Rosario Carello incontra Padre Angelo Campagnoli, fondatore della missione del Pime in Thailandia. Attraverso la straordinaria testimonianza di un missionario che ha vissuto 32 anni in Paesi buddhisti, vero e proprio “ponte” tra la cultura cristiana e le altre, comprenderemo meglio la storia e la vita della “terra dell’eterna primavera“. Padre Campagnoli ci racconterà la difficoltà ma anche la ricchezza che può nascere dall’incontro con persone che seguono un’altra tradizione religiosa. Ci darà il suo personale ricordo del beato padre Clemente Vismara, conosciuto in Birmania.
30 aprile 2012
Notizie dalla Mongolia
Dal
monte Bianco vi saluto con tanto affetto. Sono in Mongolia!
Queste
immagini le abbiamo riprese il 24 aprile mentre percorrevamo la strada per
Darkhan, che dista quattro ore di viaggio dalla capitale.
Siamo
state accolte dalla neve. Guardate queste bellissime colline della
Mongolia. Sono veramente uno spettacolo! Come vedete, non solo le
persone prendono "il gelato", ma anche gli animali lo mangiano sulle
montagne bianche di neve.
Penso
che da voi sia caldo…, appena avrò l’occasione ve ne manderò un po’per
rinfrescarvi. Lo gradite? Ok! Allora, Sr. Hannako ed io siamo a Darkhan. Qui
imparerò la lingua Mongola e aiuterò nell'oratorio dei Salesiani ogni
pomeriggio e poi la messa, anche al Sabato e alla Domeniche. Sr.
Hannako sta aiutando in Parrocchia. Stiamo preparando per la Benedizione della
nuova Chiesa, la Parrocchia di Maria Ausiliatrice in Darkhan, che sarà il 31
Maggio.
Grazie
a Dio, stiamo tutte bene e siamo felici. Facciamo tutto per la gloria di Dio e
per la missione.
Love and prayers,
Agnes G. fma
28 aprile 2012
Sudan: l’isolamento dei Nuba
Da quasi un anno le popolazioni Nuba
del Kordofan Meridionale sono oggetto di ripetuti bombardamenti aerei da parte
dell’esercito di Khartoum che nega l’accesso alle agenzie umanitarie. Nella
zona di Kadugli si registrano le prime morti per fame e con l’arrivo delle
piogge l’isolamento sarà completo. La testimonianza di p. Renato Kizito Sesana.
"Sui
Monti Nuba si è tornati indietro di quindici anni". Commenta così p.
Renato Kizito Sesana la tragedia del popolo Nuba in Sud Kordofan, sottoposto
dal giugno 2011 alla feroce repressione del governo sudanese, il cui obiettivo
è provocare un esodo massiccio dei civili. Un obiettivo che Khartoum persegue
attraverso costanti bombardamenti aerei e vietando l'accesso alle agenzie
umanitarie internazionali, in modo da provocare l'isolamento più completo e
stringere i civili nella morsa della fame.
Reduce
da un viaggio in questi territori, dove si è recato per seguire l'andamento dei
progetti avviati dalla comunità Koinonia, il comboniano direttore responsabile
di Nigrizia, descrive l'odissea di questa popolazione che da oltre un
decennio si oppone fieramente all'oppressione attuata nei loro confronti dal
governo centrale.
Padre
Kizito racconta un popolo costretto alla fuga verso i campi gestiti
dall'International Rescue Committee a Yida, in Sud Sudan - più di 20.000
profughi a marzo con una media di 4.000 nuovi arrivi al giorno -, di tanta
gente mutilata dai bombardamenti, del disperato lavoro dei pochi medici che
operano in questo vasto territorio.
Il
missionario racconta, ancora, dell'impossibilità di conoscere il numero dei
morti provocati dalle bombe sganciate sui villaggi, dalle battaglie, ma anche
dalla mancanza di acqua, cibo e assistenza sanitaria: "Vicino a Kadugli
(capitale del Kordofan Meridionale, nrd) - denuncia Kizito - donne e
bambini iniziano a morire di fame e la situazione è destinata a peggiorare a
breve, con l'arrivo della stagione delle piogge che completerà l'isolamento
della popolazione civile".
Con
questa testimonianza Nigrizia rilancia l'appello per fermare il massacro che da mesi si sta
compiendo in questa regione.
Leggi anche l’editoriale di dicembre 2011.
(In
audio l’intervista
a p. Renato Kizito Sesana realizzata da Michela Trevisan)
Fonte: http://www.nigrizia.it
27 aprile 2012
ASIA/CAMBOGIA - La memoria dei martiri cambogiani, patrimonio da custodire: la Chiesa vive grazie a loro
Phnom
Penh (Agenzia Fides) - La memoria dei martiri cambogiani è un'eredità e un
prezioso patrimonio di fede che i fedeli cambogiani sono chiamati a custodire.
"orgogliosi e onorati di essere discepoli di Gesù Cristo": è quanto
afferma Sua Ecc. Mons. Olivier Schmitthaeusler, MEP, Vicario Apostolico di
Phonm Penh, invitando i fedeli a celebrare la memoria dei martiri cambogiani in
una solenne veglia di preghiera che si terrà il prossimo 5 maggio a Tangkok.
In
una Lettera pastorale, inviata dal Vescovo all'Agenzia Fides, Mons.
Schmitthaeusler, ricordando l'annuncio della Resurrezione, esorta i fedeli a
"diventare testimoni di questa speranza che ha cambiato la faccia della
terra", e ribadisce: "Dobbiamo essere orgogliosi e onorati perché
siamo figli e figlie di Dio, perché Dio ha stretto un'alleanza con ognuno di
noi, perché Dio ha risuscitato Gesù, e ci ha donato la vita eterna".
"Gesù
ci ha insegnato a servire, a occupare l'ultimo posto e a portare la nostra
croce", nota il Vescovo, soffermandosi sulla condizione della Chiesa in
Cambogia, ricordando il contributo dei martiri: "Gli eventi del genocidio
di Pol Pot hanno dimostrato come i germi della fede deposti dai nostri antenati
fossero vivi. La Chiesa è stata decimata: il sangue dei nostri vescovi, dei
nostri sacerdoti, dei nostri fratelli e sorelle, di centinaia di battezzati, è
stato versato per fecondare i nostri campi di riso. La Chiesa vive grazie a
quanti hanno dato la vita per amore".
Per
questo, nota Mons. Schmitthaeusler, i fedeli possono essere "orgogliosi e
onorati" di essere membri della Chiesa in Cambogia, "perché il sangue
dei nostri martiri anima le nostre comunità". Il Vicario invita i fedeli a
partecipare attivamente alle celebrazioni e alle attività delle parrocchie,
dando "testimonianza dell'amore e della misericordia di Dio per tutti gli
uomini".
Circa
due milioni di cambogiani sono stati uccisi tra il 1975 e il 1979, sotto il
regime di terrore instaurato dai Khmer rossi di Pol Pot. Molte comunità
cristiane che vivevano in fiorenti villaggi, organizzati con chiese, scuole e
dispensari, furono deportate e decimate. Fra i martiri cambogiani ci sono il
Vescovo Paul Tep Im Sotha, primo Prefetto apostolico di Battambang, e padre
Jean Badre, brutalmente assassinati nel 1975.
Fonte:
www.fides.org
Cardinal Mahony asks Pope to issue document on immigration
In a recent blog post, Cardinal Roger Mahony revealed that he has asked Pope Benedict to issue a document on migration.
“My report to the Holy Father centered on the issue of immigration and the current phenomenon of world-wide migration,” the retired Los Angeles archbishop recounted as he discussed his recent ad limina visit to Rome. “Some 212 million people are on the move around the world, most of them fleeing various threats and deprivations: wars, terrorism, famine, political unrest, and the search for a place of peace and opportunity for their families.”
