“Come Chiesa, quello che vogliamo chiedere al presidente degli Stati
Uniti è il suo sforzo, la sua buona volontà, il massimo impegno affinché la
riforma migratoria integrale sia approvata durante il suo mandato”: Parlando
alla stampa dopo la messa domenicale, monsignor José Luis Alas, arcivescovo di
San Salvador, non ha nascosto le sue aspettative per l’attesa visita di Barack
Obama nel paese centroamericano, il 22 e 23 marzo, nell’ambito di un ‘tour’ che
includerà anche Cile e Brasile.
“Sappiamo che non dipende totalmente da lui, ma vorremmo una parola
di impegno, una parola che ci dia qualche forma di speranza…Per il Salvador la
riforma migratoria è molto importante, perché vediamo le sofferenze dei nostri
connazionali e ci sembra estremamente ingiusto che esistano leggi che
criminalizzano le persone innocenti” ha aggiunto il presule.
Il presidente Mauricio Funes ha detto a più riprese che
nell’incontro con Obama chiederà che venga assegnata la residenza permanente ai
salvadoregni che beneficiano del programma migratorio temporaneo noto come Tps,
che ha finora permesso a 217.000 suo connazionali di abitare e lavorare
legalmente negli Stati Uniti; un programma avviato nel 2001, dopo una serie di
terremoti che lasciarono senza tetto un quarto dell’intera popolazione
salvadoregna, il cui ultimo rinnovo di 18 mesi scadrà il 9 marzo 2012. Sono
stimati in due milioni e mezzo i salvadoregni emigrati negli Usa.
Sarà il secondo faccia-a-faccia tra Funes e Obama dopo quello del
marzo 2010 alla Casa Bianca, la settimana visita di un presidente americano in
Salvador negli ultimi 100 anni.
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