Roma - Sono trascorsi tre anni da quel tragico naufragio a poche decine di metri dalle coste dell’isola di Lampedusa, il 3 ottobre 2013, che causò la morte di 366 persone. Le immagini delle bare, una accanto all’altra, nell’hangar dell’aeroporto militare, è ancora presente nella nostra memoria e non possiamo dimenticarle facilmente. L’Italia – ricorda oggi la Fondazione Migrantes - reagì a quella tragedia creando l’operazione ‘Mare nostrum’, che ha dato “vita” a tanti uomini e donne che tentavano di raggiungere le nostre coste: 170.000 le persone salvate in un anno. Dall’ ottobre 2014 l’operazione ‘Mare Nostrum’ è stata sospesa, perché l’Europa – spiega una nota dell’organismo pastorale – “non ha voluto farsene carico, non ha voluto considerare il Mediterraneo un Mare anche europeo”. Da allora sono oltre 270.000 le persone migranti salvate nel Mediterraneo, con navi anche di altri stati europei oltre che dell’Italia e con navi di Organizzazioni private, ma ancora troppi sono stati i morti: dal 3 ottobre 2013 ad oggi oltre 11.500 migranti, e il Mediterraneo è diventato un ‘cimitero’, come ha ricordato papa Francesco.
Da quest’anno, la data del 3 ottobre è diventata la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, con una legge voluta dal Parlamento e promulgata dal Presidente della Repubblica il 21 marzo 2016. E’ una Giornata della memoria, “al fine di conservare e di rinnovare la memoria di quanti hanno perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro Paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria”. E’ una Giornata – spiega la Migrantes - per “educare le giovani generazioni a raccogliere la sfida delle migrazioni tutelando la vita e la dignità delle persone e, per chi crede, è una Giornata per pregare e gridare ancora che le persone che sbarcano non sono clandestini, ma migranti in fuga, uomini e donne come noi”.
L’Organismo Pastorale della CEI auspica che la celebrazione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione possa “diventare anche l’occasione per condividere la volontà di costruire corridoi umanitari e vie legali che accompagnino in sicurezza i migranti e le loro famiglie nel loro cammino e che consentano l’ingresso in Italia e in Europa senza altre vittime innocenti”. (Raffaele Iaria)
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