30 aprile 2012

Le avventure di un missionario


Rosario Carello incontra Padre Angelo Campagnoli, fondatore della missione del Pime in Thailandia. Attraverso la straordinaria testimonianza di un missionario che ha vissuto 32 anni in Paesi buddhisti, vero e proprio “ponte” tra la cultura cristiana e le altre, comprenderemo meglio la storia e la vita della “terra dell’eterna primavera“. Padre Campagnoli ci racconterà la difficoltà ma anche la ricchezza che può nascere dall’incontro con persone che seguono un’altra tradizione religiosa. Ci darà il suo personale ricordo del beato padre Clemente Vismara, conosciuto in Birmania.

Notizie dalla Mongolia


Dal monte Bianco vi saluto con tanto affetto. Sono in Mongolia!
Queste immagini le abbiamo riprese il 24 aprile mentre percorrevamo la strada per Darkhan, che dista quattro ore di viaggio dalla capitale.  
Siamo state accolte dalla neve. Guardate queste bellissime colline della Mongolia. Sono veramente uno spettacolo!  Come vedete, non solo le persone prendono "il gelato", ma anche gli animali lo mangiano sulle montagne bianche di neve.
Penso che da voi sia caldo…, appena avrò l’occasione ve ne manderò un po’per rinfrescarvi. Lo gradite? Ok! Allora, Sr. Hannako ed io siamo a Darkhan. Qui imparerò la lingua Mongola e aiuterò nell'oratorio dei Salesiani ogni pomeriggio e poi la messa, anche al Sabato e alla Domeniche. Sr. Hannako sta aiutando in Parrocchia. Stiamo preparando per la Benedizione della nuova Chiesa, la Parrocchia di Maria Ausiliatrice in Darkhan, che sarà il 31 Maggio.
Grazie a Dio, stiamo tutte bene e siamo felici. Facciamo tutto per la gloria di Dio e per la missione.

Love and prayers,
Agnes G. fma





28 aprile 2012

Sudan: l’isolamento dei Nuba


Da quasi un anno le popolazioni Nuba del Kordofan Meridionale sono oggetto di ripetuti bombardamenti aerei da parte dell’esercito di Khartoum che nega l’accesso alle agenzie umanitarie. Nella zona di Kadugli si registrano le prime morti per fame e con l’arrivo delle piogge l’isolamento sarà completo. La testimonianza di p. Renato Kizito Sesana. 


"Sui Monti Nuba si è tornati indietro di quindici anni". Commenta così p. Renato Kizito Sesana la tragedia del popolo Nuba in Sud Kordofan, sottoposto dal giugno 2011 alla feroce repressione del governo sudanese, il cui obiettivo è provocare un esodo massiccio dei civili. Un obiettivo che Khartoum persegue attraverso costanti bombardamenti aerei e vietando l'accesso alle agenzie umanitarie internazionali, in modo da provocare l'isolamento più completo e stringere i civili nella morsa della fame.
Reduce da un viaggio in questi territori, dove si è recato per seguire l'andamento dei progetti avviati dalla comunità Koinonia, il comboniano direttore responsabile di Nigrizia, descrive l'odissea di questa popolazione che da oltre un decennio si oppone fieramente all'oppressione attuata nei loro confronti dal governo centrale.
Padre Kizito racconta un popolo costretto alla fuga verso i campi gestiti dall'International Rescue Committee a Yida, in Sud Sudan - più di 20.000 profughi a marzo con una media di 4.000 nuovi arrivi al giorno -, di tanta gente mutilata dai bombardamenti, del disperato lavoro dei pochi medici che operano in questo vasto territorio. 
Il missionario racconta, ancora, dell'impossibilità di conoscere il numero dei morti provocati dalle bombe sganciate sui villaggi, dalle battaglie, ma anche dalla mancanza di acqua, cibo e assistenza sanitaria: "Vicino a Kadugli (capitale del Kordofan Meridionale, nrd) - denuncia Kizito - donne e bambini iniziano a morire di fame e la situazione è destinata a peggiorare a breve, con l'arrivo della stagione delle piogge che completerà l'isolamento della popolazione civile".

Con questa testimonianza Nigrizia rilancia l'appello per fermare il massacro che da mesi si sta compiendo in questa regione.

Leggi anche l’editoriale di dicembre 2011.

(In audio l’intervista a p. Renato Kizito Sesana realizzata da Michela Trevisan) 

27 aprile 2012

ASIA/CAMBOGIA - La memoria dei martiri cambogiani, patrimonio da custodire: la Chiesa vive grazie a loro


Phnom Penh (Agenzia Fides) - La memoria dei martiri cambogiani è un'eredità e un prezioso patrimonio di fede che i fedeli cambogiani sono chiamati a custodire. "orgogliosi e onorati di essere discepoli di Gesù Cristo": è quanto afferma Sua Ecc. Mons. Olivier Schmitthaeusler, MEP, Vicario Apostolico di Phonm Penh, invitando i fedeli a celebrare la memoria dei martiri cambogiani in una solenne veglia di preghiera che si terrà il prossimo 5 maggio a Tangkok. 
In una Lettera pastorale, inviata dal Vescovo all'Agenzia Fides, Mons. Schmitthaeusler, ricordando l'annuncio della Resurrezione, esorta i fedeli a "diventare testimoni di questa speranza che ha cambiato la faccia della terra", e ribadisce: "Dobbiamo essere orgogliosi e onorati perché siamo figli e figlie di Dio, perché Dio ha stretto un'alleanza con ognuno di noi, perché Dio ha risuscitato Gesù, e ci ha donato la vita eterna".
"Gesù ci ha insegnato a servire, a occupare l'ultimo posto e a portare la nostra croce", nota il Vescovo, soffermandosi sulla condizione della Chiesa in Cambogia, ricordando il contributo dei martiri: "Gli eventi del genocidio di Pol Pot hanno dimostrato come i germi della fede deposti dai nostri antenati fossero vivi. La Chiesa è stata decimata: il sangue dei nostri vescovi, dei nostri sacerdoti, dei nostri fratelli e sorelle, di centinaia di battezzati, è stato versato per fecondare i nostri campi di riso. La Chiesa vive grazie a quanti hanno dato la vita per amore".
Per questo, nota Mons. Schmitthaeusler, i fedeli possono essere "orgogliosi e onorati" di essere membri della Chiesa in Cambogia, "perché il sangue dei nostri martiri anima le nostre comunità". Il Vicario invita i fedeli a partecipare attivamente alle celebrazioni e alle attività delle parrocchie, dando "testimonianza dell'amore e della misericordia di Dio per tutti gli uomini". 
Circa due milioni di cambogiani sono stati uccisi tra il 1975 e il 1979, sotto il regime di terrore instaurato dai Khmer rossi di Pol Pot. Molte comunità cristiane che vivevano in fiorenti villaggi, organizzati con chiese, scuole e dispensari, furono deportate e decimate. Fra i martiri cambogiani ci sono il Vescovo Paul Tep Im Sotha, primo Prefetto apostolico di Battambang, e padre Jean Badre, brutalmente assassinati nel 1975.

