26 giugno 2019

Gloria Karthik: da bambina di strada a sarta, con l’aiuto delle salesiane di Chennai

AFRIQUE/COTE-D’IVOIRE - Le Mois missionnaire extraordinaire au centre du 78ème Conseil national des Œuvres pontificales missionnaires

AFRICA/COSTA D’AVORIO - Il Mese Missionario Straordinario al centro del 78° Consiglio Nazionale delle POM

Marcha com os Refugiados em Manaus: “o papel da Igreja é acolher, abraçar os vulneráveis”

La 72.ma Settimana di Missionologia di Burgos: “Missione ad Gentes, futuro della Chiesa”

Diploma in Missione Ad Gentes per 22 missionari: opportunità per preparare il Mese Missionario Straordinario

25 giugno 2019

Suor SPADAFORA Maria Rosaria

Carissime Sorelle, la sera del 21 giugno 2019, dall’Ospedale “San Camillo” di Ban Pong, Ratchaburi (Thailandia), il Signore ha chiamato alla gioia eterna la nostra cara Suor SPADAFORA Maria Rosaria.

Nata a Salerno il 6 ottobre 1927
Professa a Casanova (Torino) il 5 agosto 1952
Appartenente all’Ispettoria Thailandese “S. Maria Mazzarello” - Bangkok

Suor Maria, - come era chiamata - seconda di sette figli, ha ricevuto la formazione cristiana dalla mamma e, ancor più, dalla nonna materna che era ostetrica di professione e si prendeva cura dei poveri del Comune. Da esse ha ereditato in particolare l’amore alla Madonna sotto il titolo di Madonna del Santo Rosario. Era stata, infatti, battezzata nel Santuario di Pompei con il nome di Maria Rosaria. Diretta spiritualmente da Don Giuseppe Fontana, uno zelante sacerdote che accompagnò tante giovani alla vita religiosa, maturò la sua vocazione e, sotto la sua guida, si orientò verso l’Istituto delle FMA.
Conseguito il diploma di maestra, iniziò l’insegnamento nelle scuole elementari di Salerno. Raggiunta l’età di 21 anni, decise di seguire la chiamata anche senza il permesso del padre, molto contrario alla sua vocazione. Con il consenso implicito della mamma e uno stratagemma, partì per Torino insieme ad altre cinque compagne e iniziò il cammino formativo nella Casa Missionaria “Madre Mazzarello” svolgendo, nello stesso tempo, anche il compito di insegnante nelle classi elementari. Fu ammessa al postulato il 31 gennaio 1950. Concluso il noviziato a Casanova con l’emissione dei voti il 5 agosto 1952, ritornò a Torino, Casa “Madre Mazzarello”, dove continuò ad insegnare e ad essere assistente.
Nel 1959 presentò alle superiore la domanda missionaria e fu destinata alla Thailandia dove arrivò il 28 settembre 1960. Suor Maria si dedicò con grande zelo, dedizione e capacità didattiche, alla missione educativa. Dal 1971 al 1985 svolse il servizio di animazione nelle case di Udonthani, Hat Yai, Bangkok e Sam Phran. Successivamente passò a Ban Pong per due anni come vicaria e ad Hat Yai come economa. Nel 1993 ritornò a Sam Phran dove continuò la missione di educatrice come insegnante d’inglese e, negli ultimi anni, d’italiano a giovani Sacerdoti che si preparavano per andare a Roma per continuare gli studi. Dal 1995 fu pure incaricata del refettorio che curava con un ordine perfetto, un servizio sempre puntuale e meticoloso. Ha svolto questo compito con grande amore e sacrificio finché le forze glielo permisero.
Suor Maria si distinse sempre per un grande amore all’ordine, fino allo scrupolo. Donna di preghiera, amava il silenzio, la contemplazione e le letture spirituali. Le suore che l’hanno conosciuta sono concordi nel mettere in risalto il suo comportamento sereno e dignitoso, il suo carattere determinato nel voler sempre servire, senza chiedere mai nessuna attenzione per se stessa.
Nel 2005, ormai molto malandata in salute a causa di una distorsione della spina dorsale e della progressiva malattia del Parkinson, fu trasferita alla casa di Ban Pong per un’assistenza più adeguata. All’inizio era ancora autonoma e si dedicava alla preghiera, alla lettura e all’ascolto di consorelle ed exallieve che andavano a visitarla. Il 14 agosto 2007, a causa di una caduta, riportò una frattura alla spalla e al femore che la costrinse a dover dipendere in tutto e per tutto dall’aiuto degli altri. Le costò molto adattarsi al nuovo stato di vita, ma il Signore la sostenne nell’accettare la sua volontà.
Durante la Settimana Santa del 2010, per un improvviso abbassamento della pressione arteriosa, fu ricoverata nel vicino ospedale “San Camillo” di Ban Pong e sembrava proprio che volesse andare a celebrare la Pasqua con Gesù Risorto; invece si riprese. La malattia, però, continuò ad avanzare alternando momenti di maggiore o minore lucidità. Il 19 giugno fu ricoverata nuovamente nel vicino ospedale “San Camillo”; e alla sera del 21, purificata dalla lunga malattia, si è spenta silenziosamente. Era il 3o giorno della Novena del Sacro Cuore di cui suor Maria è sempre stata molto devota.
Mentre ringraziamo il Signore per questa sorella, Lo preghiamo perché l’accolga presto nella gloria del Paradiso accanto alla Madonna da lei tanto amata e venerata. Offrendo per questa ardente missionaria la nostra fraterna preghiera di suffragio, le affidiamo le necessità della Chiesa, dell’Istituto e della nostra Ispettoria per il rifiorire delle vocazioni.

