8 marzo 2011

Suor JOSEFA CREGO

Carissime sorelle, la domenica 6 marzo 2011 nella Casa “S. Giovanni Bosco” di Manila Sta. Mesa (Filippine) il Signore ha accolto nella beatitudine infinita del suo Regno la nostra cara sorella Suor JOSEFA CREGONata a Salamanca (Spagna) il 4 novembre 1930. Professa a Madrid (Spagna) il 5 agosto 1955. Appartenente all’Ispettoria Filippine “S. Maria D. Mazzarello”.
Suor Josefa è la seconda figlia, dopo un fratello che morì a tre anni. Colpito da questo dolore, il papà nello stesso anno morì, lasciando la moglie vedova a 32 anni, prima che Josefa nascesse. Nonostante questi eventi, la piccola crebbe felice in compagnia della mamma fino all’età di 14 anni quando restò orfana.
Poi visse con la zia che la trattava come una figlia, tuttavia non poteva colmare il vuoto lasciato dai genitori. Josefa raccontò che pregava così davanti ad una statua della Madonna: "Dal momento che non ho più la mamma, sarai tu mia Madre d’ora in poi, soprattutto nei momenti di difficoltà e sofferenza".
Attratta dalla vita di Padre Damiano di Molokai, l'apostolo dei lebbrosi, Josefa desiderò essere tutta consacrata al Signore. L’aveva visto forse in sogno o forse in una visione che le diceva: “Seguimi! Anche se dovrai soffrire, io sarò sempre con te!”. I familiari non volevano che lei si facesse suora, ma il suo parroco le fu di grande aiuto nel discernimento vocazionale. A 16 anni, Josefa iniziò l’Aspirantato a Madrid, ma dovette interromperlo a causa di una malattia. Quando ebbe 21 anni, decise di provare ancora, e infatti poté trascorrere senza difficoltà le varie tappe formative. Il 5 agosto 1955 a Madrid emise i primi voti. L’anno dopo a Torino si preparò alla vita missionaria e il 30 settembre 1956 partiva in nave per la Cina.
Il 31 gennaio 1957 giunse nelle Filippine, a Victorias, dove era iniziata da due anni la prima casa delle FMA. Insegnava cucito e ricamo, poi in seguito “Suor Jo”, come era affettuosamente chiamata, svolse compiti diversi: assistente delle aspiranti e novizie, delegata dei Cooperatori Salesiani, economa, responsabile del dispensario. Ovunque, ha testimoniato senso di responsabilità e fedeltà al dovere, profondo spirito di preghiera, prontezza nel compiere la volontà di Dio nel quotidiano.
Nel corso della sua vita religiosa, suor Josefa non dimenticò mai il volto di Gesù sofferente che aveva contemplato da ragazza e il suo appello a seguirlo sulla via della croce. Era convinta che “l'ora del dolore è l'ora di Dio” e quindi ha sempre cercato di vivere il mistero pasquale di Cristo e di offrire per la salvezza delle anime e in particolare per i sacerdoti. Il suo temperamento pronto, a volte, le rendeva faticosa la vita comunitaria, ma lei si impegnava trasformare in amore quanto la faceva soffrire.
Suor Josefa nel 1970 aveva dovuto far ritorno in Spagna per curare la salute, tuttavia in seguito ha continuato a dare il meglio di sé come assistente ed economa in varie comunità. Nel 2009 le fu diagnosticato un cancro ai polmoni. Durante i lunghi mesi di malattia, si dedicò ancora all’assistenza degli alunni nella scuola di Manila “S. G. Bosco”. Questi ricordano il suo sorriso e i bigliettini con le parole di Don Bosco o Madre Mazzarello che lei preparava per loro.
In questi ultimi mesi, suor Josefa fu anche colpita dal morbo di Parkinson e da glaucoma. Fu un tempo di purificazione e di grande offerta d’amore e di dolore. Più volte le era stata offerta la possibilità di tornare in Spagna, ma lei desiderava morire come missionaria nelle Filippine. Le sue parole rivelano la coerenza con cui visse la sua chiamata missionaria: «La certezza che sono chiamata dal Signore e che Egli mi ha dato questa speciale vocazione di annunciare Gesù in una terra lontana e di dare me stessa a questo popolo è la forza interiore che mi sostiene e rende la mia vita piena di significato. Sento la forza della grazia di Dio, che mi fa superare molte sofferenze. Da quando ho lasciato il mio paese fino ad ora, non ho mai pensato di tornare in patria. Non ho mai avuto rimpianti. E questo è per me la spinta ad andare avanti, certa che il Signore mi darà la forza di cui ho bisogno. Fino alla morte voglio rimanere nella mia terra di missione, le mie amate Filippine. Come FMA missionaria, mi considero come un pulcino nel palmo della mano del Signore, dove sono sicura della sua attenzione e della sua presenza. Gesù e Maria mi hanno sempre guidata a camminare nella fede e a dire “sì “, nei momenti di oscurità e di luce, di gioia e di dolore. Ringrazio il Signore per avermi scelta, per avermi guardata con amore e per avermi chiamata a seguirlo».
Grazie, cara suor Josefa, per aver dato, come Gesù, la tua vita per la nostra gente e la nostra Ispettoria.
Sentiamo ora che quello che siamo come FMA individualmente e come Ispettoria lo dobbiamo alla fedeltà di coloro che hanno vissuto prima di noi, come te cara suor Josefa. Anche se la tua mancanza ci porta tristezza, ci colma però di speranza, perché finalmente il lungo periodo di purificazione è finito e hai finalmente raggiunto la vera Patria, dove hai incontrato la Madonna, che tu hai molto amato su questa terra, e dove puoi vedere per la prima volta il tuo papà e il fratello, e ricongiungerti con tutta la tua famiglia.
Chiedi a Dio per ciascuna di noi la grazia di vivere e morire con un cuore missionario, ovunque ci manda l'obbedienza, e ottienici la grazia di molte buone e sante vocazioni per la nostra Ispettoria e per il nostro Istituto.
L’Ispettrice
Suor Sarah Garcia

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