Cardinal Mahony continued:
I pointed out to the Holy Father that the last major Papal pronouncement on immigration was the Apostolic Constitution by Pope Pius XII, Exsul Familia, issued August 1, 1952—some 60 years ago. That document was issued following the Second World War and while the world was facing enormous displacement of peoples caused by that war.
I suggested to the Pope that it would be very opportune if he would consider issuing a new Papal document on the challenges facing today’s migrants around the world, and on the Church’s response to this phenomenon in our own time. He was most attentive, and asked me directly, “Do you have a proposal?” Fortunately, I had prepared a letter to him on this very issue and gave it to his secretary at our meeting.
26 aprile 2012
Cáritas implora detener la guerra entre Sudan y Sudán del Sur
Khartoum (Sudán): “Estamos al borde de la guerra entre
ambos Sudán, que amenaza con provocar una catástrofe”, afirma Cáritas
Internacional que teme que la inminente guerra entre Sudán y Sudán del Sur
traerá graves consecuencias humanitarias para ambos países.
Sudán del Sur se independizó de Sudán el pasado julio
siguiendo el voto popular. Fue la culminación del Acuerdo de Paz Global de 2005
que acabó con dos décadas de guerra, sin embargo, las áreas de contención que
incluyen la demarcación de la frontera, el estatus de las áreas disputadas en
Abyei, Kordofan Sur y Nilo Azul y los derechos del petróleo todavía no fueron
resueltos.
La confederación de Cáritas de más de 160 agencias de ayuda católicas está también preocupada por el uso de una retórica extrema por los oficiales y que está incitando a un clima de temor. Los ataques en Sudán contra los cristianos tales como el saqueo de la Iglesia Presbiteriana Evangélica en Jartum el sábado pasado son profundamente preocupantes.
La confederación de Cáritas de más de 160 agencias de ayuda católicas está también preocupada por el uso de una retórica extrema por los oficiales y que está incitando a un clima de temor. Los ataques en Sudán contra los cristianos tales como el saqueo de la Iglesia Presbiteriana Evangélica en Jartum el sábado pasado son profundamente preocupantes.
El secretario general de Cáritas Internacional Michel Roy
afirma: "Caritas llama a Sudán y Sudán del Sur para detener las acciones
militares en la frontera. No es demasiado tarde para ambos gobiernos buscar el
momento que lleve a evitar la guerra. La paz sólo se puede lograr volviendo a
la mesa de negociación y la completa implementación del Acuerdo de Paz
Global".
"La comunidad internacional fracasó en actuar
decisivamente para evitar una escalada hacia la guerra. Deben seguir adelante
con sus compromisos para asegurar que todos los temas pendientes se resuelven
pacíficamente". "Dos millones de personas murieron en la pasada
guerra".
"Ambas partes deben ejercer la moderación. Tienen un deber con su pueblo y deben asegurar su seguridad. Esto incluye refrenar el lenguaje encendido que incita a la violencia contra las minorías”.
Cáritas Internacional permanece en solidaridad con el pueblo de Sudán y Sudán del Sur. Estamos comprometidos en apoyar los esfuerzos de la Iglesia en proporcionar asistencia humanitaria y fomentar la paz entre las dos naciones".
"Ambas partes deben ejercer la moderación. Tienen un deber con su pueblo y deben asegurar su seguridad. Esto incluye refrenar el lenguaje encendido que incita a la violencia contra las minorías”.
Cáritas Internacional permanece en solidaridad con el pueblo de Sudán y Sudán del Sur. Estamos comprometidos en apoyar los esfuerzos de la Iglesia en proporcionar asistencia humanitaria y fomentar la paz entre las dos naciones".
El comunicado de Cáritas expresa también preocupación por
la situación en Darfur, la región occidental de Sudán, donde actúan una serie
de movimientos guerrilleros que luchan contra el ejército sudanés y las
milicias afiliadas a dicho ejercito, donde fue cerrada la oficina de la
organización de caridad de la Iglesia que “daba atención a 500.000 personas
proporcionando alimentos, agua potable, asistencia médica y mucho más”.
Mientras en la zona de Heglig se abrió un nuevo frente
humanitario, ocupada por las tropas de Sudán del Sur y reconquistada más tarde
por Khartoum tras una ardua lucha.“Las personas desplazadas de la zona de
Heglig podría ser unas 35.000, pero es una cifra difícil de confirmar, ya que
no se puede acceder a la zona actualmente”, dijo Patrick Nicholson, de Cáritas
Internacional a la Agencia Fides.
Cáritas está preocupada por la precaria situación de los
500.000 ciudadanos originarios del sur de Sudán que viven en Sudán. El 8 de
abril terminó la fecha límite impuesta por Khartoum: o se registran como
residentes en Sudán o regresan a Sudán del Sur.
Se teme que estas personas se vean obligadas a un regreso
masivo, que en parte ya está en marcha. “Por último, cabe señalar que los
movimientos guerrilleros que actúan en algunos Estados de Sudán del Sur, como
Jonglei, generan más refugiados”, recuerda Nicholson.
Fuente: www.aica.org
25 aprile 2012
AMERICA/BOLIVIA - Tre anni di Missione Permanente, una sfida da accogliere ancora oggi con l'entusiasmo iniziale
Cochabamba
(Agenzia Fides) - Il Cardinale Julio Terrazas Sandoval, Arcivescovo di Santa
Cruz de la Sierra, Presidente della Conferenza Episcopale della Bolivia,
domenica 22 aprile ha presieduto una solenne concelebrazione eucaristica, cui
hanno partecipato numerosi Vescovi del paese, in occasione del terzo
anniversario dell'inizio della Missione Permanente in Bolivia. Secondo la nota
inviata dalla Conferenza Episcopale all'Agenzia Fides, durante la celebrazione,
che si è svolta nella Cattedrale di San Sebastian a Cochabamba, il Cardinale ha
esortato tutto il popolo di Dio ad avere sempre presente il punto di partenza, che è la Missione, con l'entusiasmo e l'impegno
iniziale. La nota evidenzia la presenza di gran parte dei Vescovi
boliviani, che in questi giorni si trovano riuniti in sessione plenaria proprio
a Cochabamba.
"Il
Santo Padre ci ricorda che la sfida per l'America Latina e per i Caraibi è la Missione Permanente, missione a cui
dobbiamo dedicare anima, cuore e vita come credenti, per far sì che questo
messaggio del Risorto possa raggiungere tutti i popoli, in tutti gli angoli del
nostro paese" ha detto il Cardinale Terrazas. Quindi ha spiegato che le
basi che alimentano questo processo sono l'entusiasmo e l'impegno a non
distorcere la figura del Dio Vivente e Risorto, perché oggi ci sono tanti che
vogliono dimostrare che è solo la figura di un uomo morto.
Il
Cardinal Terrazas ha ricordato inoltre che tutte le azioni della Chiesa in
Bolivia dovrebbero essere basate sulla Missione, ed ha evidenziato la necessità di formare veri missionari, servitori
entusiasti della fede, che riescano ad indirizzare il popolo sul sentiero
dell'incontro vero e autentico con Cristo. "Qualsiasi
azione missionaria deve essere svolta con la consapevolezza che il nostro
lavoro non è qualcosa per riempire certi programmi, la nostra missione non si
limita ad un piccolo spettacolo nel nostro paesino, la nostra missione dovrebbe
indurci ad avere coraggio nella vita" ha concluso il Cardinale.
Fonte:
www.fides.org
Ominous Rumblings
It seems almost unbelievable to me that sensible men who know one another and usually seem to respect one another, even with their ideological differences, can be so belligerent towards one another. Surely they have a common goal of peace for their peoples.
