Si celebra questa domenica la
101.ma Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Al centro della
riflessione, il messaggio di Papa Francesco sul tema “Chiesa senza frontiere,
Madre di tutti”. Federico Piana ne ha parlato con mons.
Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes:
R. – In questo momento, per i
fatti che sono capitati a Parigi e che stanno capitando anche in altre parti
del mondo, ma anche per la situazione economica che esiste nel contesto
europeo, il messaggio del Papa è importante, perché ritorna a rileggere la frontiera
non come una categoria di esclusione, di divisione di tipo nazionalistico, non
legge la frontiera come invito ad un ritorno al controllo delle frontiere del
Mediterraneo, ma invita a leggere la
frontiera come una strada, una strada per unire le persone e la Chiesa,
come una madre che cerca di camminare su questa strada proprio perché le
persone non siano divise e non nascano contrapposizioni, discriminazioni e
intolleranze.
D. – C’è un passo di questo
messaggio, che dice: “La Chiesa allarga le sue braccia per accogliere tutti,
senza distinzioni e senza confini, per annunciare a tutti che Dio è amore”. E
purtroppo, mons. Perego, dopo questi fatti probabilmente il cuore di molti si è
chiuso, mentre il Papa – lo abbiamo ascoltato – chiede di aprirlo questo cuore…
R. – Certamente l’attualità di
questo messaggio è proprio quella di essere indirizzato alla nostre comunità,
affinché non siano vittime anch’esse della paura, della discriminazione di
fronte ad alcuni fatti, ma reagiscano invece con un supplemento di accoglienza,
di cittadinanza; con una capacità anche di leggere oltre queste situazioni per
riuscire a costruire una sicurezza che nasce dal dialogo, dal dialogo tra le
persone, dal dialogo tra le religioni, che sono alcuni dei temi fondamentali oggi
su cui costruire effettivamente una sicurezza nel futuro. Come ha recentemente
anche affermato il cardinale Tauran: “La religione non è il problema in questo
momento, ma è semmai la soluzione al problema”.
D. – E proprio Papa Francesco
ricorda che il carattere multiculturale delle società odierne incoraggia la
Chiesa ad assumersi nuovi impegni di solidarietà, di comunione e di
evangelizzazione. Quali sono secondo lei, mons. Perego, questi impegni nuovi
che la Chiesa si deve assumere?
R. – Certamente dei percorsi che
aiutino a mettere in relazione le persone. Le nostre comunità sono chiamate ad
essere dei laboratori, in cui le persone che provengono anche da storie
diverse, da Paesi diversi – se pensiamo all’Italia, da 190 nazionalità diverse
– possono ritrovarsi e costruire un cammino comune, possono riconoscersi.
L’integrazione passa dal riconoscimento dell’altro, passa attraverso la
capacità anche di rispettare e, al tempo stesso, di dialogare con esperienze
religiose diverse; ma passa anche attraverso la capacità di costruire dei
percorsi che siano dei percorsi anche di accoglienza di persone che arrivano da
altri mondi, da altre situazioni e non di rifiuto e di esclusione; passa
attraverso la tutela dei diritti fondamentali delle persone e in Italia, in questo
momento, anche del diritto di asilo. La nostra Chiesa, le nostre chiese, le
nostre comunità sono invitate dal Papa ad essere laboratori effettivamente
capaci di elaborare questi cammini nuovi.
Nessun commento:
Posta un commento