È la cifra resa nota dal Cnewa (Catholic Near East Welfare Association) a
Gerusalemme: povertà, guerra e persecuzioni mettono in ginocchio i cattolici di
quell’area
MARCO TOSATTI
ROMA - Nel Vicino
Oriente oltre 25 milioni di cattolici soffrono in condizioni di povertà,
vittime di guerre e persecuzioni. E’ questa la cifra – impressionante – fornita
da mons. John E. Kozar, segretario di Catholic Near East Welfare Association
(Cnewa), l’ufficio del Papa che si occupa di offrire supporto pastorale ed
umanitario alle Chiese e alle genti del Vicino Oriente durante una conferenza
che si è svolta nei giorni scorsi presso la sede dell’Ordine Equestre del Santo
Sepolcro di Gerusalemme.
“La maggior
parte delle persone in Occidente conosce solo la Chiesa Latina. Si sa poco del
ricco patrimonio e delle tradizioni delle Chiese Cattoliche Orientali. In molti
casi, queste sono le Chiese più storiche e antiche che compongono la Chiesa
Cattolica”, ha detto mons. Kozar. Egitto, Iraq, Israele, Giordania, Libano,
Palestina e Siria ospitano cristiani; e li troviamo anche nella penisola araba,
in Iran e in Turchia. Ed è possibile trovare cristiani di rito orientale
in luoghi come Eritrea, Etiopia e India. Ma sono Chiese “in grande sofferenza
perché si trovano in aree di grande tensione, di guerra e d'ingiustizia, con
annesse una serie di grandi difficoltà. E molti di questi cristiani cattolici
sono fuggiti negli ultimi anni a causa delle persecuzioni, dell'instabilità
economica e degli sconvolgimenti politici”.
CNEWA cerca di
aiutare i cristiani che fuggono da persecuzioni, povertà, ingiustizie e
conflitti che caratterizzano questa parte del mondo. In Siria offre prodotti
alimentari di base, abbigliamento e un posto dove dormire per chi è costretto a
fuggire dalla violenza della guerra civile. A Gaza CNEWA rafforza lo spirito
della piccola e impaurita popolazione cristiana aiutando i religiosi che
operano sul posto. In Giordania, una terra traboccante di rifugiati provenienti
dall'Iraq e dalla Siria, CNEWA lavora nel campo della solidarietà.
Issam Bishara,
Direttore regionale per Libano Siria ed Egitto, ha parlato di un luogo di
rifugio a nord di Beirut, situato a lato di una collina che si affaccia sul
Mediterraneo, un campo profughi chiamato Dbayeh. Dbayeh è uno dei 12 campi
profughi in Libano. Ma Dbayeh è unico nel suo genere: è abitato solo da
famiglie cristiane - circa 4.200 (quattromiladuecento) persone in totale - ed è
l'unico campo profughi nel Paese dove è vietato introdurre armi da fuoco.
“Purtroppo, le
famiglie che abitano nel campo di Dbayeh vivono ancora in condizioni difficili
e possono contare solo su aiuti esterni per la loro sopravvivenza. Il governo
nazionale ha grandi difficoltà a fornire aiuto, in particolare in questo
momento dove il paese è sopraffatto da circa 160.000 (centossessantamila) nuovi
rifugiati provenienti dalla vicina Siria”, ha dichiarato Bishara.
Mentre la guerra
continua in Siria, centinaia di migliaia di profughi siriani hanno lasciato le
loro case e le città. La maggior parte si sono stabiliti nei campi profughi in
Turchia e Giordania, mentre le famiglie cristiane sfollate hanno trovato
rifugio nelle città siriane costiere di Marmarita e Safita, nei villaggi della
"Valle Cristiana" e in molte aree del Libano da familiari e amici.
CNEWA ha creato un programma di emergenza per coordinare gli aiuti dei
cattolici, specialmente verso quelle famiglie cristiane che non ricevono aiuti
da parte dei benefattori internazionali, semplicemente perché vivono fuori da
questi campi profughi. E, ha concluso Bishara, “ogni giorno i nostri
collaboratori - vescovi, sacerdoti, suore e volontari - devono accogliere nuovi
profughi da Siria e Iraq”.
E proprio da
Siria e Iraq giungono a Karak, nel sud della Giordania profughi che hanno bisogno
di assistenza medica. Suor Alessandra Fumagalli ha parlato del lavoro
nell’Italian Hospital di Karak. Attivo dal 1939, l’unico ospedale cristiano
nella zona. “Il nostro Ospedale è stato tra i primi a prestare cure mediche ai
rifugiati: prima Palestinesi, poi Irakeni ad oggi presenti nel Paese e dallo
scorso anno i Siriani. I campi profughi sono situati nel Nord del Paese e
quindi i Siriani presenti al Sud, circa 10.000, non hanno facile accesso agli
aiuti umanitari e sanitari”. Ma i bisogni di questa attività sono grandi e i
mezzi pochi. Per questo Cnewa chiede a tutti un aiuto concreto per i cristiani
del Medio Oriente. Per avere maggiori informazioni chi è interessato può
scrivere a cnewaitalia@cnewa.org.
Nessun commento:
Posta un commento