The northern leadership is now spruiking the ridiculous line that they are going to liberate the south from the SPLM, that is to say, to free the southerners from their own government.
I guess there are many in the north who may believe this political line but it is not the reality! What is more disappointing to me is that there are many in the South who seem to be cheering on and encouraging the provocative actions of their leaders.
I was surprised to find in Yambio last Tuesday that all the shops were shut. The police had enforced closure because there was a rally in support of the taking of Heglig by the South.
Yes, Heglig was part of the south in the 1950s but an international court did declare it part of the north a few years ago and that verdict seem to be accepted by the south – until very recently when the southern forces attacked and reclaimed it. So, for a change, moral right seems to reside more on the side of the north but strength on the ground lies with the south. Why has the south done this? Perhaps because the north has been bombing targets in the south and some retaliation is seen as justified.
The south is smaller but boasts many more citizens from it population genuinely willing to fight for their country. Here, well south in Yambio, there has been a call for young people to join militias and trucks have been seen heading off with soldiers/police to towards the north. The southern soldiers, as I write, are still in Heglig -maybe because the north lacks the strength on the ground to evict them. The north still has superior air power but on the ground it is probably a very different story. So what is going to happen?
Hopefully, reason will prevail on both sides and, with international pressure being applied, both sides will begin to edge out of the corner into which they are pressing. The media has already reported declarations of war. The conflict is very localized at present and likely to remain so -at the northern borders of South Sudan -for quite some time. In spite of all the aggressive rhetoric, it may actually be a ‘phony war’ where neither side wants to give in nor does either side want it to get too serious! After all, the leaders on both sides are very evidently prospering at present! But it is hardly phony for the soldiers who are being killed or for the families who are displaced from their homes.
Among our Solidarity with South Sudan members there is no panic. Three are in Abyei region, a traditional trouble spot. Their only problems are trying to cope with about 105 teachers in their English classes (three streams) rather than the planned 90 -and the heat not to mention high food prices, limited availability of goods, long periods without power and general uncertainty. But we are used to do that! I shall be joining them in Agok next week. I am not at all apprehensive about it.
Life continues almost as usual but not as usual! There is still diesel readily available in Yambio and I filled up our vehicle yesterday – but there is no petrol. My guess is the government has sequestered supplies for the military. In most matters, we simply don’t really know: we guess! What we need is a circuit breaker that promotes dialogue over physical confrontation and promotes unity and common purpose over division and self righteousness.
We need Christians and Muslims to unite as believers in the one true God, common sons and daughters of Abraham – not crusading enemies!
I continue to be optimistic – fundamentally because the leaders of both sides have too much to lose and the people want peace. Both countries require courageous leadership with a genuine vision for lasting peace. No-one really knows if that is what we have.
Br Bill
La migrazione: un bene di reciprocità
Roma - La Giornata di Ringraziamento per i 40 anni della Comunità di Capo Verde è stata la festa di tutte le generazioni: donne sbarcate a Roma 40 e più anni fa per lavorare nelle famiglie italiane; uomini e donne arrivati dopo l’indipendenza di questo paese africano; famiglie italo-capoverdiane nate dai molti matrimoni misti; giovani nati altrove o in suolo italiano che frequentano le scuole del paese; bambini appartenenti ormai alla terza generazione, ma con il ritmo della coladeira nell’anima. Tutti affratellati in un cuor solo e una anima sola in un grande abbraccio per un mondo nuovo.
Mons. Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliare di Aquila, ha presieduto, domenica 22 aprile, alla Giornata di Ringraziamento per i 40 anni del Centro di ritrovo della piccola Comunità Capoverdiana a Roma. Ha rivolto a nome della Chiesa parole di grande riconoscimento, stima e apprezzamento per la fedeltà della comunità italo-capoverdiana alla vita, alla fede, al lavoro onesto, alla famiglia e alle proprie tradizioni culturali e storiche. È stata una giornata di incontro con le persone e le famiglie che lui stesso ha visto crescere e ha accompagnato spiritualmente nel suo ruolo di assistente spirituale del Movimento Tra Noi, di ispirazione orionina, e responsabile per l’animazione del Centro di Via Sicilia, presso le Missionarie del Sacro Cuore.
La messa solenne, segnata dalla gioia pasquale e dall’unione tra tutte le generazioni, è stata celebrata presso la Chiesa del Santo Redentore in lingua portoghese e italiana, con canti in creolo, e ha visto la partecipazione di circa di 600 persone tra migranti capoverdiani e loro discendenti venuti dalla città e dintorni di Roma, religiose impegnate nella formazione umana e cristiana di questa comunità, autorità consolari, amici italiani e di altre nazionalità, artisti e dirigenti di diverse associazioni. L’eucarestia è stata concelebrata dal parroco di San Camillo di Lellis, il direttore della Migrantes di Roma mons. Pierpaolo Felicolo e da altri sacerdoti che collaborano nel garantire la messa domenicale in portoghese. Queste sono le presenze significative che hanno fatto risaltare l’appartenenza di questi cristiani di origine africana, alla vita e alla missione evangelizzatrice della diocesi di Roma, la città del Papa. Tutti i partecipanti hanno vissuto una Giornata di Fraternità indimenticabile che ha esaltato i valori di tanti collaboratori domestici, uomini e donne badanti, portinai e impiegati in altre attività che rappresentano il cuore di questa comunità di circa 11.000 presenze in Italia.
La parte culturale è stata preparata e condotta dai nuovi italiani nati dalla comunità capoverdiana. I giovani, molti ormai con formazione superiore, hanno presentato, per l’orgoglio di tutti i partecipanti, la cultura, la musica e le danze tipiche di Cabo Verde, assieme ad altri interventi musicali tipici delle nuove generazioni italiane, dove sono cresciuti e si muovono come frutto maturo della diversità culturale e dell’integrazione.
La piccola comunità afro-atlantica di Cabo Verde, delle multiple appartenenze, interculturale, di radice e storia meticcia, tra le più antiche della capitale, con un forte movimento associativo che rimane tuttora un esempio di una integrazione seppure sofferta, discriminata, sfruttata e non totalmente protetta socialmente agli inizi, ha saputo prendere il destino nelle proprie mani. Una comunità migrante che, dalla fine degli anni Sessanta, quando l’Italia non si riconosceva ancora paese di immigrazione, oltre che di emigrazione, ha dovuto organizzarsi, difendersi, alfabetizzarsi, denunciare ingiustizie, qualificarsi e sensibilizzare le forze sociali e sindacali alla propria particolare situazione di emigrazione femminile e africana. La proiezione di un Video ha rappresentato il momento culturale della Giornata, ricordando le tante iniziative di appoggio alla comunità sorte da diverse istituzioni in difesa del lavoro degno e la promozione della vita in abbondanza. E’ stato bellissimo testimoniare come le ultime persone arrivate, molte delle quali grazie ai ricongiungimenti familiari, ringraziavano e abbracciavano con tenerezza e gratitudine le prime arrivate, pioniere del loro attuale benessere, che venute da fuori Roma, si sono fatte presenti con le loro famiglie.
Questa è stata anche una celebrazione del futuro, segno dell’impegno collettivo di una comunità molto impegnata nella dignità del lavoro, nell’umanizzazione del servizio domestico, nell’attenzione verso gli anziani, i malati e i bambini in una società che, come ha detto mons. D’Ercole, alle volte confonde il bene con il male e spesso dimentica i più vulnerabili.
