenze). Il 62,1 % degli ingressi proveniva dall’UE: il 12,2% circa riguardava un’emigrazione di ritorno di cittadini tedeschi. Il principale paese di provenienza rimane, come negli anni precedenti, la Polonia. Notevolmente aumentati sono anche gli ingressi da Romania e Bulgaria, in arrivo già dal loro ingresso nell’UE nel 2007. Nel corso dell’anno si è avuto un leggero incremento di cittadini provenienti da paesi particolarmente colpiti dalla crisi finanziaria: Grecia (+ 12.700 persone), Spagna (+ 8.200 persone), Italia (+ 7.300 persone). Riguardo all’emigrazione di tedeschi dalla Germania, si evidenzia una leggera diminuzione degli espatri rispetto al 2010, mentre i rientri sono aumentati anche se di poco. Il saldo migratorio dei tedeschi rimane negativo: - 23500 persone nel 2010; - 26.200 persone nel 2011.
Il profilo della popolazione straniera non presenta variazioni di rilievo: i Turchi continuano a rappresentare quasi un quarto dei non nazionali: 23,2 % con ca. 1,6 milioni di persone.
Altrettanto numeroso appare il gruppo di cittadini provenienti dall’Unione Europea Occidentale e Centrale: sono in tutto 1,65 milioni, tra cui gli italiani occupano il primo posto con oltre mezzo milione di persone. I cittadini provenienti dai paesi dell'Europa orientale dell'UE è aumentato rispetto all'anno precedente, e attualmente si attesta a 951.000 unità: erano 820.000 nel 2010. (Fonte: Bundesamt für Migration und Flüchtlinge - Ausgabe 0005/2013)


7 febbraio 2013

I martiri dell’Amazzonia

Itinerario quaresimale attraverso racconti di martirio in occasione della Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei Missionari Martiri che si celebra il 24 marzo.
In questo primo video, Avrai una terrà che io ti indicherò, 4 storie di martirio dall'Amazzonia: tre laici e un suora che hanno dato la vita per difendere i diritti dei più deboli.


Martirio in Cambogia

Itinerario quaresimale attraverso racconti di martirio in occasione della Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei Missionari Martiri che si celebra il 24 marzo.
In questa seconda tappa sul tema: Rimanere fino alla fine storie di comunità perseguitate in Cambogia: uomini e donne sopravvissuti alle persecuzioni della dittatura a motivo della propria fede.



Con Grenada celebriamo la Festa dell’Indipendenza (1974). I cattolici sono in numero superiore al 50% della popolazione del paese.

(dall’Agenda Biblica e Missionaria – EMI)

6 febbraio 2013

Martirio in Somalia

Itinerario quaresimale attraverso racconti di martirio in occasione della Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei Missionari Martiri che si celebra il 24 marzo.
Il martirio di sr. Leonella Sgorbati, consolata, raccontata dalla consorella che era con lei e che racconta delle sue ultime volontà.


AMERICA/COLOMBIA - "Incoraggiare i processi di evangelizzazione con senso missionario": i Vescovi riflettono sull'iniziazione alla fede


Bogotà - "La Chiesa dovrebbe incoraggiare i processi di evangelizzazione che fanno crescere nei credenti il senso missionario": l’ha sottolineato il Sottosegretario Generale del CELAM, padre Leónidas Ortíz Lozada, in una conferenza di studio intitolata "Il primo annuncio, la pedagogia e i destinatari". Il sacerdote ha ricordato che questa essenza missionaria inizia attraverso un itinerario, vale a dire una pedagogia, e deve arrivare in particolare a quelli che non conoscono le vie della Fede. La nota inviata all'Agenzia Fides segnala che, nel suo intervento, padre Ortíz Lozada, ha illustrato sette passi che possono aiutare in questo processo: 1) La curiosità, l'interesse per la Fede. 2) L'interesse per Cristo. 3) Aderire a Cristo. 4) La conversione. 5) La via del discepolo. 6) La vita della comunità cristiana. 7) Il compito missionario.
P. Leonidas Ortiz ha anche sottolineato che con il primo annuncio si cerca di arrivare ai più lontani, a coloro che non hanno mai sentito parlare di Dio, ed ha ricordato che l'ultimo Sinodo dei Vescovi ha consigliato alle Chiese locali, di preparare un piano del "primo annuncio" che dovrebbe essere inserito nel piano generale di evangelizzazione di ogni diocesi, per raggiungere le persone che non conoscono la fede. In questa prospettiva, le diocesi hanno così programmi organizzati, progetti generali e modelli organizzativi della pastorale, e tutti questi devono avere come sfondo un profondo senso della missione.
La XCIV Assemblea Plenaria dell'Episcopato Colombiano si raduna dal 4 all'8 febbraio per studiare e riflettere, nel contesto dell'Anno della Fede, sull'importanza dell'iniziazione alla fede.