Fonte: www.fides.org

Cardinal Mahony asks Pope to issue document on immigration

In a recent blog post, Cardinal Roger Mahony revealed that he has asked Pope Benedict to issue a document on migration.
“My report to the Holy Father centered on the issue of immigration and the current phenomenon of world-wide migration,” the retired Los Angeles archbishop recounted as he discussed his recent ad limina visit to Rome. “Some 212 million people are on the move around the world, most of them fleeing various threats and deprivations: wars, terrorism, famine, political unrest, and the search for a place of peace and opportunity for their families.”
Cardinal Mahony continued:
I pointed out to the Holy Father that the last major Papal pronouncement on immigration was the Apostolic Constitution by Pope Pius XII, Exsul Familia, issued August 1, 1952—some 60 years ago. That document was issued following the Second World War and while the world was facing enormous displacement of peoples caused by that war. 
I suggested to the Pope that it would be very opportune if he would consider issuing a new Papal document on the challenges facing today’s migrants around the world, and on the Church’s response to this phenomenon in our own time. He was most attentive, and asked me directly, “Do you have a proposal?” Fortunately, I had prepared a letter to him on this very issue and gave it to his secretary at our meeting.

26 aprile 2012

Cáritas implora detener la guerra entre Sudan y Sudán del Sur


Khartoum (Sudán): “Estamos al borde de la guerra entre ambos Sudán, que amenaza con provocar una catástrofe”, afirma Cáritas Internacional que teme que la inminente guerra entre Sudán y Sudán del Sur traerá graves consecuencias humanitarias para ambos países.
Sudán del Sur se independizó de Sudán el pasado julio siguiendo el voto popular. Fue la culminación del Acuerdo de Paz Global de 2005 que acabó con dos décadas de guerra, sin embargo, las áreas de contención que incluyen la demarcación de la frontera, el estatus de las áreas disputadas en Abyei, Kordofan Sur y Nilo Azul y los derechos del petróleo todavía no fueron resueltos.
La confederación de Cáritas de más de 160 agencias de ayuda católicas está también preocupada por el uso de una retórica extrema por los oficiales y que está incitando a un clima de temor. Los ataques en Sudán contra los cristianos tales como el saqueo de la Iglesia Presbiteriana Evangélica en Jartum el sábado pasado son profundamente preocupantes.
El secretario general de Cáritas Internacional Michel Roy afirma: "Caritas llama a Sudán y Sudán del Sur para detener las acciones militares en la frontera. No es demasiado tarde para ambos gobiernos buscar el momento que lleve a evitar la guerra. La paz sólo se puede lograr volviendo a la mesa de negociación y la completa implementación del Acuerdo de Paz Global".
"La comunidad internacional fracasó en actuar decisivamente para evitar una escalada hacia la guerra. Deben seguir adelante con sus compromisos para asegurar que todos los temas pendientes se resuelven pacíficamente". "Dos millones de personas murieron en la pasada guerra".
"Ambas partes deben ejercer la moderación. Tienen un deber con su pueblo y deben asegurar su seguridad. Esto incluye refrenar el lenguaje encendido que incita a la violencia contra las minorías”.
Cáritas Internacional permanece en solidaridad con el pueblo de Sudán y Sudán del Sur. Estamos comprometidos en apoyar los esfuerzos de la Iglesia en proporcionar asistencia humanitaria y fomentar la paz entre las dos naciones".
El comunicado de Cáritas expresa también preocupación por la situación en Darfur, la región occidental de Sudán, donde actúan una serie de movimientos guerrilleros que luchan contra el ejército sudanés y las milicias afiliadas a dicho ejercito, donde fue cerrada la oficina de la organización de caridad de la Iglesia que “daba atención a 500.000 personas proporcionando alimentos, agua potable, asistencia médica y mucho más”.
Mientras en la zona de Heglig se abrió un nuevo frente humanitario, ocupada por las tropas de Sudán del Sur y reconquistada más tarde por Khartoum tras una ardua lucha.“Las personas desplazadas de la zona de Heglig podría ser unas 35.000, pero es una cifra difícil de confirmar, ya que no se puede acceder a la zona actualmente”, dijo Patrick Nicholson, de Cáritas Internacional a la Agencia Fides.
Cáritas está preocupada por la precaria situación de los 500.000 ciudadanos originarios del sur de Sudán que viven en Sudán. El 8 de abril terminó la fecha límite impuesta por Khartoum: o se registran como residentes en Sudán o regresan a Sudán del Sur.
Se teme que estas personas se vean obligadas a un regreso masivo, que en parte ya está en marcha. “Por último, cabe señalar que los movimientos guerrilleros que actúan en algunos Estados de Sudán del Sur, como Jonglei, generan más refugiados”, recuerda Nicholson.

Fuente: www.aica.org

25 aprile 2012

AMERICA/BOLIVIA - Tre anni di Missione Permanente, una sfida da accogliere ancora oggi con l'entusiasmo iniziale


Cochabamba (Agenzia Fides) - Il Cardinale Julio Terrazas Sandoval, Arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, Presidente della Conferenza Episcopale della Bolivia, domenica 22 aprile ha presieduto una solenne concelebrazione eucaristica, cui hanno partecipato numerosi Vescovi del paese, in occasione del terzo anniversario dell'inizio della Missione Permanente in Bolivia. Secondo la nota inviata dalla Conferenza Episcopale all'Agenzia Fides, durante la celebrazione, che si è svolta nella Cattedrale di San Sebastian a Cochabamba, il Cardinale ha esortato tutto il popolo di Dio ad avere sempre presente il punto di partenza, che è la Missione, con l'entusiasmo e l'impegno iniziale. La nota evidenzia la presenza di gran parte dei Vescovi boliviani, che in questi giorni si trovano riuniti in sessione plenaria proprio a Cochabamba.
"Il Santo Padre ci ricorda che la sfida per l'America Latina e per i Caraibi è la Missione Permanente, missione a cui dobbiamo dedicare anima, cuore e vita come credenti, per far sì che questo messaggio del Risorto possa raggiungere tutti i popoli, in tutti gli angoli del nostro paese" ha detto il Cardinale Terrazas. Quindi ha spiegato che le basi che alimentano questo processo sono l'entusiasmo e l'impegno a non distorcere la figura del Dio Vivente e Risorto, perché oggi ci sono tanti che vogliono dimostrare che è solo la figura di un uomo morto.
Il Cardinal Terrazas ha ricordato inoltre che tutte le azioni della Chiesa in Bolivia dovrebbero essere basate sulla Missione, ed ha evidenziato la necessità di formare veri missionari, servitori entusiasti della fede, che riescano ad indirizzare il popolo sul sentiero dell'incontro vero e autentico con Cristo. "Qualsiasi azione missionaria deve essere svolta con la consapevolezza che il nostro lavoro non è qualcosa per riempire certi programmi, la nostra missione non si limita ad un piccolo spettacolo nel nostro paesino, la nostra missione dovrebbe indurci ad avere coraggio nella vita" ha concluso il Cardinale.

Fonte: www.fides.org

Ominous Rumblings

It seems almost unbelievable to me that sensible men who know one another and usually seem to respect one another, even with their ideological differences, can be so belligerent towards one another. Surely they have a common goal of peace for their peoples.

The northern leadership is now spruiking the ridiculous line that they are going to liberate the south from the SPLM, that is to say, to free the southerners from their own government.
I guess there are many in the north who may believe this political line but it is not the reality! What is more disappointing to me is that there are many in the South who seem to be cheering on and encouraging the provocative actions of their leaders.

I was surprised to find in Yambio last Tuesday that all the shops were shut. The police had enforced closure because there was a rally in support of the taking of Heglig by the South.
Yes, Heglig was part of the south in the 1950s but an international court did declare it part of the north a few years ago and that verdict seem to be accepted by the south – until very recently when the southern forces attacked and reclaimed it. So, for a change, moral right seems to reside more on the side of the north but strength on the ground lies with the south. Why has the south done this? Perhaps because the north has been bombing targets in the south and some retaliation is seen as justified.

