24 aprile 2012

Firmato un accordo fra la Comunità di Sant’Egidio e l’organizzazione islamica Muhammadiyah


Una collaborazione tra comunità religiose per una società del "vivere insieme".

ll 24 aprile a Jakarta si è svolta una cerimonia per la firma di un Memorandum of understanding tra la Comunità di Sant'Egidio e la Muhammaddiyah, una delle due maggiori associazioni musulmane dell'Indonesia e del mondo.
L'accordo, firmato dal presidente della Comunità di Sant'Egido, prof. Marco Impagliazzo, e il presidente della Muhammaddiyah, prof. Din Syamsuddin, prevede una collaborazione tra le due associazioni nel campo della solidarietà, del dialogo interreligioso, della promozione di una cultura della tolleranza e della convivenza, nella soluzione dei conflitti e la ricerca della pace e in aiuti umanitari in caso di catastrofi naturali.
Questa collaborazione, che a partire da questo accordo potrà essere ulteriormente implementata, è frutto degli incontri di dialogo nello "Spirito di Assisi"che la Comunità di Sant'Egidio promuove ogni anno e che hanno permesso di tessere una rete di amicizie e di convergenze con rappresentanti di diversi mondi religiosi.
In questo contesto, si sono sviluppate le relazioni con l'Islam indonesiano, che, sebbene largamente maggioritario, ha accolto come costitutivo il principio del pluralismo e del dibattito democratico, contribuendo all'interessante esperimento di coabitazione nella molteplicità rappresentato dall'Indonesia.
Qui, peraltro, la presenza della Comunità di Sant'Egidio è radicata in diverse zone del Paese, con 16 comunità in altrettante città, impegnate nella solidarietà con i poveri, con le Scuole della Pace ai bambini, numerose attività a servizio di anziani, lebbrosi e persone senza casa e un programma di adozioni a distanza, in dialogo con le diverse componenti sociali e religiose del Paese.
Alla firma del Memorandum erano presenti rappresentanti della Muhammaddiyah e della Comunità di Sant'Egidio - da diverse città indonesiane - ma anche di altre comunità religiose - buddista, confuciana e induista - e del governo.
Si tratta infatti di un evento che apre la possibilità di contribuire in maniera significativa alla costruzione e alla protezione di un clima di coabitazione tra comunità religiose, anche per contrastare episodi di intolleranza che di tanto in tanto insorgono e, allo steso tempo, di creare le condizioni per una fattiva collaborazione tra comunità religiose per una società che sia veramente luogo del "vivere insieme".

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