L’Ispettrice
Suor Agnese Nipha Rangabpit

Suor Teresa CAMPOS RIVERA

Carissime sorelle, il 19 giugno 2019, dall'Ospedale “San Juan de Dios” di San José (Costa Rica), il Signore ha chiamato alla gioia delle Nozze eterne la nostra amata sorella Suor Teresa CAMPOS RIVERA.
Nata a Tonila, Jalisco (Messico) il 19 aprile 1941
Professa a Città del Messico il 5 agosto 1959
Appartenente all’Ispettoria Centro America Sud "N. Signora degli Angeli" - San José

Suor Teresita, come la chiamavamo affettuosamente, era la seconda di otto fratelli, sei ragazzi e due ragazze. Il padre partecipava quotidianamente all'Eucaristia e dedicava del tempo all’Adorazione eucaristica notturna, impegno a cui rimase sempre fedele. La madre era assidua ai primi Venerdì e agli Esercizi spirituali. Per trovare un lavoro migliore e offrire possibilità di studio ai figli, cambiarono spesso residenza, motivo per cui Teresa dovette ripetere alcune classi. Incontrò le FMA nella città di Colima ed entrò in prima elementare all'età di 8 anni. Con l'aiuto di suor Guadalupe Mancilla, andò poi a lavorare come cameriera per aiutare la sua famiglia. Riguardo alla vocazione scrisse: «Fin da bambina ho sentito che Dio mi chiamava a servirlo e mi preparava con la Messa quotidiana, il catechismo e l'ora di Adorazione all’uscita dalla scuola. Mi piaceva stare vicino a Dio. Nel 1955 l’Ispettrice madre Ersilia Crugnola venne a Colima per la visita canonica alla comunità. La direttrice mi ha presentata a lei che mi ha detto: "Parla con i tuoi genitori e vieni con me a México per fare l'aspirantato”. E mi ha dato la sua benedizione sulla fronte». Ricordava sempre le parole pronunciate da sua madre quando le espresse il desiderio di diventare religiosa: «Anche nella vita religiosa ci sono sofferenze, non solo rose, ma anche spine. Se Dio ti ha scelta, va’ e non pensare a noi. Servi Dio che ci ha sempre aiutato!». Fu ammessa al postulato il 31 gennaio 1957 a México.
Dei tempi della formazione sappiamo che furono anni felici, in particolare il Noviziato, dove la presenza della Maestra, suor Ana Maria Di Fant, segnò profondamente la sua vita religiosa e missionaria: «Quando eravamo al secondo anno, ci chiesero chi voleva essere missionaria. Del nostro gruppo siamo partite in sei. Ci hanno mandato in posti diversi. Io sono venuta in Centro America, per pura bontà del Signore, perché avevo sempre chiesto la grazia di essere missionaria e portare la Parola di Dio in luoghi lontani. Il mio sogno è stato realizzato». Visse nelle missioni di Aguacatán e Soloma in Guatemala; nei Collegi “María Auxiliadora” di San Salvador, Panamá, Masatepe, Guatemala City, San José, Heredia. Fu anche a Granadilla, Turrúcares e nella Casa ispettoriale di S. José, offrendo vari servizi in comunità e nella pastorale. Fu anche economa, vicaria, guardarobiera, assistente delle interne, catechista.
Suor Teresita era una persona molto semplice e trasparente nel suo modo di pensare, parlare e operare. Si è sempre donata con gioia alla missione. La sua esperienza spirituale e il suo zelo apostolico l'hanno portata a dedicarsi con gioia alla catechesi. Cercava di aggiornarsi per dare il meglio di sé, fino a laurearsi all'Istituto di Teologia pastorale. Era elemento di pace nelle comunità, si impegnava a conoscere ciascuna per sapere come trattarla. Era generosa, prudente, allegra, amabile e semplice. Coltivava un grande amore alla Vergine Maria, e cantava con emozione e sentimento le lodi dedicate a Maria Ausiliatrice.
Il Signore permise che fosse colpita dal cancro due volte; la seconda, in modo così aggressivo e rapido da lasciarle poco tempo da vivere. Negli ultimi sei mesi, quando le sue forze diminuirono e non le diedero più la possibilità di aiutare nella scuola materna, accettò il servizio di Maria, la donna orante ai piedi del Signore: offriva le sue preghiere per la fecondità della missione della comunità, seguendone sempre con attenzione gli eventi e le vicissitudini pastorali, mettendo tante intenzioni. Con il rincrudire della malattia e durante la permanenza in ospedale, rimase serena. Ripeteva a se stessa e a coloro che l'avvicinavano che era necessario accettare la volontà di Dio. Gli ultimi giorni fu assistita dal fratello Pedro, proveniente dal Messico in rappresentanza della sua famiglia. Il giorno prima di morire ricevette la visita dell’Ispettrice che la trovò ancora cosciente e le assicurò l’affetto e la preghiera di tutte.
Cara suor Teresita, ringraziamo il Signore per averci dato l'opportunità di condividere la tua vita. Sei stato una benedizione per noi! Grazie per la tua vocazione missionaria, che abbiamo potuto godere in queste terre centroamericane per quasi 60 anni. Grazie per la semplicità e lo stupore che esprimevi davanti alle cose, per il grande amore alla nostra Madre Ausiliatrice che hai instillato nei bambini, per la tua illimitata dedizione a noi, ai bambini e ai giovani che hai avuto modo di conoscere e accompagnare. Siamo sicure che godi già della presenza di Gesù, tuo Sposo. Chiedigli molte vocazioni missionarie fedeli e felici come te.

