di
padre John Flynn, LC
ROMA (ZENIT.org).-
L’Europa è stata teatro, negli ultimi anni, di una serie di dibattiti di alto
livello sul ruolo della religione nella sfera pubblica: dal divieto del burka
in Francia, alle decisioni della Corte europea per i diritti umani sui
crocifissi nelle scuole italiane, ai contrasti in Inghilterra su una serie di
questioni in materia.
Dal
canto suo, la Commissione europea sta svolgendo attualmente una ricerca sui
temi della religione e del secolarismo, in un progetto denominato “Religare”.
Nella
presentazione ufficiale del progetto si spiega che esso prende avvio dall’idea
di universalità del concetto di eguaglianza e di come tale concetto sia messo
alla prova dalla crescente diversità delle fedi religiose e delle altre credenze,
che stanno trasformando il panorama intellettuale, culturale e religioso
dell’Europa.
Il
progetto è stato avviato nel febbraio del 2010 e la sua durata dovrebbe essere
di tre anni.
Una
organizzazione non governativa, l’Observatory on Intolerance and Discrimination
Against Christians in Europe ha da poco pubblicato un suo contributo alla
ricerca. L’Osservatorio spiega che, sebbene il progetto “Religare” dovesse
svolgersi inizialmente in modo indipendente, senza contribuzioni da parte di
altre organizzazioni, si è avuta notizia di un documento trasmesso alla
Commissione europea dalla Fondazione umanista europea (European Humanist
Foundation – EHF).
Tale
documento conterrebbe una serie di affermazioni che si configurano come forme
di intolleranza e di discriminazione contro il Cristianesimo. Per questo
l’Osservatorio ha elaborato un proprio contributo, perché tali affermazioni non
restino senza chiarimento.
L’Osservatorio
ricorda innanzitutto che la libertà di religione è riconosciuta in tutti i
maggiori documenti sui diritti umani. Essa, peraltro, non è solo un diritto
individuale, ma si applica anche alle comunità religiose in quanto tali.
“La
religione e in particolare la fede cristiana è un patrimonio prezioso per la
società”, afferma l’Osservatorio.
Le
persone che credono hanno uno stile di vita più sano, un’aspettativa di vita
più lunga, matrimoni più stabili e sono più generosi nel contribuire al bene
comune, secondo il documento.
Di
conseguenza, la religione è un ambito che dovrebbe essere promosso e non
ristretto.
Troppo
spesso il termine fondamentalismo viene utilizzato per denigrare la religione.
Si tratta di un uso improprio di un termine che si riferisce a un determinato
insieme di elementi teologici, quelli fondamentali. È sbagliato utilizzarlo genericamente
contro il Cristianesimo.
L’Osservatorio
critica il documento della EHF che conterrebbe numerosi e infondati stereotipi
negativi, che dipingono la religione come fonte di tutti i mali sociali e come
totalitaria e divisoria.
Un’ulteriore
critica alla EHF riguarda il suo atteggiamento meramente offensivo verso le
visioni del mondo che non condivide, senza apportare alcun contributo positivo.
Un riflesso di questa mentalità è il fatto che l’ambiente ateo non vanta alcun
contributo sociale identificabile, a fronte degli innumerevoli ospedali, asili,
scuole e università gestiti dalle comunità religiose.
Secolarismo
In
nome del secolarismo, l’EHF auspica uno spazio pubblico neutrale in cui tutti
possano incontrarsi su un piano di eguaglianza. Questo spazio, secondo
l’Osservatorio, implica che esso sia del tutto privo di qualsiasi simbolo o
contenuto religioso. Lungi dall’essere neutrale, un simile spazio sarebbe
riflesso dell’ateismo e di un rifiuto della religione.
Il
Cristianesimo riconosce il carattere secolare dello Stato, spiega
l’Osservatorio. Tuttavia, è importante che tale carattere sia definito
correttamente. Secolare si riferisce a ciò che è terreno o temporale. Pertanto,
il compito delle autorità pubbliche è di assicurare il benessere temporale dei
cittadini, mentre la religione si occupa della loro salvezza eterna.
Questi
compiti si distinguono l’uno dall’altro, ma questa diversità non significa che
lo Stato debba essere irreligioso o antireligioso, o che la visione religiosa
debba essere esclusa dal dibattito pubblico, sostiene l’Osservatorio.
L’idea
che lo Stato debba essere neutrale rispetto alla religione non è contenuta solo
nel contributo trasmesso dall’EHF, ma anche nello stesso disciplinare del
progetto Religare, secondo l’Osservatorio.