The south is smaller but boasts many more citizens from it population genuinely willing to fight for their country. Here, well south in Yambio, there has been a call for young people to join militias and trucks have been seen heading off with soldiers/police to towards the north. The southern soldiers, as I write, are still in Heglig -maybe because the north lacks the strength on the ground to evict them. The north still has superior air power but on the ground it is probably a very different story. So what is going to happen?

Hopefully, reason will prevail on both sides and, with international pressure being applied, both sides will begin to edge out of the corner into which they are pressing. The media has already reported declarations of war. The conflict is very localized at present and likely to remain so -at the northern borders of South Sudan -for quite some time. In spite of all the aggressive rhetoric, it may actually be a ‘phony war’ where neither side wants to give in nor does either side want it to get too serious! After all, the leaders on both sides are very evidently prospering at present! But it is hardly phony for the soldiers who are being killed or for the families who are displaced from their homes.

Among our Solidarity with South Sudan members there is no panic. Three are in Abyei region, a traditional trouble spot. Their only problems are trying to cope with about 105 teachers in their English classes (three streams) rather than the planned 90 -and the heat not to mention high food prices, limited availability of goods, long periods without power and general uncertainty. But we are used to do that! I shall be joining them in Agok next week. I am not at all apprehensive about it.

Life continues almost as usual but not as usual! There is still diesel readily available in Yambio and I filled up our vehicle yesterday – but there is no petrol. My guess is the government has sequestered supplies for the military. In most matters, we simply don’t really know: we guess! What we need is a circuit breaker that promotes dialogue over physical confrontation and promotes unity and common purpose over division and self righteousness.
We need Christians and Muslims to unite as believers in the one true God, common sons and daughters of Abraham – not crusading enemies!

I continue to be optimistic – fundamentally because the leaders of both sides have too much to lose and the people want peace. Both countries require courageous leadership with a genuine vision for lasting peace. No-one really knows if that is what we have.

Br Bill

La migrazione: un bene di reciprocità

Roma - La Giornata di Ringraziamento per i 40 anni della Comunità di Capo Verde è stata la festa di tutte le generazioni: donne sbarcate a Roma 40 e più anni fa per lavorare nelle famiglie italiane; uomini e donne arrivati dopo l’indipendenza di questo paese africano; famiglie italo-capoverdiane nate dai molti matrimoni misti; giovani nati altrove o in suolo italiano che frequentano le scuole del paese; bambini appartenenti ormai alla terza generazione, ma con il ritmo della coladeira nell’anima. Tutti affratellati in un cuor solo e una anima sola in un grande abbraccio per un mondo nuovo. 
Mons. Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliare di Aquila, ha presieduto, domenica 22 aprile, alla Giornata di Ringraziamento per i 40 anni del Centro di ritrovo della piccola Comunità Capoverdiana a Roma. Ha rivolto a nome della Chiesa parole di grande riconoscimento, stima e apprezzamento per la fedeltà della comunità italo-capoverdiana alla vita, alla fede, al lavoro onesto, alla famiglia e alle proprie tradizioni culturali e storiche. È stata una giornata di incontro con le persone e le famiglie che lui stesso ha visto crescere e ha accompagnato spiritualmente nel suo ruolo di assistente spirituale del Movimento Tra Noi, di ispirazione orionina, e responsabile per l’animazione del Centro di Via Sicilia, presso le Missionarie del Sacro Cuore.
La messa solenne, segnata dalla gioia pasquale e dall’unione tra tutte le generazioni, è stata celebrata presso la Chiesa del Santo Redentore in lingua portoghese e italiana, con canti in creolo, e ha visto la partecipazione di circa di 600 persone tra migranti capoverdiani e loro discendenti venuti dalla città e dintorni di Roma, religiose impegnate nella formazione umana e cristiana di questa comunità, autorità consolari, amici italiani e di altre nazionalità, artisti e dirigenti di diverse associazioni. L’eucarestia è stata concelebrata dal parroco di San Camillo di Lellis, il direttore della Migrantes di Roma mons. Pierpaolo Felicolo e da altri sacerdoti che collaborano nel garantire la messa domenicale in portoghese. Queste sono le presenze significative che hanno fatto risaltare l’appartenenza di questi cristiani di origine africana, alla vita e alla missione evangelizzatrice della diocesi di Roma, la città del Papa. Tutti i partecipanti hanno vissuto una Giornata di Fraternità indimenticabile che ha esaltato i valori di tanti collaboratori domestici, uomini e donne badanti, portinai e impiegati in altre attività che rappresentano il cuore di questa comunità di circa 11.000 presenze in Italia.
La parte culturale è stata preparata e condotta dai nuovi italiani nati dalla comunità capoverdiana. I giovani, molti ormai con formazione superiore, hanno presentato, per l’orgoglio di tutti i partecipanti, la cultura, la musica e le danze tipiche di Cabo Verde, assieme ad altri interventi musicali tipici delle nuove generazioni italiane, dove sono cresciuti e si muovono come frutto maturo della diversità culturale e dell’integrazione.
La piccola comunità afro-atlantica di Cabo Verde, delle multiple appartenenze, interculturale, di radice e storia meticcia, tra le più antiche della capitale, con un forte movimento associativo che rimane tuttora un esempio di una integrazione seppure sofferta, discriminata, sfruttata e non totalmente protetta socialmente agli inizi, ha saputo prendere il destino nelle proprie mani. Una comunità migrante che, dalla fine degli anni Sessanta, quando l’Italia non si riconosceva ancora paese di immigrazione, oltre che di emigrazione, ha dovuto organizzarsi, difendersi, alfabetizzarsi, denunciare ingiustizie, qualificarsi e sensibilizzare le forze sociali e sindacali alla propria particolare situazione di emigrazione femminile e africana. La proiezione di un Video ha rappresentato il momento culturale della Giornata, ricordando le tante iniziative di appoggio alla comunità sorte da diverse istituzioni in difesa del lavoro degno e la promozione della vita in abbondanza. E’ stato bellissimo testimoniare come le ultime persone arrivate, molte delle quali grazie ai ricongiungimenti familiari, ringraziavano e abbracciavano con tenerezza e gratitudine le prime arrivate, pioniere del loro attuale benessere, che venute da fuori Roma, si sono fatte presenti con le loro famiglie.
Questa è stata anche una celebrazione del futuro, segno dell’impegno collettivo di una comunità molto impegnata nella dignità del lavoro, nell’umanizzazione del servizio domestico, nell’attenzione verso gli anziani, i malati e i bambini in una società che, come ha detto mons. D’Ercole, alle volte confonde il bene con il male e spesso dimentica i più vulnerabili.
La storia di questa piccola ed antica comunità romana è segno che la migrazione quando accompagnata e quando corresponsabilizza i migranti stessi nella loro integrazione sociale ed ecclesiale è sempre un bene per chi pratica l’accoglienza nella reciprocità della vita, dei valori e della fede. (Rui Pedro)

I 40 anni del Movimento Giovanile delle Pontificie Opere Missionarie. Un'idea nata dalla necessità di rilanciare la missione nel cuore dei giovani negli anni del post-Concilio


