Mons. Mario Zenari, nunzio vaticano a
Damasco, descrive l'attività delle parrocchie impegnate nella preparazione del
Natale, nonostante le bombe e l'odio interconfessionale. In un istituto
cattolico della periferia della capitale, decine di bambini ritagliano con
gioia le figure del presepe.
Nei saloni parrocchiali giovani cristiani e musulmani distribuiscono
migliaia di pasti caldi senza distinzione di fede, fazione o etnia.
Damasco - "Oltre 6.500 pasti caldi distribuiti ai poveri in un centro di aiuto a Damasco. La scarsità di viveri non ferma le parrocchie e gli istituti religiosi che ogni giorno sfornano pane fresco per migliaia di sfollati in fuga dalle bombe". È quanto racconta mons. Mario Zenari, nunzio cattolico a Damasco che descrive ad AsiaNews il miracolo della nascita di Gesù fra la popolazione siriana martoriata da 20 mesi di guerra civile.
"La gioia del Natale -
afferma il prelato - si celebra anche in questo clima di conflitto e paura, ed
è una sfida alle sofferenze e all'odio che ormai dilaga nel cuore della
popolazione". Il nunzio sottolinea che diverse parrocchie a Damasco non
hanno rinunciato a festeggiare il giorno più importante per la cristianità:
"Lo scorso 16 dicembre ho visitato una piccola parrocchia nella periferia
della capitale, dove da mesi si convive con le esplosioni dei mortai e gli spari
di artiglieria pesante. Nel salone vi erano decine di bambini intenti a
ritagliare nel cartone le figure del presepe. I più piccoli percepiscono più di
noi adulti la gioia del Natale, anche attraverso questi gesti semplici. La loro
letizia è il primo frutto del Natale in questo angolo di mondo martoriato dalla
sofferenza, dove le famiglie cristiane vivono ogni giorno con fede profonda,
andando alla radice del significato di questo Mistero: la solidarietà di Dio e
di Gesù con noi. Egli stesso ha vissuto il dramma della fuga in Egitto per
sfuggire alla strage degli innocenti. Tale episodio non è diverso da ciò che
stanno vivendo oltre 500mila profughi che in questi mesi hanno attraversato il
confine abbandonando tutto ciò che avevano".
Per mons. Zenari, lo spirito di
questo Natale, non si ferma alle parrocchie, ma si diffonde fra i musulmani che
insieme ai cristiani organizzano distribuzioni di viveri e beni di prima
necessità agli sfollati. "Anche a Damasco - spiega - come nel resto del
Paese, il pane è ormai una rarità, un bene di lusso, ed è per molti l'unico
pasto quotidiano. Tuttavia, ho visitato decine di istituti religiosi che
lavorano ogni giorno per donare alla popolazione il pane fresco o un pasto più
sostanzioso se vi sono scorte". Il prelato indica in modo particolare
l'attività di un centro di assistenza per i poveri della capitale, anonimo per
motivi di sicurezza, dove si distribuiscono fino a 6500 pasti caldi al giorno.
"Qui lavorano gratuitamente giovani cristiani e musulmani. Il cibo
viene distribuito a chiunque ne fa richiesta, senza distinzioni di credo,
fazione o etnia".
In questo clima di guerra, il
nunzio nota che la carità e la condivisione si impongono in modo potente
sull'odio e il risentimento che sono purtroppo le vere armi ad orologeria di
questo conflitto. "Lo spirito del Natale - afferma - si mostra vivo in
questi piccoli gesti".
Secondo un documento diffuso oggi
dall'Onu il conflitto fra Free Syrian Army e il regime di Bashar al-Assad si è
trasformato in una lotta interconfessionale fra sunniti e alawiti che ha ormai
rotto ogni legame con la politica, e rischia di coinvolgere anche le minoranze
cristiane e armene. Nei prossimi mesi si temono eccidi di massa, con la fuga
oltre confine di intere comunità e minoranze etniche. Nel rapporto, si fa anche
una nuova stima degli aiuti necessari per oltre 1 milione di sfollati, che ha
raggiunto la cifra record di 1,5 miliardi dollari.
Invitando tutti i cattolici
dell'occidente a pregare per la Siria, il prelato sottolinea che
"una volta terminata la guerra i leader di tutte le fedi religiose avranno
l'arduo compito di disinnescare queste 'bombe di risentimento e vendetta'
annidate nei cuori della gente, testimoniando uno sguardo di amore e
riconciliazione".
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