Patriarca Sako: dal papa un appello, Chiesa irakena "ponte" per l'incontro con i musulmani


di Dario Salvi

Mar Louis Raphael I racconta ad AsiaNews le linee programmatiche della nuova missione, fondata sull’unità e il dialogo a cominciare da una “liturgia comune e riformata”. La rinnovata collaborazione fra i vescovi, elemento di forza nel confronto con leader politici e religiosi. La speranza che anche nell’islam prevalga il “messaggio” e non “regole e sistemi”.

Roma - La Chiesa caldea deve restare "un ponte" per favorire e rafforzare il dialogo fra cristiani e musulmani in Iraq, fra cittadini di etnie diverse, oltre che fra istituzioni e politica. Questo è l'invito che Benedetto XVI ha consegnato al nuovo Patriarca caldeo, come racconta in una lunga intervista ad AsiaNews lo stesso Mar Louis Raphael I Sako, nominato il 31 gennaio scorso in sostituzione del card. Emmanuel Delly III, dimissionario per raggiunti limiti di età. Al "mini Conclave" caldeo, iniziato il 28 gennaio scorso a Roma, hanno preso parte 15 vescovi caldei, di cui sette provenienti dall'Iraq, due dall'Iran, due dagli Usa, e uno rispettivamente da Libano, Siria, Australia e Canada. L'arcivescovo di Kirkuk - anche se a breve lascerà il nord, alla volta di Baghdad - conferma l'obiettivo di "unità e collaborazione" fra i vescovi caldei, premessa necessaria per trovare un punto di contatto e dialogo con i vertici irakeni, religiosi e politici. Fra i primi traguardi da raggiungere, spiega sua Beatitudine, vi è anche la riforma della liturgia, che oggi giudica "un caos".
Il neo Patriarca, di rientro oggi in Iraq, non dimentica al contempo il dramma dei profughi cristiani irakeni, ai quali vanno fornite "le condizioni" per il rientro in patria: casa, lavoro, scuole, infrastrutture e sicurezza. Storico fautore e promotore del dialogo interreligioso, Mar Louis Raphael I si dice "molto deciso" ad aprire un tavolo di confronto con la leadership della capitale, dopo aver ricevuto gli "auguri sinceri" dei capi religiosi e dei principali leader politici e dalle massime cariche istituzionali. E la speranza che, anche nel mondo islamico, possa "restare il messaggio" portato da Maometto e "il senso che dà alla nostra vita", non i sistemi o leggi che "finiscono per soffocare le libertà.
Ecco, di seguito, l'intervista del nuovo Patriarca caldeo ad AsiaNews:

Beatitudine, innanzitutto quale augurio le ha rivolto papa Benedetto XVI nel vostro incontro dopo la nomina?
L'attenzione del papa alla Chiesa irakena mi ha profondamento colpito. Ha dedicato del tempo a ciascuno di noi vescovi. Ho voluto ringraziarlo per la vicinanza e la preghiera e, in tono scherzoso, gli ho detto che "mi sento male" con questo rosso addosso (nella foto), non ci sono abituato. Benedetto XVI ha ribadito che continuerà a pregare per noi e si è detto "molto contento" per l'unità che è emersa all'interno dell'episcopato caldeo, una unione di intenti che è emersa anche in occasione del voto per l'elezione del Patriarca. Dunque, anche questo è un aspetto molto positivo e importante per una Chiesa che, fino al recente passato, era divisa. Abbiamo fatto una due giorni di incontri fra noi, con tutti i vescovi: si è parlato della situazione in Iraq, della pace e della sicurezza. Il Papa mi ha infine rivolto un appello, perché restiamo sempre - come in passato - un ponte per tutti, fra cristiani e musulmani e fra cittadini irakeni. Tra l'altro gli ho portato i saluti di due imam, uno sciita e uno sunnita, e lui è rimasto piacevolmente sorpreso e ha ringraziato. Direi che non ci sono stati grandi discorsi, ma è emerso il cuore; ciò che diceva, gli sgorgava dal cuore e non dalla penna.

