Ecco il racconto della Cronistoria (volume II)
Gara di umiltà per il viaggio a Roma
Essendo già fissato il giorno 9 per l’udienza pontificia, i partenti dovranno trovarsi a Roma fin dalla vigilia; le missionarie lasceranno perciò Mornese la sera del 6. É tempo dunque di decidere anche chi le accompagnerà.
Non potendo la madre, presa com’é dal suo acuto reumatismo al capo con forti dolori di orecchi, toccherebbe a madre Petronilla; ma questa, che non ha viaggiato mai, cede il posto a madre Emilia Mosca, più atta all’uopo; però a madre Emilia - che andrebbe a Roma volando - fanno pena le missionarie, che verrebbero ad essere affidate solamente a lei.
In questa bella gara di umiltà, madre Mazzarello dice risoluta: «Vado io: tocca a me e il Signore ci penserà». E senza ascoltare i consigli dell’umana prudenza si prepara a partire.
Funzione di addio
Delle sei missionarie partenti solo due si recheranno come rappresentanti a Roma per ricevere la benedizione del Santo Padre: così impongono le condizioni economiche.
Siccome suor Angela Vallese e suor Giovanna Borgna non faranno ritorno a Mornese, fermandosi a Genova per l’imbarco, don Lemoyne dispone per una funzione di addio, come
si fa a Torino per i salesiani. Perciò al pomeriggio del martedì 6 la chiesina é stipata di parenti e di amici. Si cantano i vespri, come nelle grandi solennità; seguono ispirate parole di saluto e d’incoraggiamento che il buon direttore rivolge a quelle che vanno e a quelle che restano, a tutte raccomandando di pregare a vicenda, per conservare lo spirito di unione e di carità.
Dopo la benedizione col SS. Sacramento il canto, in coro, delle preghiere per i viaggiatori.
Al termine la madre si alza e va verso l’uscita: le suore la seguono, mentre lasciano libero sfogo alle lacrime finora represse.
Tutti piangono e fanno ressa, per dire una parola ancora alle figlie, alle sorelle, alle maestre, alle amiche. Le missionarie sono tanto serene nel sacrificio dei più cari affetti che i genitori, pur piangendo, le benedicono e ringraziano Dio di aver concesso loro un tanto dono.
La madre e le due missionarie da Mornese a Roma
Verso sera la madre e le due missionarie lasciano Mornese per recarsi a Sampierdarena ed unirsi ai salesiani diretti a Roma.
Passano la notte presso le buone donne che hanno la cura della guardaroba e cucina di quell’ospizio, dove sono ricevute a festa e servite di tutto punto. Che gioia per suor Vallese trovarvi anche don Cagliero, che non aveva ancora visto, dopo il ritorno dall’America!
A cena, mentre si prendono gli ultimi accordi per il viaggio, madre Mazzarello dice a don Cagliero: «Signor direttore, non le pare che andando io a Roma, farò perdere di stima all’Istituto? Il Santo Padre crederà di vedere, nella superiora generale, una suora istruita, educata, e invece non avrà innanzi che una povera ignorante».
Don Cagliero fa un sorriso dei suoi e anima la madre ad andarvi ugualmente. Poi rivolto alle due suore e agli altri presenti, compresi don Costamagna e don Paolo Albera direttore della casa, dice sottovoce: «Impariamo la lezione».
L’indomani si parte per Roma, in compagnia di don Giovanni Cagliero.
A Roma
Giunti a Roma, si trova buona ospitalità presso l’ospizio dei pellegrini, in appartamenti separati per i salesiani e per le suore; non trovano però nulla da mangiare perché l’ospizio offre una sola refezione alle due del pomeriggio.
Come fare? I salesiani hanno più fame che appetito; le suore non dicono nulla, ma... Madre Mazzarello allora, non timorosa del buio, né delle novità di Roma, prende con sé suor Borgna e, come se fosse a Mornese, va nei negozi più vicini a provvedersi di frutta, di pane e formaggio per tutti.
Il mattino seguente - venerdì 9 - levatesi presto, ben riposate, le suore ascoltano più Messe nella cappella dell’ospizio, quindi un po’ di colazione, e via per visitare la Basilica di san Pietro, prima di salire le scale del Vaticano per l’udienza pontificia.
Verso le ore dodici sono tutti in attesa del Santo Padre. Preceduto da un movimento di gendarmi, guardie pontificie e prelati, ecco il Papa, recato in sedia gestatoria. Il suo volto reca le tracce della sofferenza, per la salute notevolmente scossa.
Prendendo lo spunto dalla dedicazione dell’Arcibasilica lateranense, ricorrenza del giorno, il Santo Padre dice della bontà della Chiesa verso i suoi figli obbedienti, e della divina severità verso i figli ribelli che non vogliono riconoscerla per madre.
