di Melani Manel Perera
Per cercare lavoro avevano tentato di raggiungere in modo illegale Australia e Nuova Zelanda. La vita delle loro famiglie e il 25 dicembre passato in prigione. Migrante tornato in libertà: "Questi detenuti sono persone innocenti".
Chilaw - Un Natale "senza gioia, pace e condivisione" per decine di famiglie cattoliche dello Sri Lanka. I loro uomini - mariti e padri - sono in prigione, alcuni anche da tre mesi, per aver provato a raggiungere in modo illegale Australia e Nuova Zelanda, in cerca di un lavoro. Dal loro arresto, solo poche famiglie (anche non cattoliche) hanno raccolto i soldi necessari per pagare la cauzione, perché la maggior parte di loro è troppo povera. Anche la macchina della giustizia non aiuta: molte udienze vengono aggiornate e posticipate, senza spiegare i motivi.
È il caso di Anthony Dencil, cattolico di 47 anni, detenuto nella prigione di Negombo da tre mesi. Egli non sapeva di essere su un'imbarcazione illegale: il capitano lo aveva assunto come cuoco. Ora sua moglie Deepa Renuka Kumari, buddista, è l'unica fonte di reddito: ma con 300 rupie al giorno, non sa come sfamare i loro tre figli di 20, 14 e 5 anni, perché "carne e verdure costano troppo". "Prima del 25 dicembre - racconta ad AsiaNews -, gli abbiamo portato vestiti puliti per partecipare alla messa di Natale, e alcune immagini di Gesù".
Jude Anthony, 49 anni, è uscito di prigione pochi giorni prima di Natale. È rimasto in carcere per sei mesi. Secondo l'uomo, cattolico e padre di quattro figlie, "questi detenuti sono persone innocenti. Solo la nostra povertà ci ha spinto a correre questo rischio. Se avessimo avuto un lavoro, non avremmo tentato di emigrare".
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