Città del Vaticano - "Non avrei mai immaginato che in un’epoca
caratterizzata da un continuo sviluppo scientifico e tecnologico di dimensioni
straordinarie, il fenomeno della ‘prostituzione schiavitù’ potesse assumere
delle proporzioni così vaste e terribili". Lo ha
detto oggi pomeriggio Chiara Amirante, presidente dell'Associazione Nuovi
Orizzonti, portando la sua esperienza con le persone che vivono in strada
durante il pomeriggio dedicato dall'Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio
per i Migranti e gli Itineranti alle esperienze. "È drammaticamente
crescente - ha detto - il numero di migranti privati della libertà, i cui
diritti vengono negati. Si tratta di persone usate come mezzi per
l’arricchimento e il benessere materiale di piccoli o grandi boss e troppo
spesso sono vittime di abusi per i desideri sessuali altrui". Per la
presidente di "Nuovi Orizzonti" (che ha 182 centri di accoglienza,
formazione ed evangelizzazioni moltiplicati in Italia e all'estero con centri
di asciolto, equipe di servizi) la tratta degli esseri umani "non è ancora
oggetto di un’adeguata attenzione da parte delle istituzioni e dell’opinione
pubblica, e non viene considerata come una delle peggiori violazioni dei
diritti umani di cui oggi siamo testimoni". Da qui l'impegno da parte di
tutte le comunità cristiane nella pastorale di strada. "Le attuali sfide
richiedono - ha spiegato - una radicale conversione che ci porti a passare
dalla pastorale dell’attesa alla pastorale dell’incontro: andare in cerca non
più della pecorella smarrita ma delle novantanove pecore che oggi sono fuori
dall’ovile in balia di troppi lupi che continuano a infierire senza alcuna
pietà". Di una rinnovata pastorale nell'ambito delle migrazioni forzate ha
parlato Paolo Morozzo della Rocca della Comunità di sant'Egidio. " Per chi
è stato condotto forzosamente a lasciare la propria patria il primo bisogno -
ha detto - è certamente quello di trovare pace e sicurezza. Ma c’è un bisogno
diverso e meno materiale da soddisfare: quello di trovare nel Paese di
immigrazione una nuova cittadinanza fatta anche di gesti utili agli altri
malgrado il persistere di tanti bisogni personali: una fraternità vissuta e
consapevole". Mons. Enrico Feroci, direttore di Caritas di Roma ha portato
la sua esperienza con i rom sottolineando l'importanza dell'integrazione.
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