Intervista a monsignor Giancarlo
Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes che celebra il suo 25°
anniversario - di José Antonio Varela Vidal
ROMA – Si è concluso l’Incontro
Nazionale dei direttori diocesani e dei collaboratori della Fondazione
Migrantes, l'organismo costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana che
da 25 anni assicura l'assistenza religiosa ai migranti, ai rifugiati e a tutti
coloro che sono costretti a partire e vivere in paesi stranieri per lavoro. Per
approfondire meglio questa importante realtà e il compito svolto dalla
Fondazione, ZENIT ha incontrato il direttore generale, monsignor Giancarlo
Perego, per l’intervista che riportiamo di seguito.
***
Come valuta i 25 anni della Fondazione Migrantes della Conferenza
Episcopale Italiana?
Monsignor Giancarlo Perego: Sono
25 anni di lavoro pastorale sul tema della migrazione e della mobilità delle
persone. Sono 25 anni di assistenza e aiuto ai migranti italiani all’estero,
circa quattro milioni attualmente, insieme a numerosi sacerdoti trasferitisi
per seguire queste comunità. Così come ai migranti venuti in Italia in questi
anni, il cui numero è cresciuto considerevolmente, raggiungendo e superando i 5
milioni, seguiti anch’essi da oltre 3.000 preti stranieri presenti in Italia.
Sono 25 anni anche di attenzione al mondo di rifugiati, in particolare
ricordiamo tutti gli sbarchi dello scorso anno con 62.000 rifugiati del nord di
Africa. O verso il mondo dello spettacolo viaggiante, quello circense, dei
fieranti, del teatro di strada, o verso il mondo della minoranza rom e sinti.
Per molte gente ancora oggi non è facile la convivenza tra migranti e
cittadini. Cosa si sta facendo in questa direzione?
Monsignor Giancarlo Perego: Il
tema di questo convegno è proprio l’educazione all'incontro. Si sa che quando
s’incontra una persona che non si conosce, che viene da un altro paese il primo
atteggiamento è la paura, la diffidenza. Le nostre comunità, le nostre città,
le nostre scuole e parrocchie devono diventare luoghi d’incontro, per aiutare
effettivamente a superare questa paura, per creare occasioni nuove di famiglia,
di formazione, di storia civile, di partecipazione e di responsabilità
politica. Concretamente il nostro lavoro è sopratutto un lavoro educativo che
aiuta a far superare la diffidenza verso lo straniero che caratterizza ancora
sei italiani su dieci.
Da 25 anni a oggi, quale sono le differenze che hanno cambiato il tema
dei migranti e quali rimangano ancora?
Monsignor Giancarlo Perego: Nel
1987, quando è nata la Fondazione Migrantes, l’Italia era un paese che stava
conoscendo l'immigrazione. Da allora, da quando cioè l'immigrazione riguardava
poche centinaia di persone, si è arrivati ad oggi dove si parla di un fenomeno
che interessa oltre cinque milioni di persone. Il cammino
dell’immigrazione, quindi, lungo questi 25 anni, ha incrociato il cammino
dell’Italia che è diventata una nazione sempre più multietnica, dove vivono
persone di 198 nazionalità diverse. In questi anni, inoltre, abbiamo cercato di
fare in modo che all’interno del dialogo fra Chiesa e mondo, il tema della
migrazione e della mobilità fosse un tema centrale, sopratutto dal punto di
vista di una pastorale integrale, in relazione agli altri uffici, alle altre
realtà, alla pastorale giovanile, familiare, del lavoro e via dicendo. Il tema della
migrazione infatti é un tema trasversale, non un tema collaterale alla
pastorale ordinaria.
Lei ha dichiarato che la presenza dei migranti cattolici di altri paesi
ha arricchito la Chiesa italiana. In che modo?
Monsignor Giancarlo Perego:
L'Italia oggi vede una Chiesa cattolica differente perché in questi anni sono
arrivati un milione di cattolici da oltre 100 paesi del mondo. Questa
differenza è diventata un valore aggiunto e tante volte anche uno stimolo alle
nostre comunità un po’ stanche, demotivate, a testimoniare quotidianamente la
propria fede, vedendo cristiani provenienti da paesi dove non c'e la libertà
religiosa, dove si vive ancora il martirio.
Il prossimo fine di settimana avrete un incontro molto importante...
Monsignor Giancarlo Perego: Si, è
l’incontro del mondo dello spettacolo viaggiante, dei circensi, del teatro di
strada popolare con il Papa. È un’occasione per avvicinare al centro della
cristianità questo mondo che tante volte è al margine. Quasi 7.000 persone
saranno ricevute in Udienza straordinaria dal Santo Padre e il giorno prima
faranno una festa in Piazza del Popolo e in altre piazze della città di Roma,
come segno della loro presenza nella città, ma anche nella Chiesa come parte
viva delle nostre comunità.
Alcuni giovani italiani sono andati all’estero, ma non hanno trovato
ciò che volevano, non vivono bene ecc. Cosa si sta facendo per loro?
Monsignor Giancarlo Perego:
Purtroppo molto spesso si verifica che nei carceri delle grandi città europee
ci sono molti giovani italiani. Questo é un problema che noi più volte abbiamo
riscontrato e che cerchiamo di seguire attraverso i cappellani che vivono
all’estero, soprattutto quelli che operano nei carceri. E stiamo lavorando
anche attraverso l’informazione rivolta soprattutto ai giovani universitari che
sempre più studiano nelle università estere, affinché trovino nelle nostre
comunità un punto di riferimento.
Se qualcuno si dovesse trovare in situazioni di difficoltà, lei
suggerirebbe di tornare a casa?
Monsignor Giancarlo Perego: Certamente,
quando si è in difficoltà, piuttosto che rimanere in una situazione
d’illegalità, di sfruttamento, é molto meglio rientrare nella propria patria.
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