L’Ispettrice
Suor Ena Veralis Bolaños Bolaños

21 giugno 2019

Lettera ai fedeli delle diocesi laziali

"Amore per il Creato" - Tempo del Creato





Parroco di Lampedusa: dormo in strada per chiedere lo sbarco dalla Sea Watch

INSTRUMENTUM LABORIS - VERSÃO SIMPLIFICADA - POPULAR

INSTRUMENTUM LABORIS VERSIÓN SIMPLIFICADA - POPULAR


Suor Ana Elvia GAVIRIA MONTOYA

Carissime sorelle, il 17 giugno 2019, dall’ospedale “José Gregorio Hernández” di Puerto Ayacucho (Venezuela), è partita per l’incontro con il Padre la nostra carissima Suor Ana Elvia GAVIRIA MONTOYA.

Nata a La Ceja, Antioquia (Colombia) il 17 giugno 1931
Professa a Caracas (Venezuela) il 15 agosto 1954
Appartenente all’Ispettoria Venezuelana “San Giovanni Bosco”

Della sua infanzia sappiamo che il padre era un musicista molto allegro e che suonava diversi strumenti. Quando tornava a casa dal lavoro, anche se era stanco, riuniva i figli e cominciava a suonare e cantare insieme alla famiglia, rendendo più sopportabili le fatiche e rafforzando l’unione tra loro. Abbiamo pochi dati sull'origine della sua vocazione, ma è certo che fin da piccola ha sentito l'impulso missionario che nel 1950 l'ha portata in Venezuela. In quello stesso anno iniziò la formazione come aspirante a Los Teques. Nel 1952 fu ammessa al postulato. Dopo il noviziato, emise la sua professione a Caracas il 15 agosto 1954.
I suoi primi anni da FMA li visse in alcune comunità dell'interno del Venezuela: Coro, Los Teques e San Cristobal, dedita alle attività comunitarie. Risalgono al 1962 i suoi primi contatti con l’Amazzonia. Dopo Puerto Ayacucho, passò nelle comunità di Platanal e Ocamo. Ritornata a Caracas per prestare il suo generoso servizio nel noviziato e nell'aspirantato, nel 1972 a Mérida ottenne il titolo di maestra per la scuola elementare. A Mérida e a San Antonio de los Altos poté esprimere, come insegnante e assistente, le competenze acquisite e le innate capacità educative che la resero una salesiana appassionata dell’assistenza e dell'evangelizzazione nell’accompagnamento educativo.
Per 33 anni consecutivi non fu più vista nella Capitale se non per gli Esercizi spirituali e visite me-diche occasionali, dato che la sua salute in generale era buona. Le missioni di La Esmeralda, Isla de Ratón, San Fernando de Atabapo, San Juan de Manapiare, Puerto Ayacucho - Collegio e residenza indigena – furono testimoni del suo continuo camminare e donarsi all’attività apostolica che, unito alle precedenti esperienze, andò oltre i 40 anni di vita missionaria. Neppure le diverse lingue dei gruppi etnici indigeni erano un ostacolo per il suo zelo evangelizzatore, che sapeva coltivare con corsi biblici e catechistici.
Le consorelle, che hanno condiviso con lei la vita della comunità e la missione, la descrivono come una persona molto umile, coerente alla vita religiosa, laboriosa, generosa nei confronti di tutti coloro che le chiedevano un favore, senza distinzioni. Anche quando le sue forze non erano più le stesse, non si risparmiava. La sua responsabilità nell'assistenza in portineria la mantenne quasi fino ai suoi ultimi giorni, accogliendo tutti con un sorriso e mostrando sempre rispetto. Amava l'agricoltura e si dedicava alle coltivazioni con passione e competenza. Tutti ricordano i frutti favolosi del suo giardino e la sua preoccupazione che non mancasse il cibo per le interne. Era esperta nel cucito e in questo fu anche maestra.
Di poche parole, non si faceva notare, né cercava protagonismi, ma edificava con gesti dal sapore evangelico. Ci ha lasciato la testimonianza di una donna buona e semplice. Il suo "Grazie", "Dio lo ricom-penserà", erano una specie di giaculatorie con le quali, fino all'ultimo, rivelò il suo cuore buono e ricono-scente. Di carattere forte, sapeva coniugare le esigenze del dovere con l’amabilità del sistema preventivo. Amava fare catechesi e, per renderla più attraente, preparava drammatizzazioni e canti. Profondamente innamorata di Gesù, possedeva una solida pietà, radicata nella Parola che meditava ogni giorno. Le piaceva leggere la Parola di Dio e, ancor più, ascoltarla con la massima concentrazione.
In quest'ultimo periodo aveva detto che era pronta all'incontro finale e che il Signore avrebbe potuto portarla con sé. Sabato 15 ebbe un grave malore che richiese il ricovero in Ospedale, dove rilevarono un batterio nell'intestino, purtroppo non curabile per l’età avanzata. Si spense poco a poco, circondata dalle sorelle della comunità. E così, com’era suo grande desiderio, rimarrà per sempre nella sua amata Amazzonia. Infatti, aveva fatto suo quel popolo, con le sue abitudini e i suoi giovani. A un mese esatto dal suo novantesimo compleanno, il Signore l’ha trovata pronta, con la lampada accesa.
Suor Ana Elvia, dei tuoi quasi 90 anni, ne hai vissuti 70 in Venezuela, per la maggior parte nelle missioni, emettendo l’ultimo respiro nella tua amata Amazzonia. Siamo sicure che questa tua vita generosa diventerà seme di nuove vocazioni missionarie, animate dal tuo coraggio e dalla tua dedizione. Ora che godi della visione di Dio e dell’Ausiliatrice che hai tanto amato, presenta la situazione in cui viviamo come popolo e la speranza di avere operai pronti a donarsi, come don Bosco, per i giovani fino all’ultimo.

L’Ispettrice
Suor Margarita Hernández

Suor Anunciación RODRÍGUEZ VARONA

Carissime sorelle, il 16 giugno 2019, dalla Residenza “Santa Teresa” di Madrid (Spagna), il Signore Gesù ha chiamato a partecipare della sua Resurrezione la nostra cara sorella Suor Anunciación RODRÍGUEZ VARONA.

