C'è un'indifferenza che va avanti da anni e alimenta la rabbia di
molti: quella delle istituzioni europee verso profughi che arrivano sulle
nostre coste, vivi o morti. Come se fossero un incidente di percorso.
Antonio Sanfrancesco
Il dirigente della Squadra Mobile
di Ragusa ha detto di aver visto quelle scene solo sui libri di storia: fosse
comuni o lager. Spaccato di un’Europa che credevamo non potesse tornare
mai più. Dove i morti non erano persone da seppellire ma cose, oggetti da
ammassare.
A Pozzallo – per
fortuna – la pietà non è morta, l’impegno di tanti volontari, dalla Caritas
alle parrocchie alla gente comune, non si è esaurito ma tutto questo non basta
più. L’operazione Mare Nostrum ha salvato migliaia di vite ma ora non
basta più. L’impegno del nostro Paese non basta più. Adesso non c’è neppure il
posto per dare una sepoltura a quelle persone. Nella cella frigorifera del
cimitero di Pozzallo giacciono i cadaveri senza nome che ancora attendono di
essere seppelliti. Il sindaco Luigi Ammatuna ha dovuto “prestarsene”
un’altra dalla Protezione civile della Provincia per poter accogliere gli altri
morti di questi giorni: giovani centrafricani morti asfissiati, accatastati
l’uno sull’altro, nella ghiacciaia di un peschereccio arrugginito, costretti a
respirare, senza potersi muovere di un millimetro, il monossido di carbonio del
motore accanto a loro.
Fino a ieri arrivavano vivi:
maltrattati, oggetto di violenza, torturati, esposti alle peggiori intemperanze
e sevizie, ma vivi. Oggi i barconi arrivano stipati di morti nascosti nella
stiva. A Pozzallo c’è voluto un muletto per togliere il ponte e scoperchiare
l’orrore a cui neppure gli addetti, protetti da tute, maschere e guanti,
avevano il coraggio di avvicinarsi.
E cosa fa l’Europa? Niente. Solo
silenzio e indifferenza. Martedì a Strasburgo s’è aperta l’ottava legislatura
del Parlamento europeo. Qualcuno – sbagliando – ha voltato le spalle durante
l’esecuzione dell’Inno alla Gioia. Ne sono seguite polemiche e critiche
sacrosante. Ma c’è un voltarsi di spalle quotidiano, continuo, che va avanti da
anni e che nessuno riesce purtroppo a fermare: quello delle istituzioni europee
nei confronti di quella tomba gigantesca che è diventato il Mediterraneo.
Se non il rispetto della vita
umana – e soprattutto di quella maltrattata, umiliata, uccisa in un modo così
cinico e barbaro – cosa tiene ancora insieme il Vecchio Continente? Quale
comune idea di umanità ci unisce? Otto su dieci delle persone che arrivano
sulle coste siciliane sono profughi di guerra. Fuggono dai loro Paesi in
fiamme, dalla Siria all’Eritrea. Più ancora della fabbrica di morte
seriale che sono diventate le traversate nel Mediterraneo è il cinismo e
l’indifferenza dell’Europa che fa paura. Alimentando anche la rabbia della
gente comune. Fino a quando?
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