Dal rapporto del centro studi e ricerche Idos emerge la
specializzazione dei vari gruppi: nell'edilizia prevalgono i romeni, nella
ristorazione cinesi ed egiziani, nel commercio i marocchini. Tante aziende ma
piccole. Il numero più alto è in Lombardia. In forte crescita quelle condotte
da donne.
di VLADIMIRO POLCHI
ROMA - Tra i muratori, vanno alla grande i romeni. Nel commercio, i marocchini non li batte nessuno. I ristoranti parlano cinese o egiziano. Noleggi e agenzie di viaggio sono il regno dei bangladesi. Nella manifattura, la fanno da padrone i cinesi. Benvenuti nella mappa dell'imprenditoria immigrata. Un fenomeno in crescita, nonostante la crisi.
La geografia delle imprese
immigrate. A fotografare le aziende che parlano straniero è il rapporto
"Immigrazione e imprenditoria 2014", realizzato dal centro studi e
ricerche IDOS. Cosa emerge? Innanzitutto che i diversi gruppi etnici si
distribuiscono diversamente nei vari settori: quasi la metà dei titolari di
imprese individuali nati all'estero e attivi nella manifattura è cinese
(48,9%), quasi un terzo di quelli attivi nel commercio è marocchino (29,2%),
oltre un quarto di quelli attivi nell'edilizia è romeno (28,0%) e un altro quinto
albanese (20,8%), quasi un quarto di coloro che scelgono le attività di
alloggio e ristorazione è cinese (24,0%) e uno su nove è egiziano (11,0%). Tra
gli immigrati titolari di ditte di noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle
imprese, invece, oltre un quarto è di origine bangladese (18,6%) o egiziana
(7,5%).
Record in Lombardia. Il Nord
raccoglie poco più della metà delle imprese a guida immigrata (30,4% nel Nord
Ovest e 21,3% nel Nord Est), il Centro oltre un quarto (26,3%) e il Meridione
oltre un quinto (22,0%). Prima regione per numero di imprese
"immigrate" è la Lombardia (oltre 94mila, il 19,0% del totale).
Seguono il Lazio, con oltre 60mila (12,2%), la Toscana (48mila, 9,7%) e,
quindi, Emilia Romagna (46mila, 9,2%) e Veneto (circa 42.500, 8,6%). Cinque
regioni che, da sole, accolgono quasi 6 imprese di questo tipo su 10 (58,7%).
Tante, ma piccole. Tra la
fine del 2011 e la fine del 2013, le imprese a conduzione immigrata sono
aumentate del 9,5% (e del 4,1% nell'ultimo anno), a fronte di una lieve
diminuzione di quelle facenti capo ai nati in Italia (-1,6%). Così, alla fine
del 2013 sono 497.080 le imprese dirette da cittadini immigrati, con
un'incidenza dell'8,2% sul totale. Si tratta in larga maggioranza di imprese
individuali (400.583, l'80,6% del totale) e, anche in conseguenza di ciò, di
attività a esclusiva conduzione immigrata (94,0%).
Boom di donne. Nell'ultimo
anno, le imprese condotte da donne di origine straniera (117.703) sono
aumentate del 5,4% e, alla fine del 2013, incidono per quasi un quarto sul
totale di quelle a guida immigrata (23,7%), un valore che sale oltre il 30% in
Molise (35,6%), Basilicata (33,5%) e Abruzzo (31,5%). A Roma e Milano, le due
principali aree provinciali per numero di imprese immigrate, quelle condotte da
donne incidono per il 22%.
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