Nata a Tapia de Villadiego, Burgos (Spagna) il 19 marzo 1928
Professa a Madrid (Spagna) il 5 agosto 1947
Appartenente all’Ispettoria Spagnola “Maria Ausiliatrice” - Madrid

Anunciación nacque in una famiglia profondamente cristiana formata da dieci figli, di cui lei era la quinta. Lasciò scritto: «Mio padre era il sacrestano della parrocchia, il braccio destro del sacerdote. Era incaricato di suonare le campane tre volte al giorno per la preghiera dell'Angelus. E suonava l’organo che lui stesso aveva comprato. Diceva che il suo sogno era quello di formare una piccola orchestra con tutti i suoi figli». Purtroppo morì prematuramente. Anunciación, che aveva appena quattro anni, andò a vivere con una zia, «una santa donna, molto religiosa, che mi ha cresciuta come fossi sua figlia. Ho frequentato la scuola del paese di Ordeján e la catechesi quotidiana insegnata dal parroco. Quando avevo 12 anni, tornai da mia madre, che stava ancora faticando per far crescere i figli».
In quel periodo i Salesiani di Astudillo arrivarono in paese in cerca di vocazioni. Suo fratello Adolfo se ne andò con loro. Più tardi la sorella maggiore, Leonor, decise di diventare religiosa, Figlia di Gesù. Alla domanda su come era nata la sua vocazione, suor Anunciación rispondeva: «Credo che dal grembo materno, come dice il profeta, il Signore abbia pronunciato il mio nome. Già da piccola, quando mi chiedevano cosa avrei voluto diventare da grande, io rispondevo:“Vorrei essere suora, perché mi sembra che tutte le suore vadano in cielo”. Mio fratello Adolfo, studente dai Salesiani, mi ha aperto la strada e a 14 anni sono entrata nel Collegio di Villaamil, già come pre-aspirante». Qui continuò la scuola e iniziò lo studio del pianoforte.
Ammessa al postulato il 31 gennaio 1945, visse serenamente le tappe formative. Fatta professione a Madrid il 5 agosto 1947, venne destinata a Salamanca dove continuò gli studi di musica, ma soprattutto fu entusiasta assistente dell'Oratorio a cui dedicava anima e corpo. Tornata a Madrid, conseguì il diploma di pianoforte e di studi gregoriani. Nelle case di Madrid La Dehesa de la Villa e di Santander Nueva Montaña, fu direttrice di comunità. Dovunque continuò ad insegnare musica. Diceva: «Mi sono sempre sentita in consonanza con le mie inclinazioni sia all’Oratorio festivo che nelle lezioni di catechesi e religione. La musica mi ha fatto godere molto e mi è servita a solennizzare sia la liturgia che le attività apostoliche». E continuava: «Nel 1980, a 52 anni, presa dall'amore di Dio e dall'urgenza di estendere il suo Regno, ho espresso all'Ispettrice il mio desiderio di essere missionaria. Tardò a rispondermi, ma alla fine mi mandò a Malabo per insegnare musica nella Scuola di Magistero. Benedetta musica che mi ha aiutata tanto nell'evangelizzazione di quei bambini e dei giovani!». Dei 27 anni trascorsi in Guinea Equatoriale (a Waiso Ipola, Elà-Nguema e Batete), ci ha lasciato un bel resoconto, che ha sintetizzato poi con questa espressione: «Posso dirvi che mi sono sentita pienamente felice e realizzata».
Nel 2007 tornò in Spagna, indebolita nella salute. Per un anno visse nella comunità di Burgos in riposo, vicina alla famiglia tanto amata. Gli ultimi undici anni li trascorse a Madrid nella Casa “Emilio Ferrari”. Fino a qundo ha potuto, si è dedicata a piccoli servizi comunitari, all’assistenza in cortile e in cappella durante le ricreazioni, a suonare l'organo nelle celebrazioni eucaristiche. Sempre gentile con il personale del Collegio, si interessava dei bambini e, quando richiesta, raccontava la sua esperienza missionaria. Suor Anunciación è stata una donna appassionata per il Regno di Dio, con l'impulso ardente del profeta, l'imperioso desiderio dell'apostolo di proclamare il Vangelo ai più poveri, ovunque andasse, con l'appassionato desiderio che i bambini e i giovani conoscessero Gesù. Proprio come don Bosco e madre Mazzarello che erano disposti a tutto per salvare le anime. Questa sua “divina impazienza” era proverbiale.
Cara suor Anunciación, lodiamo e ringraziamo Dio per la tua esistenza tra di noi. Siamo sicure che il Signore ti avrà accolta a braccia aperte e tu gli sei andata incontro con le mani piene di frutti ottenuti dai semi che hai sparso. Ora starai finalmente tranquilla, perché hai contribuito a costruire quella piccola parte del Regno di Dio che stai godendo con Lui. Dalle mani di Maria, tua Madre e compagna di missione, intercedi presso il Padre per i tuoi familiari, per gli educatori e le famiglie affinché, insieme, possiamo aiutare i giovani ad incontrare Gesù e a scoprire la loro vocazione nel mondo.

