11 febbraio 2013

In Bolivia la scuola diventa trilingue


di Alessandro Armato

Accanto allo spagnolo e alla lingua straniera in classe verrà insegnata anche una lingua indigena del Paese

Entra in vigore questa settimana, in Bolivia, una riforma del curriculum educativo che prevede, tra le altre cose, l'insegnamento trilingue nelle scuole elementari, medie e superiori.
Il ministero dell'Educazione boliviano vuole che le lezioni siano impartite in tre diverse lingue: lo spagnolo, una lingua straniera e una lingua originaria. Ma la vera novità è l'introduzione dell'insegnamento della lingua originaria, a carico dei docenti dell'area di "Linguaggio e comunicazione".
Per mettere in pratica la riforma - ritenuta da molti difficilmente attuabile - circa 44 mila educatori boliviani hanno già frequentato appositi corsi per migliorare la conoscenza, soprattutto scritta, di una delle tre principali lingue indigene del Paese dotate di alfabeto: Quechua, Aymara y Guaraní.
In questo modo la Bolivia si configura, almeno sulla carta, come un Paese che, pur restando saldamente ancorato alla sua lingua principale, lo spagnolo, allo stesso tempo guarda alle sfide della globalizzazione e non trascura il recupero della memoria e della cultura indigena, di cui la lingue originarie sono un ricettacolo vivo.
Con questa riforma, il governo di Evo Morales compie un altro passo in direzione della decolonizzazione e della trasformazione effettiva della Bolivia - Paese con oltre il 50 per cento della popolazione che si riconosce come indigena - in uno stato plurinazionale, due delle linee guida del suo programma di governo fin dal suo primo mandato.
La riforma suscita tuttavia numerose perplessità, soprattutto per la mancanza di personale docente concretamente capace di insegnare sia in spagnolo che in una lingua indigena. Uno degli effetti dello storico misconoscimento dell'eredità culturale indigena in Bolivia è stata infatti la perdita della conoscenza delle lingue originarie, soprattutto nella loro forma scritta, in particolare tra coloro che hanno studiato e vivono in zone urbane.
Un'altra questione che suscita perplessità è il criterio in base al quale verrà scelta la lingua originaria da insegnare, dato che nel Paese, benché la maggioranza sia di ceppo Quechua, Aymara o Guaraní, esistono almeno 36 lingue originarie, di cui 20 con alfabeto, che in alcune zone vengono anche a sovrapporsi.
Il governo è consapevole che, nella pratica, la concreta attuazione della riforma è ancora lontana. "È certo che la maggioranza dei maestri non sono ancora preparati", ha dichiarato alla BBC Walter Gutiérrez, direttore dell'unità intra e interculturale del ministero dell'Educazione, "si tratta di un processo lento". Ma il sentiero ormai è tracciato.

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