Anche nel nuovo incarico di Patriarca lavorerà - come in precedenza da vescovo - per l'unità dei cristiani caldei?
Il valore dell'unità è necessario per i cristiani e per il tutto il Paese, perché non si può promuovere l'unità di un gruppo se tutti gli altri sono divisi. Certo è che una visione comune fra i cristiani può aiutare ed essere funzionale all'unità della nazione. Se saremo un solo corpo, con una posizione unitaria, potremo anche diventare un ponte per aiutare gli altri all'unità e al dialogo. I recenti attacchi nel Paese, gli attentati a Kirkuk, Mosul e Baghdad sono di matrice politica; per questo li ho sempre voluti condannare con forza. Anche perché, come avvenuto nei giorni scorsi nel nord (attentato a Kirkuk contro una sede della polizia con decide di vittime, ndr) in tutte le stragi sono sempre le persone innocenti le prime a morire.
Altro problema annoso, l'esodo dei cristiani: qual è la situazione e cosa intende fare per arginarlo?
La situazione è critica e, ancora oggi, resta molto difficile. In questi giorni ho ricevuto moltissimi telegrammi: dal capo dello Stato, dal governo, dai ministri, dal presidente del Parlamento, dai leader religiosi musulmani (sunniti e sciiti) e tutti concordano nel dire che bisogna fare qualcosa per fermare o almeno frenare l'esodo dei cristiani. In questi giorni a Roma abbiamo fatto due incontri con tutti i vescovi presenti, parlando delle vie percorribili per frenare nel concreto questo esodo.
Prima di tutto è necessario andare a visitare e aiutare questi profughi in Siria, Libano, Giordania e Turchia. Al contempo, bisogna cercare un punto di incontro con i responsabili del governo del Kurdistan e stabilire condizioni in base alle quali i cristiani potranno tornare nella loro terra. Le premesse necessarie sono il fatto di fornire loro una casa, il lavoro, le scuole, le infrastrutture; tutto questo serve. E poi restituire loro fiducia nel Paese, perché è proprio questo ciò che la gente ha perso: fiducia e speranza.

Quali direttive vuole dare da Patriarca alla Chiesa irakena: quali riforme sono urgenti e necessarie?
Prima di tutto la liturgia, che è un caos nella Chiesa Caldea. Prendiamo, ad esempio, la messa: ogni diocesi ha il suo messale, ogni prete celebra in una maniera diversa dall'altro. Avere una liturgia comune e riformata, unica per tutta la Chiesa ... questo è un progetto al quale tengo molto. Con questo non voglio dire che no ci saranno libertà per le singole diocesi, ma su un punto non si può prescindere: che vi sia la medesima messa a Baghdad, a Kirkuk, nel Kurdistan e anche in tutta la diaspora caldea nel mondo. Se anche è tradotta nella lingua nazionale o locale non ci sono problemi, purché rimangano delle norme liturgiche da rispettare; anche questo diventa un elemento di unità.
Come dice San Giovanni Crisostomo, "la liturgia è per l'uomo" e non è l'uomo che deve restare subordinato alla liturgia. Vi è un movimento fra noi che vuole che la liturgia sia rigida, come se fosse la "Parola di Dio", ma non è così! Dunque, la riforma o, per meglio dire, l'aggiornamento è assolutamente necessario affinché la gente possa capire cosa avviene durante la celebrazione, che resta una festa, e i fedeli devono poterla comprendere appieno.

In tema di rapporti con l'islam, intende proseguire il cammino di dialogo avviato a Kirkuk?
Nel nord abbiamo avviato un dialogo intenso, non dimenticherò gli anni trascorsi a Kirkuk e il lavoro svolto, anche se ora il mio nuovo incarico mi porterà a Baghdad. Dalla capitale cercherò di dialogare col governo, mettere insieme sciiti, sunniti, curdi, arabi e turcmeni. Sono molto deciso ad aprire un dialogo con le autorità e i vertici di Baghdad, che hanno un peso maggiore rispetto ai leader di Kirkuk. Il terreno è preparato: loro mi hanno fatto gli auguri tramite televisione ed email, penso che sia possibile un dialogo disinteressato, schietto e sincero. Perché c'è anche da parte loro amore e rispetto. Oltre alla consapevolezza che noi cristiani siamo in Iraq anche per i nostri fratelli musulmani. La religione è una cosa, mentre la cittadinanza è altro e diverso dalla fede.

Sarà possibile arrivare, un giorno, al concetto di "laicità dello Stato" anche nei Paesi musulmani?
Penso che sia molto difficile, perché hanno una concezione negativa e peggiorativa dello Stato laico, rispetto alla accezione che si dà nell'Occidente. Esso viene in qualche modo percepito come un annullamento ed equivale, in buona sostanza, ad uno Stato ateo che non è concepibile né ammissibile. Forse una società civile che rispetta la religione, senza mescolarla con la politica, potrebbe costituire un punto di forza.

Beatitudine, in questo "Inverno arabo" come lo ha definito lei di recente, quali prospettive emergono per il Medio oriente e i Paesi arabi?
All'inizio si è prospettata la possibilità di una Primavera araba per tutti, fatta di libertà, progresso, felicità e un cambiamento netto anche nella politica. Tuttavia, non si è trattato di un movimento organizzato e altri ne hanno approfittato. Ora l'obiettivo è creare nazioni e Stati fondati sulla Sharia, la legge islamica, ma è un'idea anti-storica: non è possibile vivere in uno Stato religioso, che considera tutti uguali nell'osservanza dell'unica fede, in un'epoca di pluralismo e di affermazione di anime diverse. Non è possibile annichilire la diversità sotto un unico manto dettato dalla religione. Resta il fatto che questa Primavera sognata dai promotori diventa sempre più un "terribile inverno".