L’Ispettrice
Suor María del Rosario García Ribas

Giornata dei Rifugiati: commozione e preghiera alla veglia "Morire di speranza"



ECOLOGÍA INTEGRAL: DESAFÍOS PARA LA IGLESIA LATINOAMERICANA


13 giugno 2019

Messaggio della Consigliera per le Missioni (POR - PL - ITA - ESP - ENG - FRA)











AMERICA/MESSICO - I Vescovi dopo l’accordo Messico-Usa: “i fratelli migranti non devono mai essere moneta di scambio”


Città del Messico (Agenzia Fides) – “Come Conferenza dell'Episcopato messicano, esprimiamo la nostra preoccupazione per la mancanza di una accoglienza veramente umanitaria ai nostri fratelli migranti che rifletta le nostre convinzioni riguardo al riconoscimento e alla protezione dei diritti di tutti gli esseri umani allo stesso modo”. Così inizia il messaggio dei Vescovi messicani dopo l’accordo tra Stati Uniti e Messico in materia di dazi e politica migratoria (vedi Fides 11/6/2019), firmato dal Presidente e dal Segretario generale della Conferenza Episcopale Messicana (CEM), rispettivamente l’Arcivescovo di Monterrey, Mons. Rogelio Cabrera Lopez, e il Vescovo ausiliare di Monterrey, Mons. Alfonso Miranda Guardiola.
Il dispiegamento di seimila effettivi della Guardia Nazionale sul confine meridionale “non è una soluzione radicale che affronta le vere cause del fenomeno migratorio” affermano nel testo pervenuto a Fides, evidenziando: “se abbiamo rifiutato come messicani la costruzione di un muro, non possiamo diventare noi stessi quel muro”.
Riconoscendo la legittimità di “prendere decisioni coraggiose per evitare l'imposizione di tariffe sui prodotti messicani commerciati con gli Stati Uniti”, che produrrebbero danni economici gravi al paese, i Vescovi incoraggiano i responsabili dei negoziati, “affinché il dialogo continui ed esprima i valori fondamentali di due paesi democratici: il rispetto per i diritti umani, la solidarietà tra i popoli e il lavoro per il bene comune della nostra regione”.
“In questo momento storico – proseguono -, il governo e la società non devono rinunciare a promuovere lo sviluppo umano integrale per l'America centrale e il sudest messicano”. Il Messico “non è isolato, deve costruire, insieme ai paesi dell'America centrale, una strategia che serva il bene comune della regione”. “I nostri fratelli migranti non devono mai essere moneta di scambio. Nessun negoziato deve essere collocato al di sopra di ciò che la Chiesa e la società civile hanno difeso per anni: la non criminalizzazione dei migranti e dei difensori dei diritti umani”.
Il messaggio ricorda che migliaia di migranti cercano di arrivare negli Stati Uniti in fuga dalla violenza e dalla miseria dei loro paesi, molti altri sono arrestati e deportati in Messico, ora ancora di più uin base al programma unilaterale americano, secondo cui migliaia di centroamericani attenderanno in Messico una soluzione del loro status di immigrati, esposti a gravi rischi nelle città di confine messicane e impedendo il loro pieno accesso all'assistenza legale. “Come membri della famiglia umana non possiamo essere indifferenti al dolore che molti di loro vivono e che richiede il nostro aiuto umanitario e il rispetto senza restrizioni dei loro diritti umani”.
“La Chiesa cattolica in Messico è convinta che sia necessaria una giusta politica migratoria che, da un lato, garantisca un transito di persone libero e ordinato, regolato e responsabile; e d'altra parte vegli sugli interessi legittimi dei membri della nostra nazione. Allo stesso modo, siamo convinti che i messicani debbano essere uniti nell'affrontare questa e altre sfide globali. L'unità dei messicani non deve essere costruita separatamente dalla fraternità tra i popoli. Siamo tutti paesi complementari e interdipendenti”.
I Vescovi chiedono formalmente ai governi del Messico e degli Stati Uniti di “privilegiare sempre il dialogo e il negoziato trasparente nelle relazioni bilaterali, senza cadere nella facile tentazione del ricatto o della minaccia. Il bene di ogni paese si costruisce garantendo il bene dell'intera regione. Non c'è futuro se non camminiamo insieme come fratelli quali siamo, solidali e corresponsabili”. I Vescovi messicani e nordamericani hanno sempre espresso la disponibilità a collaborare “con tutte le iniziative che permettano di trovare un percorso di maggiore sicurezza e protezione dei diritti umani di coloro che emigrano”, e ribadiscono che è loro dovere “alzare la voce quando i diritti umani vengono violati. Così è sempre stato e sarà in futuro”.
I Vescovi messicani riaffermano la volontà di “fornire ai migranti l'aiuto umanitario di cui hanno bisogno nel loro transito attraverso il nostro territorio nazionale”; ringraziano migliaia di uomini e donne della Chiesa cattolica, di altre chiese e della società civile, che per decenni hanno difeso i diritti fondamentali dei migranti in Messico, Stati Uniti, e Centro America; chiedono ai fratelli e sorelle migranti di “integrarsi con rispetto nelle comunità in cui vengono accolti”. Il messaggio dei Vescovi messicani si conclude con una invocazione allo Spirito Santo, perché illumini “le autorità civili delle nostre nazioni per prendere le decisioni più sagge e autentiche per i nostri popoli”. (SL) (Agenzia Fides 12/6/2019)

Pablo Fajardo: contadino e avvocato dell’Amazzonia

6 giugno 2019

Preghiamo con Papa Francesco

Sínodo da Amazônia

Suor Antonia Ferraro

Carissime sorelle, il 30 maggio 2019, dalla comunità dell’Istituto “Maria Ausiliatrice” di Tegucigalpa (Honduras), il Dio ricco di misericordia ha chiamato alle nozze eterne la nostra carissima sorella Suor Antonia FERRARO.

