Dopo le Filippine, le spoglie della santa patrona delle missioni sono giunte in Cambogia. Il vicario apostolico ha presieduto una messa nel villaggio di Taingkauk, luogo simbolo per i fedeli del Paese. Dopo la chiusura imposta dai Khmer rossi, grazie a sei religiose coreane torna in vita il monastero del Carmelo a Phnom Penh.
Phnom Penh - I cattolici cambogiani festeggiano il pellegrinaggio nel Paese asiatico - dove i cattolici sono una minoranza, un tempo perseguitata - delle reliquie di Santa Teresa di Lisieux. Le spoglie della religiosa e mistica francese, meglio nota col soprannome di "Santa Teresina" per distinguerla da Santa Teresa di Avila, sono arrivate il 26 aprile scorso dopo aver viaggiato per oltre quattro mesi nelle Filippine, l'unica nazione a maggioranza cattolica (insieme a Timor Est) del continente. Ora i suoi resti terreni sono oggetto di adorazione e preghiera degli oltre 25mila cattolici, una minoranza sul totale dei 12 milioni di abitanti ma viva e ricca di fede.
Il 4 maggio le reliquie sono arrivate al piccolo villaggio di Taingkauk, distante un centinaio di chilometri da Phnom Penh e luogo simbolo della Chiesa cattolica in Cambogia. Infatti, questo è il luogo in cui è morto di stenti, sofferenze e privazioni un giorno di settembre del 1977 il primo vescovo della storia cambogiana, mons. Joseph Chhmar Salas.
Egli era stato ordinato nel 1975, a poca distanza dalla presa di potere dei Khmer rossi: il prelato è morto, come due milioni di suoi concittadini, per mano dei rivoluzionari maoisti guidati da Pol Pot, che hanno sterminato un quarto della popolazione e annientato ogni simbolo religioso e culturale del Paese.
Alla messa celebrata dal vicario apostolico di Phnom Penh, mons. Olivier Schmitthaeusler, hanno partecipato oltre tremila fedeli. Nell'occasione i resti della santa sono stati posizionati sul letto, miracolosamente ancora intatto, che ha ospitato mons. Salas durante la prigionia sotto i Khmer rossi e dove ha potuto, di rado e di nascosto, celebrare qualche funzione eucaristica prima di morire. La cerimonia ha visto la presenza di altri prelati, sacerdoti e soprattutto l'85enne mons. Yves Ramousse, il predecessore di mons. Olivier che ha festeggiato nell'occasione i 50 anni di episcopato e i 60 anni di sacerdozio.
Le spoglie della "patrona delle missioni", legata non solo alla Cina ma a tutto il continente asiatico, sono state oggetto di adorazione della nutrita rappresentanza cattolica locale. Nel contesto si è ricordato anche il monastero del Carmelo nella capitale, costruito nel 1861 (il primo è a Saigon, nel 1838) e rimasto chiuso a lungo con l'ascesa al potere dei rivoluzionari maoisti nel 1975. Oggi è tornato a vivere grazie all'opera di un gruppo di religiose sud-coreane, sei delle quali risiedono in modo stabile al suo interno.
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