La beatificazione del francescano che ha
tradotto la bibbia in cinese è avvenuta sulla piazza del duomo di Acireale, e
non all'interno, a causa del folto numero di fedeli. Presente il card. Joseph
Zen e una delegazione di Hong Kong. La reliquia di p. Allegra portata dal
medico che è stato da lui miracolato. Il direttore del museo di Taipei
convertito al cattolicesimo dalla fede del nuovo beato.
Acireale (AsiaNews) - Un uomo umile, pronto a lavare i pavimenti al posto di un qualunque seminarista; un uomo santo, che passava il tempo libero in silenzio davanti al tabernacolo; un uomo dalla fede forte, che lo ha sostenuto nella sua "opera titanica" di tradurre la bibbia in lingua cinese: così il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, ha ricordato la figura di p. Gabriele Maria Allegra, beatificato lo scorso 29 settembre ad Acireale (Catania), nella diocesi dove lui ha mosso i primi passi della sua vocazione francescana.
Alla cerimonia hanno partecipato
migliaia di fedeli. All'inizio essa era stata programmata all'interno della
cattedrale, ma poi si è dovuto approntare un palco e le sedie all'esterno,
nella piazza del duomo, a causa dell'imprevisto gran numero di partecipanti.
Presente anche un gruppo di Hong Kong, insieme al card. Joseph Zen, vescovo
emerito della città dove p. Allegra ha vissuto.
Dopo la lettura dell'annuncio
della beatificazione, firmato da Benedetto XVI, vicino all'altare è stata
presentata una teca contenente una reliquia del nuovo beato, portata dal medico
miracolato per la sua intercessione (guarito da un cancro in fase terminale).
Il vangelo della messa è stato
proclamato in italiano e in cinese, per la voce del card. Zen.
Nella sua omelia, dopo aver
descritto l'infanzia del beato, il card. Amato ha ricordato che "fu nel
1928, in occasione del settimo centenario della morte del Beato Giovanni da
Montecorvino (1328-1928), primo arcivescovo di Kambalek (Pechino), che esplose
in lui una irresistibile vocazione a recarsi missionario in Cina. Un discorso
di Padre Cipriano Silvestri fu per lui, come una miccia accesa, lanciata contro
la polveriera del suo cuore. Fu allora che nel giovane studente di teologia
balenò per la prima volta l'idea di tradurre la Bibbia in cinese. Non essendoci
ancora in quella lingua una versione cattolica di tutti i libri della Sacra
Scrittura, si propose di andare in Cina per realizzare questo sogno. E così fu.
Iniziò questa fatica da solo a Heng Yang l'11 aprile 1935, la proseguì a
Pechino e la concluse a Hong Kong nel 1961. Si tratta di una grandiosa impresa
letteraria della Chiesa cattolica cinese, lodata da cattolici e non
cattolici".
Di p. Allegra il cardinale ha
anche sottolineato la sua "anima eucaristica", che lo portava a
passare tempo nella preghiera e davanti al santissimo sacramento. "Il
direttore del museo storico di Taipei - ha aggiunto - confessò un giorno di
essersi convertito al cattolicesimo, osservando Padre Gabriele che celebrava la
S. Messa".
Vi sono anche molti racconti
sulla sua profonda umiltà, sul valore che dava ai suoi collaboratori e al modo
in cui si schermiva di fronte a tutti quando lo elogiavano per la traduzione
della bibbia in cinese. Citando un confratello francescano, il cardinale ha
detto: "Nonostante tutta la sua fatica di molti anni nella traduzione
della Bibbia non credo che in essa ricorra mai il suo nome, sia in originale
"P. Gabriele M. Allegra", sia in cinese: "Lei Yung-ming";
tutto è firmato: "Studio Biblico Scoto". Nelle presentazioni che si
faceva lui e nelle recensioni che facevano gli altri voleva che si mettessero
in luce i meriti dei padri collaboratori; e quando leggeva le incensate date a
lui, ne rimaneva veramente mortificato".
P. Allegra ha fondato non solo lo
Studio Biblico francescano. In modo profetico ha anche fondato "uno Studio
Sociologico per diffondere la dottrina sociale della Chiesa. Era un
dinamico apostolo del Vangelo, come predicatore, confessore, direttore di
spirito, e scrittore".
"Per Padre Allegra - ha
concluso il cardinale Amato - la lettura della parola di Dio era immediata e accendeva
nel suo cuore un fuoco sacro, che bruciava le interpretazioni di comodo e le
fiacchezze delle glosse, e accendeva, invece, la radicalità della fedeltà e
della testimonianza eroica. Anche noi, nel Beato Gabriele Allegra,
possiamo riscoprire la gioia di prendere in mano i Vangeli, per ritrovare il
nostro codice di vita e la nostra identità di battezzati, sale della terra e
luce del mondo, capaci di eroismo e di santità".
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