La storia di questa piccola ed antica comunità romana è segno che la migrazione quando accompagnata e quando corresponsabilizza i migranti stessi nella loro integrazione sociale ed ecclesiale è sempre un bene per chi pratica l’accoglienza nella reciprocità della vita, dei valori e della fede. (Rui Pedro)
I 40 anni del Movimento Giovanile delle Pontificie Opere Missionarie. Un'idea nata dalla necessità di rilanciare la missione nel cuore dei giovani negli anni del post-Concilio
ROMA
- II Progetto Missione, documento ufficiale sulle Pontificie Opere
Missionarie e attività connesse, ricorda che “Il 25 aprile 1972, per
iniziativa del P. Giuseppe Buono, del PIME, nasceva il Movimento Giovanile
delle Pontificie Opere Missionarie”.
A
distanza di quarant'anni di vita e di animazione missionaria vogliamo ricordare
questo anniversario del Movimento per ringraziare il Signore per la
testimonianza della perenne giovinezza della missione della Chiesa.
L’idea
di iniziare un Movimento Giovanile Missionario nacque dalla necessità di
rilanciare l’urgenza della missione nel cuore dei giovani negli anni del
post-Concilio.
Tra
la fine del 1970 e l’inizio del 1971 visitai, con la collaborazione dei primi
giovani impegnati, molti gruppi giovanili che facevano riferimento agli Uffici
Missionari Diocesani, agli Istituti Missionari o erano comunque legati a
qualche missionario. Gli incontri erano frequenti, soprattutto nelle regioni
dell’Italia meridionale, in Sicilia e in Sardegna. Man mano, coinvolgendo i
Vescovi e i Direttori degli Uffici Missionari Diocesani, si riuscì a far
sentire la necessità di un organismo che collegasse i vari gruppi giovanili
dando loro una formazione missionaria, spirituale e teologica, nella dimensione
della universalità della missione.
Il
primo Convegno Missionario dei gruppi giovanili si celebrò il 12
dicembre 1971 nel Seminario Missionario del PIME, fondato dal beato Padre Paolo
Manna a Trentola Ducenta (Caserta). Fu deciso anche il nome da dare ai gruppi: Movimento
Giovanile Missionario.
Il
19 marzo 1972 il secondo Convegno ad Avellino, nel Seminario diocesano,
presieduto dal vescovo locale.
Il
25 aprile 1972 nel Seminario di Sorrento (Napoli), presenti 85 tra Direttori
diocesani POM e responsabili del Movimento, alla presenza dell’Arcivescovo di
Castellammare-Sorrento, alle ore 10,30 mons. GB. Reghezza, Direttore Nazionale
POM, proclamava ufficialmente la nascita del Movimento Giovanile Missionario.
Il
primo convegno nazionale si tenne a Foggia, nei locali del Seminario diocesano,
nel giugno del 1972; poi a Taranto dal 26 al 30 luglio 1973, quindi ad Amalfi
dal 27 al 30 dicembre 1973, a Mascalucia (Catania), nella sede del PIME, dal 27
al 30 dicembre 1974. Qui accoglieva i partecipanti P. Salvatore Carzedda,
giovane missionario del PIME nativo di Nuoro, che poi partì per le Filippine e
venne ucciso a Zamboanga City, capitale delle isole Mindanao, il 5 maggio 1992,
martire del dialogo interreligioso. Seguì il convegno di Subiaco, nel primo
monastero benedettino, nel settembre 1975, poi quello di Sassone, alle porte di
Roma, nel convento dei Padri Carmelitani, nel luglio 1976.
Mons.
Federico Federici, Direttore Nazionale POM, durante il Consiglio Nazionale
delle medesime, tenutosi a Roma il 1 e 2 giugno 1973, dichiarò il Movimento “espressione
giovanile del lavoro delle Pontificie Opere Missionarie”.
Nel
Consiglio Nazionale delle POM del 9-10 giugno 1977 venne approvato lo Statuto
del Movimento chiamato Dichiarazione del Movimento Giovanile Missionario.
Paolo
VI nell’ultima Udienza Generale del suo pontificato, nella residenza di Castel
Gandolfo, salutò così i giovani del Movimento presenti: “Con effusione di
sentimento diamo il nostro benvenuto ai duecento giovani del Movimento
Giovanile Missionario, dei quali conosciamo il generoso impegno nell’animazione
missionaria delle loro Chiese particolari. Su tutti scenda, propiziatrice di
copiosi favori celesti, la nostra apostolica benedizione”.
La
sera del 23 agosto 1979, ancora a Castel Gandolfo, Giovanni Paolo II ricevette
e restò per circa un’ora con gli Assistenti e i giovani del Movimento, che io
gli presentai sottolineando lo spirito missionario universale che lo animava.
Il Papa parlò a lungo e trasmise una passione missionaria carica di amore a
Cristo a alla sua Madre Maria. Ci congedò così: “Il Papa apprezza molto il
vostro impegno, incoraggia il vostro nobile lavoro e vi esorta a perseverare in
esso, sempre consapevoli di fare cosa gradita al Signore, proficua alla Chiesa
e tanto necessaria al mondo intero…”. Lungo il suo pontificato ha incontrato
diverse volte i responsabili e i giovani del Movimento.
Il
Movimento Giovanile Missionario compie quarant’anni di vita; il nome è
cambiato, ora si chiama Missio
Giovani, ma la passione per la missione universale della Chiesa è la
stessa, una missione sempre giovane, vissuta nel cuore di Maria, Stella
dell’Evangelizzazione.
Alle
ore 19 del 25 aprile, Padre Buono celebrerà una Messa di ringraziamento nel
Santuario della Beata Vergine del Rosario a Pompei con alcuni amici della prima
ora del Movimento Giovanile Missionario, per ringraziare il Signore. Dal 28
pomeriggio al 1 maggio, a Frascati, al Centro Giovanni XXIII, Missio Giovani, celebrerà il Convegno
Nazionale proprio nel 40mo di fondazione del Movimento Giovanile Missionario.
Fonte:
www.zenit.org
24 aprile 2012
Firmato un accordo fra la Comunità di Sant’Egidio e l’organizzazione islamica Muhammadiyah
Una collaborazione
tra comunità religiose per una società del "vivere insieme".
ll
24 aprile a Jakarta si è svolta una cerimonia per la firma di un Memorandum
of understanding tra la Comunità di Sant'Egidio e la Muhammaddiyah,
una delle due maggiori associazioni musulmane dell'Indonesia e del mondo.
L'accordo,
firmato dal presidente della Comunità di Sant'Egido, prof. Marco
Impagliazzo, e il presidente della Muhammaddiyah, prof. Din Syamsuddin,
prevede una collaborazione tra le due associazioni nel campo della solidarietà,
del dialogo interreligioso, della promozione di una cultura della tolleranza e
della convivenza, nella soluzione dei conflitti e la ricerca della pace e in
aiuti umanitari in caso di catastrofi naturali.
Questa
collaborazione, che a partire da questo accordo potrà essere ulteriormente
implementata, è frutto degli incontri di dialogo nello "Spirito di
Assisi"che la Comunità di Sant'Egidio promuove ogni anno e che hanno
permesso di tessere una rete di amicizie e di convergenze con rappresentanti di
diversi mondi religiosi.
In
questo contesto, si sono sviluppate le relazioni con l'Islam indonesiano, che,
sebbene largamente maggioritario, ha accolto come costitutivo il principio del
pluralismo e del dibattito democratico, contribuendo all'interessante
esperimento di coabitazione nella molteplicità rappresentato dall'Indonesia.
Qui,
peraltro, la presenza della Comunità di Sant'Egidio è radicata in diverse zone
del Paese, con 16 comunità in altrettante città, impegnate nella solidarietà
con i poveri, con le Scuole della Pace ai bambini, numerose attività a servizio
di anziani, lebbrosi e persone senza casa e un programma di adozioni a
distanza, in dialogo con le diverse componenti sociali e religiose del
Paese.
