Mons. Kovithavanij è uno dei 20 porporati che riceveranno la berretta
cardinalizia nel concistoro del 14 febbraio. Egli invita a “lavorare di più”
nell’annuncio del Vangelo e ad “approfondire le Scritture” per rafforzare il
dialogo interreligioso. Pur essendo una sparuta minoranza, i cattolici offrono
un prezioso contributo nella sanità, nell’istruzione e nella vita civile del
Paese.
Bangkok - "Per
evangelizzare, tutti noi dobbiamo cominciare dall'essere testimoni. In 350 anni
il numero dei cristiani non è aumentato di molto. Forse non siamo stati attivi
a sufficienza nel ruolo di testimoni, per dire che Dio non è solo per noi, ma
anche per tutti i nostri fratelli. Senza dubbio, dobbiamo lavorare molto di
più" nel compito di annuncio del Vangelo. È un invito alla testimonianza,
all'evangelizzazione, all'impegno nell'opera di annuncio in Thailandia quello
lanciato dall'arcivescovo di Bangkok in una lunga intervista a Eglises
d'Asie (EdA), alla vigilia della partenza per Roma. Mons.
François-Xavier Kriengsak Kovithavanij è uno dei 20 nuovi porporati creati da
papa Francesco nel gennaio scorso, di cui tre provenienti dall'Asia (con mons.
Charles Bo, arcivescovo di Yangon e mons. Pierre Nguyên Van Nhon, arcivescovo
di Hanoi). Il prossimo 14 febbraio egli sarà in Vaticano, per ricevere la
berretta cardinalizia.
Nato nel 1949 in una famiglia
cattolica di Bangkok, egli ha studiato teologia e filosofia all'università
Urbaniana a Roma, prima dell'ordinazione sacerdotale del 1976 dall'allora
arcivescovo (e futuro cardinale) mons. Michael Michai Kitbunchu. Nel 1982 torna
a Roma per approfondire gli studi alla Gregoriana; nel 2007 la nomina ad
arcivescovo di Nakhon Sawan, quindi il trasferimento nel 2009 nella capitale
thai.
Rilanciando il compito
missionario della Chiesa thai attraverso "il dialogo fra cattolici, tra i
cristiani di diverse confessioni e con i fedeli di altre religioni", il
nuovo porporato conferma che "per quelli che vogliono convertirsi",
noi "siamo aperti" ad accoglierli. "Noi annunciano la Buona
Novella - aggiunge - e lo Spirito Santo lavora nei loro cuori in modo che essi
possano rispondere".
In tema di dialogo
interreligioso, l'arcivescovo di Bangkok avverte che "è importante
studiare in modo approfondito le Sacre scritture", perché se si esaminano
"i testi sacri di tutte le religioni, si possono trovare frasi
simili", come l'invito a "non fare agli altri, quello che non volete
gli altri facciano a voi stessi". Il principio "dell'unità nella
diversità", aggiunge, è un fondamento "della Chiesa cristiana"
ed è un invito a "camminare e collaborare uniti per il benessere della
società e il progresso delle religioni". Perché il dialogo interreligioso,
avverte, non solo una "collaborazione", ma anche "una sorta di
scambio di esperienze diverse".
Il neo-cardinale ricorda
l'impegno della Chiesa nel settore dell'istruzione, un fattore "molto
importante per il benessere della società", anche se "resta ancora
molto da fare". "La Chiesa cattolica - spiega mons. Kovithavanij - è
una piccola realtà all'interno della società thai, ma noi vogliamo collaborare
a fondo con le altre istituzioni, perché questo settore possa acquisire sempre
più importanza". Dobbiamo ripartire da zero, avverte, basandoci
sull'insegnamento dei principi dell'etica. "Questa educazione di tipo
etico - avverte - è importante per tutti gli studenti delle nostre
scuole", a prescindere dalla loro fede, mentre l'insegnamento della fede e
il catechismo "sono riservati agli studenti cristiani".
In un periodo caratterizzato da
una profonda crisi politica e da instabilità, che hanno portato al colpo di
Stato della giunta militare nel maggio scorso, l'arcivescovo di Bangkok ricorda
il dovere di lottare "contro la corruzione", che è un male
"inaccettabile" per una "società civile". Per il porporato
è giunto il momento di "risolvere il problema" e "quello che sta
accadendo [in questi mesi] in Thailandia, potrebbe essere una svolta importante
per migliorare la società thailandese". In questo senso acquista un valore
ancora più grande "l'insieme dei testi che compongono la dottrina sociale
della Chiesa", che formano "un patrimonio" non solo per i cattolici,
ma "che è utilizzato anche in molte università" non cristiane. Infine
emerge con sempre maggior forza il valore della presenza cristiana nel mondo
degli affari, della sanità e, in generale, in tutti quei settori della vita
sociale - compresa l'istruzione - in cui è possibile diffondere l'annuncio del
Vangelo "per cambiare, anche in piccolo, la società stessa".
In Thailandia i cattolici sono
una sparuta minoranza (circa 300mila su un totale di circa 70 milioni di
abitanti, pari allo 0,5% circa), in una nazione a larga maggioranza buddista
(95%). Tuttavia, essi forniscono un prezioso contributo in molti settori della
vita quotidiana, dall'istruzione alla sanità, dalle attività nel sociale
all'opera volta a favorire il dialogo interreligioso.
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