Nata a Rosà (Vicenza) il 31 gennaio 1929
Professa a Battaglia Terme (Padova) il 5 agosto 1954
Appartenente all’Ispettoria Centro America Nord “Santissimo Salvatore”

Suor Antonietta nacque in una famiglia cristiana dedita all’agricoltura e aperta alla solidarietà. Dei sei figli, lei era la terza e i genitori li educarono alla dedizione e al sacrificio. Il suo amore per Gesù e Maria si rafforzò frequentando il catechismo in parrocchia. Tra le catechiste c’era la giovane Lina Pegoraro, poi FMA missionaria a Cuba, che parlava dell’ardore missionario di don Bosco e di madre Mazzarello. All'età di 15 anni, Antonietta perse il padre e dovette imparare il mestiere di sarta per contribuire al sostegno economico della famiglia.
Maturata la risposta alla chiamata di Gesù, l’8 dicembre 1951 giunse alla Casa ispettoriale di Padova accolta dall'Ispettrice suor Margherita Sobbrero. Il successivo 31 gennaio fu ammessa al postulato e il 5 agosto 1952 iniziò il noviziato nel corso del quale, incoraggiata dalla Maestra, presentò la domanda missionaria. Così, dopo la professione venne subito inviata a Torino per la formazione. All’inizio di febbraio del 1955 partì per Costa Rica, accolta nella Casa “Maria Ausiliatrice” di S. José. In quel collegio fu insegnante di taglio e cucito e, negli anni successi, economa.
Dopo un anno a San Salvador come educatrice dei piccoli e catechista, passò a Soloma dove lavorò nei villaggi indigeni per la promozione delle donne e la catechesi scolastica. Nel 1970 tornò a San José come vicaria. Dal 1972 al 1974 completò gli studi di Magistero nel Collegio di S. Tecla. Venne poi nominata direttrice ad Aguacatán. A Coatepeque fu insegnante nella scuola primaria. Dopo un anno al noviziato “San José” responsabile dell’economato, passò al Collegio “Maria Ausiliatrice” di Managua come insegnante e catechista. Dal 1989 al 2006 fu vicaria, formatrice, sarta, animatrice di pastorale nel Noviziato di Tegucigalpa. Dal 2006 al 2015 rimase nella stessa comunità come responsabile dei progetti di aiuto, delle adozioni e dell'apostolato di IHER (Instituto Hondureño de Educación por Radio) in Ojojona. Passò poi, per motivi di salute, all'Istituto “María Auxiliadora” della stessa città.
Suor Antonietta visse con ardore missionario 64 anni della sua vita nelle terre centroamericane. Con una forza interiore unica, aveva molto chiara la sua vocazione di annunciare Gesù ai più poveri ed indifesi. Credeva nella dignità della persona e questo la faceva andare oltre il ragionevole, affrontando anche dei rischi per la sua salute delicata. Era ammirevole nell’impegno di migliorare le condizioni delle persone più povere, coraggiosa e determinata nel raggiungere anche i villaggi più remoti. Una delle sue esperienze più significative è stata la collaborazione con suor Maria Romero per la fondazione degli oratori nelle zone più povere, lavorando nella catechesi.
In comunità si sacrificava per aiutare tutti. Austera con se stessa, era generosa verso chi aveva bisogno. Partecipava attivamente ai momenti della vita comunitaria, mettendo a servizio le sue abilità musicali. Aperta e onesta nell’esprimere il suo parere, era dotata di un temperamento volitivo e indipendente, che ha saputo lavorare con pazienza attraverso l'ascolto e l’obbedienza, anche a costo di fatiche e rinunce.
Aveva uno spirito di preghiera semplice e profondo, soprattutto verso Gesù Eucaristia e la Vergine Maria. Godeva della liturgia e del canto. Catechista nata, trasmetteva con entusiasmo la Parola di Dio. Era tenace nel voler imparare la cultura del luogo, nel conoscere la realtà e cercare alternative per lo sviluppo e la promozione della gente. Ha espresso la sua squisita carità soprattutto a Ojojona, dove ha lavorato gli ultimi anni, promuovendo lo sviluppo delle persone e dei loro villaggi con la realizzazione del programma “Istruzione a Distanza” (IHER), con progetti per l’acqua potabile, per la sostenibilità agricola, avicola e zootecnica. Aveva una grande visione di futuro che si concretizzava in sensibilità sociale e in carità traboccante.
Giunta alla casa di riposo per le attenzioni che richiedeva la salute, a causa di una insufficienza renale cronica e del cancro avanzato, le riuscì faticoso accettare di non poter più dedicarsi alla sua gente di Ojojona. Ciò nonostante, affrontò questo tempo con grande coraggio e passione per il Regno, offrendo le sue sofferenze per la salvezza dei bambini, dei giovani e delle FMA dell’Ispettoria. Verso la fine di maggio la sua salute peggiorò e ricevette l'Unzione degli infermi. Il 30 un arresto cardiorespiratorio la portò tra le braccia del Padre che aveva tanto amato e servito.
Grazie, cara Suor Antonietta, per i tuoi 90 anni e 65 di vita salesiana, quasi tutti spesi in queste terre povere. Ora che sei con Gesù, intercedi per l’Ispettoria che ti ha tanto amato. Chiedi a Gesù di rinnovare in noi la passione per il Regno di Dio tra i giovani più poveri e concedici vocazioni decise e generose come la tua.

L’Ispettrice
Suor Roxana M. Artiga Jiménez

3 giugno 2019

VATICANO - Assemblea delle POM: Pontificia Opera della Santa Infanzia (POSI)

Suor Candida Riva


Carissime sorelle,
il 25 maggio 2019, dall’Ospedale CRAMI di Las Piedras (Uruguay), l’Ausiliatrice è venuta a prendere per accompagnarla alla Casa del Padre la nostra cara Suor Candida RIVA.

