Viene dall’India il sussidio per la prossima Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani che sarà celebrata nel gennaio 2013. Ogni anno il sussidio che
accompagna le celebrazioni di quest’iniziativa, che prese il via nel 1908, è
affidato a un gruppo ecumenico di un Paese diverso.
Quest’anno il compito è stato
affidato all’India: nell’opera sono stati impegnati il Movimento studentesco
cristiano dell’India, cui aderiscono circa 10mila universitari, e la
Federazione degli universitari cattolici di tutta l’India, coadiuvati, per la
versione definitiva, dalla Commissione internazionale nominata dalla Commissione
Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese e dal Pontificio
Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
Una condanna forte al sistema delle caste, il grido di dolore dei dalit, gli esclusi, che sono per la maggio parte cristiani, ma anche le persecuzioni contro i cristiani e le altre minoranze religiose. Sono questi gli argomenti affrontati dal sussidio che accompagnerà la riflessione e la preghiera nella prossima Settimana per l’unità dei cristiani, prevista per gennaio 2013, redatto dagli studenti cristiani dell’India. Temi particolarmente importanti per la società indiana, dove i cristiani rappresentano il 3,5% della popolazione e dove la libertà religiosa, pur sancita dalla Costituzione, non è sempre rispettata. In questo contesto la Chiesa svolge un ruolo delicato: costruire una cultura del dialogo e di armonia con tutta la società, come ricorda mons. Felix Machado, vescovo di Vasai:
“Il governo dà privilegi a tutti i dalit, tranne ai cristiani e ai musulmani dalit. Mi sembra un’ingiustizia e la Chiesa non si stanca mai di protestare, perché non c’è una religione favorita in India”.
Nel sussidio anche spunti sul significato della pratica della giustizia, sulla quale i cristiani sono chiamati a riflettere in fraternità, sulla ricerca della bontà e della vita in umiltà di fronte al Signore. Le meditazioni attraversano gli otto giorni con la metafora dell’uomo in cammino che si confronta con l’interrogativo tratto dalle parole del profeta Michea: “Che cosa esige Dio da noi?”. Mons. Machado suggerisce come rispondere a questa domanda:
“È un tema limitato non solamente all’India, ma vediamo se nella nostra società abbiamo emarginati sociali, sottovalutati dal punto di vista politico ed economico e sfruttati da qualcuno, se dal punto di vista culturale qualcuno è dominato. Se nella nostra Chiesa, nella nostra società, abbiamo questo tipo di atteggiamento, che in India molti hanno verso i dalit, direi che dobbiamo seguire il cammino della giustizia, della misericordia e dell’umiltà, come dice il testo, ed essere solidali con loro”.
Alla redazione della prima
stesura del sussidio ha collaborato anche il Movimento studentesco cristiano
dell’India, il più antico del Paese, che proprio nel 2012 festeggia un secolo
di vita. Ci racconta questa esperienza Aruna Gnanadason, già coordinatrice
di Giustizia, Pace e Creazione al Consiglio Mondiale delle Chiese a Ginevra,
che ha collaborato con il Movimento degli studenti all’elaborazione del
sussidio:
“We were an ecumenical
group...
Abbiamo lavorato in un gruppo ecumenico composto da studenti che
appartengono al movimento cristiano e studiano nelle università cattoliche
della Federazione indiana. Lavorare con i giovani e ascoltare le loro storie, è
stata un’esperienza molto interessante e toccante. In India essere cristiani è
molto difficile, perché rappresentiamo solo il 3,5% della popolazione: questo è
il contesto in cui viviamo. È una situazione molto difficile, ma molto
stimolante e in qualche modo simile alla vita di Cristo stesso, che ci chiama a
riconciliarci con le altre comunità, a vivere serenamente insieme e in
solidarietà con i più discriminati”.
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