La dimensione evangelizzatrice della Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani
Roma - Papa Francesco,
nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium” ha scritto: “l’impegno
ecumenico risponde alla preghiera del Signore Gesù che chiede che ”tutti siano
una sola cosa” (Gv 17,21). La credibilità dell’annuncio cristiano sarebbe molto
più grande se i cristiani superassero le loro divisioni e la Chiesa realizzasse
«la pienezza della cattolicità a lei propria in quei figli che le sono certo
uniti col battesimo, ma sono separati dalla sua piena comunione … L’ecumenismo
è una via imprescindibile dell’evangelizzazione» (nn. 244,246).
Il 17 gennaio scorso, ricevendo
la delegazione ecumenica della Chiesa Luterana finlandese, Il Papa ha
sottolineato: “il cammino ecumenico e le relazioni tra i cristiani stanno
attraversando significativi cambiamenti, dovuti in primo luogo al fatto che ci
troviamo a professare la nostra fede nel contesto di società e culture dove è
sempre meno presente il riferimento a Dio e a tutto ciò che richiama la
dimensione trascendente della vita”.
In questa dimensione è
interessante notare come il cammino ecumenico iniziò verso la fine del 1800 per
la sensibilità di alcuni pastori anglicani missionari in India, che portò alla
prima Conferenza Missionaria di Edimburgo nel 1910, che diede poi vita nel 1930
al Consiglio Mondiale delle Chiese e successivamente al Consiglio Ecumenico
delle Chiese.
Anche in campo cattolico tra i
primi a muoversi per l’ecumenismo fu un altro missionario, il beato Paolo Manna
del PIME, fondatore della Pontificia Unione Missionaria, che nel 1941
pubblicava un libro coraggioso e profetico per quei tempi: I Fratelli Separati e noi - Considerazioni e
testimonianze sulla riunione dei cristiani.
“Generale fu il riconoscimento
dei meriti specifici del libro per la novità d’impostazione, la ricchezza
d’informazione, il caldo afflato apostolico, la sincera coraggiosa disanima di
certe situazioni storiche, la praticità dei suggerimenti”, scrisse il primo
biografo del Padre Manna, P.G.B. Tragella, iniziatore dello studio della
missiologia in Italia. Padre Manna motiva la sua riflessione sull’unione di
tutti i cristiani per la credibilità stessa dell’annuncio del Vangelo
riferendosi all’esperienza compiuta nel suo viaggio tra le missioni dell’Asia
tra il 1927-1929.
Scrive infatti: “L’unione dei
cristiani è il più grave bisogno del mondo d’oggi, d’una importanza superiore
alla stessa propagazione della fede tra i non cristiani, perché questa non si
avrà piena e totale senza l’unione dei cristiani”. Poi dice i motivi che lo
hanno spinto a scrivere il volume in questione e lo spirito con cui lo ha
scritto: “Lo studio della vita e dello sviluppo della Chiesa…più che uno studio
dev’essere una meditazione, una preghiera e, per chi in questa Chiesa occupa
posti di responsabilità, anche un esame di coscienza; perché il fermo e sempre
più largo stabilimento della Chiesa in questo mondo non è impresa umana, ma lo
svolgimento progressivo del grande mistero dell’umana salvezza operata dal
Figlio di Dio e affidata soprattutto allo zelo dei sacerdoti. È con questo
spirito che abbiamo scritto queste pagine e così pure che vorremo venissero
lette e meditate”.
Nella comunione il cammino della missione
Benedetto XVI ha ripetuto spesso
la necessità della preghiera per chiedere e ottenere da Dio il dono dell’unità
di tutti i credenti in Cristo rifacendosi all’invito di Paolo ai Tessalonicesi:
“Pregate continuamente” (1Ts 5,17). È anche interessante sottolineare come
dal 1968 il sussidio di riflessione e di preghiera per la Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani è preparato ecumenicamente dai
rappresentanti della Chiesa Cattolica, di quella Ortodossa e delle Chiese
Evangeliche.
Il cammino della missione si
realizza allora nell’amore più vero, più puro, più totale per ciascuno e per
tutti. La nostra vita cristiana è fondata su quella esemplare di Cristo, per
cui ciascuno e tutti, la Chiesa, non solo fanno morire in se stessi tutte le
inimicizie, ma si pongono come Pace per i vicini e per i lontani, a costo anche
della propria vita. “Voi un tempo eravate stranieri e nemici, con la mente
intenta alle opere cattive che facevate, ma ora egli vi ha riconciliato per
mezzo della morte del suo corpo di carne, per presentarvi santi, immacolati e
irreprensibili al suo cospetto” (Col 1,21-22).
Effetto della redenzione operata
da Cristo è questa vita nuova espressa da Paolo con tre aggettivi: santi,
immacolati, irreprensibili. Per mezzo di questa vita nuova, che è personale e
deve essere comunitaria, Cristo inaugura i tempi nuovi, il tempo definitivo in
cui la Chiesa, comunione dei credenti, deve realizzare la missione che Paolo
definisce come “Cristo in voi speranza della gloria” (Col 1,27).
La missione è un prezioso cammino
di comunione. Il cristiano deve vivere in comunione profonda perché gli uomini
vivano la Pace, che è Gesù stesso, “nostra Pace”, come scriveva ancora Paolo.
Oggi l’umanità deve sentirsi chiamata e attirata dalla vita di comunione
di tutti i cristiani, che proprio a partire da loro devono offrire la realtà
della comunione tra i credenti in Cristo perché qui si gioca la credibilità
stessa dell’ecumenismo.
Allo scadere del secondo
millennio, Giovanni Paolo II, andando nel Caucaso e nella Georgia ortodossa,
pregava: “Spero ardentemente e prego ogni giorno perché la collaborazione tra
le nostre Chiese cresca a ogni livello come espressione eloquente e necessaria
della testimonianza del Vangelo alla quale noi tutti, Ortodossi e Cattolici,
siamo chiamati… Che ognuno sia un testimone della pace di Cristo, sempre
impegnato nel promuovere la comprensione e il dialogo, in particolare con i
nostri fratelli e le nostre sorelle ortodossi!”.
Il motivo ultimo dell’urgenza
dell’ecumenismo per la credibilità della missione della Chiesa è espresso da
Paolo nella prima lettera ai Corinti, una comunità segnata da divisioni: “Cristo
è stato forse diviso? Questo interrogativo è stato scelto come tema
della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. Papa Francesco,
nel saluto alla delegazione ecumenica della Chiesa Luterana finlandese, che
abbiamo citato, ha osservato: “È un interrogativo che oggi viene rivolto anche
a noi”.
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