Nata a Carugate (Milano) il 20 febbraio 1929
Professa a Casanova di Carmagnola (Torino) il 5 agosto 1949
Appartenente all’Ispettoria Uruguayana “Immacolata Concezione”

Questa amata FMA, missionaria per 70 anni in Uruguay, nacque in una famiglia che le offrì un clima di semplicità, di lavoro, di profonda fede e gioia. Erano 12 figli, sei fratelli e sei sorelle. La più grande di esse, Giuseppina, fu religiosa Canossiana, per 30 anni missionaria in India e per 32 in Africa. Il fratello Giuseppe era allievo interno al Colle Don Bosco e nel 1945 Candida lo raggiunse in questo luogo tanto caro alla Famiglia Salesiana, in aiuto alla comunità delle FMA. Visse un anno felice nel quale maturò la sua vocazione, accompagnata spiritualmente dal missionario salesiano P. José Molas, Rettore del Santuario. Il 15 ottobre 1946 entrò nell'aspirantato missionario di Arignano. Ammessa al postulato a Torino il 31 gennaio 1947, trascorse il noviziato a Casanova insieme a 32 compagne che scelsero come loro motto: “Fuoco!”.
Suor Candida fece professione il 5 agosto 1949 e il 31 dello stesso mese partì da Genova come missionaria, con altre 12 FMA destinate all’America Latina. Al momento della partenza, il papà le disse: “Il tuo amore e le tue preferenze siano sempre per i più bisognosi”. Arrivò in Uruguay il 15 settembre. Semplice, aperta e allegra, si adattò presto alla cultura della nazione e si fece voler bene tanto dalle consorelle che dalle giovani. Poco più che ventenne, tornò sui banchi di scuola per continuare a studiare nella Scuola professionale “Maria Ausiliatrice” di Montevideo. Ottenuti i diplomi di maestra nazionale e di insegnante di francese, lavorò come insegnante di francese e di educazione fisica nella stessa scuola per 27 anni. Lì fu anche assistente delle interne e, successivamente, consigliera e vicaria della comunità.
Nel 1976 venne nominata direttrice del Collegio “Maria Ausiliatrice” di Lascano, paese poco popolato, ma con molti quartieri da evangelizzare; vi ritornerà dopo una ventina d’anni per dedicarsi alla pastorale. Le fu poi chiesto il servizio di assistente delle novizie a Villa Colón, compito che le richiese qualche sacrificio, perché si sentiva chiamata ad effondere il “fuoco” missionario tra i più bisognosi. Ben presto, infatti, tornò all'interno del Paese. In due periodi (1981-‘84 e 1991-‘95) fu direttrice della casa di Paso de Los Toros. Un sacerdote, che la conobbe in quegli anni, disse di lei: “Grande donna e grande religiosa; una persona luminosa, impegnata con i più deboli e bisognosi; i suoi occhi azzurri riflettevano il cielo”.
La sua passione missionaria la espresse soprattutto nella casa di Rivera. Quando, nel 1985, il Consiglio Ispettoriale decise di aprire una presenza in un sobborgo di questa città di frontiera, fu scelta lei come direttrice e fondatrice con altre due suore. La piccola casa con la porta sempre aperta, divenne la casa di tanti giovani con diversi tipi di povertà. Il clima familiare di quella comunità coinvolse molti giovani e contribuì a far sorgere nuove vocazioni. Dopo il 1992 si dedicò all’evangelizzazione nelle case di Trenta y Tres e Las Piedras “S. José”. Nel 1996 fu ancora direttrice a Paso de Los Toros e, dopo il sessennio, passò a Lascano impegnata nella pastorale di periferia.
Nel 2006 tornò a Rivera ad annunciare il Vangelo ai numerosi gruppi che ha incoraggiato fino alla fine dei suoi giorni, contenta che in quel luogo la parabola del “grano di senape” si era fatta realtà. Suor Candida fu sorella e madre per tanti giovani che mancavano dell’affetto e della cura di una famiglia.
Quattro anni fa, il suo cuore cominciò a indebolirsi e dovette subire un intervento chirurgico. La ripresa non fu facile, ma riuscì a ritornare alla sua amata Rivera e, anche se con passo più lento, a continuare ad essere "missionaria in uscita" per le strade del quartiere. Alla fine di aprile, fu accolta nella casa di riposo “Madre Maddalena Promis” di Las Piedras per essere meglio curata. All’inizio della novena di Maria Ausiliatrice, venne colpita da ictus e ricoverata all’ospedale. Il 24 maggio fu felice di ricevere la visita del fratello Giuseppe e di un nipote, residenti in Argentina. E il 25 il Signore l’ha chiamata a continuare la festa di Maria Ausiliatrice in cielo. Qualche giorno prima aveva detto: “La Vergine sta venendo a prendermi”. Trasportata a Rivera, l’intera città è andata a congedarsi da lei, riconoscente per la sua vita tutta donata.
Cara suor Candida, grazie per il fuoco della tua testimonianza che ha acceso il nostro cuore. Intercedi presso il Padre per noi in questo tempo di preparazione al Capitolo e per le vocazioni.

L’Ispettrice
Suor Laura Guisado

Suor Candida RIVA

Queridas Hermanas:
En el Sanatorio CRAMI de Las Piedras, el día 25 de mayo, la Auxiliadora vino a buscar para llevar a la Casa del Padre a nuestra querida Hermana Candida RIVA.

Nació en Carugate (Provincia de Milán- Italia) el 20 de febrero de 1929
Profesó en Casanova el 5 de agosto de 1949
Perteneciente a la Inspectoría Inmaculada Concepción- Uruguay

