La presentazione del Messaggio del papa per la giornata della pace tra
biopolitica e 'nuovo modello economico'
Alessandro Speciale
Città del Vaticano - A una prima lettura, del Messaggio di papa Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace 2013 colpiscono soprattutto i passaggi – brevi ma dal linguaggio particolarmente incisivo – dedicati alle questioni calde della bioetica e della morale, dal matrimonio omosessuale all'eutanasia.
Si tratta di passaggi messi in
evidenza anche dal direttore dell'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, che
in un editoriale pubblicato oggi sulla prima pagina del
quotidiano vaticano, paragona il messaggio “Beati gli operatori di pace” ad una
“piccola enciclica”. Ma che sono subito finiti al centro del ping pong del
dibattito politico e dei commenti sui social network.
Per Vian, papa Ratzinger si
sofferma su questioni valoriali in un messaggio dedicato una questione
all'apparenza in larga misura 'politica' come la pace perché “precondizione
della pace è il riconoscimento della legge morale naturale”, “ferita” – spiega
– da chi vuole allargare il diritto all'aborto e all'eutanasia nel mondo. Anche
sul tema delle nozze gay, l'approccio del papa, non confessionale ma fondato
sulla “legge naturale”, starebbe raccogliendo, ad esempio in Francia, il
sostegno di “credenti e non credenti di diverse appartenenze religiose e
ideali” nella “battaglia culturale” in difesa della famiglia.
Il papa, secondo Vian, auspica sì
che “temi come la strutturazione etica dei mercati e la crisi alimentare
restino al centro dell'agenda politica internazionale”; ma lo fa “nella
convinzione che il ruolo della famiglia e quello dell'educazione restano
fondamentali”.
Non sono però i temi
“biopolitici” quelli che hanno dominato la presentazione del Messaggio
organizzata in Vaticano. Per il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson,
presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, si può
riassumere così il senso del messaggio papale: “Se la politica riesce in questo
sforzo la finanza servirà al bene comune, altrimenti non ci saranno benefici e
benessere per tutti”.
In altri termini, ha aggiunto monsignor
Mario Toso, segretario del dicastero vaticano, “le comunità politiche sono
chiamate a riconoscere, tutelare, promuovere diritti e doveri dell’uomo,
considerandoli un insieme unitario e indivisibile, non decurtandolo di parti
essenziali”. E proprio in questo senso “i veri operatori di pace sono chiamati
a difendere e a promuovere non solo alcuni diritti - come, ad esempio, il
diritto allo sviluppo integrale, sostenibile; il diritto alla pace, all’acqua
potabile, al lavoro - ma anche il diritto primario alla vita, il diritto alla
libertà religiosa, all’uso del principio dell’obiezione di coscienza nei
confronti di leggi e misure governative che attentano contro la dignità umana,
come l’aborto e l’eutanasia”.
Un accento particolare monsignor
Toso lo ha messo sulla “crisi alimentare”, ben più grave di quella finanziaria:
per risolverla serve la mobilitazione di “tutti i soggetti sociali mettendo al
centro gli agricoltori”.
Secondo alcuni osservatori, è
proprio nella richiesta di un “nuovo modello economico” il cuore del messaggio
papale. L'economista Riccardo Moro, scrivendo sul Sir, sottolinea la distanza tra quanto proposto dal papa e
il modello economico “prevalso negli ultimi decenni postulava la ricerca della
massimizzazione del profitto e del consumo in un’ottica individualistica ed
egoistica, intesa a valutare le persone solo per la loro capacità di rispondere
alle esigenze della competitività”.
E leggere tutto il Messaggio,
senza fermarsi solo ad alcuni passaggi, è l'invito lanciato dai missionari di Mondo
e Missione per scongiurare il “pericolo che si profila all'orizzonte:
quello che di questa pagina del Magistero ciascuno prenda solo quello che gli
fa più comodo, nell'eterno 'derby dei valori' di cui abbiamo parlato più
volte”.
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