4 luglio 2012

I migranti non si fermano

Bruxelles - "Il rallentamento nella migrazione verso i Paesi Ocse, causato dalla crisi economica globale, sembra volgere al termine". L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (34 Stati membri, ripartiti soprattutto fra Europa, nord America e Oceania) ha diffuso il rapporto intitolato "Prospettive sulle migrazioni internazionali 2012". L'ampio documento segnala che, mentre le migrazioni verso gli Stati aderenti, e in particolare l'Europa, erano diminuite significativamente tra il 2008 e il 2010 (-3%), ora si nota una ripresa degli arrivi.

"Il 2011 ha segnato una nuova ripresa di immigrazione in cerca di lavoro" nella maggior parte dei Paesi membri, evidenzia il rapporto, presentato da Angel Gurria, messicano, Direttore generale Ocse. È in crescita anche "il numero di persone che entrano nell'area Ocse per motivi di studio". "Alla luce di una ripresa ancora in stato embrionale e di un'opinione pubblica sensibile alle problematiche migratorie in un contesto di persistente ed elevata disoccupazione, molti governi – affermano gli esperti dell'organizzazione che ha sede a Parigi - hanno introdotto politiche restrittive in materia di migrazione". "I giovani migranti senza lavoro rappresentano altresì una particolare fonte di preoccupazione che necessita di un'azione di intervento mirata da parte dei governi", segnala Gurria. Il problema occupazionale è in cima alla lista fra quelli che ogni nazione deve affrontare in questa fase. Soprattutto in Europa permangono situazione lavorative, e dunque sociali, esplosive. Non a caso l'argomento era stato posto in agenda al summit dell'Unione europea di fine giugno. Lo studio dell'Ocse propone, in centinaia di pagine, una serie infinita di osservazioni, numeri e tabelle. Vi si evince, ad esempio, che nel 2010, la Cina "è stata ancora una volta il principale Paese di origine dei flussi migratori verso l'Ocse, essendo cittadino cinese quasi un migrante su dieci". Seguono India, Polonia e Romania, "ciascuno con una quota pari al 5% del totale". È in aumento costante – e questo è ritenuto di per sé un elemento positivo - il numero degli studenti internazionali che giungono in Europa, America settentrionale e Australia: essi sono oltre due milioni e mezzo. "L'Australia – segnala la ricerca - ha sostituito la Francia quale terza destinazione principale degli studenti provenienti da Paesi terzi dopo Stati Uniti e Regno Unito". Gli studenti internazionali rappresentano in media il 6% di tutti gli studenti nei Paesi Ocse. Non si può escludere il fatto che, una volta terminati gli studi, tali studenti possano fermarsi nei Paesi d'immigrazione, accrescendo il livello medio degli studi dei futuri lavoratori Ocse.
D'altro canto la ricerca segnala che la recessione economica "ha colpito duramente e quasi immediatamente gli immigrati nella maggior parte" dei Paesi afferenti l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. "I riscontri empirici indicano che, nel complesso, l'impatto della crisi economica sulla disoccupazione è risultato più pronunciato per i migranti che per gli individui nati in loco". La crisi si è quindi fatta sentire sulle famiglie giunte da lontano: così ad esempio "un numero crescente di donne immigrate ha iniziato a lavorare per compensare le perdite di reddito sofferte dagli uomini immigrati" espulsi dal mercato del lavoro. L'analisi operata dagli esperti Ocse affronta diversi altri argomenti, fra cui l'aumento esponenziale dei giovani Neet (not in education, employment or training), che non studiano, non lavorano né seguono corsi di formazione, che si riscontra con percentuali molto elevate tra i giovani provenienti da altri Paesi. Non mancano alcune osservazioni sul fatto che la crisi ha generato un lieve fenomeno emigratorio anche da alcuni Stati europei, con in testa quelli mediterranei oltre all'Irlanda.
"Il rapporto Ocse ci dà un quadro completo sull'impatto della crisi economica in materia di migrazione e in un momento di intensa incertezza economica globale sottolinea, in diversi modi, come i governi possono soddisfare meglio le esigenze del lavoro attraverso politiche di immigrazione e integrazione". Con queste parole László Andor, commissario europeo per l'occupazione, gli affari sociali e l'integrazione, ha accolto la relazione "International Migration Outlook 2012". Lo stesso concetto è ribadito da Cecilia Malmström, commissaria per gli affari interni, la quale ha affermato: "Se vogliamo beneficiare appieno delle potenzialità della migrazione, dobbiamo continuare a lavorare con determinazione a lungo termine, gestendo al meglio la politica di migrazione legale insieme a efficaci politiche di integrazione". "Per rimanere economicamente competitivi – ha sottolineato la Malmström - abbiamo bisogno di attirare lavoratori, in particolare i lavoratori altamente qualificati, provenienti da Paesi terzi".

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