Si svolgerà a Juba nel prossimo
mese di aprile la prima conferenza nazionale di riconciliazione indetta dal
governo per superare antiche divisioni e contrasti che alimentano violenze e
sospetti tra le diverse comunità. Lo riferiscono i mezzi di informazione
secondo cui l’iniziativa prevede la partecipazione di centinaia di delegati
provenienti dai dieci stati che compongono il paese.
“Il Sud Sudan deve riconciliarsi
con il suo passato” ha detto inaugurando i lavori della prima riunione
preparatoria, il vicepresidente Riek Machaar Teny, “e suoi cittadini accettare
quello che è stato, non necessariamente dimenticando la storia, ma venendo a
patti con essa”.
All’incontro – il primo di una
serie fino al mese di aprile – erano presenti rappresentanti politici e
esponenti delle associazioni locali e organizzazioni non governative
internazionali.
Dopo l’indipendenza Machar è
stato il primo politico di spicco ad avviare un processo di riconciliazione,
presentando le sue scuse per le violenze e i dissidi che hanno contraddistinto
la lunga scissione tra comunità Nuer e Dinka-Bor all’interno del Movimento popolare
per la liberazione del Sudan (Splm) negli anni della guerra civile.
Nel 1991 i Nuer guidati da Machar
dichiararono uno scisma dal movimento guidato dall’allora leader John Garang de
Mabior per rivendicare la piena indipendenza delle regioni meridionali da
Khartoum. In quello stesso anno nella città di Bor si consumò uno dei peggiori
massacri della storia recente del Sud Sudan in cui circa 85.000 civili furono
uccisi e altrettanti feriti in due mesi di combattimenti tra le due comunità.
La riconciliazione avvenne nel 2002.
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