Quindi la vera sfida consiste nel far dialogare le diversità...
Penso che coloro che vogliono uno Stato musulmano come nel VII secolo si sbagliano, perché non è possibile. Se sono sinceri con lo spirito dell'islam, devono distinguere - come hanno fatto i cristiani nel tempo - il messaggio, l'essenziale per la gente di oggi, dai canoni, dalla legge. Il messaggio è una cosa, la norme dettate dalla Sharia invece sono tutt'altro. Queste leggi che erano buone per la gente del VII° secolo, oggi non funzionano più e non si possono applicare allo stesso modo. Deve invece restare il messaggio, il senso che dà alla nostra vita e non i sistemi che finiscono per soffocare le libertà.


Con Aotearoa (Nuova Zelanda), con Niue e con Tokelau celebriamo il giorno di Waitangi (1840). La chiesa cattolica in Nuova Zelanda comprende circa 470.000 battezzati, il 12% della popolazione.
Niue, indipendente dal 1974, è il più piccolo stato del mondo (Città del Vaticano a parte), con circa 10.000 abitanti. I cattolici sono poche centinaia.
Tokelau conta 500 cattolici, pari al 34,7% della popolazione.

(dall’Agenda Biblica e Missionaria – EMI)

5 febbraio 2013

I martiri in Albania

Itinerario quaresimale attraverso racconti di martirio in occasione della Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei Missionari Martiri che si celebra il 24 marzo.
Non sono bastati quarant’anni di persecuzioni religiose per spegnere la fede di un popolo, che oggi insieme alla libertà celebra i primi germogli di rinascita.


Giovane thai: internet e social media, per raccontare Cristo ai compagni di università

di Weena Kowitwanij

Nato in una famiglia tradizionale buddista, il 19enne Uttaporn ha incontrato il cattolicesimo a scuola e ha scelto di battezzarsi. Laureando alla facoltà di lettere, approfondisce lo studio della lingua cinese. Attivo nel coro, nei gruppi di preghiera e nelle attività per bambini, attraverso Facebook ha deciso di testimoniare la fede in Gesù.

Bangkok - Nato in un famiglia di tradizionale fede buddista, grazie agli studi compiuti durante l'infanzia ha incontrato il cattolicesimo e, nel tempo, ha deciso di convertirsi ricevendo il battesimo. E oggi, all'ultimo anno di università, racconta agli amici - anche attraverso Facebook e i social network - chi è Gesù e spiega loro i passi del Vangelo perché altri possano "unirsi a me nel prossimo futuro" e abbracciare il cristianesimo. È la storia di Uttaporn Nate-phrom, studente della facoltà di lettere della Silpakorn University, ateneo di Bangkok fondato nel 1943 dal professore di origine italiana Corrado Feroci (Silpa Bhirasri, in thai).
Il 19enne Uttaporn (nella foto) sta approfondendo lo studio della lingua cinese e si laureerà il prossimo anno. Egli ha voluto raccontare e condividere la propria storia di studente e di fedele devoto al programma tv cattolico "Nansara", trasmesso nei giorni scorsi. In un primo momento, racconta il giovane, "i miei genitori erano riluttanti all'idea di concedermi la possibilità di convertirmi" all'età di 14 anni, durante gli anni delle scuole superiori. A quel tempo, continua, "ero solito pregare con mio nonno, malato, di fronte alla statua della Madonna". E, a turno, i familiari "mi accompagnavano a messa la domenica", pur non essendo cattolici.
Nel tempo il giovane ha familiarizzato con il coro, i gruppi di preghiera e il catechismo ed è in questo modo che "ho familiarizzato con l'ambiente cattolico". La lettura della Bibbia "è stata di enorme beneficio" e ancora oggi, tutti i giorni, legge un passo dell'Antico o del Nuovo Testamento.
In seguito Uttaporn ha aderito a gruppi laici per lo studio della Parola di Dio, oltre che prendere parte in maniera attiva a momenti ricreativi e ludici per bambini. Un impegno che "voglio portare avanti per sempre".
Oggi è iscritto al gruppo giovanile e ai campi estivi della sua parrocchia di origine, nella provincia di Ratchaburi, anche se la speranza è quella di veder nascere un gruppo cattolico all'interno dell'università, dove può condividere l'esperienza di fede con tre soli battezzati. Tuttavia, attraverso i social network racconta agli amici "qualcosa in più sull'essere cattolici". "Questa è la via che ho trovato - conclude - per raccontare Gesù Cristo agli amici che desiderano conoscerlo e incontrarlo".