Ma
tale posizione non corrisponde alla realtà dell’Europa. L’Osservatorio elenca,
a tale proposito, una serie di Stati le cui costituzioni o fanno riferimento a
Dio o conferiscono uno status speciale alla religione. Tra questi Paesi vi sono
la Germania, la Svizzera, la Grecia, l’Italia, la Danimarca, la Norvegia e la
Spagna.
Inoltre,
secondo l’Osservatorio, la libertà di religione non consiste nel mero eguale
trattamento di tutte le religioni. La libertà religiosa e la libertà di
coscienza comprendono la tolleranza e l’adeguamento verso i convincimenti
religiosi, a meno che non contrastino con i requisiti fondamentali di
giustizia.
Sfera pubblica
L’Osservatorio,
nel suo contributo, passa poi a esaminare una serie di punti specifici
sollevati dall’EHF. In particolare, l’EHF sostiene che la presenza dei simboli
religiosi nei luoghi pubblici violi i principi di neutralità o di laicità.
Tale
posizione manca di fondamento, in quanto nessuno di tali principi è affermato
dall’Unione europea o dal diritto internazionale.
L’EHF
auspica anche restrizioni nell’indossare abiti religiosi. Venire incontro a
questa richiesta – replica l’Osservatorio – comporterebbe un’indebita
restrizione nella libertà personale. Ciascuno è infatti libero di indossare ciò
che vuole, sempre che siano garantiti la sicurezza e la decenza.
Per
quanto riguarda l’educazione dei bambini, il ruolo dello Stato è quello di
aiutare i genitori. Quindi – avverte l’Osservatorio – lo Stato non ha alcun
diritto di indottrinare i bambini con ideologie. Se i genitori desiderano
educare i propri figli alla fede cristiana, lo Stato dovrebbe sostenerli in
questa scelta.
Passando
al mondo del lavoro, l’Osservatorio afferma che l’attuale normativa dell’Unione
europea riconosce la necessità di esenzioni per organizzazioni che hanno
caratteristiche specifiche. Lo stesso rispetto dovrebbe essere assicurato alla
religione o ai convincimenti di singoli lavoratori.
Inoltre,
la richiesta dell’EHF di regolamentazione del diritto all’obiezione di
coscienza va nel senso di una significativa restrizione di questo diritto.
L’EHF
sostiene che l’obiezione di coscienza si applica solo agli individui e non agli
ospedali cristiani o alle chiese. Questo è contrario al diritto internazionale
consolidato, sottolinea l’Osservatorio, che invece riconosce la natura
collettiva della libertà religiosa.
Il
documento della EHF tenta anche di modificare i concetti di matrimonio e di
famiglia, al fine di eliminare la naturale complementarietà dei due sessi. EHF
si esprime infatti in favore del “matrimonio” omosessuale e della possibilità
per tali coppie di crescere dei bambini.
È
invece perfettamente legittimo definire il matrimonio come l’unione per la vita
tra un uomo e una donna, contesta l’Osservatorio. Questo istituto esiste da
molto tempo prima della nascita del Cristianesimo e non è mero elemento di fede
di una particolare religione.
Peraltro,
diluire il concetto di matrimonio e di famiglia, consentendo una serie di
scelte arbitrarie, porta verso la dissoluzione dell’intero istituto.
Un
altro punto sollevato dal documento della EHF è la richiesta di un
riconoscimento statale ufficiale delle organizzazioni ateistiche e umanistiche,
analogo a quello concesso alle Chiese.
Un
passo simile conferirebbe un’indebita capacità di influenza a gruppi marginali,
afferma l’Osservatorio. Inoltre l’esperienza dei regimi ateistici totalitari
del XX secolo fornisce ampia dimostrazione dell’antagonismo tra l’ateismo e i
diritti umani.
Dignità
“Il
diritto alla libertà religiosa è radicato nella stessa dignità della persona
umana”, ha affermato Benedetto XVI nel suo messaggio per la
Giornata mondiale della pace del 1° gennaio 2011 (n. 2).
Essa
deve essere intesa non solo come immunità dalla coercizione, ma prima ancora
come capacità di ordinare le proprie scelte secondo la verità, ha affermato il
Pontefice.
La
libertà religiosa è anche il frutto di una sana cultura politica e giuridica,
secondo il Papa. È un bene essenziale che consente alle persone di professare e
manifestare i propri convincimenti, individualmente o in comunità, sia in
pubblico che in privato. Resta da vedere se il progetto della Commissione
europea riconoscerà pienamente l’intera portata della libertà religiosa.
Fonte:
www.zenit.org
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