Roma - La Tavola
Rotonda "New Media & Migrazioni" organizzata dagli Scalabriniani
a Roma presso lo Cser (Centro Studi Emigrazione di Roma) ha cercato di offrire
uno spaccato su un tema che il giornalismo descrive quotidianamente provando o
illudendosi di descrivere un fenomeno per natura in continuo movimento. Ci sono
esigenze che il mondo della comunicazione non può non tenere presenti: occorre
puntare di più su una narrazione, su una descrizione che esca dalle logiche
della stigmatizzazione, della marginalizzazione e dell'allarme e che tenti di
restituire la complessità, la pluralità, l'essere variegato di un fenomeno
difficile, altrimenti, da inquadrare.
Gli interventi
dei relatori intervenuti per l'occasione hanno toccato questioni delicate come
nel caso della relazione d. Mario Morcellini, nella quale si è sottolineato
come i migranti nell’informazione sono colti solo nel momento dell’atto
criminale, sovraesposti nella cronaca nera o di come i media moltiplichino i
migranti, creando un’asimmetria tra l’esperienza reale e quella simbolica.
Il linguaggio
utilizzato, la scelta delle parole per descrivere il fenomeno della mobilità
umana è stato un elemento comune tra i relatori assieme al fatto che se è vero
che i new media offrono immense possibilità ed opportunità di prendere parola,
in prima persona, da parte di tanti cittadini stranieri, non si può dimenticare
il rischio di autoreferenzialità, di parlare solo ad una data comunità
elettiva. È quanto affermato in
particolare da Paola Springhetti nel suo intervento: se è vero, infatti, che i
nuovi mezzi di comunicazione consentono spazi di pluralismo, il rischio del
ghetto è sempre dietro l'angolo.
L'illustrazione
di Roberta Gisotti sulla dittatura dell'audience, anche sul tema delle
migrazioni, svelando l'inganno del sistema italiano dell'auditel, ha mostrato
quanto la televisione sia ancora il punto di riferimento di interessi
soprattutto economici.
C'è una
necessità basilare, ad esempio, ricordata dal blogger Gabriele Del Grande che
ha animato la sessione pomeridiana dell'incontro: porsi in ascolto delle storie
concrete legate a uomini e donne altrettanto reali, mettendo da parte la
cronaca distaccata del fenomeno migratorio, perché sono queste persone che
stanno scrivendo la storia che, in seguito, cercheremo di raccontare. Ogni
essere umano ha diritto a potersi muovere, spostare, sognare una vita diversa e
intraprendere il cammino per realizzarla e trovare il proprio posto nel mondo.
Se mai un giorno
il mondo sceglierà la libertà di circolazione sarà perché tante migliaia di
giovani, madri, uomini e donne hanno rischiato per il loro sogno. (Gabriele
Beltrami)
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