Sabato 11 maggio, nel 403°
anniversario della morte, è terminata la fase diocesana del processo di
beatificazione di Matteo Ricci, gesuita, evangelizzatore della Cina vissuto nel
XVI secolo. La cerimonia di conclusione dei lavori, che sono durati tre anni,
si è tenuta nella cattedrale di Macerata, cittadina natale di Ricci, ed è stata
celebrata da monsignor Claudio Giuliodori, vescovo della diocesi di Macerata,
Tolentino, Recanati, Cingoli e Treia e assistente ecclesiastico dell’Università
cattolica.
Matteo Ricci, nato nel
1552, entrò nella compagnia di Gesù nel 1571. Dedicatosi agli studi scientifici
(in particolare astronomia, matematica, geografia e cosmologia), nel 1582 venne
inviato in Cina.
Nell’Impero di mezzo, dove visse fino alla morte sopraggiunta nel 1610,
diede un forte impulso all’azione evangelizzatrice. Tutt’oggi è riconosciuto
come uno dei più grandi missionari cattolici. «Ricci - ha detto Giuliadori - ha
sperimentato il metodo dell’inculturazione nel quale nulla era per se stesso,
nulla per affermare una qualche superiorità della civiltà europea, Ricci tutto
faceva solamente spinto dalla fede».
Dopo la proclamazione a Servo di Dio nel 1984, il processo di beatificazione si è interrotto. Poi, tre anni fa
per iniziativa dello stesso Giuliodori, con il benestare della Santa Sede, la
causa è ripresa. La prima fase si è conclusa appunto sabato 11 maggio. Ora il
processo passa alla Santa Sede. Papa Francesco, anch’egli gesuita come Ricci,
ha sempre lodato l’opera del missionario e il suo metodo di inculturazione.
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