Su invito di mons. Louis Sako,
vescovo cattolico caldeo di Kirkuk (Kurdistan iracheno), impegnato nel dialogo
tra musulmani e cristiani dove l’estremismo ha minato la convivenza religiosa,
a Suleimaniyah sta nascendo una nuova comunità ispirata a quella di Mar Musa in
Siria. Per Paolo Dall’Oglio, il gesuita ispiratore dell’esperienza siriana, è
un segno di apertura e fiducia nella vocazione che la comunità in Siria ha
vissuto in questi anni. I caldei sono cristiani «orientali» a tutti gli
effetti, eredi di una tradizione che nei secoli si è aperta al mondo cinese,
indiano e persiano, oltre che nella relazione con l’islam insediatosi in
Mesopotamia a partire dal VII secolo. La città di Suleimaniyah è
prevalentemente musulmana, ma sono presenti cristiani, sia originari della zona
sia riparati qui dalle grandi città come Mossul o Baghdad.
Padre Jens Petzold è il «pionere»
che nel febbraio del 2012 si è incaricato di occuparsi della chiesa di Maryam
el-Adhra (la Vergine Maria), una chiesa costruita nell’Ottocento nel quartiere
storico di Sabunkaran.
«Ci auguriamo di creare qui un
luogo aperto e vivace - spiega padre Jens -, un “nodo di relazioni” come spesso
Charles de Foucauld descriveva Assekrem (il suo eremo nel Sahara), un luogo che
poco a poco acquisisce una sua identità attraverso una presenza di preghiera,
dove ognuno è accolto, non tanto da noi quanto da Colui che ci accoglie qui». La
piccola comunità, formata da Jens, ordinato sacerdote in novembre, e da un
fratello, Sebastien, inizia a prendere contatti con la Chiesa locale, le
autorità, gli sheikh musulmani, la gente del quartiere. La comunità ha molti
progetti in campo culturale e caritativo da sviluppare in futuro e costruirà le
strutture necessarie in parte con i finanziamenti del governo locale curdo, in
parte con le donazioni. A differenza di Mar Musa che sorge nel deserto, questa
nuova esperienza è nel cuore di una città e, secondo padre Paolo, può dar vita
a una nuova forma di contemplazione.
L’ordinazione di padre Jens
(abuna Yohanna), la prima avvenuta a Suleimaniyah, ha raccolto cristiani da
tutto l’Iraq che si sono trovati a cantare antichi inni caldei, condividendo la
speranza di una Chiesa nell’armonia e nella concordia interreligiosa.
Francesco Pistocchini
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