17 aprile 2020

Suor María Luisa ESTÉVEZ DOMÍNGUEZ

Carissime sorelle, il mattino del 3 aprile 2020, dalla Casa “B. Eusebia Palomino” di Madrid El Plantío (Spagna), il Signore ha associato alla Sua Passione redentrice la nostra carissima sorella Suor María Luisa ESTÉVEZ DOMÍNGUEZ.

Nata a Redondela, Pontevedra (Spagna) il 20 luglio 1923
Professa a Madrid (Spagna) il 5 agosto 1950
Appartenente all’Ispettoria Spagnola “Maria Ausiliatrice” - Madrid

Suor María Luisa era la maggiore due fratelli e due sorelle che divennero entrambe religiose, lei FMA e l'altra fu Religiosa di San Giuseppe di Cluny. Il papà era un maestro competete e María Luisa imparò da lui ad essere insegnante ed educatrice. Insieme alla sorella M. Pilar, radunava le ragazze del paese per giocare e partecipare insieme alle celebrazioni della parrocchia. Leggendo la biografia di don Bosco, si sentì perfettamente in sintonia con la sua opera educativa. Nei suoi scritti, ricorda con affetto e gratitudine gli anni della formazione iniziale a Madrid, in particolare quelli del Noviziato, tempo di riflessione, di raccoglimento e di accompagnamento da parte della sua amata Maestra suor María Miralles.
Fece professione il 5 agosto 1950 e l’anno successivo partì come missionaria per il Venezuela, dove rimase per 41 anni. Per i primi 14 anni fu maestra nella scuola elementare a San Cristóbal e a Va-lencia. Dal 1966 svolse il servizio di economa a Coro, Barquisimento, Mérida, Caracas, La Vega, San Antonio e nelle due comunità di Los Teques. Era una donna molto organizzata, che lavorava con generosità e competenza. Così la ricordano le sorelle del Venezuela: «La nostra cara "pecosa", come la chiamavamo per la sua carnagione bianca con tante lentiggini, arrivò da noi a soli 28 anni, con un cuore che batteva al ritmo missionario. Nelle comunità in cui ha lavorato come economa efficiente, ricca di umanità e bontà, ha saputo mettersi a servizio degli altri, rendersi vicina alle suore e a tutto il personale. Mentre era nella casa “Maria Ausiliatrice” di Los Teques, si stava realizzando una scelta decisiva per i poveri, il che comportava una buona dose di incertezza finanziaria, poiché il contributo delle famiglie era minimo. Suor María Luisa assunse questa sfida insieme alla comunità e la portò avanti con serenità e coraggio, accettandone le conseguenze. Non poneva ostacoli ai cambiamenti richiesti, anche quando esigevano fatiche, anzi lavorava come umile facilitatrice. Era sensibile ai bisogni del personale dipendente, molto trasparente e corretta nel suo lavoro. Ha vissuto in Venezuela gli anni della piena giovinezza e della maturità, completamente dedita alla missione. L’hanno sempre caratterizzata il suo passo veloce, la sua parola diretta, il suo sorriso affabile. Il suo cuore grande e nobile la rendeva attenta a riconoscere quando, per il carattere un po' pronto, poteva aver ferito qualcuno. Non serbava rancore e il sorriso le ritornava presto sul volto. Da buona missionaria, ha fatto di questa terra la sua seconda patria, della sua gente la prediletta. In questi ultimi anni dalla Spagna raggiungeva le suore che le erano state più vicine e le comunità con lettere e biglietti d'auguri per Natale, scritti a mano e inviati tempestivamente. In essi, oltre all'affetto, esprimeva la profonda gratitudine per gli anni felici vissuti in mezzo a noi. Se c'è una cosa di cui noi sorelle venezuelane siamo sicure, è che non ci ha mai dimenticate».
Tornò in Spagna nel 1992, per prendersi cura della mamma anziana. Rimase a Vigo fino al 1997. Passò poi a Lugo e a Caldas de Reis (Pontevedra) come aiutante in refettorio e nell’assistenza. Nel 2010, a causa dei suoi limiti di salute, venne accolta nella Casa “B. Eusebia Palomino” di Madrid dove trascorse gli ultimi dieci anni. All'inizio le fu difficile adattarsi, ma ben presto scoprì la sua nuova missione: continuare ad essere utile agli altri. Così accompagnò con molta delicatezza un'altra sorella anziana e malata; le insegnava a fare lavori a maglia destinati ad iniziative solidali e pregavano insieme.
Accogliamo le sue parole scritte nel 2015: «Sono contenta della mia vita e soprattutto, con i miei 92 anni, mi sento felice di continuare ad essere utile. Ringrazio il Signore per la mia ricca esperienza missionaria e offro tutto per le vocazioni, i giovani e l'Istituto". Amava molto Maria e si affidava a lei con la recita quotidiana del Rosario completo. E Maria è venuta a prenderla dopo vari giorni di sofferenza per problemi respiratori che si aggiunsero alla salute già debilitata per l’età avanzata.
Grazie, suor María Luisa, per la tua vocazione vissuta in pienezza, per l’offerta al Signore anche dei tuoi limiti fisici. Dal Cielo accompagna tua sorella suor María Pilar, le sorelle della tua comunità e il tuo caro Venezuela che hai sempre portato nel tuo cuore. Intercedi presso Maria Ausiliatrice, che hai amato con tenerezza e costanza, nuove vocazioni al servizio dei giovani.