ROMA - II Progetto Missione, documento ufficiale sulle Pontificie Opere Missionarie e attività connesse, ricorda che “Il 25 aprile 1972, per iniziativa del P. Giuseppe Buono, del PIME, nasceva il Movimento Giovanile delle Pontificie Opere Missionarie”.
A distanza di quarant'anni di vita e di animazione missionaria vogliamo ricordare questo anniversario del Movimento per ringraziare il Signore per la testimonianza della perenne giovinezza della missione della Chiesa.
L’idea di iniziare un Movimento Giovanile Missionario nacque dalla necessità di rilanciare l’urgenza della missione nel cuore dei giovani negli anni del post-Concilio.
Tra la fine del 1970 e l’inizio del 1971 visitai, con la collaborazione dei primi giovani impegnati, molti gruppi giovanili che facevano riferimento agli Uffici Missionari Diocesani, agli Istituti Missionari o erano comunque legati a qualche missionario. Gli incontri erano frequenti, soprattutto nelle regioni dell’Italia meridionale, in Sicilia e in Sardegna. Man mano, coinvolgendo i Vescovi e i Direttori degli Uffici Missionari Diocesani, si riuscì a far sentire la necessità di un organismo che collegasse i vari gruppi giovanili dando loro una formazione missionaria, spirituale e teologica, nella dimensione della universalità della missione.
Il primo Convegno Missionario dei gruppi giovanili si celebrò il 12 dicembre 1971 nel Seminario Missionario del PIME, fondato dal beato Padre Paolo Manna a Trentola Ducenta (Caserta). Fu deciso anche il nome da dare ai gruppi: Movimento Giovanile Missionario.
Il 19 marzo 1972 il secondo Convegno ad Avellino, nel Seminario diocesano, presieduto dal vescovo locale.
Il 25 aprile 1972 nel Seminario di Sorrento (Napoli), presenti 85 tra Direttori diocesani POM e responsabili del Movimento, alla presenza dell’Arcivescovo di Castellammare-Sorrento, alle ore 10,30 mons. GB. Reghezza, Direttore Nazionale POM, proclamava ufficialmente la nascita del Movimento Giovanile Missionario.
Il primo convegno nazionale si tenne a Foggia, nei locali del Seminario diocesano, nel giugno del 1972; poi a Taranto dal 26 al 30 luglio 1973, quindi ad Amalfi dal 27 al 30 dicembre 1973, a Mascalucia (Catania), nella sede del PIME, dal 27 al 30 dicembre 1974. Qui accoglieva i partecipanti P. Salvatore Carzedda, giovane missionario del PIME nativo di Nuoro, che poi partì per le Filippine e venne ucciso a Zamboanga City, capitale delle isole Mindanao, il 5 maggio 1992, martire del dialogo interreligioso. Seguì il convegno di Subiaco, nel primo monastero benedettino, nel settembre 1975, poi quello di Sassone, alle porte di Roma, nel convento dei Padri Carmelitani, nel luglio 1976.
Mons. Federico Federici, Direttore Nazionale POM, durante il Consiglio Nazionale delle medesime, tenutosi a Roma il 1 e 2 giugno 1973, dichiarò il Movimento “espressione giovanile del lavoro delle Pontificie Opere Missionarie”.
Nel Consiglio Nazionale delle POM del 9-10 giugno 1977 venne approvato lo Statuto del Movimento chiamato Dichiarazione del Movimento Giovanile Missionario.
Paolo VI nell’ultima Udienza Generale del suo pontificato, nella residenza di Castel Gandolfo, salutò così i giovani del Movimento presenti: “Con effusione di sentimento diamo il nostro benvenuto ai duecento giovani del Movimento Giovanile Missionario, dei quali conosciamo il generoso impegno nell’animazione missionaria delle loro Chiese particolari. Su tutti scenda, propiziatrice di copiosi favori celesti, la nostra apostolica benedizione”.
La sera del 23 agosto 1979, ancora a Castel Gandolfo, Giovanni Paolo II ricevette e restò per circa un’ora con gli Assistenti e i giovani del Movimento, che io gli presentai sottolineando lo spirito missionario universale che lo animava. Il Papa parlò a lungo e trasmise una passione missionaria carica di amore a Cristo a alla sua Madre Maria. Ci congedò così: “Il Papa apprezza molto il vostro impegno, incoraggia il vostro nobile lavoro e vi esorta a perseverare in esso, sempre consapevoli di fare cosa gradita al Signore, proficua alla Chiesa e tanto necessaria al mondo intero…”. Lungo il suo pontificato ha incontrato diverse volte i responsabili e i giovani del Movimento.
Il Movimento Giovanile Missionario compie quarant’anni di vita; il nome è cambiato, ora si chiama Missio Giovani, ma la passione per la missione universale della Chiesa è la stessa, una missione sempre giovane, vissuta nel cuore di Maria, Stella dell’Evangelizzazione.
Alle ore 19 del 25 aprile, Padre Buono celebrerà una Messa di ringraziamento nel Santuario della Beata Vergine del Rosario a Pompei con alcuni amici della prima ora del Movimento Giovanile Missionario, per ringraziare il Signore. Dal 28 pomeriggio al 1 maggio, a Frascati, al Centro Giovanni XXIII, Missio Giovani, celebrerà il Convegno Nazionale proprio nel 40mo di fondazione del Movimento Giovanile Missionario.

Fonte: www.zenit.org

24 aprile 2012

Firmato un accordo fra la Comunità di Sant’Egidio e l’organizzazione islamica Muhammadiyah


Una collaborazione tra comunità religiose per una società del "vivere insieme".

ll 24 aprile a Jakarta si è svolta una cerimonia per la firma di un Memorandum of understanding tra la Comunità di Sant'Egidio e la Muhammaddiyah, una delle due maggiori associazioni musulmane dell'Indonesia e del mondo.
L'accordo, firmato dal presidente della Comunità di Sant'Egido, prof. Marco Impagliazzo, e il presidente della Muhammaddiyah, prof. Din Syamsuddin, prevede una collaborazione tra le due associazioni nel campo della solidarietà, del dialogo interreligioso, della promozione di una cultura della tolleranza e della convivenza, nella soluzione dei conflitti e la ricerca della pace e in aiuti umanitari in caso di catastrofi naturali.
Questa collaborazione, che a partire da questo accordo potrà essere ulteriormente implementata, è frutto degli incontri di dialogo nello "Spirito di Assisi"che la Comunità di Sant'Egidio promuove ogni anno e che hanno permesso di tessere una rete di amicizie e di convergenze con rappresentanti di diversi mondi religiosi.
In questo contesto, si sono sviluppate le relazioni con l'Islam indonesiano, che, sebbene largamente maggioritario, ha accolto come costitutivo il principio del pluralismo e del dibattito democratico, contribuendo all'interessante esperimento di coabitazione nella molteplicità rappresentato dall'Indonesia.
Qui, peraltro, la presenza della Comunità di Sant'Egidio è radicata in diverse zone del Paese, con 16 comunità in altrettante città, impegnate nella solidarietà con i poveri, con le Scuole della Pace ai bambini, numerose attività a servizio di anziani, lebbrosi e persone senza casa e un programma di adozioni a distanza, in dialogo con le diverse componenti sociali e religiose del Paese.
Alla firma del Memorandum erano presenti rappresentanti della Muhammaddiyah e della Comunità di Sant'Egidio - da diverse città indonesiane - ma anche di altre comunità religiose - buddista, confuciana e induista - e del governo.
Si tratta infatti di un evento che apre la possibilità di contribuire in maniera significativa alla costruzione e alla protezione di un clima di coabitazione tra comunità religiose, anche per contrastare episodi di intolleranza che di tanto in tanto insorgono e, allo steso tempo, di creare le condizioni per una fattiva collaborazione tra comunità religiose per una società che sia veramente luogo del "vivere insieme".

