Giornali, tv, gente importante e semplice ricordano la sua figura, il suo impegno nel dialogo interreligioso e nell'aiuto ai poveri. Grande sostenitore dei media come strumento di evangelizzazione. Anche nella malattia ha aiutato molti a scoprire la fede e l'amore dentro il dolore.
Taipei - Da ieri sera tutti i
telegiornali parlano del cardinale di Taiwan, Paul Shan Kuo-Hsi, deceduto ieri
pomeriggio, mercoledì 22 agosto 2012. Oggi la sua foto appare in prima pagina
su tutti i maggiori quotidiani dell'isola, con numerosi articoli nelle pagine
interne. Il presidente Ma Ying-jiou e moltissime persone della politica, della
cultura e dell'educazione hanno offerto abbondanti e toccanti interviste su di
lui.
Oltre alla "gente
importante", anche la "gente semplice" ne ha un ottimo ricordo.
Appena uscito di casa una signora sui 65 anni, vedendo la sua foto sul
giornale che porto con me, mi dice che "il cardinale ha fatto tantissimo
per Taiwan". Un monaco del tempio buddista del quartiere aggiunge altri particolari:
"Si è sempre impegnato con entusiasmo alla causa del dialogo
interreligioso, diventando a Taiwan, e nel mondo cinese in genere, una figura
di costante riferimento. Qui a Taiwan la sua collaborazione coi Maestri
buddisti Xingyun e Shengyen è stata apprezzata da tutti: ci ha aiutato
tantissimo e lui stesso ha ricevuto un grande aiuto, ad esempio nella
costruzione del Monte delle Beatitudini a Kaohsiung".
Proprio collaborando con laici
cristiani e con i moltissimi amici appartenenti a religioni diverse, si è
battuto in maniera energica per la difesa dei più deboli nella società, a
cominciare dalle tribù aborigene di Taiwan e dai lavoratori più poveri.
"Ricordo che quando era vescovo di Hualian e poi Kaohsiung, ha offerto
molte borse di studio a giovani sacerdoti aborigeni per incoraggiarli ad
approfondire la loro preparazione in Europa" racconta, ancora commosso
padre Rao, parroco della Sacra Famiglia di Taipei.
È stato presente in modo attivo
nel mondo dei media: alla fine degli anni Settanta è stato presidente del
Kuangchi Program Service, servizio di produzione televisiva di Taipei, in cui
ha dato un forte impulso ai programmi di educazione per bambini e giovani,
caratterizzato da un forte impegno per rendere visibili le povertà e ingiustizie
sociali di quegli anni. Il signor Chen, ora in pensione, era direttore
artistico di due importanti programmi quando il cinquantenne padre Shan ha
incominciato come direttore della televisione. "Povero lui: arrivava dal
mondo della scuola, era stato direttore del liceo Sant'Ignazio qui a Taipei,
non sapeva nulla di televisione!" commenta commosso il signor Chen.
"Lo stesso giorno in cui è arrivato sono andato nel suo ufficio con un
mattone, sì proprio un mattone per costruire i muri, e gliel'ho messo sulla sua
scrivania chiedendogli: 'cos'è questo?' e mi ha risposto: 'un mattone'. 'Solo
un mattone?' gli ho chiesto, e lui mi ha detto: 'Ho capito, avete bisogno di un
nuovo studio televisivo!', 'No!' quasi gli urlo in faccia, poveretto lui,
'da questo mattone possono nascere mille storie, qui in televisione ci vuole
creatività!'. E quello che mi ha colpito è stata poi la sua umiltà, infatti
l'anno seguente ha accettato di andare in Inghilterra per un corso di
specializzazione sulla produzione televisiva. E in più ci ha costruito il nuovo
studio televisivo, facendo il giro di mezza Europa per raccogliere i fondi
necessari. Inoltre ha imparato ad usare un linguaggio semplice, accessibile
alla gente, abbandonando quello solo culturale che aveva imparato lavorando
nelle scuole".
Padre Jerry conosciutissimo a
Taiwan e in Cina per i suoi programmi televisivi, conferma: "Credo che
quegli anni qui con noi lo abbiano influenzato moltissimo, da allora è sempre
stato molto cordiale con i media in genere e ha spinto gli altri vescovi a fare
altrettanto! Ricordo ad esempio che in occasione della morte di Madre Teresa
siamo stati gli unici due, dal mondo cattolico, a offrire testimonianze e
commenti sui media di lingua cinese sulla vita e la missione di quella grande donna.
Lui era un po' deluso dalla scarsa partecipazione dei suoi colleghi: 'devo
incoraggiarli ad essere più costruttivi' mi ha ripetuto spesso in
quell'occasione".
P. Jerry sottolinea "la
straordinaria visibilità tra la gente comune che il cardinale ha raggiunto dopo
aver saputo di essere ammalato". Cinque anni fa gli è stato diagnosticato
un tumore ai polmoni. Invece di abbatterlo e deprimerlo moralmente, questo è
stato l'inizio di un'altra fruttuosa parte della sua esistenza. Negli ultimi
tempi, in una conversazione tra amici, riconosceva che la malattia gli aveva
permesso, negli ultimi cinque anni, di incontrare gente di credo religiosi
diversi e dalle provenienze più disparate, addirittura più che nei precedenti
50 anni.
Il libro dal titolo " huo
chu ai" pubblicato nel 2009, che è un incoraggiamento ai lettori "a
dare vita all'amore". In esso parla della sua esperienza come malato di
cancro, che lo ha reso ancora più conosciuto e amato. Da allora è stato in
moltissime scuole e convegni a portare la sua testimonianza. In un altro libro
intitolato "gao bie sheng ming zhi lu" in cui sono raccolte le
testimonianze per il suo "cammino di addio alla vita", dopo aver
saputo la diagnosi da parte dei medici, parla del suo tornare a essere bambino
anzitutto sul piano fisico, dovendo dipendere in tutto dagli altri.
Nelle sue riflessioni capovolgeva
la domanda: da "Perché succede a me?" a "Perché non dovrebbe
succedere a me?" vedendo nella malattia un'opportunità e un dono da parte
di Dio, che gli ha permesso di aprirsi agli altri sentendosi "amico di
tutti" come risultato della sua propria debolezza fisica. Questa è senza
dubbio l'eredità spirituale più ricca che il cardinale Shan Kuo-Hsi lascia ai
giovani di Taiwan.
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