21 novembre 2012

RMG - Io ricordo sr. Troncatti così: il racconto di un testimone 1/2


(ANS – Roma) – Il sig. Cosimo Cossu, salesiano coadiutore, missionario in Ecuador per circa venti anni, è uno dei testimoni della morte della futura beata sr. Maria Troncatti, scomparsa tragicamente in un incidente aereo a Sucùa, Ecuador, il 25 Agosto 1969. Il sig. Cossu ha raccontato in più occasioni le sue memorie e il ruolo che ebbe nella tragica circostanza in cui scomparve la Figlia di Maria Ausiliatrice (fma). ANS oggi propone la prima parte della sua testimonianza.

Il racconto del sig. Cossu si concentra sugli ultimi due mesi di suor Maria Troncatti che il prossimo 24 novembre a Macas, in Ecuador sarà dichiarata beata. Il primo episodio che riportiamo oggi svela la profonda devozione alla Vergine Maria e la totale dedizione alla missione a lei affidata.
A Sucùa i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice giunsero nel 1925. Il piccolo villaggio, costituito inizialmente da poche capanne, iniziò a svilupparsi attorno all’opera salesiana che con il tempo ebbe un internato maschile, con circa 120 ragazzi, uno femminile con 130 ragazze, una chiesa pubblica e un ospedale affidato alle cure delle fma. Sucùa sul finire degli anni ’60 era un centro abitato con circa 700 abitanti.
Nello stesso periodo, però, il rapporto tra le popolazioni locali Shuar e i latifondisti iniziarono a intorbidirsi. Gli Shuar gradualmente venivano defraudati dei loro terreni che cedevano a poco prezzo ai proprietari terrieri, che li usavano per i pascoli e il commercio della carne. La posizione di Sucùa era favorevole; il piccolo aeroporto divenne un luogo di raccolta bestiame, macellazione e spedizione della carne.
Don Jan Shutka, valendosi di persone competenti, riuscì a far approvare un decreto presidenziale che vietava la vendita dei terreni Shuar ai bianchi per un raggio di 500 km. Questo causò la reazione dei latifondisti.
La notte tra il 4 e 5 luglio 1969, un edificio di legno di tre piani, dove risiedevano tre salesiani – il direttore, don Pedro Gabrielli, don Jan Shutka, e don Matej Krovina – e due inviati dal Ministero della Pubblica Istruzione venuti da Quito per gli scrutini degli esami finali, fu raso al suolo da un incendio doloso. Una famiglia Shuar testimoniò che ad appiccare il fuoco erano stati i bianchi. “Vi assicuro che vivere una notte come quella, con fiamme di 60 metri ed una forza di calore che ha spaccato i vetri della chiesa a 50 metri di distanza non fu uno scherzo”, racconta il sig. Cossu.
L’episodio scatenò la rabbia delle popolazioni autoctone che si schierarono a difesa dei salesiani, minacciando rappresaglia. La mattina del 5 luglio nel cortile salesiano c’erano un centinaio di indigeni armati fino ai denti, pronti a sterminare i bianchi. “Don Shutka, provato dall’incendio e dalla consapevolezza di essere l’obiettivo del folle gesto, si sentì chiedere da un capo Shuar ‘Padre a che ora cominciamo?’: voleva dire: quando iniziamo a far fuori tutti i bianchi di Sucùa? Era questione di ore e nessun bianco sarebbe sopravvissuto a Sucùa”, racconta il coadiutore salesiano.
Cosa fece sr. Troncatti? “A nostra insaputa, poiché non poteva camminare, si fece accompagnare in auto a Macas – a circa 25 km da Sucùa – dove aveva lavorato per anni, e si recò presso il Santuario Mariano della Purissima per impetrare dalla Vergine la pace e pacificare i suoi figli di Sucùa. - racconta il sig. Cossu – Offrì la propria vita per il popolo che le era stato affidato”.
Questo episodio, alla luce di quanto poi sarebbe accaduto il 25 agosto successivo acquistò un significato particolare perché la forte tensione tra le due fazioni si spense davanti alla salma di sr. Troncatti.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice dell’Ecuador hanno attivato nel loro sito una sezione dedicata a sr. Maria Troncatti. Sullo stesso sito, sabato mattina 24 novembre alle ore 10:00 (GMT-5) sarà possibile seguire in diretta della beatificazione presieduta dal card. Angelo Amato, sdb, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

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