L’Ispettrice
Suor Maria del Rosario Garcia Ribas

Suor Provvidenza LIUZZA

Carissime sorelle, il 6 aprile 2020, dalla comunità “San Giuseppe” di Palermo, il Signore della vita ha chiamato alle nozze eterne la nostra carissima Suor Provvidenza LIUZZA.

Nata a San Giuseppe Iato (Palermo) il 19 giugno 1927
Professa ad Alì Terme (Messina) il 5 agosto 1954
Appartenente all’Ispettoria Sicula “Madre Maddalena Morano” - Italia

Enza, così veniva chiamata, era l’ultima di sette figli. I genitori, avendo subito il dolore della morte di tre figli, due neonati e uno morto a 12 anni, adottarono una bambina che crebbe insieme ai figli naturali, senza nessuna distinzione: curata, amata e che poi, anche dopo il Matrimonio, rimase in famiglia. La sua presenza portò sempre tanto conforto, soprattutto alla sua mamma, delicata di salute e che con lei condivideva pensieri, affetto e lavoro. Enza era allegra, socievole, amava frequentare la parrocchia in compagnia di coetanee con le quali, dopo la scuola, trascorreva alcune ore in allegra spensieratezza. Faceva anche parte dell’Azione Cattolica.
All’età di 17 anni - testimonia lei stessa: «Ho sentito chiaramente una voce nel mio cuore: “Tu mi appartieni”». La vita di Enza da quel giorno cambiò totalmente: nel suo cuore fece voto di verginità e si mise sotto la guida spirituale dell’arciprete, Padre Cassata, un sacerdote esperto nell’accompagnamento delle vocazioni religiose. Quando manifestò ai genitori la sua scelta, il papà non fu d’accordo, a motivo della sua giovane età, e le disse che le avrebbe dato il permesso dopo la maggiore età. Così fu.
Il 29 gennaio del 1952 iniziò ad Alì Terme il periodo di Postulato. Il 5 agosto dello stesso anno, sempre entrò in Noviziato, ma al secondo anno, ammalatasi di pleurite e di polmonite, le Superiore avrebbero voluto mandarla in famiglia per essere meglio curata. Poi decisero di curarla in Noviziato per la precaria salute della mamma. La novizia affrontò questa prova con tranquillità, ricordando quella voce: ”Tu mi appartieni”. Guarì presto e continuò il cammino formativo con tanta serenità, riconoscente alle Superiore per tutta la vita. Il 5 agosto 1954, con sua grande gioia, raggiunse il suo ideale emettendo la Professione religiosa. Subito dopo fu inviata nella casa “San Giovanni Bosco” di Messina come aiutante in laboratorio. L’anno successivo passò a Caltabellotta per collaborare nella scuola materna e dove fu anche catechista. Spinta da generosità apostolica, quell’anno fece la domanda missionaria che fu accettata e nel 1957 fu inviata a Torino per prepararsi alla missione e dove conseguì il diploma di infermiera generica.
