4 luglio 2014

L'ORRORE DI POZZALLO E L'EUROPA DELL'INDIFFERENZA


C'è un'indifferenza che va avanti da anni e alimenta la rabbia di molti: quella delle istituzioni europee verso profughi che arrivano sulle nostre coste, vivi o morti. Come se fossero un incidente di percorso.

Antonio Sanfrancesco

Il dirigente della Squadra Mobile di Ragusa ha detto di aver visto quelle scene solo sui libri di storia: fosse comuni o lager. Spaccato di un’Europa che credevamo non potesse tornare mai più. Dove i morti non erano persone da seppellire ma cose, oggetti da ammassare. 
A Pozzallo – per fortuna – la pietà non è morta, l’impegno di tanti volontari, dalla Caritas alle parrocchie alla gente comune, non si è esaurito ma tutto questo non basta più. L’operazione Mare Nostrum ha salvato migliaia di vite ma ora non basta più. L’impegno del nostro Paese non basta più. Adesso non c’è neppure il posto per dare una sepoltura a quelle persone. Nella cella frigorifera del cimitero di Pozzallo giacciono i cadaveri senza nome che ancora attendono di essere seppelliti. Il sindaco Luigi Ammatuna ha dovuto “prestarsene” un’altra dalla Protezione civile della Provincia per poter accogliere gli altri morti di questi giorni: giovani centrafricani morti asfissiati, accatastati l’uno sull’altro, nella ghiacciaia di un peschereccio arrugginito, costretti a respirare, senza potersi muovere di un millimetro, il monossido di carbonio del motore accanto a loro. 
Fino a ieri arrivavano vivi: maltrattati, oggetto di violenza, torturati, esposti alle peggiori intemperanze e sevizie, ma vivi. Oggi i barconi arrivano stipati di morti nascosti nella stiva. A Pozzallo c’è voluto un muletto per togliere il ponte e scoperchiare l’orrore a cui neppure gli addetti, protetti da tute,  maschere e guanti, avevano il coraggio di avvicinarsi. 
E cosa fa l’Europa? Niente. Solo silenzio e indifferenza. Martedì a Strasburgo s’è aperta l’ottava legislatura del Parlamento europeo. Qualcuno – sbagliando – ha voltato le spalle durante l’esecuzione dell’Inno alla Gioia. Ne sono seguite polemiche e critiche sacrosante. Ma c’è un voltarsi di spalle quotidiano, continuo, che va avanti da anni e che nessuno riesce purtroppo a fermare: quello delle istituzioni europee nei confronti di quella tomba gigantesca che è diventato il Mediterraneo. 
Se non il rispetto della vita umana – e soprattutto di quella maltrattata, umiliata, uccisa in un modo così cinico e barbaro – cosa tiene ancora insieme il Vecchio Continente? Quale comune idea di umanità ci unisce? Otto su dieci delle persone che arrivano sulle coste siciliane sono profughi di guerra. Fuggono dai loro Paesi in fiamme, dalla Siria all’Eritrea. Più ancora della fabbrica di morte seriale che sono diventate le traversate nel Mediterraneo è il cinismo e l’indifferenza dell’Europa che fa paura. Alimentando anche la rabbia della gente comune. Fino a quando?


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