Roma - 53
profughi provenienti da Nigeria, Gambia e Senegal erano da 3 giorni su un
gommone partito dalle coste della Libia. Quando si è rovesciato, solamente 22
di questi sono riusciti a salire nuovamente a bordo. Degli altri 31, invece,
nessuna traccia. Sarebbero loro, secondo quanto raccontato dai superstiti, le
vittime dell’ennesimo naufragio di migranti nel mare Mediterraneo.
“Ancora una volta trafficanti senza scrupoli rimangono l’unica possibilità
per uomini e donne in fuga da guerre e persecuzioni di giungere in Europa,
commenta P. Giovanni La Manna, presidente Centro Astalli, la notizia
dell’ultima tragedia del mare. “La responsabilità di
tali morti – aggiunge - è tutta di politiche scellerate che continuano a
ignorare l’evidenza: neanche il rischio di morte è un deterrente sufficiente a
impedire di mettersi in viaggio in cerca di salvezza”. “La traversata del
Mediterraneo è una rotta che non si può interrompere se non creando canali
umanitari sicuri. I governi da anni si concentrano su accordi e politiche volti
a impedire gli arrivi, ma l’unico risultato che si è ottiene è un’incalcolabile
strage di innocenti. Mi sembra che si sia ancora una volta dimostrato che
niente può distogliere coloro che sono in cerca di asilo dal mettersi in
viaggio a qualunque costo. Abbiamo
l’obbligo – conclude - di attuare misure immediate che garantiscano la
possibilità di chiedere asilo in sicurezza”.
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