Benedetto XVI apre l'Anno della fede, a
50 anni dall'inizio del Vaticano II. Tornare ai "veri" documenti del
Concilio per mettersi al riparo da "nostalgie anacronistiche e corse in
avanti". "Oggi più che mai evangelizzare vuol dire testimoniare una
vita nuova, trasformata da Dio, e così indicare la strada".
Città del Vaticano - "Ravvivare
in tutta la Chiesa quella positiva tensione, quell'anelito a riannunciare
Cristo all'uomo contemporaneo" che animò il Concilio Vaticano II.
Annunciarlo a un mondo che nei 50 anni trascorsi da quell'evento ha visto
diffondersi "il vuoto", una "desertificazione spirituale"
nella quale c'è bisogno di "persone di fede che, con la loro stessa vita,
indicano la via verso la Terra promessa e così tengono desta la speranza",
perché "oggi più che mai evangelizzare vuol dire testimoniare una vita
nuova, trasformata da Dio, e così indicare la strada. "Un pellegrinaggio
nei deserti del mondo contemporaneo" è lo scopo dell'Anno della fede,
aperto oggi da Benedetto XVI nel giorno del 50mo anniversario dell'inizio del
Vaticano II e a 20 anni dalla promulgazione del Catechismo della Chiesa
cattolica.
La lunga processione di vescovi
con la veste verde e la mitria bianca, come quella usata durante il Concilio,
composta da tutti i Padri che prendono parte al Sinodo, tutti i presidenti
delle Conferenze episcopali del mondo e 14 Padri conciliari. Macchie di colore
diverso negli abiti dei patriarchi e dei vescovi orientali cattolici e in
quelle del Patriarca ecumenico Bartolomeo I e dell'Arcivescovo di Canterbury e
primate della Comunione anglicana, Rowan Williams. Poi l'intronizzazione
dell'Evangeliario, copia di quello utilizzato durante il Vaticano II e, alla
fine della messa, la consegna dei sette Messaggi finali del Concilio, quelli
che Paolo VI consegnò a chiusura dell'assise conciliare, nuovamente consegnati,
insieme al Catechismo della Chiesa cattolica a diverse categorie di persone. Ai
Governanti, agli Uomini di scienza e di pensiero, agli Artisti, alle Donne , ai
Lavoratori, ai Poveri, Ammalati e Sofferenti, ai Giovani e ai Catechisti.
Sono quasi 400 a concelebrare: 80
cardinali, 8 patriarchi delle Chiese orientali, 191 arcivescovi e vescovi
sinodali e 104 presidenti di Conferenze episcopali. E 15 padri conciliari.
Benedetto XVI li saluta "con particolare affetto", lui che a
quell'assise prese parte come consulente teologo prima ed esperto conciliare
poi. Come
già ieri il Papa ricorda quei giorni e, come ieri, torna ad ammonire sulla
"necessità" di ritornare ai documenti del Concilio "liberandoli
- aveva detto ieri - da una massa di pubblicazioni che spesso invece di farli
conoscere li hanno nascosti", per "mettersi al riparo - dice oggi -
dagli estremi di nostalgie anacronistiche e di corse in avanti".
Come 50 anni fa si tratta
"di far sì che la medesima fede continui ad essere vissuta nell'oggi,
continui ad essere una fede viva in un mondo in cambiamento".
Continua
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