Luci sull'Est dà vita all'Osservatorio sulla Cristianofobia

Petizione al Parlamento europeo per fermare le persecuzioni contro i cristiani
ROMA - Dal 2000 ad oggi i cristiani vittime di persecuzioni sono stati 160.000 ogni anno. Ogni 5 minuti un cristiano viene ucciso a causa della propria fede.
L’associazione Luci sull’Est ha deciso di contribuire alla sensibilizzazione su questo problema attraverso l’istituzione dell’Osservatorio sulla Cristianofobia, che ha l’obiettivo di informare sulla situazione dei cristiani nel mondo. Il sito dedicato all’Osservatorio - www.osservatoriocristianofobia.it – si propone come collettore delle principali notizie sul tema e si fa promotore di una raccolta firme per presentare una Petizione a Martin Shultz, presidente del Parlamento Europeo. Una Petizione per condannare e fermare ogni atto di persecuzione e discriminazione a danno dei cristiani e affinché venga istituita una Giornata contro la Cristianofobia.
«Con questo Osservatorio spiega il direttore di Luci sull’Est, Silvio Dalla Valle - e soprattutto grazie all’aiuto di tutti coloro che vorranno firmare le petizioni in difesa dei cristiani perseguitati e dare il proprio contributo, desideriamo dare nuova voce a coloro che ne sono stati privati e un supporto, anche economico, commisurato alle nostre possibilità-, ai cristiani vittime di persecuzioni o discriminazioni. L’Osservatorio sulla Cristianofobia - continua Dalla Valle - punta a denunciare e a contrastare non soltanto la persecuzione cruenta subita dai cristiani nel mondo, ma anche quelle forme di persecuzione meno plateali, ma non per questo meno pericolose, che patiscono i cristiani, e in particolare la Chiesa Cattolica, in tanti dei nostri paesi liberali, dall’Europa agli Stati Uniti».
Proprio in questi paesi, infatti, sono in crescita forme di persecuzione legate al mancato rispetto di luoghi di culto, alla discriminazione sui luoghi di lavoro, alla distorta rappresentazione dei cristiani nei media, ai tentativi di limitare l'obiezione di coscienza e anche alle difficoltà dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni cristiane. «La mia personale speranza - conclude il direttore di Luci sull’Est - e quella di tutta l’Associazione Luci sull’Est, è che questo nuovo progetto possa portare presto i primi buoni frutti, contribuendo a definire al più presto un nuovo tempo, in cui il diritto alla vita, alla dignità e alla libertà religiosa non siano solo delle realtà relative, ma una realtà condivisa da tutti».

4 febbraio 2013

Il martirio oggi

Il video “Deportati 2.0” che racconta la drammatica realtà dei migranti, vista dalla Casa del Migrante a Città del Guatemala.
Pellizzari nella brevissima introduzione parla dei migranti oggi come veri e propri martiri.


Il popolo dello Sri Lanka festeggia l’anniversario dell’Independenza (1948). Gioiamo con questo paese, che ha ritrovato la pace nel 2009 e in cui i cattolici sono circa 1.400.000, pari al 7% della popolazione.

(dall’Agenda Biblica e Missionaria – EMI)

3 febbraio 2013

ASIA/SIRIA - La metà degli sfollati sono bambini: è emergenza anche per l'istruzione


Amman (Agenzia Fides) - Centinaia di migliaia di famiglie siriane continuano a fuggire dalla violenza che persiste nel loro paese dal mese di marzo del 2011 e vivono in tende con lo stretto indispensabile. Finora 635 mila persone hanno dovuto abbandonare le rispettive abitazioni con gravi ripercussioni prevalentemente sui bambini. Nel campo profughi di Zaatari, a 80 chilometri di distanza da Amman, in Giordania, hanno trovato riparo almeno 45 mila famiglie. Secondo le stime delle Nazioni Unite quasi la metà degli sfollati sono bambini, molti dei quali vivono in pessime condizioni e senza alcun accesso all'istruzione. Tra le iniziative promosse per cercare di aiutare questi piccoli, l'UNICEF ha organizzato, in scuole prefabbricate, classi per alunni di scuola elementare e media. Le bambine vanno la mattina e i bambini il pomeriggio, sono circa 4500, e sono seguiti da un gruppo di insegnanti giordani. Sono tante le organizzazioni di tutto il mondo che offrono il proprio aiuto per l'educazione dei piccoli sfollati ma rimane insuperabile l'ostacolo la lingua. Nella provincia di Homs circa 210 mila minori hanno bisogno di aiuti umanitari, e un totale di 420 mila persone sono in stato di emergenza. Delle 1500 scuole presenti in tutta la provincia, circa 200 hanno subito danni e altre 65 sono state trasformate in centri di accoglienza. Nella regione di Homs, il Fondo per l'Infanzia delle Nazioni Unite ha distribuito teli, coperte, articoli per l'igiene e capi di abbigliamento. Solo nella città di Talbiseh, sono stati distribuiti migliaia di questi articoli, compresi 2000 capi di abbigliamento per i bambini.