Nell’agosto 1958 venne inviata nell’Ispettoria Francese “S. Cuore” e destinata alla Casa “S. Giuseppe” di Sion, in Svizzera, dove lavorò come guardarobiera. Trasferita poi in Francia, continuò questo servizio nella Comunità di Lyon “St. Laurent”. Tornata in Italia nel 1968, fu sarta nelle comunità di Palermo “Istituto “S. Lucia”, Palermo Sampolo e San Cataldo. Dal 1975 al 2000 insegnò nei Corsi professionali a Leonforte, Agrigento, Pietraperzia, Palermo “S. Giuseppe”, Gliaca e Ravanusa. In quest’ultima casa fu per un periodo vicaria. Dal 2000 al 2014 a Cammarata fu vicaria, sacrestana e portinaia. Accoglieva con gioia gli immigrati donandosi secondo le sue possibilità. Si occupò dei lavori comunitari, con l’intervallo di un anno (2010-2011) trascorso a Catania “Maria Ausiliatrice”.
Ovunque il suo saldo spirito religioso infondeva serenità e sosteneva la fede fragile delle giovani con le quali sapeva comunicare con gentilezza, simpatia e profonde convinzioni. Amata e stimata anche dal personale laico e dai genitori, la sua azione educativa, fatta di piccoli gesti di genuina spiritualità salesiana, rimane ancora oggi profonda nel cuore delle numerose giovani che ha incontrato lungo gli anni della sua vita. Suor Enza si distinse sempre per la signorilità di tratto e per lo spirito di obbedienza. Era convinta che la volontà di Dio fosse mediata dalle Superiore e che la fedeltà al voto non ammettesse “perché o ritardi”. Riservata, ma socievole, si relazionava bene con le consorelle e veniva incontro a tutte.
Nel 2014, quando le sue forze non le permisero più di esplicare alcuna attività, fu trasferita nella casa “San Giuseppe” di Palermo. Qui la sua vita divenne una continua preghiera soprattutto per le vocazioni. Trascorreva le giornate nella sua cameretta, accogliendo con un sorriso chi l’accudiva o chi andava a visitarla. Era molto contenta quando poteva dialogare con le consorelle o ricevere la visita dei suoi affezionati parenti. Soffriva per i disturbi relativi all’età, ma anche per bronchite e crisi respiratorie, che superava grazie alle cure e alle attenzioni da parte dell’infermiera. Il 6 aprile, serenamente come era vissuta, alle ore 5,30 è tornata alla Casa del Padre.
Cara suor Enza, sei sempre stata per noi un esempio di fedeltà ai tuoi impegni di vita religiosa, una testimonianza di semplicità e di dedizione generosa ai giovani che affidiamo alle tue preghiere, in queste ore così difficili della nostra storia. Prega per tutta l’umanità perché il Signore ci liberi dal Covid-19, dia conforto alle persone che stanno soffrendo e coraggio a chi, in prima linea, è impegnato a combattere il virus.

L’Ispettrice
Suor Maria Anna Pisciotta

8 aprile 2020

Suor Máxima Elena FERRANDO GASPAR



Carissime sorelle, il 29 marzo 2020, dalla comunità “B. Eusebia Palomino” di Madrid El Plantío (Spagna), il Signore Gesù ha chiamato a partecipare alla gloria della Sua Risurrezione la nostra carissima sorella Suor Máxima Elena FERRANDO GASPAR.

Nata a Sueca, Valencia (Spagna) il 5 agosto 1933
Professa a Barcelona (Spagna) il 6 agosto 1955
Appartenente all’Ispettoria Spagnola “Maria Ausiliatrice” - Madrid