Porta Palazzo: donne a confronto


Con mercoledì 18 aprile abbiamo concluso uno dei percorsi formativi paralleli ai laboratori che, ogni anno, offriamo alle donne che frequentano i nostri corsi: almeno due pomeriggi sull’ “essere mamme in tempo di migrazione”. Si tratta di un orientamento ai servizi, un confronto con e fra donne che condividono l’esperienza della maternità e dell’accompagnamento dei figli. Con loro Maryam El Gendi, una donna egiziana, mamma e mediatrice che, da 23 anni a Torino, opera al MI.SA (Migranti e Salute), collabora con il Sermig e l’Amedeo di Savoia, è attiva in alcuni consultori della città e condivide volentieri le sue competenze e la sua passione per la vita, con realtà associative femminili, rivolte alla promozione della donna, come la nostra. 
Dopo un confronto sulla maternità, in tutte le sue fasi, ieri una “puntata” sul rapporto genitori e figli nell’adolescenza, resa ancora più difficile dal contesto interculturale e dal cammino di maturazione di identità bilocate, sul bullismo e sulla relazione scuola-famiglia. Spunti importanti, che hanno suscitato l’interesse e il confronto acceso fra donne di diversa provenienza e tradizione e hanno offerto alle volontarie, argomenti ulteriori di scambio e opportunità didattiche da riprendere ed approfondire con le donne stesse durante i laboratori. Il Sermig, come altre volte, in mancanza di un locale adeguato ad accogliere tutto il gruppo, ci ha affittato uno dei suoi spazi, permettendoci di realizzare l’incontro con efficacia.
Nel salutare Maryam le donne hanno espresso la loro riconoscenza e il desiderio di ripetere l’esperienza, potendo riprendere contenuti e ulteriori altre tematiche. La preparazione di Maryam, la sua capacità linguistica di spaziare fra italiano, inglese e arabo sono certamente una grande opportunità formativa per tutte. Concluso questo ciclo le nostre proposte formative di completamento all’’attività di laboratorio continueranno con le uscite per la città e la visita al Museo Egizio.
E’ una gioia per noi poter condividere e  crescere in umanità nella ricchezza dello scambio interculturale che ci accompagna ogni giorno.

23 aprile 2012

Porta Palazzo-giornate formative: verifica


Nella serata di lunedì 16 aprile, in casa ispettoriale, abbiamo vissuto un significativo momento di verifica, raccogliendo l’esperienza vissuta nell’anno, relativamente alle giornate di Orientamento e Formazione all’UPM (Ufficio Pastorale Migranti) e Comunità di Porta Palazzo: “I migranti…speranza per il futuro”. Il gruppo, composto da sr Anna Maria Geuna, sr Ivana Milesi, Elena Maldera, Marta Piolatto, Donata Cappello, Sr Julieta João e sr Paola Pignatelli, prendendo atto delle risonanze globalmente positive riportate dalle Scuole che hanno aderito alla proposta, ipotizza di riproporre l’esperienza per il prossimo anno, formalizzandola ulteriormente e calibrando tempistica, logistica, risorse modalità e competenze per rendere la giornata ancora più efficace.
La nostra Comunità, coinvolta nella giornata per la seconda parte dell’esperienza: l’incontro diretto con i testimoni sul territorio di Porta Palazzo, ringrazia in modo particolare tutti i volontari che si sono coinvolti regalando la propria testimonianza di vita, e il proprio tempo nell’accompagnamento dei gruppi, quanti hanno messo a disposizione gli spazi per organizzare al meglio l’evento e soprattutto le scuole e gli insegnanti, che hanno aderito cordialmente all’iniziativa: le tre classi del Liceo “Madre Mazzarello” di Via Cumiana, le Terze Medie dell’Istituto Maria Ausiliatrice del 27 e le tre classi dei Corsi Professionali di Chieri “Santa Teresa” che, addirittura, hanno sfidato chilometri di strada per raggiungere questo angolo di mondo torinese, vivendo l’esperienza concentrata, ma intensamente e con grande disponibilità.
Arrivederci al prossimo anno!

BOMBE SULLE CITTÀ DEL SUD, IL CONFLITTO NON SI FERMA


Sono almeno sette le vittime causate oggi da un bombardamento dell’aviazione su un mercato della città sud-sudanese di Bentiu: lo dice padre Samuel Akoch, il parroco locale, mentre altre fonti della MISNA a Khartoum sottolineano che la battaglia per il petrolio di Heglig appare solo una tappa del conflitto militare tra i due paesi.
“Il mercato – racconta alla MISNA padre Akoch – si trova vicino a un ponte ma il bombardamento non ha giustificazioni: alle nove e mezza, quando è cominciato l’attacco, attorno alle bancarella c’era una folla di gente”. Secondo il parroco, bombardamenti dell’aviazione sono avvenuti anche in altre località della regione sud-sudanese di Unity, in particolare nella cittadina di Adiemnhom. Di raid “indiscriminati” ha riferito oggi anche la Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan (Unmiss).
A Khartoum timori di un ulteriore allargamento del conflitto militare sono stati espressi da fonti ben informate della MISNA. Nonostante la riconquista dei giacimenti petroliferi di Heglig, occupati dall’esercito di Juba il 10 aprile, il governo sudanese starebbe puntando sulla “carta nazionalista” e intenderebbe intensificare le operazioni militari. Stando a queste fonti, è probabile un’inasprirsi del conflitto anche nelle regioni del Sudan lungo il confine con il Sud: dal Nilo Blu al Sud Kordofan, i soldati di Khartoum combattono gruppi ribelli storicamente legati a Juba.
Secondo le fonti della MISNA, mai come adesso è difficile distinguere realtà e propaganda. Nella seconda categoria potrebbero rientrare le dichiarazioni di Khartoum sui 1200 militari sud-sudanesi uccisi a Heglig, teatro di una battaglia che il governo del presidente Omar Hassan al Bashir avrebbe interesse a trasformare in “una vittoria politica e di immagine”. Di reale c’è la necessità di aiutare i due Sudan a riprendere al più presto le trattative interrotte a marzo. “Perché Juba e Khartoum possano uscire da questa situazione di guerra – dicono alla MISNA – servono mediatori forti e credibili”. In una nota diffusa venerdì dal presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, si chiedeva “un maggior impegno internazionale per la pace” e “una revisione critica dell’attuale sistema di mediazione”. Un apparente riferimento al ruolo dell’Unione Africana, finora incapace di favorire un compromesso sui contenziosi lasciati in eredità dalla guerra civile e che l’indipendenza proclamata da Juba l’anno scorso non ha risolto. Oggi Kiir comincia una visita di sei giorni in Cina, un paese che da solo acquista il 60% del petrolio dei due Sudan e che è dunque decisivo per la loro economia. Secondo Li Xinfeng, ricercatore di studi africani presso l’Accademia cinese di scienze sociali, la Cina potrebbe dire al Sud Sudan ‘senza pace niente sviluppo’.

