Non è prevista alcuna ‘doppia
cittadinanza’ per i cittadini sud-sudanesi che vivono nel nord del paese: l’ha
detto, a chiare lettere, il portavoce del Partito del Congresso nazionale (Ncp)
al potere, Ibrahim Gandour.
“Se garantissimo loro la
cittadinanza, molti rimarrebbero a vivere qui, dove si trovano da oltre 20 anni
– ha precisato il dirigente – mentre al Sud la popolazione effettiva rimarrebbe
di circa due milioni di cittadini”.
La questione della cittadinanza,
ha aggiunto Gandour, sarà affrontata non appena saranno stabilite le frontiere
definitive e la “natura delle relazioni” tra i due paesi.
A meno di una decina di giorni
dalle celebrazioni che, a Juba, hanno sancito l’indipendenza sembrano dunque
annunciarsi le prime nubi all’orizzonte nell’ambito del delicato rapporto tra i
due stati.
Altro argomento di polemica –
riferisce il quotidiano ‘Sudan Tribune’ – è la diffusione da parte del governo
di Juba di una nuova moneta nazionale. Ieri il presidente Salva Kiir Mayardit è
stato il primo rappresentante ufficiale a operare il cambio della vecchia
valuta con la nuova e, ripreso dalle telecamere, ha invitato i concittadini a
fare lo stesso. Una decisione, rispondono da Khartoum, che viola accordi
precedenti per un periodo transitorio di ‘unità monetaria’, minacciando la
stabilità della valuta sudanese.
La sterlina sudanese, subentrata
al dinaro nel 2007, è stata di recente oggetto di svalutazione a causa dei
recenti squilibri politici e di un aumento generalizzato dei prezzi. Gli
economisti prevedono ulteriori svalutazioni in seguito alla diminuzione
dell’influsso di moneta estera per l’esportazione di petrolio.
Il nuovo stato del Sud, infatti,
ha portato via con sé circa il 75% dei 500.000 barili di greggio al giorno che
costituivano le risorse del Sudan.
[AdL]
Fonte: www.misna.org
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