ASIA/PAKISTAN - Nell’Anno della Fede i cristiani più uniti per costruire una società pacifica e solidale


Lahore – I leader delle quattro chiese cristiane ufficialmente riconosciute in Pakistan (Chiesa cattolica, Chiesa Presbiteriana, Esercito della Salvezza, Chiesa anglicana del Pakistan), hanno approvato una dichiarazione congiunta in cui si impegnano a lavorare insieme nella proclamazione del Regno di Dio; a concentrasi “sulle cose che uniscono, evitando quelle che dividono”; a continuare a incontrarsi e pregare insieme nelle occasioni liturgiche più importanti; a promuovere manifestazioni con scopi e obiettivi comuni. Come riferito all’Agenzia Fides da p. Francis Nadeem, OFM Cap, Coordinatore del “Consiglio per il dialogo interreligioso” e del “Comitato di Solidarietà Ecumenica” di Lahore, si tratta di un autentico “piano d’azione per l’unità”. Il frate spiega a Fides: “Se, come cristiani in Pakistan, vogliamo essere forti e significativi, dobbiamo restare uniti. La solidarietà ecumenica fra i cristiani del Pakistan contribuisce alla prosperità, al progresso e alla pace nella nazione, ma rafforza anche la fede e l’identità delle nostre comunità”. 
P. Nadeem riferisce che la dichiarazione comune è tra i frutti della recente Settimana per l’Unità dei Cristiani”, celebrata dal 18 al 25 gennaio scorso. Il frate ringrazia i capi delle Chiese, sacerdoti, Pastori, suore, seminaristi e fedeli che hanno partecipato ai diversi incontri che hanno rafforzato i legami ecumenici nel paese. Durante la Settimana, organizzata dalle quattro Chiese ufficialmente riconosciute, per ogni giorno è stato approfondito un tema legato al “camminare dei cristiani” caratterizzato da dialogo, libertà, sequela di Cristo, solidarietà, tolleranza.
Fra i leader che hanno animato la Settimana, l’Amministratore Apostolico di Lahore, S. Ecc. Mons. Sebastian Francis Shaw OFM ha rimarcato che la solidarietà e l’ecumenismo non sono solo “impegno di una Settimana l’anno”, ma “parte integrante dell’attività delle Chiese”, che restano “unite da una sola fede”. Il Vescovo ha definito la spirito ecumenico “essenziale” per tutto l'Anno della Fede, dichiarato dal Santo Padre Benedetto XVI, notando che “la solidarietà fra cristiani deve essere visibile in Pakistan”. Tutti i leader delle Chiese hanno ribadito l’impegno a rendere consapevoli le rispettive comunità dell'importanza dell’armonia tra le chiese, ricordando il concetto trinitario di “unità nella diversità”.

1 febbraio 2013

Don Bosco nella selva di Darién (Panamá)



Una meravigliosa testimonianza di sr Margina Cuadra Gaitan fma che pur nella selva riesce a far conoscere Don Bosco ai "mocciosi" di quella terra e farli essere felici. Grazie con tutto il cuore!

Martirio in Brasile

Itinerario quaresimale attraverso racconti di martirio in occasione della Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei Missionari Martiri che si celebra il 24 marzo.
Il martirio delle popolazioni del Maranhão e del Pará, schiacciate dalle grandi potenze che – usando violenza – stanno scacciando dalle terre intere popolazioni.


A Suleimaniyah la nuova Mar Musa


Su invito di mons. Louis Sako, vescovo cattolico caldeo di Kirkuk (Kurdistan iracheno), impegnato nel dialogo tra musulmani e cristiani dove l’estremismo ha minato la convivenza religiosa, a Suleimaniyah sta nascendo una nuova comunità ispirata a quella di Mar Musa in Siria. Per Paolo Dall’Oglio, il gesuita ispiratore dell’esperienza siriana, è un segno di apertura e fiducia nella vocazione che la comunità in Siria ha vissuto in questi anni. I caldei sono cristiani «orientali» a tutti gli effetti, eredi di una tradizione che nei secoli si è aperta al mondo cinese, indiano e persiano, oltre che nella relazione con l’islam insediatosi in Mesopotamia a partire dal VII secolo. La città di Suleimaniyah è prevalentemente musulmana, ma sono presenti cristiani, sia originari della zona sia riparati qui dalle grandi città come Mossul o Baghdad.
Padre Jens Petzold è il «pionere» che nel febbraio del 2012 si è incaricato di occuparsi della chiesa di Maryam el-Adhra (la Vergine Maria), una chiesa costruita nell’Ottocento nel quartiere storico di Sabunkaran.
«Ci auguriamo di creare qui un luogo aperto e vivace - spiega padre Jens -, un “nodo di relazioni” come spesso Charles de Foucauld descriveva Assekrem (il suo eremo nel Sahara), un luogo che poco a poco acquisisce una sua identità attraverso una presenza di preghiera, dove ognuno è accolto, non tanto da noi quanto da Colui che ci accoglie qui». La piccola comunità, formata da Jens, ordinato sacerdote in novembre, e da un fratello, Sebastien, inizia a prendere contatti con la Chiesa locale, le autorità, gli sheikh musulmani, la gente del quartiere. La comunità ha molti progetti in campo culturale e caritativo da sviluppare in futuro e costruirà le strutture necessarie in parte con i finanziamenti del governo locale curdo, in parte con le donazioni. A differenza di Mar Musa che sorge nel deserto, questa nuova esperienza è nel cuore di una città e, secondo padre Paolo, può dar vita a una nuova forma di contemplazione. 
L’ordinazione di padre Jens (abuna Yohanna), la prima avvenuta a Suleimaniyah, ha raccolto cristiani da tutto l’Iraq che si sono trovati a cantare antichi inni caldei, condividendo la speranza di una Chiesa nell’armonia e nella concordia interreligiosa.

