Pubblicato
il rapporto "Il futuro delle religioni". Nel 2050 un cristiano su
quattro vivrà in Africa. Piccola l'Europa cristiana, in aumento i musulmani a
causa del tasso demografico.
Non
solo un Papa “venuto dalla fine del mondo”, ma un cristianesimo sempre più alla
periferia del Vecchio Continente. Nel 2050, quattro cristiani su dieci
vivranno nell’Africa subsahariana, in Paesi come la Nigeria e il Kenya
dove oggi si viene uccisi perché credenti in Gesù. E gli Stati con il maggior
numero di cristiani (delle differenti confessioni)? Nell’ordine saranno Usa,
Brasile, Nigeria, Filippine, Congo, Messico, Tanzania, Russia, Etiopia e
Uganda. Insomma, America e tanta Africa, poca Europa.
Lo
dice il rapporto “Il futuro delle religioni”, appena pubblicato
dall’autorevole Pew Research Center di Washington. Descrive come
il mondo religioso stia cambiando. Del resto, tra i dieci paesi con più
cristiani, già oggi la Germania è l’unico rappresentante europeo. Al nono posto,
dopo Usa, Brasile, Messico, Russia, Filippine, Nigeria, Cina e Congo.
Tra
35 anni il cristianesimo continuerà a essere la religione più praticata
al mondo con 2,92 miliardi di fedeli (31,4%), ma sarà quasi raggiunta
dall’islam (2,76 miliardi; 29,7%).Oggi invece il divario è più ampio: 2,17
miliardi (31,4%) i cristiani, 1,6 (23,2%) i musulmani. Se il trend continuasse
costante, nel 2070 le due fedi potrebbero avere lo stesso numero di seguaci e
negli anni successivi inizierebbe lo storico sorpasso islamico.
Il
motivo? I trend demografici. Dal 2010 al 2050, la popolazione mondiale
raggiungerà i 9,3 miliardi, con un aumento del 35%. Se la crescita dei
cristiani sarà perfettamente nella media (35%), quella dei credenti in Allah
sarà del 73% a causa di tassi di natalità e fertilità elevati. È la stessa
ragione per cui i buddisti saranno i fedeli dell’unica grande religione
a non aumentare, per la bassa fertilità e l’invecchiamento della
popolazione in Cina, Giappone e Tailandia.
Cresceranno invece gli induisti del 34% (da 1 miliardo a 1,4), gli ebrei del 16% (da 14 a 16,1 milioni), i seguaci delle religioni tradizionali – animisti africani, cinesi, nativi americani e aborigeni australiani – dell’11% (da 405 a 450 milioni) e gli aderenti a tutte le altre religioni – bahà’i, giainisti, sikh, taoisti – del 6% (da 58 a 61 milioni).
Cresceranno invece gli induisti del 34% (da 1 miliardo a 1,4), gli ebrei del 16% (da 14 a 16,1 milioni), i seguaci delle religioni tradizionali – animisti africani, cinesi, nativi americani e aborigeni australiani – dell’11% (da 405 a 450 milioni) e gli aderenti a tutte le altre religioni – bahà’i, giainisti, sikh, taoisti – del 6% (da 58 a 61 milioni).
Tuttavia,
se in termini assoluti cresceranno tutti i gruppi religiosi eccetto i buddisti,
nel complesso della popolazione mondiale conteranno tutti meno. La presenza
calcolata in percentuale diminuirà sempre, con la sola eccezione dell’islam e
del cristianesimo. Sempre più, quindi, le due religioni monoteiste
saranno destinate a confrontarsi.
La
considerazione vale anche per la terza “fede” al mondo, quella dei “non
affiliati”, che include gli atei e gli agnostici. Passeranno dagli attuali 1,1
miliardi a 1,2 ma in termini percentuali scenderanno dal 16 al 13%. Ci sono
però delle significative eccezioni: nel 2050 i non credenti saranno il 26%
della popolazione negli Stati Uniti (il 16% nel 2010), mentre diventeranno la
prima “fede” in Francia, Olanda e Nuova Zelanda, Paesi che ancora oggi sono a
maggioranza cristiana.
Il
rapporto del Pew Research Center sottolinea altri cambiamenti. A metà
del ventunesimo secolo, i musulmani in Europa saranno il 10% dell’intera
popolazione (5,9% nel 2010) e negli Usa sorpasseranno gli ebrei,
passando dall’attuale 0,9% al 2,1%. Nel frattempo, gli Stati Uniti rimarranno
il paese al mondo con più cristiani, che però scenderanno da quattro quinti a
due terzi. Infine – dicono i ricercatori – l’Indonesia non sarà più il più
popoloso Stato islamico al mondo. Infatti, pur rimanendo a maggioranza indù, lo
diventerà l’India.