Suor Elena, come era chiamata, nacque in una famiglia semplice e laboriosa con sei figlie, di cui lei era la minore. Conobbe le FMA nel Collegio di Sueca e fu attratta dalla loro gioia e dalle attività dell'oratorio. Si distingueva per le sue qualità artistiche: eseguiva ottimi lavori di pittura su stoffa e ricami per la Chiesa. In seguito studiò Arti Applicate e Decorazione. Fu insegnante di sartoria e ricamo, campo nel quale sviluppò al meglio le sue competenze. Entrata nell’Istituto a 18 anni, già abile ricamatrice, fu ammessa al postulato il 31 gennaio 1953 e visse gli anni di formazione a Barcelona Sarriá dove emise la professione il 6 agosto 1955.
Le comunità che hanno apprezzato la sua azione educativa e didattica, prima della partenza per le missioni in Africa, furono: Alicante Collegio “Maria Ausiliatrice”, Elche de la Sierra, Alicante Collegio “Huérfanos de Ferroviarios”, Barcelona Sepúlveda e “Santa Dorotea”. Era molto amata dalle ragazze, affettuosa ed esigente allo stesso tempo. Nel Collegio di Alicante fu assistente di 60 orfane alla cui educazione integrale si dedicò con affetto, tenerezza materna e notevole pazienza. Ogni anno organizzava la mostra dei lavori per aumentare la loro autostima e il senso artistico. La sua richiesta di andare in missione fu una sorpresa per le suore. Aveva annotato: «Da alcuni anni sento un grande bisogno di vivere con maggiore dedizione e servizio. Per questo voglio che si sappia per iscritto che sono "disponibile" ad andare in altre terre: Africa? America?». Pensando alla difficoltà della lingua, indicò l'America, anche se era consapevole di poter essere utile nell'Ispettoria di Barcelona che aveva appena aperto una casa in Costa d'Avorio. Riteneva che le sue attività e competenze potessero favorire la promozione delle giovani donne in quella Nazione.
La sua domanda venne accettata nel 1982. Dopo un anno a Parigi per lo studio del francese, partì per Abidjan e il 21 gennaio 1983 giunse a Duékoué (Costa d’Avorio). Si inserì bene e rimase fino al 1999. Oltre ad occuparsi dei giovani, si dedicò ai malati nel dispensario. Per alcuni anni, andava anche in un lebbrosario. Collaborava con l'ospedale e con le autorità locali per varie iniziative in ambito sanitario. Coinvolgeva diverse persone per la formazione delle ostetriche tradizionali, per l'accompagnamento delle mamme e la costruzione di spazi sanitari nei villaggi. Distribuì "scatole di medicine" per il Pronto soccorso in più di 100 villaggi, abilitando il personale locale a gestire le cliniche mobili. Si assicurava che non mancasse mai la "nivaquina" per la malaria. A queste attività, alternava iniziative di pastorale giovanile con generosa disponibilità, trasferendosi nei villaggi. Apprezzata per il suo lavoro, nel 1990 ricevette un riconoscimento dal Ministero della Salute.
Era molto devota di Maria Ausiliatrice e si occupava, oltre che delle necessità sanitarie primarie, di 72 cappelle sparse nei villaggi. Dal 1999 al 2001 ad Abidjan fu vicaria ed economa della Casa ispettoriale. Passò poi a Kara (Togo) come economa e cordonatrice della pastorale fino al 2005, anno in cui fu inviata a Cotonou (Benin), aiuto-economa. Nel 2017 tornò ad Abidjan. Una FMA che visse con lei testimonia: «Aveva una straordinaria forza di volontà: a 70 anni ha imparato a usare il computer per tenere la contabilità. In tutte le case ha promosso le adozioni a distanza per aiutare i più poveri e i benefattori erano contenti per le accurate informazioni sulle donazioni ricevute. Faceva tutto con grande senso di appartenenza. Amava il lavoro ben fatto e non risparmiava tempo, pazienza e tutto ciò che era necessario». Molte suore affermano di aver ricevuto tanto da lei. Sono migliaia le persone beneficate dalla sua generosa donazione e dal suo ardore missionario.
Il ritorno in Spagna nel 2018 per la salute precaria le è costato sacrificio, ma l’ha accolto nella speranza di poter tornare in Africa. In comunità, a Madrid El Plantío, era elemento di pace e serenità. Servizievole e con capacità di adattamento, si accontentava di tutto. Donna generosa, riconoscente, simpatica, era attenta a tutte le sorelle. Accettava i contrattempi, le difficoltà e i dolori fisici senza lamentarsi. Quando si rese conto che non avrebbe potuto tornare alle Missioni, accettò la situazione con gratitudine verso le Superiore e soprattutto verso il Signore che invocava sempre e a cui offriva la sua vita quotidiana. La sua partenza per il Cielo a causa di un’insufficienza respiratoria, ha lasciato un grande vuoto in comunità.
Grazie, suor Elena, per la tua preziosa vita totalmente donata a Dio e all'Africa che si ricorderà sempre di te. Ora che sei con Maria, intercedi perché invii missionari del tuo calibro alla nostra Ispettoria e all'Istituto. 

L’Ispettrice
Suor Maria del Rosario Garcia Ribas