Carissime sorelle, il 5 settembre 2016, a San Antonio de
los Altos (Venezuela), il Signore ha chiamato al premio promesso ai suoi fedeli
nel Regno dei beati, la nostra carissima sorella Suor Maria WACHTLER. Nata a Zanegg (Ungheria) il 5 agosto
1935. Professa a Rottenbuch (Germania) il 5 agosto 1955. Appartenente all’Ispettoria Venezuelana “S. Giovanni Bosco”.
La famiglia, composta dai genitori, da Maria e due
fratelli, sperimentò il dramma della 2ª guerra mondiale, per cui si rifugiò in
Austria e in seguito si stabilì in Germania. La vita delle religiose sue
educatrici attirava l’attenzione di Maria, in seguito l’interesse si trasformò
in desiderio di imitarle. Conobbe le FMA attraverso il fratello e rimase
attratta dalla missione che svolgevano con i bambini e le giovani. A 16 anni
entrò nell’Istituto, il 31 gennaio 1953 iniziò il Postulato a Innsbruck
(Austria) e visse il periodo del Noviziato a Rottenbuch (Germania) dove emise i
voti.
Dopo la professione, fu guardarobiera a Stams e poi maestra
della scuola elementare a Innsbruck (Austria). L’attirava
l’opera evangelizzatrice e desiderava far conoscere Gesù, specialmente nei
paesi più lontani dalle città. Nel 1959
fece la domanda missionaria, tuttavia la giovane Ispettoria non poteva
privarsi del suo aiuto. Finalmente, nel 1964, la sua domanda venne accolta e,
dopo aver trascorso un anno di preparazione a Torino casa “Madre Mazzarello”; il 26 ottobre 1965 giunse in Venezuela.
L’obbedienza la inviò a lavorare tra gli
Yanomami, a Platanal. Insieme, Salesiani e FMA, formavano una comunità
dedita alla prima evangelizzazione. Erano convinti che l’annuncio doveva essere
soprattutto con la testimonianza della vita. Gli Yanomami dovevano sperimentare
poco a poco la “novità” del Vangelo che li avrebbe portati a interrogarsi sul senso
degli atteggiamenti come il perdono, la verità, la solidarietà... Suor Maria
trattava con molto rispetto gli indigeni e cercava di essere giusta e misericordiosa
con tutti. Promosse azioni che potevano rendere efficace il lavoro con loro.
Non mancarono sacrifici, timori, paure e malattie.
Il paludismo era comune
e suor Maria con il suo sereno sorriso, durante i tremiti della febbre, ripeteva:
“Non c’è tempo per riposare”.
Era una persona semplice, non metteva in mostra quello
che faceva. Conosceva cinque lingue e, come pochi missionari, riuscì ad imparare la
lingua yanomami, ma ciò che apriva i cuori degli indigeni era la sua bontà, la
finezza nel tratto, la preoccupazione perché ogni persona fosse consapevole della
propria dignità. Per 51 anni lavorò nel territorio dell’Amazzonia nelle case di
Platanal, Mavaca, Puerto Ayacucho, Guasipati. In queste comunità fu maestra,
economa e sempre e dovunque catechista. Fu anche per alcuni anni direttrice
fino al 1995. Suor Maria amò profondamente gli Yanomami e questo l’hanno percepito
tutti, anche chi, dall’Austria e dalla Germania, era coninvolto nella sua
generosa dedizione missionaria. La sua grande preoccupazione era quella di custodire, nella
misura del possibile, le abitudini e le tradizioni yanomami.
Era instancabile nell’annuncio del Vangelo, si dedicava
con cura alla catechesi e alla preparazione dei predicatori nei vari xabonos cioè gruppi familiari o clan. Li istruiva e
li accompagnava nel graduale progresso di formazione. Solo dopo molti anni venne
celebrato il Battesimo dei primi Yanomami. Il competente e paziente lavoro di
evangelizzazione preparò un cammino per altri processi di evangelizzazione nella
Chiesa. Suor Maria univa all’annuncio del Vangelo la lotta contro la malaria e
altre malattie. Aveva
studiato per essere infermiera e sapeva creare una estesa rete di comunicazione
e di collaborazione per ricevere medicinali e sussidi per la missione.
Aveva un forte senso di
appartenenza all’Ispettoria e all’Istituto. Partecipava alle gioie e alle
difficoltà ed era disponibile alla collaborazione. Coltivava la preghiera e
amava il Signore esprimendo questo amore nel dedicarsi al prossimo, nel perdono
e nel “vado io” salesiano. Era generosa e austera con se stessa. Instancabile
nel lavoro per il quale ricevette diversi riconoscimenti. Suor Maria scrisse
una grammatica della lingua yanomami e alcune pubblicazioni sulla loro cultura
da lei ben conosciuta. Il passaggio degli anni non diminuì il suo entusiasmo e
la dedizione missionaria. Dal suo labbro mai un lamento per i sacrifici che doveva affrontare.
Alcuni mesi fa la sua salute incominciò a indebolirsi e
una forte febbre l’obbligò a letto e subentrarono alcune complicazioni. Non potendo
trasportarla in aereo alla città dalla zona di missione, le vennero offerte le
cure possibili per darle sollievo alla Esmeralda e a Puerto Ayacucho, ma lei
non si lamentò dei disagi e della sofferenza. Poi accettò con serenità di
lasciare la missione per raggiungere San Antonio de los Altos. Si abbandonò fiduciosa nelle mani
del Padre che la trovò pronta ad entrare nella gioia eterna.
Cara suor Maria, una vita come la tua è una gloria per
l’Istituto e per la Chiesa. La tua meravigliosa esistenza attiri vocazioni
missionarie della tua tempra e incoraggi tutte noi ad essere ogni giorno come
te: tutte del Signore e tutte donate alla gente.
L’Ispettrice
Suor Margarita Hernández
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