Parla a lungo di don Bosco e della grazia grande di essere figli e figlie di tanto padre. Mostra la sua compiacenza e anche la sua meraviglia nel sentire che tutto lo stuolo prostrato al suo piede chiede la benedizione papale per avviarsi poi alle missioni di America, e domanda a don Cagliero: «Dove prende don Bosco tutta questa gente?».
- Santità, glie la manda la divina Provvidenza.
Il Papa giunge le mani, guarda al cielo ed esclama: «Oh, divina Provvidenza!».
A questo punto madre Mazzarello, commossa ed umile, dice pianissimo, senza togliere lo sguardo dalla venerata figura di Pio IX: «O Signore, benedite il vostro Vicario!».
Don Cagliero presenta quindi la superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice; il Santo Padre si congratula con lei e con le suore; aggiunge con tenerezza che esse son fortunate e benedette dal Signore, perché figlie di don Bosco; che anch’esse avranno un vasto campo di lavoro evangelico e che, da vere madri sollecite e amorose, faranno del gran bene, preservando dal male tante fanciulle trascurate dai genitori; e nelle missioni salveranno tante povere selvagge insegnando loro a conoscere Dio, ad amarlo e servirlo in terra, per raggiungerlo in cielo.
Termina benedicendo: «La nostra Apostolica Benedizione, o miei buoni figliuoli e mie buone figlie, scenda sopra di voi, sui vostri genitori e parenti, sui vostri confratelli e consorelle, perché si estenda la gloria di Dio, il bene della Chiesa e la salvezza delle anime. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!».
Il Papa ammette quindi i presenti al bacio del sacro anello.
Alle due missionarie lascia come ricordo di essere come le grandi conche delle fontane, che ricevono l’acqua e la riversano a pro di tutti: conche cioé di virtù e di sapere, a vantaggio dei loro simili. E poste le due mani sul capo di ognuna, aggiunge paternamente: «Che Dio vi benedica, affinché possiate fare tanto e tanto bene!».
Le missionarie sono commosse e meravigliate. La madre non parla: tutta la sua anima é raccolta negli occhi; e anche nell’uscire, interrogata insistentemente dalle suore sull’impressione ricevuta, dice soltanto la sua ammirazione per la grande bontà del Papa.
Poi, in fretta, ci si avvia all’ospizio per il pranzo. Le attende la vettura messa a loro disposizione da un cooperatore per le visite a Roma, accompagnate dal confratello Musso, maestro calzolaio e neo-missionario.
Nel pomeriggio vanno tutti insieme alle catacombe di san Callisto. Benché a Roma il clima sia ordinariamente piuttosto temperato, il fresco si fa sentire anche troppo; e la povera madre, che i reumatismi non lasciano in pace un momento, si é ravvolta la testa con lo scialle.
Nel visitare le catacombe, però, si accorge che il chierico salesiano Carlo Pane trema di freddo per un attacco della febbre malarica che lo affligge da mesi; si leva allora lo scialle e senz’altro lo porge al chierico pregandolo di volersene servire, per evitare un malanno maggiore.
Il povero febbricitante si schermisce un po’; ma poi é costretto ad accettare per le insistenze della madre e per il bisogno di caldo.
Lo scialle cambia, dunque, padrone: e le suore guardano con pena la madre sofferente. Questa sorride alle figlie, leva dalla tasca un fazzolettone di seta nero a righe viola e si copre il povero capo malato, né se lo toglie quando escono per Roma.
Tornate all’ospizio sull’imbrunire; la madre pensa che salesiani e suore prenderebbero volentieri uno spuntino. Nuovamente va con suor Borgna a far compere, provvedendo anche per la colazione. Così le belle strade prossime all’ospizio vedono una superiora generale col capo coperto dal fazzoletto nero e viola, carica di pane e di frutta. A sé non bada; tutte le premure ed attenzioni sono per gli altri. Meno male che all’ospizio non mancano guanciali a dare un certo benessere al suo povero capo malato: a Mornese non dispone di tanto! Quando l’assale il reumatismo e le orecchie la fanno tanto soffrire, si accontenta di uno sgabellino di legno per tenere sollevata la testa dolorante. Se poi qualcuna le va a cercare qualcosa di meno duro, é subito pronta a dire; «No, questo é sufficiente per me; noi siamo poverette!».
I giorni che rimangono sono spesi nelle visite alle Basiliche e ai monumenti di Roma cristiana.
Hanno perfino la fortuna di assistere, a san Giovanni in Laterano, alla consacrazione di alcuni vescovi e di ascoltare una Messa in canto gregoriano. La madre da tutto sa trarre motivi di filiale devozione per il Papa, di venerazione profonda per i santi apostoli e martiri, che proprio a Roma confessarono Gesù Cristo, versando il proprio sangue per la fede; e di fronte a tanti tesori di arte e di religione esclama spesso: «Come sarà bello il Paradiso!».
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