SETTIMANA DI
PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI
18-25 gennaio
“Quale offerta
porteremo al Signore, al Dio Altissimo, quando andremo ad adorarlo? Gli offriremo
in sacrificio vitelli, di un anno? Gradirà il Signore migliaia di montoni e
torrenti di olio? Gli daremo in sacrificio i nostri figli, i nostri primogeniti
per ricevere il perdono dei nostri peccati?
In realtà il Signore ha
insegnato agli uomini quel che è bene, quel che esige da noi: praticare la
giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio.” (Michea
6, 6-8)
La data tradizionale
per la celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, nell’emisfero
nord, va dal 18 al 25 gennaio, data proposta nel 1908 da padre Paul Wattson,
perché compresa tra la festa
della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo; assume quindi
un significato simbolico. Nell’emisfero sud, in cui gennaio è periodo di
vacanza, le chiese celebrano la Settimana di preghiera in altre date, per
esempio nel tempo di Pentecoste (come suggerito dal movimento Fede e
Costituzione nel 1926), periodo altrettanto simbolico per l’unità della Chiesa.
Lungo tutta la
Settimana di preghiera per l’unità, i cristiani di tutto il mondo esplorano che
cosa significhi, nella comunità ecumenica, praticare la giustizia, amare la
benevolenza e camminare in umiltà con Dio. Questo tema è sviluppato attraverso
gli otto giorni dalla metafora del cammino. Per le comunità Dalit il
cammino verso la liberazione è inseparabile dal cammino verso l’unità. E perciò,
in questa Settimana, il nostro cammino con i Dalits, e con tutti coloro
che anelano alla giustizia, è parte integrante della preghiera per l’unità.
Gli otto temi della
Settimana, si riferiscono a diversi modi di camminare, aiutandoci così a focalizzare
le varie dimensioni di un autentico discepolato, che cammina nel sentiero della
giustizia e che conduce alla vita
(cfr. Prov 12,28a).
2° Giorno -
Camminare come corpo di Cristo. Riconoscendo
la solidarietà tra il Cristo crocefisso e le “persone lacerate”
del mondo, come i Dalits, cerchiamo, come cristiani, di imparare insieme
ad essere noi stessi parte
di questa solidarietà in modo più profondo. Ci deve essere una relazione fra l’Eucaristia e la
giustizia, e i cristiani sono invitati a scoprire modi concreti del vivere
eucaristico nel mondo.
Ciò che Dio ci richiede
oggi è di camminare nel sentiero della giustizia, della misericordia e dell’umiltà.
Questo cammino di discepolato comporta di avviarsi nella via stretta del Regno
di Dio, e non sulle autostrade degli imperi di oggi. Incamminarsi in questo
sentiero di giustizia mette in conto la durezza della battaglia, l’isolamento
che accompagna la protesta e il rischio insito nel resistere alle “autorità e
potenze” (Ef 6,12). Ciò si verifica soprattutto quando coloro che
parlano in nome della giustizia sono considerati come persone che creano
problemi e distruggono la pace. In questa prospettiva dobbiamo comprendere che
la pace e l’unità sono radicalmente attuate solo se si fondano nella giustizia.
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