(ANS
– El Obeid) – Una nuova crisi umanitaria rischia di scoppiare nei
territori del Sudan del Sud, quando manca meno di un mese dalla sua nascita
come stato indipendente, sancita dal referendum popolare del gennaio scorso. Il
Forum Ecumenico del Sudan (SEF), una rete di pace di tutte le chiese cristiane
presenti nel paese, invoca l’intervento immediato delle agenzie internazionali
per fermare le violenze che colpiscono i civili inermi.
Stime
delle Nazioni Unite riportano che fino a 40.000 persone sono in fuga dallo
stato del Kordofan meridionale, e in particolare dalla città di Kaduqli, a
causa degli scontri tra l’esercito del nord, le “Sudan Armed Forces” (SAF), e i
membri del gruppo armato degli ex ribelli del sud, il “Sudan People’s
Liberation Army” (SPLA).
Bombardamenti
sono stati sentiti sulle città di Kauda e sulle aeree di Heiban e Um Dorain.
Aerei a bassa quota terrorizzano gli sfollati che cercano riparo presso la sede
della Missione delle Nazioni Unite in Sudan (MINUS), posta al confine nord di
Kaduqli. Da 7 giorni molte persone della città sono chiuse nelle loro case,
senza cibo né acqua, per paura degli attacchi, mentre chi si è rifugiato fuori
città, sulle alture di Nuba, è adesso braccato dagli elicotteri.
Secondo
un comunicato diffuso dal Forum Ecumenico del Sudan, alcuni testimoni riportano
che le truppe delle SAF stanno attraversando Kaduqli casa per casa, alla
ricerca di sospetti, che a volte vengono direttamente uccisi sul posto. Anche
le forze dell’SPLA sono accusate di aver commesso atrocità e comunque non
stanno riuscendo nell’operazione di protezione dei civili.
“La
comunità internazionale, guidata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con il
sostegno esplicito e determinato in particolare di Cina, Stati Uniti, Unione
Africana, Lega Araba e Unione Europea, deve urgentemente adottare tutte le
misure per fermare le ostilità, proteggere i civili e permettere l’accesso
umanitario a tutte le parti del Sud Kordofan, come primo passo per
ri-coinvolgere le fazioni in conflitto politico e militare, alla ricerca di una
soluzione negoziata” ha dichiarato il Co-Presidente del Forum Ecumenico del
Sudan, Eberhard Hitzler.
Nello
stesso comunicato la SEF fa presente le priorità: creare immediatamente una
“no-fly zone” sullo stato Kordofan, mettere gli operatori internazionali in
condizione di portare soccorso, e offrire adeguata protezione ai civili nella
missione delle Nazioni Unite di Kudaqli. Attualmente le violenze, i saccheggi e
gli incendi stanno mettendo in pericolo la vita di oltre 300.000 persone che
abitano nel Kordofan.
I
salesiani della Delegazione ispettoriale del Sudan per ora stanno tutti bene.
La città di El Obeid, nel centro del paese, dove i salesiani sono presenti con
un’opera, è divenuta meta di rifugio per molti sfollati. La situazione è
comunque difficoltosa e, nel clima di tensione, le attività scolastiche sono
state sospese.
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