Fonte: www.misna.org

22 aprile 2012

ASIA/INDIA - I religiosi, pionieri della missione


Bangalore - Gli ordini e le congregazioni religiose in India sono chiamati a rivolgere sempre di più il proprio servizio e impegno verso la missione: è l'approdo conclusivo del Congresso Missionario tenutosi nei giorni scorsi a Bangalore, organizzato dalla Conferenza dei Religiosi dell'India. Il Congresso, che ha visto la partecipazione di oltre 300 fra sacerdoti, religiosi e suore, è stato un importante momento di riflessione su come coinvolgere i diversi carismi degli ordini religiosi nel servizio di evangelizzazione. Sono intervenuti al Congresso, fra gli altri, il Cardinale Oswald Gracias, Presidente della Conferenza Episcopale dell'India; il Nunzio Apostolico Salvatore Pennacchio; Mar Baselios Cleemis, Arcivescovo Maggiore della Chiesa siro-malankarese. Il Card. Ferdinando Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, ha inviato un messaggio all'assemblea. 
Secondo Mons. Bernard Moras, Arcivescovo di Bangalore, i religiosi, con il loro stile di vita e il loro impegno, "sono destinati ad essere testimoni. Sono posti nel cuore della Chiesa e devono essere strumenti per evangelizzare la cultura, le strutture sociali, l'economia, e altri aspetti della vita umana". "La stessa consacrazione religiosa e sacerdotale - ha aggiunto Thomas Aykara CMI - è essenzialmente evangelizzatrice". Il Congresso ha sottolineato che la prassi missionaria è triplice: l'evangelizzazione diretta, quella indiretta, la testimonianza di vita. E i religiosi hanno un ruolo da "pionieri nell'attività missionaria della Chiesa". Fra gli specifici impegni missionari individuati, ci sono la pastorale giovanile e le missioni indiane all'estero.


Fonte: www.fides.org

19 aprile 2012

ASIA/PAKISTAN - L'imam di Lahore: "Cristiani e musulmani insieme per il dialogo, il rispetto fra credenti , la pace"


Multan -"Musulmani e cristiani lavorano insieme per il dialogo e la pace in Pakistan. E' importante portare la consapevolezza fra tutti i credenti dell'islam del rispetto per le altre religioni. Il nostro Profeta Maometto è stato un ambasciatore di pace e il nostro stesso saluto è shalom, un saluto di pace. Continueremo a diffondere e a lavorare per il dialogo, l'armonia e la pace nel nostro paese": è quanto afferma in un colloquio con l'Agenzia Fides, l'imam della grande moschea di Lahore, Syed Muhammad Abdul Khabir Azad, una delle maggiori personalità musulmane del Pakistan.
Azad da 16 anni guida la "Moschea Badshahi" di Lahore ("Moschea reale"), la più importante del paese, ed era amico del ministro cattolico ucciso Shahbaz Batti. In qualità di leader del "Consiglio Interreligioso del Pakistan per la pace e l'armonia", ha organizzato oggi a Multan (in Punjab), una conferenza per rimarcare l'esigenza di dialogo e di pace in Pakistan. Al meeting partecipano oltre 500 fra studiosi e religiosi provenienti da diverse scuole di pensiero, rappresentanti delle religioni mondiali, diplomatici, parlamentari e membri della società civile.
Il Ministro federale per l'Armonia, Paul Bhatti, ha tenuto un intervento alla conferenza sottolineando: "E' fondamentale riunire le persone di fedi diverse e dare loro la possibilità di sedersi insieme per sviluppare percorsi di dialogo interreligioso, rapporti interreligiosi e promuovere l'armonia interreligiosa, al fine di portare prosperità nella società del Pakistan".
P. Francis Nadeem, OFM Cap, francescano impegnato nel dialogo interreligioso a Lahore, spiega a Fides: "Il dialogo islamo-cristiano in Pakistan ha la forma di un dialogo di vita: sviluppiamo rapporti fraterni, partecipiamo gli uni alle feste degli altri, siamo vicini negli eventi dolorosi e nelle esperienza di solidarietà, come è stato per gli aiuti agli alluvionati". Inoltre, continua il frate, "organizziamo seminari e conferenze, cercando di focalizzarci sui valori comuni come amore, tolleranza, pace e anche su temi di spiritualità e mistica". In questa opera "i mass media hanno un ruolo molto importante e un forte impatto sull'opinione pubblica: vedere i massimi leader religiosi l'uno accanto all'altro implica un messaggio di amicizia che giunge fino alla base dei credenti".

Fonte: www.fides.org

14 aprile 2012

Messaggio alle partecipanti del PEM 2012


Muy queridas Hermanas,

Es una alegría muy grande poder enviar mi saludo a ustedes, “peregrinas” en el camino de la Espiritualidad  Misionera. Es una experiencia de vida para que los orígenes de la Misión de las FMA en América pueda reavivar el fuego de la pasión misionera.

El Proyecto de espiritualidad Misionera, iniciado en el 2005 y llevado adelante por la Conferencia Interinspectorial del Cono Sur de América Latina (CICSAL), constituye una válida oportunidad para reavivar en las comunidades y en cada hermana el fuego misionero de los orígenes, recorriendo las etapas de las primeras presencias misioneras de las FMA. A partir de la visita de la Madre Antonia al Sur de Chile y de la Argentina, en ocasión de la fiesta de la gratitud del 2003, hemos redescubierto la riqueza carismática de estos lugares y ha nacido la necesidad de compartirla con todo el Instituto. En este segundo sexenio del proyecto en acto, queremos potenciar esta riqueza a fin de que llegue a los 5 Continentes.

Con el proyecto de Espiritualidad Misionera queremos seguir reencendiendo en las comunidades y en las hermanas el fuego misionero de los orígenes, para apropiarnos de la experiencia de las primeras Hermanas misioneras que llegaron a las tierras del Cono Sur de América, para poder pasar a las nuevas generaciones de Hermanas y jóvenes esta pasión por la misión del Reino de Jesús, para que encuentren el verdadero sentido de vivir donando la vida.

Es lindo recordar que las primeras misioneras “parten llevando un equipaje reducido, no se asustan con la pobreza que encuentran, pues el pensamiento de poder vivir Mornes en América las consuela y no les deja apagar el fuego del Da mihi animas en el corazón".

Ellas no permanecieron extranjeras, vivieron la nueva realidad con los ojos bien abiertos. Así pudieron descubrir las verdaderas necesidades de los jóvenes, de los niños, de la gente y, lo que es más lindo,  aprovecharon todas las oportunidades para hacer el bien.

Hoy la realidad nos pide de mirar más allá de las fronteras.

El don de predilección por la juventud está marcado por un impulso misionero presente desde los orígenes por lo que el carisma está en condición de extenderse a las varias culturas con las que entra en contacto. A los pocos años de la fundación del Instituto, las FMA cruzan los confines del Piamonte y de Italia para llegar a Uruguay, a la Tierra del Fuego, a la Patagonia (Argentina). Cuando todavía no dominan el italiano se lanzan al estudio de otras lenguas. En un contexto en que el analfabetismo femenino es una profunda lacra discriminadora, la pasión educativa adquirida en Mornés las empuja a una tarea de promoción integral de las mujeres jóvenes, especialmente las más pobres.