Alla
firma del Memorandum erano presenti rappresentanti della Muhammaddiyah e della
Comunità di Sant'Egidio - da diverse città indonesiane - ma anche di altre
comunità religiose - buddista, confuciana e induista - e del governo.
Si
tratta infatti di un evento che apre la possibilità di contribuire in maniera
significativa alla costruzione e alla protezione di un clima di coabitazione
tra comunità religiose, anche per contrastare episodi di intolleranza che di
tanto in tanto insorgono e, allo steso tempo, di creare le condizioni per una fattiva
collaborazione tra comunità religiose per una società che sia veramente luogo
del "vivere insieme".
Porta Palazzo: donne a confronto
Con
mercoledì 18 aprile abbiamo concluso uno dei percorsi formativi paralleli ai
laboratori che, ogni anno, offriamo alle donne che frequentano i nostri corsi:
almeno due pomeriggi sull’ “essere mamme in tempo di migrazione”. Si tratta di
un orientamento ai servizi, un confronto con e fra donne che condividono
l’esperienza della maternità e dell’accompagnamento dei figli. Con loro Maryam
El Gendi, una donna egiziana, mamma e mediatrice che, da 23 anni a Torino,
opera al MI.SA (Migranti e Salute), collabora con il Sermig e l’Amedeo di
Savoia, è attiva in alcuni consultori della città e condivide volentieri le sue
competenze e la sua passione per la vita, con realtà associative femminili, rivolte
alla promozione della donna, come la nostra.
Dopo
un confronto sulla maternità, in tutte le sue fasi, ieri una “puntata” sul
rapporto genitori e figli nell’adolescenza, resa ancora più difficile dal
contesto interculturale e dal cammino di maturazione di identità bilocate, sul
bullismo e sulla relazione scuola-famiglia. Spunti importanti, che hanno
suscitato l’interesse e il confronto acceso fra donne di diversa provenienza e
tradizione e hanno offerto alle volontarie, argomenti ulteriori di scambio e opportunità
didattiche da riprendere ed approfondire con le donne stesse durante i
laboratori. Il Sermig, come altre volte, in mancanza di un locale adeguato ad
accogliere tutto il gruppo, ci ha affittato uno dei suoi spazi, permettendoci
di realizzare l’incontro con efficacia.
Nel
salutare Maryam le donne hanno espresso la loro riconoscenza e il desiderio di
ripetere l’esperienza, potendo riprendere contenuti e ulteriori altre
tematiche. La preparazione di Maryam, la sua capacità linguistica di spaziare
fra italiano, inglese e arabo sono certamente una grande opportunità formativa
per tutte. Concluso questo ciclo le nostre proposte formative di completamento
all’’attività di laboratorio continueranno con le uscite per la città e la
visita al Museo Egizio.
E’
una gioia per noi poter condividere e crescere in umanità nella ricchezza
dello scambio interculturale che ci accompagna ogni giorno.
Fonte:
http://www.fmapiemonte.it
23 aprile 2012
Porta Palazzo-giornate formative: verifica
Nella
serata di lunedì 16 aprile, in casa ispettoriale, abbiamo vissuto un
significativo momento di verifica, raccogliendo l’esperienza vissuta nell’anno,
relativamente alle giornate di Orientamento e Formazione all’UPM (Ufficio
Pastorale Migranti) e Comunità di Porta Palazzo: “I migranti…speranza per il
futuro”. Il gruppo, composto da sr Anna Maria Geuna, sr Ivana Milesi, Elena
Maldera, Marta Piolatto, Donata Cappello, Sr Julieta João e sr Paola
Pignatelli, prendendo atto delle risonanze globalmente positive riportate dalle
Scuole che hanno aderito alla proposta, ipotizza di riproporre l’esperienza per
il prossimo anno, formalizzandola ulteriormente e calibrando tempistica,
logistica, risorse modalità e competenze per rendere la giornata ancora più
efficace.
La nostra Comunità, coinvolta nella giornata per la seconda parte
dell’esperienza: l’incontro diretto con i testimoni sul territorio di Porta
Palazzo, ringrazia in modo particolare tutti i volontari che si sono coinvolti
regalando la propria testimonianza di vita, e il proprio tempo
nell’accompagnamento dei gruppi, quanti hanno messo a disposizione gli spazi
per organizzare al meglio l’evento e soprattutto le scuole e gli insegnanti,
che hanno aderito cordialmente all’iniziativa: le tre classi del Liceo “Madre
Mazzarello” di Via Cumiana, le Terze Medie dell’Istituto Maria Ausiliatrice del
27 e le tre classi dei Corsi Professionali di Chieri “Santa Teresa” che,
addirittura, hanno sfidato chilometri di strada per raggiungere questo angolo
di mondo torinese, vivendo l’esperienza concentrata, ma intensamente e con
grande disponibilità.
Arrivederci
al prossimo anno!
Fonte:
http://www.fmapiemonte.it
BOMBE SULLE CITTÀ DEL SUD, IL CONFLITTO NON SI FERMA
Sono
almeno sette le vittime causate oggi da un bombardamento dell’aviazione su un
mercato della città sud-sudanese di Bentiu: lo dice padre Samuel Akoch, il
parroco locale, mentre altre fonti della MISNA a Khartoum sottolineano che la
battaglia per il petrolio di Heglig appare solo una tappa del conflitto
militare tra i due paesi.
“Il
mercato – racconta alla MISNA padre Akoch – si trova vicino a un ponte ma il
bombardamento non ha giustificazioni: alle nove e mezza, quando è cominciato
l’attacco, attorno alle bancarella c’era una folla di gente”. Secondo il
parroco, bombardamenti dell’aviazione sono avvenuti anche in altre località
della regione sud-sudanese di Unity, in particolare nella cittadina di
Adiemnhom. Di raid “indiscriminati” ha riferito oggi anche la Missione delle
Nazioni Unite in Sud Sudan (Unmiss).
A
Khartoum timori di un ulteriore allargamento del conflitto militare sono stati
espressi da fonti ben informate della MISNA. Nonostante la riconquista dei
giacimenti petroliferi di Heglig, occupati dall’esercito di Juba il 10 aprile,
il governo sudanese starebbe puntando sulla “carta nazionalista” e intenderebbe
intensificare le operazioni militari. Stando a queste fonti, è probabile
un’inasprirsi del conflitto anche nelle regioni del Sudan lungo il confine con
il Sud: dal Nilo Blu al Sud Kordofan, i soldati di Khartoum combattono gruppi
ribelli storicamente legati a Juba.
Secondo
le fonti della MISNA, mai come adesso è difficile distinguere realtà e
propaganda. Nella seconda categoria potrebbero rientrare le dichiarazioni di
Khartoum sui 1200 militari sud-sudanesi uccisi a Heglig, teatro di una
battaglia che il governo del presidente Omar Hassan al Bashir avrebbe interesse
a trasformare in “una vittoria politica e di immagine”. Di reale c’è la
necessità di aiutare i due Sudan a riprendere al più presto le trattative
interrotte a marzo. “Perché Juba e Khartoum possano uscire da questa situazione
di guerra – dicono alla MISNA – servono mediatori forti e credibili”. In una
nota diffusa venerdì dal presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, si chiedeva “un
maggior impegno internazionale per la pace” e “una revisione critica
dell’attuale sistema di mediazione”. Un apparente riferimento al ruolo
dell’Unione Africana, finora incapace di favorire un compromesso sui
contenziosi lasciati in eredità dalla guerra civile e che l’indipendenza
proclamata da Juba l’anno scorso non ha risolto. Oggi Kiir comincia una visita
di sei giorni in Cina, un paese che da solo acquista il 60% del petrolio dei
due Sudan e che è dunque decisivo per la loro economia. Secondo Li Xinfeng,
ricercatore di studi africani presso l’Accademia cinese di scienze sociali, la
Cina potrebbe dire al Sud Sudan ‘senza pace niente sviluppo’.