Esta querida FMA, misionera desde hace 70 años en Uruguay; nació en Carugate en el hogar de Gregorio Riva y Rosa Fossati, y como testifica el arciprete del lugar, se trataba de una familia “sciettamente cattolica”, que ofreció a Candida un clima de sencillez, trabajo, fe profunda y sobre todo de mucha alegría, expresados en el canto y el teatro que sabía cultivar el papá. En ese hogar crecieron 12 hijos, 6 varones y 6 mujeres; la mayor de ellas, Giuseppina fue religiosa canosiana, misionera por 30 años en India y luego 32 en África.
Su hermano José fue como alumno interno al Colle Don Bosco en tiempos de guerra, y en 1945 también ella llegará a ese lugar tan querido para la familia salesiana, con la finalidad de ayudar a la Comunidad de las FMA en el trabajo de la cocina y ropería. Vivió un año feliz, la alegría de las Hermanas aun en medio del trabajo tan sacrificado, le ayudó a descubrir su sintonía con el carisma y a querer ser como ellas en el seguimiento de Jesús. En este tiempo fue acompañada espiritualmente por el misionero salesiano P. José Molas, Rector del Santuario.
El 15 de octubre de 1946 ingresa al Aspirantado misionero de Arignano. Desde allí pasó al Noviciado de Casanova, vivió dos años intensos de formación religiosa misionera, junto a sus 32 compañeras que eligieron como nombre y lema del grupo el significativo “Fuoco”.
Profesa el 5 de agosto de 1949 y el 30 del mismo mes ya parte desde Génova como misionera, con otras 12 compañeras que tendrán como destino Argentina, Brasil y Uruguay; Candida junto a otra FMA quedará en Montevideo. En el momento de su partida, el papá le dice: “Que tu amor y preferencias sean siempre para los más necesitados”.
El 15 de setiembre llega al Uruguay. Por su forma de ser sencilla, abierta y tan alegre, muy pronto se adaptó a la cultura de esta nación y se hizo querer por hermanas y jóvenes. Tenía entonces 20 años y en la Escuela Taller María Auxiliadora (Montevideo), volvió a sentarse en los bancos de la escuela para continuar estudiando; cursó la enseñanza secundaria y magisterio hasta recibir el título de Maestra Nacional. Estudió también en la Alianza Francesa y desde entonces se desempeñó como profesora de francés y educación física en la misma casa que la recibió y donde vivió 27 años. Allí fue también asistente de alumnas internas, luego vicaria de la Comunidad.
En 1976-77 fue Directora de la Comunidad y el Colegio M. Auxiliadora en la ciudad de Lascano, pequeña población con tantos barrios para evangelizar. A esta casa volverá unos años más tarde también como animadora.
En el 78-79 se le pide el servicio de Asistente de Novicias en Villa Colón, tarea que le exigió el sacrificio de su voluntad, porque se sentía llamada a desplegar su “fuego” misionero entre los más necesitados. Pronto volvió al interior del país; en dos oportunidades (1981-84 y 1991-95) será Directora en el Colegio de Paso de los Toros; un sacerdote que la conoció en estos años dirá de ella: “gran mujer y gran religiosa, un ser de luz comprometida con los más débiles y necesitados, sus ojos azules reflejaban el cielo”
Su plenitud como consagrada misionera lo vivió en Rivera, cuando en 1985 el Consejo Inspectorial decidió abrir una presencia inserta en un barrio periférico de esta ciudad fronteriza y ella fue elegida para ser directora fundadora junto a otras dos hermanas; su pequeña casa siempre de puertas abiertas será hogar para tantos jóvenes con diferentes rostros de pobreza. La familiaridad de aquella casa, contagiará a otras jóvenes y regalará nuevas vocaciones para el Instituto. Después de 1992, realizará un nuevo recorrido por las Comunidades de Treinta y Tres, Paso de los Toros y Lascano, para regresar a Rivera en el 2006 y así seguir anunciando la Buena Noticia de Jesús, en los numerosos grupos que animó hasta el final de sus días, gozando al contemplar la expansión de la obra en aquel lugar, donde se hace realidad la parábola del “grano de mostaza”. Allí la Hna. Candida hizo realidad las palabra de papá Gregorio: “sus preferidos serán los más pobres y necesitados”, allí fue hermana y madre para tantas jóvenes carentes del amor y el cuidado de una familia.
Hace cuatro años, su corazón comenzó a debilitarse y debió ser sometida a una intervención, le costó recuperarse, pero pudo regresar a su querida Rivera y con un paso un poco más lento continuar siendo “misionera en salida” por las calles del barrio. En el pasado febrero celebró sus 90 años, rodeada de tanto cariño, pero lentamente comenzó a perder sus fuerzas; a fines de abril fue trasladada a la casa de hermanas ancianas “Madre Promis” en Las Piedras, para recibir mayores cuidados, se la vio llegar con su “si” de obediencia, pero sin fuerzas para recuperarse; iniciada la novena de la Auxiliadora sufrió un accidente cerebrovascular y fue internada en el Sanatorio CRAMI de la misma ciudad. A pesar de la atención médica, su estado fue empeorando, el 24 de mayo tuvo la alegría de recibir la visita de su hermano José y un sobrino, residentes en Argentina; rodeado del cariño de ellos y algunas hermanas, el día 25 fue a continuar la fiesta de la Auxiliadora en el cielo, donde la pensamos cantando sus alabanzas con aquella hermosa voz que la caracterizaba.
Fue muy significativa su partida, unos días antes en el sanatorio donde estaba internada al darle la bendición de Maria Auxiliadora, anuncio: “ la Virgen me viene a buscar”, y cuando la familia salesiana estaba pronta para comenzar la peregrinación, Candida se adelanta y peregrina al cielo. En esa tarde en la capilla de la casa Provincial, pasan muchos sacerdotes, personas allegadas que ha conocido a lo largo de la vida, hermanas de las distintas comunidades. En la madrugada es llevada a la ciudad de Rivera y en la capilla que tanto trabajó fue el velorio. Toda una ciudad vino a despedirla. Fue llevada a pie hasta el cementerio, más de una cuadra de gente peregrinó con ella, agradeció su vida regalada, y lloró su partida.
Candida nos precediste en la peregrinación, te vamos a extrañar. Gracias por cuanto nos has regalado, por el fuego de tu testimonio que encendió nuestro corazón, nuestra fraternidad. Intercede ante el Padre por nosotros en este tiempo de preparación al capítulo, y que nos bendiga con nuevas vocaciones capaces de encender el corazón de otros jovenes.

Hna. Laura Guisado
INSPECTORA

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