Francesco Pistocchini

NOMINE NEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI


Il Santo Padre ha nominato Membro del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti S.E. Mons. Lucio Andrice Muandula, Vescovo di Xai-Xai, Presidente della Conferenza Episcopale del Mozambico.
Il Papa ha inoltre nominato Consultore del medesimo Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti l’Ill.mo Prof. Marco Impagliazzo, Docente Ordinario di Storia contemporanea presso l’Università per Stranieri di Perugia, Presidente della Comunità di Sant’Egidio.

MARTIRIO: UN FATTO DI FEDE


Presentando la giornata di preghiera e digiuno per i missionari e le missionarie uccisi durante il loro servizio di evangelizzazione, non possiamo ignorare il dibattito sempre aperto attorno a questo evento: martiri o no? Già di san Massimiliano Kolbe, missionario in Giappone, ucciso dai nazisti nel campo di Auschwitz, ce lo si chiedeva. Secondo Giovanni Paolo II fu ucciso a causa della fede e quindi fu martire.   La provocazione, da lasciare agli esperti, suggerisce a noi di rileggere la proposta della giornata alla luce dell’anno della fede. Chi si incammina per la via della fede cristiana non può ignorare che la parola di Gesù, che propone amore, condivisione e pace, si scontra comunque con i poteri dominanti e la mentalità prevalente. I primi secoli del cristianesimo furono soprattutto tempi di martirio per masse di credenti i cui nomi ignoriamo.   Ricordare i missionari uccisi – insieme all’enorme numero di quanti per la fede hanno subito e subiscono persecuzione fino alla morte – è anche affermare che non c’è credere senza “dare la vita” come Gesù. L’anno della fede ci ripete che essa è autentica se si mostra all’esterno e si spende per gli altri, anche se c’è un prezzo da pagare.

Don Gianni Cesena, 
direttore nazionale Missio   

Gli islamisti cacciano le suore dalla Libia, la popolazione prega per un loro ritorno


di Simone Cantarini

Cresce la presenza degli estremisti islamici in Cirenaica. Suor Celeste Biasolo, ex superiora del Convento della Sacra Famiglia di Spoleto a Derna, parla di un clima di paura diffuso, che colpisce soprattutto la popolazione libica. Il convento è stato chiuso in ottobre per le minacce di un gruppo di estremisti. "Le gente di Derna rimpiange la nostra presenza e spesso ci contatta implorandoci di tornare".

Roma - "Gli estremisti islamici ci hanno intimato di andare via, non la popolazione libica, che invece ci ha protetto venendoci a visitare tutti i giorni fino alla nostra partenza". È quanto afferma ad AsiaNews, suor Celeste Biasolo, ex superiora del convento della Sacra Famiglia di Spoleto a Derna, costretta in ottobre a lasciare la Libia insieme a quattro consorelle, a causa del dilagare degli estremisti islamici nella Cirenaica. La situazione descritta dalla religiosa è confermata anche da mons. Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, che di recente ha sottolineato che altre due comunità religiose lasceranno la Cirenaica dopo aver subito minacce dagli islamisti: le suore Francescane del Gesù Bambino di Barce e le Orsoline del Sacro Cuore di Gesù di Beida.
Suor Celeste Biasolo parla di un clima di paura in Cirenaica, che sta colpendo soprattutto i libici :"La stessa popolazione musulmana è terrorizzata da questa situazione. Le gente di Derna rimpiange la nostra presenza e spesso ci contatta implorandoci di tornare. A Natale oltre 100 famiglie hanno telefonato al nostro convento a Spoleto per farci gli auguri". "In Cirenaica - spiega - gli islamisti non vogliono colpire la Chiesa in quanto tale, ma gli occidentali, e purtroppo noi siamo viste come stranieri. Ciò accade perché il Paese è senza un governo e non riesce a garantire nemmeno la sicurezza dei suoi cittadini".
La presenza delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto in Libia risale al 1921. È stato lo stesso fondatore dell'Istituto, il beato Pietro Bonilli, a voler aprire una missione in Cirenaica, nella città di Derna. Suor Celeste nota che fino alla loro partenza, la missione delle religiose e della Chiesa in Libia si è concentrata soprattutto sull'assistenza sanitaria e la cura degli anziani. "In questi anni - afferma - abbiamo tentato di testimoniare con la presenza umanitaria la gioia della vita, propria dei cristiani e del Vangelo". Secondo la religiosa è questo sguardo che ha colpito la popolazione musulmana che continuano a considerare le suore una parte fondamentale della loro comunità.