Fonte:
www.misna.org
22 aprile 2012
ASIA/INDIA - I religiosi, pionieri della missione
Bangalore - Gli
ordini e le congregazioni religiose in India sono chiamati a rivolgere sempre
di più il proprio servizio e impegno verso la missione: è l'approdo conclusivo
del Congresso Missionario tenutosi nei giorni scorsi a Bangalore, organizzato
dalla Conferenza dei Religiosi dell'India. Il Congresso, che ha visto la
partecipazione di oltre 300 fra sacerdoti, religiosi e suore, è stato un
importante momento di riflessione su come coinvolgere i diversi carismi degli
ordini religiosi nel servizio di evangelizzazione. Sono intervenuti al
Congresso, fra gli altri, il Cardinale Oswald Gracias, Presidente della
Conferenza Episcopale dell'India; il Nunzio Apostolico Salvatore Pennacchio;
Mar Baselios Cleemis, Arcivescovo Maggiore della Chiesa siro-malankarese. Il
Card. Ferdinando Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione
dei Popoli, ha inviato un messaggio all'assemblea.
Secondo Mons. Bernard Moras, Arcivescovo di Bangalore, i religiosi, con il loro
stile di vita e il loro impegno, "sono destinati ad essere testimoni. Sono
posti nel cuore della Chiesa e devono essere strumenti per evangelizzare la
cultura, le strutture sociali, l'economia, e altri aspetti della vita
umana". "La stessa consacrazione religiosa e sacerdotale - ha
aggiunto Thomas Aykara CMI - è essenzialmente evangelizzatrice". Il
Congresso ha sottolineato che la prassi missionaria è triplice: l'evangelizzazione
diretta, quella indiretta, la testimonianza di vita. E i religiosi hanno un
ruolo da "pionieri nell'attività missionaria della Chiesa". Fra gli
specifici impegni missionari individuati, ci sono la pastorale giovanile e le
missioni indiane all'estero.
Fonte: www.fides.org
19 aprile 2012
ASIA/PAKISTAN - L'imam di Lahore: "Cristiani e musulmani insieme per il dialogo, il rispetto fra credenti , la pace"
Multan -"Musulmani
e cristiani lavorano insieme per il dialogo e la pace in Pakistan. E'
importante portare la consapevolezza fra tutti i credenti dell'islam del
rispetto per le altre religioni. Il nostro Profeta Maometto è stato un
ambasciatore di pace e il nostro stesso saluto è shalom, un saluto di pace. Continueremo
a diffondere e a lavorare per il dialogo, l'armonia e la pace nel nostro
paese": è quanto afferma in un colloquio con l'Agenzia Fides, l'imam della
grande moschea di Lahore, Syed Muhammad Abdul Khabir Azad, una delle maggiori
personalità musulmane del Pakistan.
Azad da 16 anni
guida la "Moschea Badshahi" di Lahore ("Moschea reale"), la
più importante del paese, ed era amico del ministro cattolico ucciso Shahbaz
Batti. In qualità di leader del "Consiglio Interreligioso del
Pakistan per la pace e l'armonia", ha organizzato oggi a Multan (in
Punjab), una conferenza per rimarcare l'esigenza di dialogo e di pace in
Pakistan. Al meeting partecipano oltre 500 fra studiosi e religiosi provenienti
da diverse scuole di pensiero, rappresentanti delle religioni mondiali,
diplomatici, parlamentari e membri della società civile.
Il Ministro
federale per l'Armonia, Paul Bhatti, ha tenuto un intervento alla conferenza
sottolineando: "E' fondamentale riunire le persone di fedi diverse e dare
loro la possibilità di sedersi insieme per sviluppare percorsi di dialogo
interreligioso, rapporti interreligiosi e promuovere l'armonia interreligiosa,
al fine di portare prosperità nella società del Pakistan".
P. Francis
Nadeem, OFM Cap, francescano impegnato nel dialogo interreligioso a Lahore,
spiega a Fides: "Il dialogo islamo-cristiano in Pakistan ha la forma di un
dialogo di vita: sviluppiamo rapporti fraterni, partecipiamo gli uni alle feste
degli altri, siamo vicini negli eventi dolorosi e nelle esperienza di solidarietà,
come è stato per gli aiuti agli alluvionati". Inoltre, continua il
frate, "organizziamo seminari e conferenze, cercando di focalizzarci sui
valori comuni come amore, tolleranza, pace e anche su temi di spiritualità e
mistica". In questa opera "i mass media hanno un ruolo molto
importante e un forte impatto sull'opinione pubblica: vedere i massimi leader
religiosi l'uno accanto all'altro implica un messaggio di amicizia che giunge
fino alla base dei credenti".
Fonte: www.fides.org
14 aprile 2012
Messaggio alle partecipanti del PEM 2012
Muy queridas Hermanas,
Es una alegría muy grande poder enviar mi saludo a ustedes, “peregrinas”
en el camino de la Espiritualidad Misionera.
Es una experiencia de vida para que los orígenes de la Misión de las FMA en
América pueda reavivar el fuego de la pasión misionera.
El Proyecto de
espiritualidad Misionera, iniciado en el 2005 y llevado adelante por la Conferencia Interinspectorial
del Cono Sur de América Latina (CICSAL), constituye una válida oportunidad para
reavivar en las comunidades y en cada hermana el fuego misionero de los
orígenes, recorriendo las etapas de las primeras presencias misioneras de las
FMA. A partir de la visita de la Madre Antonia al Sur de Chile y de la Argentina , en ocasión de
la fiesta de la gratitud del 2003, hemos redescubierto la riqueza carismática de
estos lugares y ha nacido la necesidad de compartirla con todo el Instituto. En
este segundo sexenio del proyecto en acto, queremos potenciar esta riqueza a
fin de que llegue a los 5 Continentes.
Con el
proyecto de Espiritualidad Misionera queremos seguir reencendiendo en las
comunidades y en las hermanas el fuego misionero de los orígenes, para apropiarnos
de la experiencia de las primeras Hermanas misioneras que llegaron a las
tierras del Cono Sur de América, para poder pasar a las nuevas generaciones de
Hermanas y jóvenes esta pasión por la misión del Reino de Jesús, para que
encuentren el verdadero sentido de vivir donando la vida.
Es lindo
recordar que las primeras misioneras “parten llevando un equipaje reducido, no
se asustan con la pobreza que encuentran, pues el pensamiento de poder vivir
Mornes en América las consuela y no les deja apagar el fuego del Da mihi animas
en el corazón".
Ellas no permanecieron extranjeras, vivieron
la nueva realidad con los ojos bien abiertos. Así pudieron descubrir las verdaderas
necesidades de los jóvenes, de los niños, de la gente y, lo que es más
lindo, aprovecharon todas las oportunidades
para hacer el bien.
Hoy la realidad nos pide de mirar más allá de
las fronteras.
El don de predilección por la juventud está
marcado por un impulso misionero presente desde los orígenes por lo que el
carisma está en condición de extenderse a las varias culturas con las que entra
en contacto. A los pocos años de la fundación del Instituto, las FMA cruzan los
confines del Piamonte y de Italia para llegar a Uruguay, a la Tierra del Fuego,
a la Patagonia (Argentina). Cuando todavía no dominan el italiano se lanzan al
estudio de otras lenguas. En un contexto en que el analfabetismo femenino es
una profunda lacra discriminadora, la pasión educativa adquirida en Mornés las
empuja a una tarea de promoción integral de las mujeres jóvenes, especialmente
las más pobres.