Las misioneras son conscientes de haber recibido un carisma para vivirlo e inculturarlo con la creatividad y la fuerza del amor. Orientadas por los criterios de la instrucción popular y de la formación profesional, abren colegios, talleres, oratorios festivos; asumen un estilo de vida marcado por la pobreza, la caridad y la alegría que las convierte en testimonios de amor paciente, de espíritu de sacrificio y de un fuerte compromiso comunitario.  (Líneas de la Misión, 34, 35)

La Madre Mazzarello, en las cartas escritas a Sor Ángela Vallese y a la comunidad de Carmen di Patagones, dirigiéndose a Sor Ángela le da noticias de su hermana Sor María e le hace algunas preguntas: "¿eres siempre cocinera? a fuerza de estar junto al fuego, a esta hora estarás ya encendida de amor de Dios, ¿no es verdad? ¿Y observas siempre la pobreza? Tu hermana es muy buena, es la cocinera en el Torreón; reza siempre en su cocina. Este verano pienso que hará la Sta. Profesión. Reza siempre por ella y por mí"  (C 22,11).

¿Estás alegre? Tu hermana está bien y te saluda. Es muy buena. Reza por ella y por mí. Ánimo (C 37,4).

¿Eres buena? Amas mucho a Jesús? Apúrate a hacerte santa y a hacer morir el amor propio y la propia voluntad. Está alegre. Tu hermana está bien, está aquí conmigo y te saluda (C 47,11). Tu hermana está bien y se encuentra en la casa de Este. Está allí con gusto y hace de cocinera para nuestros salesianos (C 55,12).

Cuando el Proyecto Misionero estaba ya en marcha, la Madre Antonia, en una de las circulares decía: “También yo quisiera recorrer algunas de las etapas marcadas por los viajes de nuestras primeras hermanas... serán etapas simbólicas para agradecer, animar y unidas continuar soñando sueños que, trasportados a los orígenes carismáticos, nos relancen a nuevos puertos”.

Hermanas queridas, deseo que este sea el tiempo de Dios para cada una, un tiempo de gracia, un DON del Señor para que ustedes puedan aprovechar mucho como personas y después aportar el granito de arena para hacer crecer el fuego de la pasión misionera, que es pasión por Dios y la humanidad, a las hermanas de sus Inspectorías, a los jóvenes, al pueblo, a los pobres, a los más necesitados de nuestra presencia de esperanza, alegría, optimismo salesiano.

Como en las Misioneras de la “primera hora”, que pueda crecer en ustedes la conciencia de haber recibido un carisma para vivirlo e inculturarlo con la creatividad y la fuerza del amor; con el testimonio de una vida feliz, vivida en la donación, generando vida con la vida.

Que Dios las bendiga y que María les sea Madre, presencia viva y fuerte al caminar con ustedes en este recorrido de nuestras Misioneras, para que hoy, ustedes continúen lanzando las semillas del carisma en estas “tierras Mornesinas Americanas”.

Con cariño de hermana que recorre con ustedes el camino misionero, con el pensamiento y el corazón, mientras recorro las tierras misioneras de Mozambique, en Visita Canónica. Permanezcamos en sintonía y en comunión.
Un abrazo misionero a cada una de ustedes y al Equipo que las acompaña.

                                                          Sor Alaíde Deretti
                                               Consejera Ámbito misiones ad/inter gentes

Progetto di Spiritualità Missionaria

Al via il PEM 2012 

Accompagna il PEM 2012



13 aprile 2012

J.C.R. GARCÍA PAREDES: “EUROPA HA DE SER EVANGELIZADA DE NUEVO” (Crónica desde la Semana de Vida Religiosa)


(MdCerca.-) Muchas personas significativas de la vida religiosa y de la Iglesia de España están presentes en el aula. Después de las habituales oraciones al comenzar el día, se inició la sesión matutina de hoy con la exposición de la dominica Carmen Román Martínez. La ponente ofreció a los asistentes una ponencia concisa y clara sobre “La pasión evangelizadora de San Pablo”. Pablo nos recuerda pasar de la fe creída a la fe vivida es un requisito imprescindible para la evangelización. Por otro lado, la ponente hizo hincapié en los rasgos comunes que encontramos entre la misión paulina y la misión actual, como por ejemplo: hablar con parresía, con valentía y franqueza, así como lo importante que es crear comunidades evangélicas. La Iglesia de hoy necesita hombres y mujeres excepcionales por su fecundidad creativa y su entrega al don que cada uno ha recibido.
A continuación, el Prof. Pedro Belderrain ofreció una precisa y magistral conferencia sobre “los destinatarios actuales del evangelio”. De una manera muy gráfica hizo un análisis de la sociedad española actual, manteniendo siempre una actitud constructiva, “porque la esperanza supone la convicción de que el Señor resucitado sabe por qué caminos llevar a esta generación”. Parafraseando un texto del P. Pedro Arrupe, el conferenciante dijo que los religiosos tenemos que compartir la vida y preocupaciones de la gente, sin dejar de ser lo que somos, y descubrir lo que el Espíritu nos pida. “Este mundo pide visibilidad y la principal es la del amor, de la reconciliación y la fraternidad.” La celebración de la Eucaristía cerró la sesión de la mañana.
Ya por la tarde, al entrar en el salón de actos, los semanistas recibieron, un año más, la revista “Libros buenos, buenos libros”, editada y difundida por Publicaciones Claretianas.La gente se saluda, hojea la revista, el ambiente es inmejorable. La sesión vespertina comenzó con las palabras de Monseñor Manuel Sánchez Monge, Obispo de Mondoñedo. Basándose en un texto de Juan Pablo II, propuso varios caminos de evangelización: desde una profunda experiencia de Dios, viviendo intensamente la misión, que es la identidad de la VC., y acentuando la caridad porque representa la credencial de que esta forma de vida no sólo son palabras, sino que éstas se sustentan en hechos.
A continuación tuvo lugar la brillante ponencia del Prof. José Cristo Rey García Paredes, CMF, quien en su intervención expuso cómo “La misión evangelizadora configura la vida evangélica”. Una exposición muy rica en contenidos y alentadora pese a la situación de crisis a varios niveles. “Cuando la misión está viva todo revive en nosotros y nuestra vida se vuelve Evangelio. Cuando la misión está en crisis, toda la vida está en crisis”. Comenzó describiendo lo que denominó “crisis cardíaca” aludiendo a esa sensación de descorazonamiento ante el presente en el que, sin embargo, resuenan las palabras de Pablo: “¡Ay de mí si no evangelizare!” “Europa necesita ser evangelizada de nuevo”: lo religioso está en proceso de deconstrucción con fenómenos como el nuevo ateísmo, en ocasiones beligerante. Otro fenómeno más grave es la “falsificación de Dios, ya que su mayor enemigo es la idolatría, no la increencia”. También una vida espiritual de bajo perfil que no hace creíble el mensaje y unos cristianos que optan por un cristianismo de identidad más que de pertenencia: sin adhesión al magisterio y sin instituciones. Hay que encontrar la solución a esta “crisis cardíaca” que aturde a la Iglesia. 
La segunda intervención de la tarde corrió a cargo de Yvonne Reungoat, Superiora General de las Salesianas. Inició su ponencia, titulada “El nuevo estilo de la vida religiosa evangelizadora”, exponiendo con profundidad y mucho entusiasmo las distintas particularidades de la vida religiosa insertada en el mundo actual. Destacó que, como signo de la cercanía de Dios que hace patentes los dones recibidos, la vida consagrada es una memoria viviente del modo de existir y actuar de Jesús, que evangeliza en la medida en que confía en la conversión por el Espíritu y cuyo testimonio interpela y comunica la experiencia de Dios a través de la radicalidad de su compromiso.


