Lampedusa - Un saluto che dura oltre dodici mesi. Un
grazie che si prolunga per più di 365 giorni. Giorni scanditi dal cadenzato
battito del cuore del Mediterraneo, fatto di storie, di volti, di destini che
si sono intrecciati e sempre si intrecceranno sul quel grande tavolato
discendente verso l’Africa, Lampedusa, e su Linosa, la “minore” dell’Arcipelago
delle Pelagie. Entrambe destinatarie del grande “abbraccio” che la Fondazione
Migrantes e l’Ufficio Migrantes di Messina colgono l’occasione di rivolgere ai
tanti amici isolani che, in questo lungo periodo, hanno vestito i panni di
giornalisti-scrittori per i siti della Migrantes per raccontare al mondo intero
la normalità delle loro terre, con le quotidiane difficoltà che caratterizzano
territori abituati ad un isolamento geografico, che molto spesso si trasforma
in i-solitudine. Termine quest’ultimo riportato anche tra le pagine del libro
“Sullo stesso barcone. Lampedusa e Linosa si raccontano” Tau Editrice),
contenitore di idee, sentimenti, paure, desideri, che ha fatto da spinta al
progetto del portale on-line giunto a conclusione. Contenitore anch’esso, ma
stavolta “immateriale”, all’interno del quale lampedusani e linosani hanno
avuto la possibilità di far conoscere meglio le loro esistenze. Un compito non
semplice per chi di professione fa la casalinga, la catechista, il fabbro,
l’insegnante o anche solo lo studente, ma reso speciale perché animato dal
profondo desiderio di far capire che nell’Arcipelago delle Pelagie oltre
l’emergenza c’è di più. I venti di guerra della Primavera araba (inverno 2011) hanno
nuovamente “sbattuto” in prima pagina il problema, mai risolto (e forse
irrisolvibile), dell’emergenza sbarchi, delle difficoltà legate alla mancanza
di spazi nel Centro di accoglienza di Contrada Imbriacola. Senza, però, lasciar
mai parlare coloro che di quegli eventi sono stati attori protagonisti tanto
quanto i fratelli giunti dall’altra sponda del Mediterraneo. Negli articoli
pubblicati sul portale “365 giorni in rete”, ciascuno dei quali arricchito da
un meraviglioso, e sempre diverso, scatto fotografico delle bellezze di
Lampedusa e Linosa, non sono mancati i ricordi e i riferimenti ai giorni
dell’emergenza. Diverso, però, è stato lo spirito con cui gli abitanti delle
Pelagie hanno fatto un passo indietro con la mente. Diverso perché caratterizzato
da una rilettura degli eventi, che consente di comprendere come la “questione
sbarchi” e tutte le conseguenze che ciò determina in queste comunità, è da
ritenere tutt’altro che “confinata” al solo momento in cui si verifica. Al
contrario, essa accompagna sempre le riflessioni e i gesti quotidiani di un
popolo che però, al tempo stesso, vuole cercare di “smarcarsi” dall’immagine
esclusivamente legata all’emergenza. Nasce da qui la piena adesione ad un
progetto che nel corso di questi mesi ha permesso di conoscere le tradizioni,
le abitudini, i momenti di festa, ma anche le tante difficoltà che riguardano
il settore dei trasporti, il mondo della scuola e dell’istruzione, quello della
sanità. Ciascuno dei quali raccontato con gli occhi degli studenti, delle mamme,
dei papà, dei lavoratori, degli anziani. Un incrocio generazionale che ha
consentito di mettere in luce molteplici punti di osservazione, così da
scoprire i lati meno noti di una comunità che in molte circostanze si è sentita
e si sente più vicina a quanti giungono dall’altra sponda del Mediterraneo, che
non ai propri connazionali. Tra le righe e la punteggiatura di ogni articolo si
nasconde un universo di umanità che merita di essere scoperto, capito e
conosciuto. C’è l’universo degli studenti dell’Istituto comprensivo “Luigi
Pirandello”, che spiegano cosa significhi essere adolescenti del ventunesimo
secolo in una terra che non offre nessuna delle distrazioni e dei divertimenti
vissuti dai coetanei del resto del Paese. C’è la realtà della parrocchia, che
ha in padre Stefano Nastasi un punto di riferimento, umano e spirituale. Ci
sono gli imprenditori, i pescatori, gli ambientalisti, le associazioni. C’è
tutto e molto di più in una terra che, nonostante le piccole dimensioni,
racchiude storie di vita di immenso valore e grande forza. Elementi che
costituiscono le fondamenta di un patrimonio di umanità di cui la Fondazione
Migrantes, tramite l’Ufficio diocesano di Messina, farà tesoro. Anche stavolta,
infatti, così come avvenuto nei precedenti step (il “Diario di bordo”, il libro
“Sullo stesso barcone), “365 giorni in rete” ci spinge verso un nuovo
“scalino”, dal titolo “Caro diario…”. Il materiale raccolto all’interno del
sito, infatti, diventerà il “corpo” di un secondo progetto editoriale, che mira
a mettere a confronto il volto mediatico di Lampedusa e Linosa, raccontato cioè
dai mezzi di comunicazione, con quello raccontato da chi invece ne conosce la
quotidianità più vera e profonda. Un obiettivo ambizioso, che anche questa
volta cercheremo di raggiungere sapendo di poter contare sulla sincera
disponibilità finora mostrataci dalle comunità isolane. La cui speranza, oltre
a essere quella di continuare a rappresentare una terra di approdo per quanti
affrontano viaggi disperati dalle sponde del Nord Africa, è di non essere
abbandonata nelle difficoltà. È anche questo che ha cercato di fare la
Fondazione Migrantes offrendo da un lato la possibilità a lampedusani e
linosani, giornalisti per un anno, di raccontarsi, dall’altro dando a tante
persone l’opportunità di sapere che, oltre gli “usurati confini delle cartine
geografiche”, c’è una comunità che sempre ha accolto e sempre accoglierà, ma
che, a propria volta, ha bisogno di non essere abbandonata. (Ufficio Migrantes
Messina)
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