Las misioneras son conscientes de haber
recibido un carisma para vivirlo e inculturarlo con la creatividad y la fuerza
del amor. Orientadas por los criterios de la instrucción popular y de la
formación profesional, abren colegios, talleres, oratorios festivos; asumen un
estilo de vida marcado por la pobreza, la caridad y la alegría que las
convierte en testimonios de amor paciente, de espíritu de sacrificio y de un
fuerte compromiso comunitario. (Líneas
de la Misión ,
34, 35)
¿Estás alegre? Tu hermana está bien y te
saluda. Es muy buena. Reza por ella y por mí. Ánimo (C 37,4).
¿Eres buena? Amas mucho a Jesús? Apúrate a
hacerte santa y a hacer morir el amor propio y la propia voluntad. Está
alegre. Tu hermana está bien, está aquí conmigo y te saluda (C 47,11). Tu hermana está
bien y se encuentra en la casa de Este. Está allí con gusto y hace de cocinera
para nuestros salesianos (C 55,12).
Cuando el Proyecto Misionero estaba ya en
marcha, la Madre
Antonia , en una de las circulares decía: “También yo
quisiera recorrer algunas de las etapas marcadas por los viajes de nuestras
primeras hermanas... serán etapas simbólicas para agradecer, animar y unidas
continuar soñando sueños que, trasportados a los orígenes carismáticos, nos
relancen a nuevos puertos”.
Hermanas queridas, deseo que este sea el
tiempo de Dios para cada una, un tiempo de gracia, un DON del Señor para que
ustedes puedan aprovechar mucho como personas y después aportar el granito de
arena para hacer crecer el fuego de la pasión misionera, que es pasión por Dios
y la humanidad, a las hermanas de sus Inspectorías, a los jóvenes, al pueblo, a
los pobres, a los más necesitados de nuestra presencia de esperanza, alegría, optimismo
salesiano.
Como en las Misioneras de la “primera hora”,
que pueda crecer en ustedes la conciencia de haber recibido un carisma para
vivirlo e inculturarlo con la creatividad y la fuerza del amor; con el
testimonio de una vida feliz, vivida en la donación, generando vida con la
vida.
Que Dios las bendiga y que María les sea
Madre, presencia viva y fuerte al caminar con ustedes en este recorrido de
nuestras Misioneras, para que hoy, ustedes continúen lanzando las semillas del
carisma en estas “tierras Mornesinas Americanas”.
Con cariño de hermana que recorre con ustedes
el camino misionero, con el pensamiento y el corazón, mientras recorro las
tierras misioneras de Mozambique, en Visita Canónica. Permanezcamos en sintonía
y en comunión.
Un abrazo misionero a cada una de ustedes y al
Equipo que las acompaña.
Sor Alaíde Deretti
Consejera
Ámbito misiones ad/inter gentes
13 aprile 2012
J.C.R. GARCÍA PAREDES: “EUROPA HA DE SER EVANGELIZADA DE NUEVO” (Crónica desde la Semana de Vida Religiosa)
(MdCerca.-) Muchas personas significativas de
la vida religiosa y de la Iglesia de España están presentes en el aula. Después de las habituales
oraciones al comenzar el día, se inició la sesión matutina de hoy con la
exposición de la dominica Carmen Román Martínez. La ponente ofreció a los
asistentes una ponencia concisa y clara sobre “La pasión evangelizadora de San Pablo”. Pablo nos recuerda
pasar de la fe creída a la fe vivida es un requisito imprescindible para
la evangelización. Por otro lado, la ponente hizo hincapié en los rasgos
comunes que encontramos entre la misión paulina y la misión actual, como
por ejemplo: hablar con parresía, con valentía y franqueza, así como lo
importante que es crear comunidades evangélicas. La Iglesia de hoy necesita
hombres y mujeres excepcionales por su fecundidad creativa y su entrega al don
que cada uno ha recibido.
A
continuación, el Prof. Pedro Belderrain ofreció una precisa y magistral
conferencia sobre “los destinatarios
actuales del evangelio”. De una manera muy gráfica hizo un análisis de la
sociedad española actual, manteniendo siempre una actitud constructiva, “porque
la esperanza supone la convicción de que el Señor resucitado sabe por qué
caminos llevar a esta generación”. Parafraseando un texto del P. Pedro
Arrupe, el conferenciante dijo que los religiosos tenemos que compartir la
vida y preocupaciones de la gente, sin dejar de ser lo que somos, y descubrir
lo que el Espíritu nos pida. “Este mundo pide visibilidad y la principal es la
del amor, de la reconciliación y la fraternidad.” La celebración de la Eucaristía cerró
la sesión de la mañana.
Ya por la
tarde, al entrar en el salón de actos, los semanistas recibieron, un año más,
la revista “Libros buenos, buenos libros”, editada y difundida por Publicaciones
Claretianas.La gente se saluda, hojea la revista, el ambiente es inmejorable.
La sesión vespertina comenzó con las palabras de Monseñor Manuel
Sánchez Monge, Obispo de Mondoñedo. Basándose en un texto de Juan Pablo II,
propuso varios caminos de
evangelización: desde una profunda experiencia de Dios, viviendo intensamente
la misión, que es la identidad de la VC., y acentuando la caridad porque
representa la credencial de que esta forma de vida no sólo son palabras, sino
que éstas se sustentan en hechos.
A
continuación tuvo lugar la brillante ponencia del Prof. José Cristo Rey
García Paredes, CMF, quien en su intervención expuso cómo “La misión evangelizadora configura la vida
evangélica”. Una exposición muy rica en contenidos y alentadora pese a
la situación de crisis a varios niveles. “Cuando
la misión está viva todo revive en nosotros y nuestra vida se vuelve Evangelio.
Cuando la misión está en crisis, toda la vida está en crisis”. Comenzó
describiendo lo que denominó “crisis cardíaca” aludiendo a esa sensación de
descorazonamiento ante el presente en el que, sin embargo, resuenan las
palabras de Pablo: “¡Ay de mí si no
evangelizare!” “Europa necesita ser evangelizada de nuevo”: lo religioso
está en proceso de deconstrucción con fenómenos como el nuevo ateísmo, en
ocasiones beligerante. Otro fenómeno más grave es la “falsificación de Dios, ya
que su mayor enemigo es la idolatría, no la increencia”. También una vida
espiritual de bajo perfil que no hace creíble el mensaje y unos cristianos que
optan por un cristianismo de identidad más que de pertenencia: sin adhesión al
magisterio y sin instituciones. Hay que encontrar la solución a esta “crisis
cardíaca” que aturde a la Iglesia.
La segunda
intervención de la tarde corrió a cargo de Yvonne Reungoat, Superiora General de las Salesianas. Inició su
ponencia, titulada “El nuevo estilo de la vida religiosa evangelizadora”,
exponiendo con profundidad y mucho entusiasmo las distintas particularidades de
la vida religiosa insertada en el mundo actual. Destacó que, como signo de la cercanía de Dios que hace
patentes los dones recibidos, la vida consagrada es una memoria viviente del
modo de existir y actuar de Jesús, que evangeliza en la medida en que confía en
la conversión por el Espíritu y cuyo testimonio interpela y comunica la
experiencia de Dios a través de la radicalidad de su compromiso.
