10 agosto 2012

Nepal, il governo blocca l'emigrazione delle donne nei Paesi del Golfo di Kalpit Parajuli


Il divieto riguarda le lavoratrici con meno di 30 anni. Il bando avviene in seguito ai continui casi di abusi sessuali e maltrattamenti subiti dalle donne in Arabia Saudita, Qatar e Kuwait.
Kathmandu - Il governo nepalese vieta alle donne sotto i 30 anni di emigrare  nei Paesi del Golfo Persico. La decisione è stata resa nota ieri (9 agosto). Le autorità hanno giustificato il bando con i numerosi casi di abusi sessuali, maltrattamenti e sfruttamento sul posto di lavoro avvenuti in questi anni nei Paesi arabi.
Nel febbraio 2011 il Nepal ha acconsentito alle donne di migrare nei Paesi del Medio Oriente dopo 12 anni di divieto. Il bando era stato formulato in seguito al suicidio nel 1999 di una giovane domestica emigrata in Kuwait. La ragazza aveva subito per anni abusi sessuali da parte del datore di lavoro e dei suoi familiari.
Purna Chandra Bhattarai,  segretario del Ministero del lavoro e la gestione dei trasporti e in passato direttore generale del dipartimento per i migranti all'estero, sottolinea che "il bando sarà attivo finché non si avranno sviluppi significativi nella tutela dei nostri lavoratori nei Paesi del Golfo. Il divieto serve soprattutto a scoraggiare le donne a emigrare in questi Stati e a proteggere i nostri cittadini residenti nel mondo arabo". 
In totale sono oltre 4 milioni i cittadini nepalesi impiegati all'estero. Di questi  il 10% sono donne. Secondo l'Himalayan Time, quotidiano nepalese, le mete preferite dai migranti sono India e Paesi occidentali. Tuttavia, la crisi economica spinge sempre più persone a cercare lavoro anche nei Paesi arabi, nonostante i rischi e i divieti imposti dal governo. Molti di loro emigrano illegalmente.
Nei Paesi del Golfo risiederebbero dai 20mila ai 70mila i cittadini nepalesi. Secondo l'ambasciata del Nepal in Qatar,  ogni settimana dalle due alle quattro donne contattano il personale diplomatico per chiedere aiuto. Molte scappano dai datori di lavoro e fuggono nelle ambasciate. La maggior parte dei casi si registra in Arabia Saudita, Qatar e Kuwait, ma i maltrattamenti riguardano anche altri Paesi del Medio Oriente. Nel 2010, in Libano 15 domestiche si sono suicidate in seguito ad abusi sessuali.
Bishwa Khadka, direttore di Maiti Nepal, organizzazione per la tutela delle donne migranti, sostiene che la situazione nei Paesi arabi è molto critica e peggiora di anno in anno. "Abbiamo incontrato diverse domestiche - afferma - esse ci hanno raccontato di aver subito abusi sessuali dal loro datore di lavoro, che spesso le costringevano ad avere rapporti anche con altri uomini della famiglia o amici. Alcune vivevano come schiave, rinchiuse nel posto di lavoro e senza essere pagate". Diverse organizzazioni per i diritti delle donne fanno però notare che il divieto, difende solo le migranti regolari con meno di 30 anni. Inoltre, il governo non ha un piano efficiente per fermare il traffico illegale di uomini, che sfrutta l'apertura delle frontiere con l'India. Le più colpite dai maltrattamenti sono le donne che emigrano senza registrarsi negli appositi uffici. Nei Paesi arabi molti datori di lavoro preferiscono assumere clandestini o persone non in regola con i documenti, perché sono più restii a denunciare eventuali abusi e maltrattamenti. Oltre al Nepal, anche Filippine, Indonesia Sri Lanka e Kenia stanno rivedendo i rapporti con gli Stati del Golfo.

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