L’eurodeputata Cécile Kyenge ha presentato a Bruxelles una relazione in
otto punti e sottolinea come l’Unione europea, con i suoi 500 milioni di
abitanti, non possa parlare di crisi umanitaria se deve accogliere 250 mila
irregolari in un anno.
BRUXELLES - “La crisi non è il
fatto che l’Unione Europea - con i suoi cinquecento milioni di cittadini, i cui
Stati membri fanno parte dei paesi più industrializzati del mondo - si sia
trovata ad accogliere nel 2014 duecentocinquantamila migranti irregolari. La
vera crisi è l’ipocrisia e l’impasse della classe politica che preferisce
mettere delle toppe e trovare soluzioni di breve termine a un fenomeno che in
sé per sé non è qualcosa contro cui combattere ma qualcosa da gestire,
piuttosto che adottare una prospettiva di lunga durata e ad ampio raggio”.
A chiedere di uscire dalle
logiche emergenziali quando si parla di immigrazione è l’eurodeputata del Pd ed
ex ministro italiano, Cécile Kyenge, co-relatrice del rapporto strategico di
iniziativa che il Parlamento Europeo sta preparando sulle politiche Ue nel
Mediterraneo.
In un primo dibattito di
orientamento tenutosi oggi a Bruxelles, la Kyenge ha spiegato ai suoi colleghi
europarlamentari della Commissione Libertà Civili che, insieme alla sua collega
maltese Roberta Mezzola (dei popolari europei), intende strutturare il rapporto
intorno a otto direttrici principali:
1) il rispetto della persona e
dei suoi diritti fondamentali, in particolare per quanto riguarda i migranti
irregolari costretti alle pericolose traversate del mare e al loro trattamento
in fase di soccorso e identificazione.
2) Più solidarietà coi paesi maggiormente sotto pressione per i flussi migratori (Italia e Grecia ma anche Malta, la Bulgaria e la Spagna) e una più equa ripartizione delle responsabilità fra i ventotto Stati membri.
2) Più solidarietà coi paesi maggiormente sotto pressione per i flussi migratori (Italia e Grecia ma anche Malta, la Bulgaria e la Spagna) e una più equa ripartizione delle responsabilità fra i ventotto Stati membri.
3) Migliorare le capacità di
soccorso e salvataggio in mare e pensare a operazioni di search and rescue a
coordinamento europeo.
4) Lottare contro i trafficanti
di migranti e contro le organizzazioni criminali che alimentano e si nutrono di
questi traffici.
5) Andare verso un vero ed
effettivo sistema europeo comune di asilo e pensare alla possibilità di visti
umanitari nei paesi di origine e di transito dei migranti, nonché tutte le
proposte e progetti pilota che da più parti sono stati elaborati in questi
mesi.
6) L’apertura di canali legali
per l’immigrazione verso l’Europa.
7) Migliorare le politiche di
resettlement o reinsediamento dei migranti che arrivano nell’UE, ma anche le
politiche di rimpatrio delle persone che non hanno diritto alla protezione
internazionale.
8) Una migliore cooperazione coi
paesi terzi, non solo del Mediterraneo, e più in generale una politica estera
europea più omnicomprensiva e che ponga le questioni legate ai flussi migratori
come assoluta priorità.
Parlando di un’eventuale
revisione del regolamento di Dublino, che prevede che sia il paese di sbarco
dei migranti a essere responsabile di trattare le eventuali richieste di asilo,
la Kyenge ha sottolineato che “se dobbiamo modificare le regole attuali
dobbiamo andare verso un mutuo riconoscimento del diritto di asilo, nel senso
che se a un migrante viene riconosciuto l’asilo in uno stato membro questo deve
essere esteso anche agli altri ventisette paesi dell’Ue”.
L’ex ministro si è anche detta in
favore di un’operazione analoga all’italiana Mare Nostrum, ma gestita a livello
europeo, come richiesto nelle scorse settimane anche dall’Alto Commissariato
Onu per i Rifugiati.
Parlando dei 470 morti nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno e dei quasi
settemila salvataggi in mare effettuati da venerdì scorso a oggi, la
Mezzola, invece, ha sottolineato che è ora di finirla con i tweet e le vuote
dichiarazioni di condoglianze per i morti in mare e di iniziare a fare qualcosa
di concreto tutti insieme, a livello europeo, per porre fine a questa
situazione vergognosa.
Un riferimento, quello della
Mezzola, non si sa quanto esplicito ai tweet del commissario Ue per
l’immigrazione, Dimitris Avramopoulos (presente anche lui alla discussione
odierna della Commissione Libe, ma che non ha voluto dare alcun dettaglio in
più sull’agenda per l’immigrazione che presenterà a metà maggio), il quale,
dopo l’ultima tragedia del mare che ha visto la morte di dieci migranti, ha
twittato ieri il dispiacere dell’esecutivo di Bruxelles, l’intenzione di fare
di più ma anche il richiamo alle proprie responsabilità diretto agli Stati
membri.
Ora la Kyenge e la Mezzola, per
elaborare e finalizzare la loro relazione, aspettano gli input degli altri
eurodeputati ma anche delle Ong che si occupano di immigrazione. Un vero
spartiacque si avrà però proprio a maggio quando, come scritto sopra, il
commissario Avramopoulos chiarirà meglio quali saranno le priorità della
Commissione Ue con l’agenda immigrazione per il 2015. (Maurizio Molinari)