12 aprile 2012
Fratini: "Hay una gran necesidad en toda la Iglesia de redescubrir el gozo de la evangelización"
Jesús Bastante).- "Vida
evangelizadora y evangélica" es el lema de la 41 Semana Nacional de
Vida Religiosa, que este martes arrancó en el Colegio Calasancio de Madrid. Un encuentro que congrega a más de
medio millar de religiosos y religiosas de nuestro país, congregados al
comenzar la Pascua en un ambiente muy lejano al que se suele vivir en otros
congresos, igual de sesudos pero mucho más "oscuros". En el
Calasancio, hubo muchos saludos, conversaciones y abrazos. No serán muchos,
pero los religiosos y religiosas están, sin duda, muy bien avenidos.
Abrió
las jornadas el Nuncio de Su Santidad, Renzo Fratini, quien hizo una
llamada a la nueva evangelización, "ante los fuertes desafíos del mundo
actual, la secularización". "Hay una gran necesidad en toda la
Iglesia de redescubrir el gozo de la evangelización, para llegar a ser una
comunidad con celo misionero", apuntó, "porqueen la Iglesia o somos
misioneros o no somos". Una misión para la que, en opinión del
representante papal, es imprescindible la vida religiosa en su
"radicalismo evangélico".
Al
tiempo, les pidió "ser capaces de ofrecer a las nuevas generaciones la
educación en la fe, en el seguimiento y el testimonio, ayudando a entrar en una
relación viva con Cristo y con el Padre", especialmente en la educación.
En este punto, Fratini pidió a la escuela que "ayude a descubrir la
fe".
"El
protagonismo no es nuestro, sino de la palabra de Dios", proclamó
Frattini. Una palabra que se sustenta "en la Iglesia". "Siempre
un testimonio auténtico de vida será apreciado por todos" insistió,
destacando cómo los "auténticos carismas" han logrado
"adaptarse" a las circcunstancias del tiempo y de las personas, ya
fuera al servicio del Magisterio, la educación, las obras de caridad o la
predicación. "Todo carisma está al servicio de la misión universal".
"La
aportación de la vida religiosa tiene una gran actualidad, y todos nosotros
estamos agradecidos por la aportación de los religiosos en la Iglesia",
añadió el Nuncio.
Por su parte, el rector de la
Upsa, Ángel Galindo, se mostró convencido de "la gran labor que que
los religiosos realizan por la sociedad" y "el gran valor de su
experiencia"."La vida religiosa es el alma de una vida evangelizadora
auténtica", señaló, insistiendo en la necesidad del compromiso diario por
la Iglesia y por el mundo que nos ha tocado vivir. La respuesta cristiana ante los retos
de hoy, añadió Galindo, "está basada en el compromiso y la opción
fundamental por el Señor". "El cristiano ha de ser un testigo de la
esperanza".
Para Elías
Royón, presidente de Confer, es imprescindible que la vida religiosa continúe
en búsqueda sobre cuál es su misión evangelizadora en la Iglesia de hoy,
siempre buscando el equilibrio y la audacia.
Finalmente, Manuel
Tamargo, provincial de los claretianos de Santiago, dio la bienvenida a los
participantes a esta Semana Nacional de Vida Religiosa. Tamargo destacó el
evento, "uno de los más importantes de la vida religiosa en España",
y recordó la "presencia del Resucitado. Que la Vida que Él nos ofrece sea
vida evangélica y evangelizadora". Seguidamente, Bonifacio Fernández,
director del ITVR, ofreció una breve presentación de las jornadas.
Tras
los saludos, vino la primera conferencia, impartida por Santiago Guijarro.
El decano de la Facultad de Teología de la Upsa abordó en una precisa
intervención el modo de "evangelizar en labios de Jesús",
en la que advirtió "una relación de continuidad entre la actividad de
Jesús, el envío prepascual a los discípulos y la misión universal posterior a
la pascua", en la que ahora nos encontramos. La "nueva evangelización"
puesta, hoy, al servicio de una sociedad cada vez más apartada pero al tiempo
más necesitada de la palabra y el modelo de los primeros evangelizadores, como
se encargó de recalcar Guijarro.
"No
es la vida religiosa la que hace la misión, sino la misión la que hace a la
vida religiosa", se podía leer en el programas de las jornadas, que serán
clausuradas este sábado por el cardenal brasileño Joao Braz de Aviz, prefecto
de la Congregación de CIVCSVA. El objetivo en estos días, pues, no es otro que
"ver cómo la misión evangelizadora configura la vida religiosa como vida
auténticamente evangélica". En ello estamos.
SEMANA SANTA EN CANTAGALLO
Sr. Nancy Venegas, dall’Ispettoria
“Nostra Signora del Rosario di Chiquinquirá” (Bogotá
– Colombia – CBC) ci scrive, condividendo l’esperienza della Settimana
Santa vissuta a Cantagallo.
«Con gusto
les compartimos nuestra experiencia de semana Mayor en Cantagallo un pueblito
que queda en el sur del departamento de Bolívar.
Estuvimos
realizando esta experiencia apostólica y de encuentro con el Resucitado, Sor
Danyeli Bedoya, Sor Irma Alejandra Rosas y Sor Nancy Venegas.
Es necesario
decir que ya en la navidad del 2011 tuvimos la posibilidad de ir a este mismo lugar.
Cantagallo
pertenece a la Diócesis de Barrancabermeja, cuyo Pastore es Monseñor Camilo
Fernando Castellón y gracias a su invitación que ahora para nosotras Cantagallo,
tiene rostros concretos en muchas familias que nos acogen, en la niñez que vive
en la alegría y en una gran juventud que siempre es abierta al carisma
salesiano.
Con la
gracia de Dios y con la asistencia de María Auxiliadora, esperamos volver por
este rincón de Colombia, te gustaría formar parte e de esta expedición
misionera?, “Ven y sígueme”, dice el Señor.»
10 aprile 2012
4 aprile 2012
CIR: per i rifugiati in Libia occorre un "Piano Marshall"
Il Consiglio Italiano per i
Rifugiati accoglie con profondo dolore la notizia dell'ennesimo tragico
naufragio di rifugiati provenienti dalla Libia, notizia arrivata proprio il
giorno in cui comincia la missione del Ministro dell'Interno Cancellieri in
Libia. Non si può che
cogliere il valore simbolico di questo evento e sottolineare che il diritto dei
migranti e dei rifugiati deve assolutamente essere messo al centro dei
negoziati in corso volti a ricontrattare il Trattato di Amicizia Italo-Libico.
"Le condizioni in cui migranti
e rifugiati sono costretti a vivere in Libia al momento sono assolutamente
inaccettabili. Quello che
chiediamo è che venga creato per la Libia un Piano Marshall che permetta di
rafforzare le strutture democratiche, al momento attuale praticamente
inesistenti, in modo che questo paese sia in grado di rispettare gli obblighi
internazionali assunti. Un piano che non deve coinvolgere solamente l'Italia, ma
anche l'Unione Europea e tutti i Paesi che erano in prima fila nelle operazioni
Nato inclusi gli Stati Uniti" dichiara Christopher Hein, Direttore del
Consiglio Italiano per i Rifugiati "Un piano che preveda anche
l'istituzione di vie d'accesso protette in Europa per almeno una parte dei
migliaia richiedenti asilo e rifugiati che sono al momento presenti in Libia,
dando priorità a quelli appartenenti ai gruppi vulnerabili".
Il
CIR ha presentato la scorsa settimana proposte operative e raccomandazioni
politiche per promuovere misure di ingresso protetto per rifugiati: visti
umanitari, re insediamento, procedure di entrata protetta, evacuazioni
umanitarie. Per dare ai rifugiati una possibilità diversa rispetto a quella di
pagare trafficanti, attraversare il mare in barconi di fortuna e rischiare la
vita, costretti ad un ingresso irregolare in Italia e in altri paesi
dell'Unione Europea.
Fonte:
http://www.cir-onlus.org
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