12 aprile 2012

Fratini: "Hay una gran necesidad en toda la Iglesia de redescubrir el gozo de la evangelización"


Jesús Bastante).- "Vida evangelizadora y evangélica" es el lema de la 41 Semana Nacional de Vida Religiosa, que este martes arrancó en el Colegio Calasancio de Madrid. Un encuentro que congrega a más de medio millar de religiosos y religiosas de nuestro país, congregados al comenzar la Pascua en un ambiente muy lejano al que se suele vivir en otros congresos, igual de sesudos pero mucho más "oscuros". En el Calasancio, hubo muchos saludos, conversaciones y abrazos. No serán muchos, pero los religiosos y religiosas están, sin duda, muy bien avenidos.
Abrió las jornadas el Nuncio de Su Santidad, Renzo Fratini, quien hizo una llamada a la nueva evangelización, "ante los fuertes desafíos del mundo actual, la secularización". "Hay una gran necesidad en toda la Iglesia de redescubrir el gozo de la evangelización, para llegar a ser una comunidad con celo misionero", apuntó, "porqueen la Iglesia o somos misioneros o no somos". Una misión para la que, en opinión del representante papal, es imprescindible la vida religiosa en su "radicalismo evangélico".
Al tiempo, les pidió "ser capaces de ofrecer a las nuevas generaciones la educación en la fe, en el seguimiento y el testimonio, ayudando a entrar en una relación viva con Cristo y con el Padre", especialmente en la educación. En este punto, Fratini pidió a la escuela que "ayude a descubrir la fe".
"El protagonismo no es nuestro, sino de la palabra de Dios", proclamó Frattini. Una palabra que se sustenta "en la Iglesia". "Siempre un testimonio auténtico de vida será apreciado por todos" insistió, destacando cómo los "auténticos carismas" han logrado "adaptarse" a las circcunstancias del tiempo y de las personas, ya fuera al servicio del Magisterio, la educación, las obras de caridad o la predicación. "Todo carisma está al servicio de la misión universal".
"La aportación de la vida religiosa tiene una gran actualidad, y todos nosotros estamos agradecidos por la aportación de los religiosos en la Iglesia", añadió el Nuncio.
Por su parte, el rector de la Upsa, Ángel Galindo, se mostró convencido de "la gran labor que que los religiosos realizan por la sociedad" y "el gran valor de su experiencia"."La vida religiosa es el alma de una vida evangelizadora auténtica", señaló, insistiendo en la necesidad del compromiso diario por la Iglesia y por el mundo que nos ha tocado vivir. La respuesta cristiana ante los retos de hoy, añadió Galindo, "está basada en el compromiso y la opción fundamental por el Señor". "El cristiano ha de ser un testigo de la esperanza".
Para Elías Royón, presidente de Confer, es imprescindible que la vida religiosa continúe en búsqueda sobre cuál es su misión evangelizadora en la Iglesia de hoy, siempre buscando el equilibrio y la audacia.
Finalmente, Manuel Tamargo, provincial de los claretianos de Santiago, dio la bienvenida a los participantes a esta Semana Nacional de Vida Religiosa. Tamargo destacó el evento, "uno de los más importantes de la vida religiosa en España", y recordó la "presencia del Resucitado. Que la Vida que Él nos ofrece sea vida evangélica y evangelizadora". Seguidamente, Bonifacio Fernández, director del ITVR, ofreció una breve presentación de las jornadas.
Tras los saludos, vino la primera conferencia, impartida por Santiago Guijarro. El decano de la Facultad de Teología de la Upsa abordó en una precisa intervención el modo de "evangelizar en labios de Jesús", en la que advirtió "una relación de continuidad entre la actividad de Jesús, el envío prepascual a los discípulos y la misión universal posterior a la pascua", en la que ahora nos encontramos. La "nueva evangelización" puesta, hoy, al servicio de una sociedad cada vez más apartada pero al tiempo más necesitada de la palabra y el modelo de los primeros evangelizadores, como se encargó de recalcar Guijarro.
"No es la vida religiosa la que hace la misión, sino la misión la que hace a la vida religiosa", se podía leer en el programas de las jornadas, que serán clausuradas este sábado por el cardenal brasileño Joao Braz de Aviz, prefecto de la Congregación de CIVCSVA. El objetivo en estos días, pues, no es otro que "ver cómo la misión evangelizadora configura la vida religiosa como vida auténticamente evangélica". En ello estamos.


SEMANA SANTA EN CANTAGALLO

Sr. Nancy Venegas, dall’Ispettoria “Nostra Signora del Rosario di Chiquinquirá” (Bogotá – Colombia – CBC) ci scrive, condividendo l’esperienza della Settimana Santa vissuta a Cantagallo.

«Con gusto les compartimos nuestra experiencia de semana Mayor en Cantagallo un pueblito que queda en el sur del departamento de Bolívar.
Estuvimos realizando esta experiencia apostólica y de encuentro con el Resucitado, Sor Danyeli Bedoya, Sor Irma Alejandra Rosas y Sor Nancy Venegas.
Es necesario decir que ya en la navidad del 2011 tuvimos la posibilidad de ir a este mismo lugar.
Cantagallo pertenece a la Diócesis de Barrancabermeja, cuyo Pastore es Monseñor Camilo Fernando Castellón y gracias a su invitación que ahora para nosotras Cantagallo, tiene rostros concretos en muchas familias que nos acogen, en la niñez que vive en la alegría y en una gran juventud que siempre es abierta al carisma salesiano.
Con la gracia de Dios y con la asistencia de María Auxiliadora, esperamos volver por este rincón de Colombia, te gustaría formar parte e de esta expedición misionera?, “Ven y sígueme”, dice el Señor.»

4 aprile 2012

CIR: per i rifugiati in Libia occorre un "Piano Marshall"


Il Consiglio Italiano per i Rifugiati accoglie con profondo dolore la notizia dell'ennesimo tragico naufragio di rifugiati provenienti dalla Libia, notizia arrivata proprio il giorno in cui comincia la missione del Ministro dell'Interno Cancellieri in Libia. Non si può che cogliere il valore simbolico di questo evento e sottolineare che il diritto dei migranti e dei rifugiati deve assolutamente essere messo al centro dei negoziati in corso volti a ricontrattare il Trattato di Amicizia Italo-Libico.
"Le condizioni in cui migranti e rifugiati sono costretti a vivere in Libia al momento sono assolutamente inaccettabili. Quello che chiediamo è che venga creato per la Libia un Piano Marshall che permetta di rafforzare le strutture democratiche, al momento attuale praticamente inesistenti, in modo che questo paese sia in grado di rispettare gli obblighi internazionali assunti. Un piano che non deve coinvolgere solamente l'Italia, ma anche l'Unione Europea e tutti i Paesi che erano in prima fila nelle operazioni Nato inclusi gli Stati Uniti" dichiara Christopher Hein, Direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati "Un piano che preveda anche l'istituzione di vie d'accesso protette in Europa per almeno una parte dei migliaia richiedenti asilo e rifugiati che sono al momento presenti in Libia, dando priorità a quelli appartenenti ai gruppi vulnerabili".
Il CIR ha presentato la scorsa settimana proposte operative e raccomandazioni politiche per promuovere misure di ingresso protetto per rifugiati: visti umanitari, re insediamento, procedure di entrata protetta, evacuazioni umanitarie. Per dare ai rifugiati una possibilità diversa rispetto a quella di pagare trafficanti, attraversare il mare in barconi di fortuna e rischiare la vita, costretti ad un ingresso irregolare in Italia e in altri paesi dell'Unione Europea.