La fiaccolata di questa sera e
quella di cinquant’anni fa ci consegnano alcune immagini da continuare a
portare nel cuore nel tempo che viene: la luce e il calore delle fiaccole, il
cammino, il cammino insieme.
La luce e il calore delle
fiaccole.
La fiaccolata dell’11 ottobre
1962 e la fiaccolata di questa sera hanno un unico grande filo conduttore: la
passione per l’annuncio del Vangelo, quel qualcosa che arde nel cuore quando ci
si mette in ascolto di Gesù. La trasmissione della fede e la nuova
evangelizzazione possono avvenire, al di là degli strumenti e delle modalità,
se il cuore dei cristiani è in fiamme, se il cuore è appassionato. Non vogliamo
essere cristiani tiepidi ma “peregrinare sulle vie della storia”, accompagnati
da tanti testimoni santi che ci indicano la «misura alta» della vita cristiana
ordinaria (Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte 31).
Questa fiaccolata rappresenta il
nostro abbraccio a Papa Benedetto XVI, come lo fu con Giovanni XXIII, per dire
l’affetto e il sostegno, per riconoscere il legame che ci unisce a Lui e a
tutta la Chiesa, per raccontare a tutti la gioia dell’essere cristiani e le
meraviglie di Dio nella vita degli uomini e delle donne di ogni tempo.
Il cammino.
Abbiamo percorso un tratto di strada. Ci sentiamo in cammino sulle strade di
Roma e idealmente di ogni città, in dialogo con tutti gli uomini e le donne di
buona volontà, portiamo con noi l’essenziale: la Parola di Dio.
Essere cristiani dentro la
storia, amare il nostro tempo: è questo il senso del grande messaggio
conciliare e dell’anno della fede che intende “suscitare in ogni credente
l’aspirazione a confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con
fiducia e speranza” (Benedetto XVI, Porta Fidei 9).
Il cammino insieme.
Come Azione Cattolica e come credenti tutti ci sentiamo in cammino e in cammino
insieme. La Chiesa è comunione: il Sinodo in corso, con la presenza di padri
sinodali da tutti i continenti, ci fa vivere una concreta esperienza, una
tangibile immagine di quella cattolicità che diventò così chiaramente visibile
per la prima volta con la partecipazione al Concilio dei vescovi da tutto il
mondo.
La Chiesa è popolo di Dio che
cammina nella storia. Siamo qui per testimoniare che con umiltà ci assumiamo le
nostre responsabilità per questo tratto di strada che ci è affidato, a servizio
del Vangelo e solidali con gli uomini e le donne del nostro tempo, a cominciare
dai più poveri, per trasmettere con gioia il dono della fede alle giovani
generazioni. Siamo qui, convinti che questo è il momento favorevole in cui
operare insieme, in cui “stare nel presente per potere dare forma al futuro”
(Benedetto XVI udienza generale 10 ottobre 2012) e fare un passo ulteriore
nella costruzione del Regno. Siamo qui perché vogliamo impegnarci a far
fruttificare il grande dono ricevuto cinquanta anni fa: il dono della Chiesa
bella del Concilio.
Franco Miano
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