Celebração inter-religiosa em São Paulo


A Arquidiocese de São Paulo e o Instituto Vladimir Herzog promoveram encontro entre religiões monoteístas abraâmicas, dia 25 de janeiro, na Catedral da Sé. O ato inter-religioso, lembrou os 50 anos do Concílio Vaticano II e da Declaração Conciliar Nostra Aetate, sobre a relação da Igreja com as religiões não-cristãs.
O ato terminou com uma cantata cênica que recordou os 70 da morte de Anne Frank,apresentada pela Rede Cultural Luther King com o maestro Martinho Lutero Galati de Oliveira. Representantes das tradições cristã, budista, hinduísta, mulçumana, espírita e de matriz africana estiveram no ato, que contou também com a presença do ator Rodrigo Ramos, na leitura de trechos da Nostra Aetate, intercalados por cantos e falas dos líderes religiosos.
“Desde sua fundação, a cidade foi marcada pela presença e acolhida às diferentes tradições religiosas que sempre deram sua contribuição para a cidade dos mil povos”, ressaltou cônego José Bizon, diretor da Casa da Reconciliação e encarregado da Pastoral do Diálogo Ecumênico e Inter- religioso da Arquidiocese de São Paulo. Dom Odilo Pedro Scherer, arcebispo metropolitano de São Paulo, ressaltou a importância do evento na catedral e recordou os documentos conciliares. “Deus é honrado se nós, por meio da religião, soubermos viver o respeito e a valorização recíproca. Cada um tem a própria consciência, onde se encontra consigo mesmo e com o próximo, assim é necessário valorizar a consciência humana, pois ali está a dignidade e a liberdade de cada um”.

“Neste momento, queremos lembrar também a jovem judia Anne Frank e Vladimir Herzog [que morreu em 1975 em decorrência de maus tratos sofridos pelo Departamento de Ordem Política e Social (DOPS)], que foi pessoa de destaque nos tempos obscuros que o Brasil viveu durante a ditadura militar”, continuou o Cardeal. Raul Meyer, membro da diretoria da Federação Judaica de São Paulo e do Centro de Cultura Judaica, destacou alguns fatos da história de Anne Frank e lembrou a importância do respeito às culturas. “Anne foi uma menina que viveu escondida e morreu prematuramente por não ser considerada, pelos nazistas, pertencente à raça pura. Ser diferente não é ser menos. O que nos diferencia não tira nosso valor”. O Diário de Anne Frank, cantata composta em 1958, ilustra a tragédia que assolou o mundo na época. A primeira audição completa foi realizada na Berlin Staats Oper, na Alemanha, em seguida, no Conservatório Giuseppe Verdi de Milano (Itália) e, recentemente, em 2012, no Auditório Ibirapuera de São Paulo.
“É a primeira vez que o coro se apresenta no aniversário de São Paulo. Porém, na grande celebração, presidida por dom Paulo Evaristo Arns, [arcebispo de São Paulo quando morreu Vladimir Herzog], que reuniu milhares de pessoas na catedral, o coro estava presente”, disse ao O SÃO PAULO, Martinho Lutero, maestro e fundador da Rede Cultural Luther King. Para Andréia Balbino, 23 anos, membro da Rede Cultural Luther King, “é sempre muito emocionante cantar com o coro. A gente faz música que diz alguma coisa mais profunda para as pessoas. A morte de Anne foi um acontecimento triste, mas que precisa ser lembrado para que não se repita e é bom fazer isso cantando”.
“Este foi um evento de grande beleza e importância, tanto para a Igreja quanto para a cidade que comemorou 459 anos em grande estilo. Acredito que atos solenes, onde representantes das diversas religiões podem expressar seus pontos de vista acerca de temas fundamentais à sociedade, tornam mais palpável a unidade na diversidade entre os povos e culturas de nosso mundo”, destacou Luan Rocha, estudante que participou do ato e colaborou como voluntário.